La
Nuova
Una
convention di sindaci per incoronare Zedda L'assemblea dei 130 amministratori
sarà convocata entro la prossima settimana Trattative serrate con il Partito
dei sardi per superare l'impasse delle primarias
CAGLIARI
I sindaci che hanno chiesto a
Massimo Zedda di candidarsi alle Regionali sono in fibrillazione. In settimana,
al più tardi la prossima, potrebbero autoconvocarsi, o meglio essere convocati
dal sindaco di Cagliari per chiudere la partita. L'organizzazione dell'evento è
in corso, anche se nessun portavoce lo conferma. Comunque è certo che Zedda
avrebbe deciso di sciogliere la riserva proprio davanti alla platea che per
prima gli ha chiesto pubblicamente di diventare il «sindaco della Sardegna».
Quindi, davanti ai 130, nel frattempo sarebbero aumentati, che a ottobre hanno
firmato il manifesto per le Regionali.
È quello in cui uno dei passaggi più
suggestivi era questo: «Caro Massimo, la Sardegna oggi non ha bisogno di
disfattisti, avventurieri e viceré. Ha bisogno di governanti coscienti del
proprio ruolo, capaci di guardare avanti e guardarsi intorno, in Europa e in
Italia, a partire da noi, anche da noi, anche da qua, dai nostri territori, dai
territori della Sardegna».
Un passo dopo l'altro. Dopo aver
detto fra pochi giorni e davanti ai sindaci di accettare la candidatura,
Massimo Zedda dovrà decidere quale strada seguire per essere designato come uno
dei possibili portabandiera della nuova coalizione progressista e identitaria.
La strada scelta, come lui stesso ha confermato in queste ore, è quella delle
primarie.
Proprio di questo avrebbe parlato
finora con gran parte dei suoi potenziali alleati e sostenitori. Ed è un
percorso che sarebbe condiviso da tutti. Di sicuro dal Pd del segretario
regionale Emanuele Cani ma anche da Renato Soru. L'europarlamentare è ai ferri
corti col suo partito dopo gli attacchi alla giunta Pigliaru che ha lanciato
dal palco indipendentista di Autodeterminatzione. Però, durante l'ultimo incontro
con Zedda, avrebbe detto di essere d'accorso proprio sulla necessità che ci
siano le primarie.
Ma al di là del Partito democratico
a volerle sono anche tutti gli altri sostenitori del sindaco di Cagliari: da
Campo progressista a Mdp all'Upc, e soprattutto il mondo dell'associazionismo
che Zedda vuole coinvolgere sin dall'inizio. Dunque, le primarie si faranno, ma
quando? Una delle ipotesi è subito dopo le primarias
del Partito dei sardi in del 16 dicembre.
Il nodo è sempre lo stesso. Zedda è
per le primarie ma sembra quasi impossibile che possa partecipare a quelle del
Partito dei sardi. Per questo da giorni sono in corso diverse trattative per trovare
un punto d'incontro. Il sindaco ha parlato della necessità di «regole
condivise», fra le due chiamate ai gazebo, mentre finora il Pds ha ribadito che
le «regole ci sono già e non possono essere cambiate in corsa».
Però potrebbe esistere anche una
«via di mezzo» e sarà proprio questa possibilità una dei temi del possibile e
ormai prossimo faccia a faccia fra Zedda e il segretario del Pds Paolo Maninchedda.
Anche se a condurre le trattative ufficiali per conto del Partito dei sardi
sono il presidente Franciscu Sedda e i consiglieri regionali Gianfranco Congiu
e Roberto Desini. Bene, secondo le ultime indiscrezioni il gruppo dei
progressisti avrebbe in mente una proposta da mettere al centro della
trattativa con il Pds. Ed è questa: primarias e primarie potrebbero essere
organizzate quasi in parallelo, o comunque al massimo a una settimana di
distanza l'una dall'altra.
