Lo spopolamento delle aree interne è fenomeno tipico
di varie aree del Continente europeo. In SARDEGNA ha origine negli anni ‘60,
dovuto specificatamente a cause socio-economiche. La Regione Sardegna,
nell’ultimo censimento 2011 della popolazione, presenta una crescita
demografica solo nelle aree costiere, dove risiede circa il 60% della
popolazione totale.
Alcune
domande sono d’obbligo:
·
Quali sono le cause socio-economiche che hanno determinato tale stato di
cose?
·
Cosa bisognerà fare per frenare l’esodo dalle zone interne verso il
mare, ma ancor più verso paesi europei/extra-europei, per non perdere il
Capitale Intellettuale Giovanile senza il quale è impossibile programmare
qualsiasi progetto di crescita e di sviluppo sostenibile a medio-lungo termine?
·
Quali cause sono state scatenanti per lo spopolamento delle zone interne
e in che modo potrà invertirsi una tale tendenza, composta da un insieme di
vari fattori?
·
Cosa hanno fatto i governi Regionali per bloccare tale propensione
negativa e perché la R.A.S. ha sempre seguito pedissequamente le decisioni del
Potere Centrale?
·
Come mai gli Enti Locali Territoriali (Comuni e Province) son rimasti
del tutto passivi di fronte alle politiche che limitavano, di fatto, le loro
competenze decisionali? ----------------------------------------------------------------------------------
La 1° domanda cerca di capire e, pertanto, vuol
<analizzare> quali sono state le cause socio-economiche che han provocato
l’attuale contesto negativo, e capire se interventi d’altro genere:
(a) potevano
imprimere un diverso andamento,
(b) perché non si
sia pensato ad alternative di tipo “endogeno” e, invece,
(c) si sia
preferito privilegiare le istanze avanzate dalla politica romana
Dal mio punto di
vista credo che bisogna concentrarsi sul Tema dello <sviluppo locale>,
ricordando che la Sardegna è un’isola, che le zone interne sono ISOLE dentro
l’Isola, per ricordare ancora che, pur essendo, molteplici ed eterogenee le
forme di sviluppo, ognuna di esse deve essere adattabile alla natura e alla
forma di un luogo specifico. Non esiste alcun modello generale, buono in
tutti i contesti locali (l’esempio della Sanità Sarda ne è la prova, dove ai
problemi del territorio si somma l’incapacità politica dei decisori regionali,
che non hanno l’intelligenza per capire che la Soluzione dipende dalla
accoglienza delle istanze concrete delle popolazioni dell’interno, non da
ROMA).
L’assenza di
strutture e infrastrutture indispensabili é il vero problema, ma le soluzioni
che arrivano dalla Penisola, aggravano il problema; se non si interviene subito
con opportune correzioni, si accellera ancor più lo spopolamento in atto. In
sintesi, si deduce che i Cultori delle Teorie dello Sviluppo Esogeno, molto
accademico ma poco pratico, sono incapaci di comprendere che certe scelte
Romane, sono costruite su ipotesi basate sul territorio peninsulare, del tutto
diverso dal Territorio Sardo. Eppure, nonostante questo “stato dell’arte” il
modo di agire della Giunta, costituita dai molti tirocinanti politici
non cambia, in quanto il <BUON SENSO > non risiede alla RAS.
Rispondo alle successive domande da me
introdotte (2,3,4,5) nel modo seguente: Si rende necessario ricordare quanto
siano importanti le caratteristiche e le risorse che individuano ogni singolo
territorio, in modo da dare risposte attinenti alle necessità e ai bisogni
particolari di ognuno, con un percorso <ad hoc>,non ripetibile in altri
contesti.
Sottolineo, pertanto, che lo sviluppo locale non
può che essere Endogeno. Ciò implica l’esigenza di attivare il più ampio
coinvolgimento possibile di tutti i residenti, (detentori di “interessi
locali”), delle varie e diverse soggettività (Istituzionali e non) che
“abitano” il territorio oggetto dell’intervento, in modo da identificare l’iter
in grado di attuare tutte le possibili linee attinenti ad un dato sviluppo
LOCALE.
I Soggetti
residenti devono essere i
diretti destinatari degli interventi, perchè sono anche i depositari di quell’
Identità’ e di quelle RISORSE (identitarie anch’esse) del territorio, su cui si
deve incentrare ogni e qualsiasi Strategia necessaria allo sviluppo locale.
Tali soggetti devono considerarsi gli Attori-principali nelle fasi di
“Progetto locale”.
-----------------------------------------------------------------------------------------In
Sardegna accade, invece, che dopo ogni elezione (dagli anni 60 ad oggi)
tali soggetti vengano allontanati, perché non più funzionali ai meccanismi di
voto o non sono considerati affatto, quando si devono prendere decisioni
importanti; nelle guerre ... i sacrificabili sono denominati <carne
da cannone>, così come i partecipanti alle consultazioni elettorali sono
definiti “CARNE da ELEZIONI”, semplici portatori di voti, da scartare in
un momento in cui non servono più all’interesse degli eletti.
