Migranti in fuga sono partiti dalla Libia. Una parte di
loro, centinaia, sono in fondo al mare, per la gioia di quell'italiana che
augurava “buon appetito ai pesci” e per la gioia di tutti quelli come lei. Un’ottantina,
prima di affondare, hanno galleggiato a pelo d’acqua, così che alcuni pescatori
siciliani potessero essere testimoni della loro morte prima di dare assistenza
a quelli che precariamente stavano ancora a galla su un barcone malconcio, come
sono quasi tutti quelli sui quali scappano e cercano di attraversare il mare i
disperati.
Hanno offerto loro acqua
e non si sono allontananti, coscientemente, rinunciando al loro lavoro e al
loro guadagno. A spese loro sono
rimasti li a vigilare su quelle esistenze sconosciute, senza farli salire a
bordo perché leghisti e grillini hanno reso fortemente rischiosi e dispendiosi
i soccorsi in mare. Ma non si sono allontanati. Hanno atteso a lungo, a
custodia di quelle vite, fino all’arrivo della guardia costiera che le ha
sottratte a quelle profondità oscure dove finiscono molti di quei migranti che
trionfalmente voi chiamate “diminuzione degli sbarchi” e che vi appuntate
all’occhiello come medaglie al valore contendendovene addirittura la paternità.
Sono 135. A loro Salvini,
Di Maio e Conte insieme, stanno negando un porto. Devono inscenare il teatrino
dell’Italia forte che batte i pugni sul tavolo dell’Europa, nel mentre che non
si presentano ogni qual volta in Europa si discuta di modifica dei trattati che
riguardano l’accoglienza dei migranti, e che, del resto, a suo tempo, furono
firmati da Lega e Berlusconi. E finché non avranno finito questo sadico e
inutile teatrino, messo su ad uso e consumo della pancia italiana che vuole
vedere sangue nell’arena, quegli uomini e quei bambini, alla stregua di animali
senza diritti, saranno tenuti in mare.
Tanto, qualora domani ci fosse ancora un magistrato che
volesse verificare se è legittimo costringere persone su una nave, o se per
caso non si tratti di sequestro di persone, ci saranno sempre i
parlamentari leghisti e stellati sull’attenti, obbedienti, allineati e
schierati vicino alle loro poltrone, che solleveranno le loro manine per
negare, come già è successo, l’autorizzazione a procedere con le indagini.
“Non si lascia la gente in mare” ha detto uno di quei
pescatori con uno schietto accento meridionale. Con una naturalezza
trasparente, priva del minimo accenno di retorica, artifizio e propaganda. “Non
sarà una legge scritta, ma è scritta nel cuore”. Guardate in faccia cosa è
l’umanità, bestie cattiviste che state facendo del mio paese una fogna
inospitale sulla quale si allungano ombre nere.
Di
Lucia Chessa
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