Con la prima consultazione ai gazebo
e on line, i sardi potranno esprimersi sul referendum in cui sarà chiesto quale
futuro vorrebbero per la Sardegna. In particolare - come scrive da giorni
Maninchedda sul suo blog - «Noi chiediamo ai sardi il voto per dire che la Sardegna
è una Nazione ed è questo il contenuto politico più importante per noi...
perché non può più esistere solo una Nazione italiana esclusiva e
totalizzante».
Mentre quello stesso giorno, il 16 dicembre,
sarebbero rinviate di una settimana le primarias per la scelta del candidato
governatore. A quel punto lo spostamento, sempre secondo questa proposta,
permetterebbe di organizzare subito dopo le cosiddette primarie allargate. Che
sarebbero aperte sia ai candidati del Pds, con in testa Maninchedda, sia a
quelli della coalizione progressista, con la partecipazione a quel punto anche
di Massimo Zedda. (ua)
Centrodestra,
Solinas verso la candidatura
L'annuncio
forse prima dell'arrivo di Salvini. Una lista a testa per
Lega e
Psd'Az. Udc e Uds in tandem
CAGLIARI
Undici partiti: è un Tavolo del
centrodestra affollato come non mai e
che vuole apparire compatto
soprattutto dopo l'ultima grande riunione,
quella di Illorai. Però al suo
interno, seppure sotto traccia, ci sono
ancora diverse scosse di assestamento.Leader
ancora fantasma. Il primo
problema, si sa, è la designazione
del candidato governatore, con la
Lega che continua a rivendicare la
nomination. Oggi, ad esempio, si
saprà se il senatore Christian
Solinas, Lega-Psd'Az, può davvero
aspirare alla presidenza della
commissione bicamerale Antimafia.
In queste ultime ore, le sue
possibilità sembrano però essersi ridotte al
lumicino. A Roma i Cinque stelle
avrebbero ottenuto dalla Lega il
lasciapassare per Nicola Morra,
senatore eletto in Calabria. Senza
avere più l'obbligo di scegliere fra
la poltrona più prestigiosa della
Bicamerale e l'investitura a
governatore in pecore, Solinas potrebbe
sciogliere la riserva nelle prossime
ore. In altre parole, la
designazione potrebbe essere entro
questo fine settimana.
Se così
fosse, tra l'altro avverrebbe molto
prima dell'arrivo di Matteo
Salvini in Sardegna (22-23 novembre
per il congresso sardista) e
questo giocare d'anticipo servirebbe
anche a calmare gli animi del
Tavolo. Perché nessun degli alleati
di Lega e Psd'Az, a cominciare dai
Riformatori, vuole che passi il
concetto di una designazione voluta e
imposta solo dal Carroccio.Liste
ancora da definire.
Al momento i
partiti al tavolo sono undici, ma di
fatto diventeranno dieci se Lega
e Psd'Az dovessero presentare una
sola lista. Ma potrebbero scendere a
nove con la nascita di un polo
centrista formato dall'Udc, capeggiato
da Giorgio Oppi, e dall'Uds dell'ex
presidente della Regione Mario
Floris. Fra queste due ipotesi
quella che però potrebbe essere
smentita dai fatti è proprio la
prima. Nonostante finora sardisti e
leghisti abbiano lasciato intendere
che si sarebbero presentati
insieme, qualcosa starebbe cambiando
nell'alleanza Carroccio-Quattro
Mori. Visto il vento favorevole alla
Lega ma anche al Psd'Az i due
partiti avrebbero sulla carta un
numero di potenziali candidati molto
più alto del necessario.
In parole spicce, non ci sarebbe
posto per
tutti gli aspiranti e quindi la
possibilità di avere invece un doppio
«contenitore» potrebbe servire ad
accontentare gran parte delle
richieste. Considerando tra l'altro
che, all'interno del centrodestra,
sarebbero in corso un bel po' di
spostamenti da Forza Italia verso la
Lega. Forza Italia che dal canto
suo, dopo aver ritrovato la pace
interna - a Illorai al fianco del
coordinatore Ugo Cappellacci c'era
l'ex ribelle Alessandra Zedda - si
comincia a parlare di candidature.
