Il popolo sardo
non è razzista, il popolo sardo sa cosa significa emigrare in paesi lontani,
trovarsi a contatto con gli stranieri. I sardi, inoltre, sono conosciuti come persone
ospitali. Il problema del popolo sardo è un altro: la frustrazione, la totale
incapacità di vedere un futuro. In base ai dati, chiudono due attività al
giorno, abbiamo un tasso di disoccupazione reale altissimo. Anche chi svolge
professioni come l'avvocato, o l'ingegnere (esempio di professione che un tempo
permetteva di avere un reddito medio alto), oggi fanno altri lavori, quando ci
riescono, perché la domanda supera di gran lunga l'offerta. Chi ha un lavoro,
non sa per quanto l'avrà, e sopratutto è costretto ad accettare pesanti
condizioni di lavoro.
La frustrazione
si genera quando hai un problema, e non sai, non puoi affrontarlo.Perché la
crisi è di tutto il Paese, non puoi dire "Ok, vado a lavorare al
nord," come si faceva un tempo. Al nord tutto il sistema industriale sta
vivendo una crisi ormai decennale, e se riesci a trovare un lavoro, ti devi
confrontare con i costi degli affitti, che sono altissimi. Dunque, parti a
lavorare per sopravvivere, quando ti va bene.
I sardi sono
frustrati, e la frustrazione sfocia nella rabbia. Tutto si ritorce contro di
noi, la cultura iperindividualista ha portato ad un egoismo, che ha atomizzato
unità compatte, che spesso erano il motore della protesta. Anche perché
protestare, ormai, è quasi del tutto inutile. Talvolta, a protestare, ti trovi
solo, perché la paura di una denuncia ti costringe alla paralisi. Se non trovi
lavoro, ed in più hai una denuncia legata all'ordine pubblico, devi avere
troppi santi in paradiso. Grazie ad internet, ed alle forze dell'ordine che
diffondono foto e notizie prima ancora che sia effettuato qualsiasi processo,
basterà digitare il tuo nome su un motore di ricerca per svelare morte e
miracoli della persona che ti ha inviato il curriculum.
Per questo
monta la rabbia, e s'inventano nemici sociali, come è accaduto in qualsiasi
periodo di crisi economica. Adesso gli emigrati, soggetti estremamente deboli
(non possono nemmeno denunciare, per timore del foglio di via) sono il capro
espiatorio di una situazione socialmente insostenibile. Eppure senza
approfondire la questione, tutti sappiamo che questi disperati non vogliono
restare in Sardegna, del resto, cosa resterebbero a fare?
Dunque, o si
comprende quali sono i responsabili di questo dissesto sociale, e li si
affronta a muso duro, oppure siamo destinati al sogno della classi al potere:
una misera lotta tra poveri.
V.M.D'Ascanio.
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