UNIONE SARDA
CAGLIARI
Consiglio metropolitano, oggi l'elezione
dei 14 componenti
Oggi dalle 8 alle 20 i 347 elettori (tra
sindaci e consiglieri) dei 17 Comuni della Città metropolitana votano a
palazzo Regio per il rinnovo del Consiglio metropolitano: 14 i nomi da
scegliere, con il sistema di calcolo dell'indice di ponderazione per
fasce demografiche, su un totale di 36 candidati in rappresentanza
di quattro liste. In ordine di presentazione: per il Centrosinistra
metropolitano Matteo Aledda, Annetta Crisponi, Andrea Dettori, Lidia
Gioi, Francesco Lilliu,
Roberto Loi, Fabrizio Salvatore Marcello,
Michela Mura, Andrea Onali, Valter Piscedda, Fabrizio Rodin, Paolo
Nicola Schirru; per Città in cantiere Antonello Floris, Luigi Frau,
Davide Galantuomo, Federico
Ibba, Gabriella Mameli, Marcella
Marini,Stefano Schirru, Martino Sarritzu, Matteo Taccori, Salvatore
Zuddas; per il Movimento 5 Stelle Simone Carta, Stefania Sanna, Guido
Sbandi, Daniela Cannas, Andrea Tolu, Maria Antonietta Martinez,
Massimiliano Cao; per Bandelas , Antonino Lobina, Francesco Orrù, Paolo
Cocciu, Francesco Magi, Gabriella Deidda, Giulio Lobina, Lucio
Torru. Subito dopo il voto
inizierà lo scrutinio. Con l'elezione del
Consiglio, la Città metropolitana (431.732 abitanti) e il
sindaco Massimo Zedda potranno attuare una lunga e importanti serie di
azioni: dall'adozione del piano strategico metropolitano alla
pianificazione territoriale. (p.
p.)
Sindaci sardi -L'elezione del presidente
dell'Anci: resta lo stallo
Ancora stallo per l'Anci Sardegna in
attesa che si sciolga il nodo del presidente. I due candidati, Giuseppe
Ciccolini ed Emiliano Deiana provano a dialogare, ma entrambi rimangono
fermamente in corsa per la presidenza.
Ci sono stati segnali di
disgelo con la lista unitaria per il congresso nazionale, ma poi se passi ci
sono stati, la loro dimensione è davvero ridotta. La prossima
settimana potrebbe esserci un altro incontro ristretto tra i due
sindaci di Bitti e Bortigiadas, con i vertici dell'Associazione.
L'assemblea non è stata ancora convocata, in attesa di capire se alle
urne si ripresenterà la stessa situazione del 23 settembre scorso. Se i
passi avanti sono incerti, la certezza è che per ora non ci sono passi
indietro. (m. s.)
Il tavolo sulla “grande crisi”
L'istruzione salverà la politica Cittadini e rappresentanza, convegno
dell'Associazione degli ex parlamentari.
«La cultura salverà la classe politica del
futuro. Perché i giovani di oggi saranno gli elettori di domani,
sempre meno disposti a incassare delusioni e tradimenti da chi un giorno
occuperà le stanze del potere.
È la speranza delle decine di senatori,
deputati, sindacalisti e rappresentanti di categoria ospitati ieri
mattina al convegno
“Istruzione, sviluppo, crisi delle
rappresentanze”, organizzato dall'Associazione regionale degli ex
Parlamentari. Un incontro sul rapporto sempre più sfilacciato tra
cittadini ed esponenti delle istituzioni e il ruolo delle assemblee
legislative messe in
discussione dal prossimo referendum.
POLITICA DA RITROVARE «Il nostro Paese è
in forte debito nei confronti
dell'istruzione - ha ribadito l'ex
deputato Giorgio Carta - una cittadinanza non istruita vedrà la propria
rappresentanza come feudo di interessi privati al disopra della
collettività. Vogliamo invece ripartire, non per dare ricette di buon
governo, ma innescare un dibattito e ridare alla politica il
primato che merita». Un obiettivo
lodevole che deve però scontrarsi con la
dura realtà, quella ricordata
dal mondo della scuola e dell'università.
SOCIETÀ DISTANTE «Da Tangentopoli è
aumentata la percezione del cittadino dell'inadeguatezza della classe
politica - ha affermato il
direttore dell'Ufficio scolastico
regionale, Francesco Feliziani - una diffidenza che non ha risparmiato neanche
le pubbliche amministrazioni.
E allora perché non
investire sulle nuove generazioni per ricostruire un'etica collettiva che
riavvicini due mondi oggi così lontani?».E se la rettrice di Cagliari
Maria Del Zompo ha elencato i tagli fatti con la mannaia ai bilanci
degli atenei, ci ha pensato Francesco Pitirra, rappresentante della
Cgil tra gli studenti, a ricordare la brutta aria che si respira
nelle aule dell'Isola: «Se invece di cambiare sistemi legislativi riuscissimo
a far funzionare le vecchie leggi avremmo un numero maggiore
di borse di studio e più immatricolati, ma seguiamo ancora le idee
dei vecchi baroni e meno la voce dei giovani, il 27% dei quali oggi in
Sardegna non studia né lavora».
L'ESPERIMENTO L'Isola poi sta portando
avanti “un esperimento”, così definito dalla presidentessa del Fai Maria
Antonietta Mongiu: «Contiamo otto professori universitari
nella Giunta. Abbiamo sempre chiesto la competenza al potere, ora
capiremo se potrà funzionare». Ma non ci sono solo le università a lamentare
una distanza eccessiva dalla politica.