Starebbe circolando una bozza sui
possibili capolista nei collegi
provinciali, ma sui nomi non ci sono
ancora indiscrezioni.
Detto che i
centristi dell'Udc e dell'Uds
potrebbero correre assieme, di sicuro si
presenteranno da soli, sempre dentro
la coalizione, i Riformatori,
Fdi, Sardegna 20.Venti, Energie per
l'Italia, Fortza Paris e il
movimento dei sindaci di
centrodestra. (ua)
Unione
Sarda
Uras:
favorevoli alle consultazioni ma le regole siano condivise
Il leader
di Campo progressista: Zedda scioglierà le riserve con un
grande
momento democratico
Benedice le primarie come la
«modalità di scelta più democratica e
partecipata», ma purché le regole
«si scrivano tutti assieme». Luciano
Uras, presidente di Campo
progressista, tende la mano a tutti, dal
Partito dei sardi ad
Autodeterminatzione. Sui tempi in cui Massimo
Zedda scioglierà le riserve non si
sbilancia, ma il desiderio è che
«avvenga attraverso un grande
momento democratico». Il centrosinistra
non esiste più e «non serve una sua
riproposizione, ma puntare a una
coalizione nuova».
Via libera alle primarie?
«Secondo me si devono fare perché
consentono ai cittadini non solo di
scegliere il candidato alla
presidenza ma anche di valutare ogni
progetto».
Perché non fare quelle nazionali
sarde?
«È giusto mettere a confronto
percorsi e personalità che hanno anche
radici e storie politiche diverse.
Ma le regole vanno scritte insieme
per coinvolgere il più possibile il
popolo sardo».
E allora perché non farle in rete?
«Le primarie si fanno con la partecipazione
diretta e la costruzione
dei seggi. La rete può essere una
grande occasione di dialogo ma anche
il modo per non relazionarsi con gli
altri».
La candidatura di Zedda è un po' il
segreto di Pulcinella?
«Si parla da tempo dell'ipotesi di
un suo impegno e nemmeno lui lo ha
mai nascosto».
Cosa manca ancora per sciogliere le
riserve?
«È una scelta difficile. Prima di
tutto Massimo è il sindaco di
Cagliari e della Città Metropolitana
e lui sente particolarmente
questa responsabilità che i
cittadini gli hanno dato. Poi c'è la
necessità di costruire un progetto
che possa accompagnare questa sua
disponbilità».
Molti dicono che sia il candidato
del Pd.
«Nel caso decida di intraprendere
questa avventura sarà l'indicazione
più diretta di culture, di storie politiche,
di territori ed
esperienze diverse di persone e
comunità. Un po' lo stesso percorso
che Massimo Zedda aveva già fatto
per la città di Cagliari».
I partiti però c'erano.
«Lui era espressione di una piccola
forza come Sel, meno consistente
del Pd, eppure ha vinto le primarie.
Lui è stato l'espressione di un
processo dal basso sostenuto
fortemente dai cittadini, che lo hanno
premiato riconfermandolo alla guida
della città».
Allo stato attuale esiste la
coalizione?
«Pensiamo di fare le primarie
proprio perché non saranno soltanto un
momento di scelta ma anche di
costruzione. Un'occasione per aprire le
porte a donne e giovani, al mondo
delle associazioni e del civismo. La
nascita della coalizione è una
conseguenza di questo processo».
Quindi addio al centrosinistra?
«Se ci sarà la partecipazione di
aggregazioni politiche come
Autodeterminatzione la coalizione
non sarebbe più riferibile a vicende
del passato. Non ragionerei in
termini di ripristino del
centrosinistra. Poi ci saranno anche
i partiti politici tradizionali,
ma magari non saranno loro i veri
protagonisti».
