Nonostante si sia tentato in ogni modo, da parte dei dominatori e
“occupanti” – segnatamente da parte dei tiranni sabaudi – di scardinare e
annientare lo spirito comunitario, la solidarietà popolare, quella pluralità di
reti sociali e di relazione che avevano caratterizzato da sempre le Comunità
sarde, permangono ancora in Sardegna variegati sistemi e costumi solidaristici
e di forte unità: basti pensare a s’ajudu torrau o a sa paradura: costumanza
questa che colpirà persino un viaggiatore e visitatore come La Marmora che [in
Viaggio in Sardegna di Alberto Della Marmora, Gianni Trois editore, Cagliari
1955, Prima Parte, Libro primo, capitolo VII., pagine 207-209] scriverà: “Fra
le usanze dei campagnuoli della Sardegna, alcune sono degne di nota e sembrano
risalire all'antichità più remota : citeremo le seguenti.
Ponidura o paradura. – Quando
un pastore ha subito qualche perdita e vuol rifare il suo gregge, l'usanza gli
dà facoltà di fare quel che si dice la ponidura o paradura. Egli compie nel suo
villaggio, e magari in quelli vicini, una vera questua. Ogni pastore gli dà
almeno una bestia giovane, in modo che il danneggiato mette subito insieme un
gregge d'un certo valore, senza contrarre alcun obbligo, all'infuori di quello
di rendere lo stesso servizio a chi poi lo reclamasse da lui…”
Di Francesco Casula
Storico, autore de “Carlo Felice e i
tiranni sabaudi”
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