«A rischio estinzione c'è
la formazione professionale - ricordano Confindustria e Confapi -
vittima di una politica che fa finta di ascoltare il mondo delle imprese
ma non cambia le cose». Il segretario regionale Cgil Michele Carrus
rincara la dose: «Se abbiamo capito che l'istruzione rappresenta una
potenzialità, perché procedere con un dimensionamento scolastico che ha
rivoluzionato le nostre scuole basandosi solo sui freddi numeri?
Sembrerebbe la conferma di un'incapacità della classe politica
nell'avere una visione chiara del futuro, rivolta invece non oltre la
prossima scadenza elettorale».
Luca Mascia
L'incontro coi lavoratori della Vesuvius a
Macchiareddu. «Chiederò l'intervento del governo» Di Maio: no a una riforma inutile. Il leader M5S alla Camera: il Sì al
referendum contro i cittadini.
«Sono qui per portare la voce dei colleghi
che come me stanno perdendo il posto di lavoro. Tutti devono sapere
che non ci arrendiamo e che chiediamo di lavorare per vivere, perché
non vogliamo che ci regali niente nessuno».
Nel giorno di Luigi Di
Maio, il primo a prendere la parola durante la tappa asseminese dell'
#IoDicoNo tour è Stefano, dipendente della Vesuvius di Macchiareddu.
La campagna referendaria del Movimento Cinquestelle è anche questo:
«In quest'ultimo mese e mezzo che ci separa dal 4 dicembre non
voglio rinunciare a discutere dei problemi reali del Paese - dice il
vicepresidente della Camera dal palco allestito nell'Anfiteateatro
comunale - sono certo che tutti i cittadini che son venuti ad ascoltarmi,
mentre illustro le ragioni del No, pensano contemporaneamente ai loro
problemi».
A MACCHIAREDDU La giornata di Di Maio in
Sardegna è cominciata infatti con una visita allo stabilimento di
Macchiareddu che la multinazionale inglese dell'acciaio ha deciso di chiudere
entro il 31 di dicembre, lasciando a casa ben 105 lavoratori.
Ieri
mattina il deputato grillino ha lanciato una proposta: «Un'interrogazione da presentare venerdì prossimo al governo, per chiedere
l'intervento del Fondo strategico della Cassa depositi e prestiti».
Vesuvius, ha spiegato, «è un'azienda in attivo che ha mercato in Italia, ma che
adesso, rinunciando a Macchiareddu e Avezzano (Abruzzo), ha
deciso di produrre altrove».
E quindi, «non scandalizziamoci se lo Stato
interviene per salvare posti di lavoro. In particolare in casi come
questo, in cui l'azienda in questione fa utili nel nostro Paese, serve
anche un piano nazionale sull'acciaio che al momento manca: su
questo dovrebbe concentrarsi il governo, non su interventi spot privi di
visione strategica».
I LAVORATORI I lavoratori dello
stabilimento hanno ringraziato: «Siamo felici che l'eurodeputato Salvatore Cicu e
il vicepresidente Di Maiosi siano resi disponibili ad incontrarci,
auspichiamo l'intervento del premier Renzi e del presidente della
Regione Francesco Pigliaru, siamo sicuri che possano fare la propria parte».
IL REFERENDUM «Chi è artefice del Jobs Act
e della Buona scuola, con la riforma cerca solo di acquisire ancora
più potere», dice Di Maio.
«Noi crediamo ma non è ancora scontato che
il 4 dicembre vinca il No: quindi con la campagna referendaria contro
la riforma costituzionale dobbiamo raggiungere il maggior numero
possibile di cittadini». Sull'analisi dell'Istituto Demopolis,
secondo la quale per la prima volta da giugno il Sì torna in vantaggio,
con una crescita di 2 punti negli ultimi 10 giorni, commenta: «È
l'unico istituto che dice questo, ad ogni modo io non credo ai sondaggi,
penso alla Brexit, con il “remain” che ha perso contro ogni
previsione».
IL NUOVO SENATO «Nuovo Senato? Non si
abolisce, ma sarà composto da consiglieri regionali con immunità
parlamentare. Un Senato che non sarà eletto da nessuno e che dovrà
decidere della riforma della Costituzione, delle leggi europee, degli
enti locali, della sanità. Un'idea di Paese che non vogliamo». Idee
chiare su chi si schiererà contro.
«Ci sono persone che hanno
problemi, che hanno rinunciato a curarsi per povertà. Undici milioni di
persone che in questo momento hanno seri problemi con la sanità
pubblica. Questa gente credo proprio che voterà No». E poi: «Ci sono due
opzioni. Se vince il Sì e poi il Pd vince le elezioni, lo stesso Pd avrà un
Senato al suo servizio. Se invece alla Camera vince il Movimento 5
stelle, il Senato passerà il tempo a cercare di bloccare le nostre
leggi.
Si sono inventati il cane da guardia del cambiamento, una truffa
architettata perché intravedono il pericolo di perdere tutto. Perché
cresciamo sempre di più. La riforma è una cassaforte per tutelare i
loro privilegi».
GLI SCENARI Ma se dovesse vincere il No,
allora «chiederemo nuove elezioni: niente più inciuci. Ci
giocheremo l'ultima possibilità che ha questo Paese: fatecelo governare». «Da
Roma - conclude il vicepresidente della Camera - potremo fare
tutte le leggi che servono dalla sanità ai trasporti. Sino a battere
i pugni sui tavoli europei. ,Questa riforma ha un bel titolo, ma solo
quello. Dentro non c'è niente: diffidate».
Roberto Murgia
Federico Marini
skype: federico1970ca
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