Una soluzione indolore per chiudere
le porte di questa legislatura?
«Siamo passati attraverso uno
stravolgimento degli equilibri politici
rispetto a cinque anni fa. Le
elezioni dello scorso marzo hanno
segnato in modo evidente che
l'esperienza del centrosinistra è
tramontata. Le forze del mondo
democratico, autonomista e
indipendentista stanno riflettendo e
hanno bisogno di un'occasione. Le
regionali possono esserlo».
Il futuro candidato quanto dovrà
difendere e quanto attaccare questo
governo regionale?
«In questo caso non si tratta di
sostituire un presidente o
sconfessare il Consiglio regionale.
I tempi sono cambiati, è
necessario guardare al futuro e unirsi
per costruire una Sardegna
migliore».
M. S.
CENTRODESTRA.
Lega e
Psd'Az verso liste separate - Zoffili: «L'accordo è solido».
Solinas
sempre in pole position
Potrebbero
presentarsi insieme invece l'Udc e l'Uds
Forse Alberto da Giussano e i
Quattro Mori appariranno su liste
separate. L'alleanza stretta in alle
politiche del 4 marzo resta
forte, ma non è detto che i due
simboli faranno parte di un solo
disegno. «Stiamo valutando - spiega
il coordinatore del Carroccio per
la Sardegna, Eugenio Zoffili -
cerchiamo la soluzione migliore nel
rispetto dell'accordo profondo che
esiste con i sardisti». Una
valutazione che potrebbe richiedere
il ricorso a due liste.
Verso le liste
Nel centrodestra - al momento conta
11 sigle - c'è anche chi potrebbe
fondere le energie confluendo in
un'unica lista. È il caso dell'Udc di
Giorgio Oppi con l'Uds di Mario
Floris. E nei prossimi giorni lo
stesso problema potrebbero porsi
soggetti come Energie per l'Italia,
Fortza Paris, Movimento Civico
Sardegna. Il problema, cioè, di
riuscire a “costruire” le liste. Da
lunedì fanno ufficialmente parte
del tavolo della coalizione, sono
stati “accettati”, ora dovranno fare
i conti con la personale aderenza
effettiva nei territori dell'Isola.
Se ne parlerà in modo concreto dopo
che sarà stato individuato il
candidato governatore.
Solinas resta forte
Liste diverse o no, in pole position
per ricevere l'investitura da
Matteo Salvini resta il segretario
del Psd'Az Christian Solinas, da
poco nominato membro della
commissione Antimafia dalla presidente del
Senato Alberti Casellati. Oggi la
bicamerale si riunirà per eleggere
il presidente, che non dovrebbe
essere Solinas. Alla presidenza
dovrebbe arrivare il senatore del
Movimento 5 stelle, Nicola Morra,
che nei giorni scorsi ha battuto per
due preferenze il collega Mario
Michele Giarrusso nello scrutinio
segreto interno dei grillini. In
questo modo nulla sarebbe di
ostacolo a una candidatura a governatore
del senatore sardo.
La visita di Salvini
L'indicazione, però, la farà Salvini
quando sarà nell'Isola il 22 e 23
settembre, e forse all'avvio del
congresso del Psd'Az in programma il
23. Ma - Zoffili non si stanca di
ribadirlo - «dopo aver ascoltato i
sardi». Una fase non necessariamente
concentrata nei due giorni di
tour. L'“ascolto dei sardi” riguarda
anche il periodo precedente. «Si
fa tra la gente, ma anche attraverso
noi e la nostra presenza nel
territorio», sottolinea il deputato
della Lega, replicando a chi, come
i Riformatori sardi, ha chiesto più
rispetto per la dimensione locale
del tavolo del centrodestra.
