Non mi definisco radicale perché ho votato per partiti di sinistra
radicali. Essere radicali, significa anche dire cose che oggi si ha paura di
dire. Proporre politiche che siano inclusive e che abbiano lo sguardo rivolto
alla tutela dei diritti universali. Penso alla sanità, penso all'istruzione,
penso anche alle questioni della parità di genere, ai soggetti deboli, ai
migranti. Oggi tutto questo non è più rintracciabile, né a livello interno né
tantomeno europeo. Il quadro si fa molto complicato, poi, se si guarda proprio
al profilo europeo.
Le prossime elezioni, poi, saranno determinanti perché
disegneranno una nuova Europa. O più spostata a destra, con Weber alla
presidenza della Commissione Europea, (Weber è il candidato del PPE eletto
proprio ieri) o speriamo più progressista, con una unione di forze tra sinistra
europea, verdi e socialisti. Io propendo molto per questa nuova formazione,
nonostante conosca le varie debacle che i socialisti hanno avuto sia alle
scorse europee che a livello domestico.
Ma credo sia ora di cambiare.
Questioni come l’immigrazione e la politica economica
richiedono sforzi congiunti, soprattutto se si vogliono cambiare i parametri
politici, economici e sociali: la crisi economica greca è sintomatica di questa
richiesta di cambiamento. La continua austerità non ha portato
ai risultati sperati ma ha provocato aumento di povertà e di diseguaglianze
sociali. È chiaro che un sistema
che ha cercato di preservare l’interesse finanziario e capitalistico a scapito
degli interessi dei cittadini non può definirsi come sistema improntato ai
valori che hanno ispirato il manifesto di Ventotene.
Ma al pari della
questione migratoria, quella economica non è solo un problema del singolo
governo che la deve affrontare è una questione europea a cui tutti devono dare
un contributo per la sua soluzione, non solo tecnico giuridico ma anche politico, aspetti che
sono interconnessi tra di loro. Per questo motivo, a mio parere, le prossime
elezioni europee sono più importanti di quelle precedenti. Si gioca il futuro
del progetto europeo e la sua tutela dai nazionalismi che nel frattempo si sono
risvegliati anche grazie alle decisioni assunte a Bruxelles. Ed è molto
importante, oggi, definire la propria appartenenza valoriale.
Molti considerano la destra o la sinistra come categorie
ideologiche superate. Oggi, questa impostazione propria del M5S, ha portato a
questo governo che potrebbe non aver alcuna aspirazione valoriale ma nei fatti
è molto a destra nelle scelte importanti. Il loro essere populisti,
a differenza di quanto possa proclamare Conte, non vuol dire essere dalla parte
del popolo ma prendere il popolo per la sua pancia, usando la sua rabbia e la
sua disperazione.
Rabbia e disperazione che sono nate, da un completo
menefreghismo della politica, soprattutto a sinistra e su cui Lega e 5Stelle
hanno costruito la loro fortuna politica. Dovremmo avere tutti
l’umiltà di scendere nuovamente tra le persone, nelle università, luoghi di
lavoro. Dovremmo riscoprire una dimensione umana, prima ancora che cercare il
personaggio politico che dovrà mettersi a capo di tutto. È molto difficile, ma
posso assicurare che non è impossibile.
Di
Daniela Sansone
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