Per differenziarci
dalle modalità romane ci vogliono percorsi diversi, che coinvolgano i vari
attori territoriali in una logica concertativa, consensuale e di partenariato,
che riconosca le specificità locali come risorsa, articolando una possibile
strategia a cooperare con il territorio nella costruzione di progetti.
Ovviamente, qualcuno dirà che OGGI è questo il percorso di "routine",
senza sapere che per far funzionare un tale strumento la concertazione non può
essere esercizio di facciata, ma una realtà concreta.
Un altro rischio
è che i rappresentanti eletti non siano esponenti effettivi degli interessi e
dei bisogni autentici della società locale. Una reale concertazione deve
mettere al primo posto i cosiddetti soggetti deboli, e solo poi trovare
soluzioni definitive di lungo periodo. Come esempio di quanto da me esposto, si
può prendere il caso dei Comuni della Marmilla negli ultimi 5 anni, dove si è
assistito al progressivo depauperamento demografico, dovuto a cause tipiche
anche di tutte le altre aree interne della Sardegna.
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Ciò mi ha
convinto che i problemi della Sardegna (dovuti allo spopolamento delle Aree
Interne che ha favorito l’emigrazione giovanile) sono dovuti all'assenza di una
serie di Strutture e Infrastrutture che han consentito l'insorgere di un
malessere eco-sociale generale, specie nei giovani, sentitisi esclusi da quel
mondo che i Mass Media mostrano ogni giorno, dove le occasioni per fare
sembrano infinite ma aperte solo a chi è pronto a risiedere altrove, accettando
la sfida per dimostrare il proprio valore (balentia??).
Individuare tutte
le CAUSE non è difficile, ma ritengo che alcune sono vere e proprie barriere,
che impediscono di fatto ogni soluzione a breve.
In ordine di
importanza, credo che l'inefficienza dei TRASPORTI interni sia la 1°
barriera, che produce COSTI non gestibili e DISECONOMIE evidenti,
specie a chi abita nei piccolissimi Comuni che, suo malgrado, è costretto a dei
sacrifici ecomomici più alti della media degli altri Sardi. I Politici hanno
dimostrato di non voler trovare soluzioni o di non averne; non avendone, non
sanno far altro che tagliare i servizi essenziali (scuole, sanità, assistenza),
per diminuire le voci di spesa del Bilancio Regionale; COSTI e DISECONOMIE sono
così scaricati su coloro che vivono all'Interno, aumentando le differenze con
chi abita le Città e le coste, rafforzando lo stimolo ad emigrare.
Una 2° Barriera è il non voler capire che bisogna
ristabilire l'equilibrio fra i residenti in Sardegna, dove chi abita vicino a
Casteddu e Tathari ha più opportunità e minori costi rispetto a chi abita le
zone interne; chi abita - vicino a Casteddu - ha ulteriori vantaggi rispetto a
tutti, anche rispetto a chi abita a Tathari. Credo che si possa e si debba
pensare ad una soluzione + equilibrata rispetto ad oggi. A mio parere la soluzione potrebbe
essere quella di costruire un Centro Amministrativo Regionale della Sardegna
(in una zona poco abitata a Nord di ARISTANIS), Baricentrico rispetto a
Casteddu, Tathari e Nugoro, poco distante da Aristanis, ma vicino alle realtà
interne del Centro Sardegna. E'questa una proposta che troverà nemici e
avversari, perché cambiare la prospettiva/il nostro modo di essere è difficile,
ma forse è l'unico modo per riequilibrare il Contesto Regionale, che sconta il dualismo
Casteddu<->Tathari in grado di ridare una scossa a tutta la società
sarda, che sembra ormai rassegnata al peggio.
La 3° Barriera da superare è riuscire a ragionare da
Indipendenti, costruire un gruppo per fare sistema, in modo da sviluppare
proposte e progetti in grado di risolvere le tante diseconomie che subiamo in
modo passivo; dobbiamo costruire una comunicazione positiva e propositiva abbandonando
il lamento solito ... ma anche l'adattamento ad ogni nuovo sopruso, senza ricercare
una possibile SOLUZIONE ma, anzi, aspettando sempre che qualcun altro si muova,
secondo i nostri desideri; ma se non rispetta le nostre attese siamo pronti a
fargli la guerra, sia a livello individuale, sia a livello di gruppo, sia a
livello di partiti e posizioni ideologiche.
Ragionare da
Indipendenti è molto di più, è saper costruire la nuova coscienza del sè, un EGO forte che sa
ascoltare e analizzare ogni discorso, che sa di dover
affrontare-combattere-vincere quel nemico sociale subdolo, che è l'ambiente
intorno a noi, fatto di mafie e di corruzione, dove l'unico valore è il Denaro
e dove in tantissimi sono convinti che l'unico modo per vivere, sia diventare MERCE
e, sempre più, merce a buon mercato.
Di Paolo Leone Biancu
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