Roberto Murgia
Sedda:
nessuno provi a fermare le “Primarias”
Il
presidente Pds avverte gli altri partiti. E intanto l'imprenditore
Sardu
conferma la candidatura
Franciscu Sedda è sicuro: le Primarias
saranno «un gesto
rivoluzionario». Nel giorno in cui è
ufficiale la candidatura di
Antonio Sardu (imprenditore, già
consigliere regionale eletto col Pci
nel 1989), il presidente del Partito
dei sardi tende comunque una mano
alle forze politiche che chiedono di
riscrivere le regole: ma per
«mettersi in gioco e prendersi il
rischio di esprimersi sulla
coscienza nazionale».
Nessuna marcia indietro sulle
primarie nazionali?
«No. Le faremo e vogliamo che siano
le più partecipate possibile».
Perché parla di gesto
rivoluzionario?
«Stiamo dimostrando di essere capaci
di tradurre in maniera pratica le
grandi novità. In Sardegna, ma anche
in tutta Italia, non è comune
fare le primarie online aperte,
prendendosi pure qualche rischio».
Si riferisce al referendum sulla
nazione sarda?
«Sì. Noi indipendentisti chiediamo
ai cittadini di esprimersi sulla
propria coscienza, senza
imposizioni. Significa comunque avere un
forte mandato popolare».
Se i sardi non si sentissero nazione
sarebbe la fine di un sogno?
«L'indipendentismo ha il dovere di
ascoltare il suo popolo e sapere
quale sia il livello di coscienza.
Se vincerà il no vuol dire che
prevarrà il sentimento di
autogoverno, anche se c'è un forte
sentimento di nazione, anche tra le
forze non indipendentiste».
Si rischia di ripartire da zero?
«No, perché avremmo la misura della
realtà e potremmo lavorare invece
di nasconderci come accade ad altri
indipendentisti, convinti che la
nazione sarda ci sia già e basti
aspettare che si manifesti».
In tanti vi pressano per riscrivere
il vademecum.
«Le regole sono state sottoposte a
dibattito pubblico per due
settimane. Non sono arrivate
proposte di modifica, forse perché sono
buone».
Non è un modo per chiudere le porte?
«Tutt'altro. Dal nostro punto di
vista non c'è una chiusura
preconcetta a chi vuole partecipare.
Ci sono, però, punti
imprescindibili: anzitutto il
referendum sulla nazione sarda. Vorrei
sottolineare che per noi è già uno
sforzo perché accettiamo che questo
tema venga messo in discussione.
Abbiamo aperto il terreno per
coinvolgere dai moderati di
centrodestra fino alla sinistra e a tutte
le sfumature degli indipendentisti».
Il secondo punto?
«La dimensione innovativa con la
votazione online. Eliminiamo l'idea,
che ha purtroppo tanta gente, delle
primarie come una cosa appannaggio
dei partiti per restituirla al
popolo sardo. Non a caso abbiamo scelto
una piattaforma esterna certificata.
Non è il nostro Rousseau».
Secondo lei perché c'è tanta
resistenza a partecipare alle Primarias?
«Col Partito dei sardi abbiamo avuto
il merito di creare, attraverso
eventi, uno spazio di partecipazione
civica e popolare. Abbiamo
spostato l'orizzonte del futuro
governo dell'Isola facendo in modo che
sia una reale evoluzione della
nazione sarda, dunque un nuovo terreno.
C'era un vuoto e noi l'abbiamo
occupato altrimenti la deriva della
Lega non avrebbe trovato nessun
argine».
Per ora i rapporti sono in alto
mare?
«Abbiamo tenuto aperti canali di
comunicazione con forze che
sembravano interessate e che pare si
siano accomodate nel carrozzone
del potente italiano di turno».
Ponti tagliati con tutti gli
schieramenti?
«Il centrodestra aspetta il leader
della Lega, Matteo Salvini per
sapere chi sarà il candidato in
Sardegna. Il centrosinistra si perde
nelle sue liturgie e nelle sue
lentezze: siamo disponibili al
confronto ma non se preferiscono il
vecchio modo delle primarie di
partito rispetto a quelle di un
popolo».
Matteo Sau
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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