La
Nuova
AUTODETERMINATZIONE.
Andrea Murgia sabato sarà ad Alghero «No alla riforma della rete ospedaliera»
Autodeterminatzione prosegue la
campagna di presenza sul territorio per preparare la corsa verso le regionali.
Andrea Murgia, candidato presidente della coalizione che racchiude sette sigle
indipendentiste e identitarie, ha più volte sottolineato l'importanza di girare
la Sardegna per dare ascolto ai problemi della gente. Sabato prossimo è previsto
un sit-in ad Alghero, in difesa dell'ospedale Civile, dopo le tappe di Ittiri e
Thiesi. Di fatto è una protesta nei confronti della riforma della rete
ospedaliera e il tentativo di «difendere i reparti e i posti letto
dell'ospedale Civile».
Il tema della sanità occupa un posto
importante nel programma di Autodeterminatzione. L'idea in capo agli
indipendentisti è che la sanità deve essere in grado di «generare benessere e
garantire il diritto alla salute». Non solo, la sanità, inoltre deve essere «pubblica
e presente nei territori». La scelta di girare in lungo e in largo la Sardegna
permette di avere un programma in continua evoluzione che viene aggiornato
sulla base del contributo che emerge in occasione di ogni incontro.
Il programma contiene spunti
importanti su ambiente e territorio; urbanistica, mobilità e trasporti; scuola;
università e ricerca; parità linguistica; federalismo interno e riforme;
sanità; conservazione e valorizzazione dei beni culturali; presenza militare nell'Isola;
accoglienza e diritti e qualità della vita. (m. s.)
Santa
Teresa Il candidato della Lega a processo per appropriazione indebita
SANTA TERESA
Questa volta la politica non c'entra
nulla. Il suo nome è venuto fuori
nell'aula giudiziaria del tribunale
di Tempio dov'è imputato con
l'accusa di appropriazione indebita.
La Procura di Tempio contesta a
Dario Giagoni, vice commissario
regionale della Lega e candidato
gallurese della Lega alle regionali,
di essersi appropriato, in
qualità di socio di una società che
gestiva un'attività commerciale a
Santa Teresa, di circa 10mila euro
che avrebbe dovuto versare all'Inps
per una sua dipendente quale
indennità di maternità. Il reato sarebbe
stato commesso tra febbraio e
ottobre 2011.
«La somma è già stata
interamente versata nel momento in cui
la dipendente è stata
rintracciata, non vivendo più a
Santa Teresa. Tutto ciò è documentale:
lo dimostreremo nel processo con le
carte alla mano che attestano i
versamenti fatti», dice il difensore
di Dario Giagoni, l'avvocato
Giovanni Tedde. Ieri mattina davanti
al giudice Gavina Monni doveva
essere sentita la parte offesa. Ma
la lavoratrice è risultata
irreperibile a Santa Teresa, avendo
lasciato l'isola. L'udienza è
stata aggiornata al 14 gennaio 2019
per l'esame della parte offesa.
(t.s.)
Unione
Sarda
CENTROSINISTRA.
Cani: nome autorevole, esito importante
Zedda
candidato: il Pd dà il via libera senza le primarie
A
Oristano la direzione regionale acclama il sindaco di Cagliari: «Ora
allargare
l'alleanza»
C'è il via libera del Pd, e non
poteva essere altrimenti visto il
lavoro capillare e sotto traccia
messo in campo per settimane dalla
segreteria di Emanuele Cani. «La
scelta di Massimo Zedda di dare la
sua disponibilità a guidare la
coalizione per le Regionali è un punto
d'arrivo importante», spiega l'ex
deputato nel discorso che apre la
direzione regionale del partito
riunita a Oristano.
Un risultato non scontato, chiarirà
dopo, e ancora meglio, l'ex
senatore Silvio Lai: «Cani ha creato
le condizioni perché il partito
ritornasse ad avere credibilità, in
modo tale da convincere il sindaco
di Cagliari ad accettare». E adesso
«abbiamo una chance di vincere le
prossime elezioni, certo dobbiamo
scalare una montagna - ammette Lai -
ma non è impossibile. La Sardegna
potrebbe rappresentare la prima
barriera alle crescenti vittorie dei
gialli e dei verdi, uniti o
separati».
Tutti d'accordo
Il documento finale approvato ieri a
Oristano dopo tre ore di
dibattito parla di assunzione
unitaria della disponibilità di Zedda,
«al quale affidare questo progetto,
sostenendolo, e conferendo
apposito mandato alla segreteria
regionale, nel compiere ogni passo
finalizzato a costruire e sviluppare
un'alleanza civica e autonomista,
ampia e coesa per le prossime
elezioni regionali».
Nel suo intervento
Cani ripercorre la strada fatta dal
momento dell'insediamento, quando
dichiarò l'intenzione di allargare
al massimo il perimetro dello
schieramento in vista del voto di
febbraio, anche al di là di vecchi
steccati ideologici. «Siamo riusciti
a costruire un pezzo di
coalizione importante - dice ora - e
dobbiamo offrire la massima
collaborazione al sindaco di
Cagliari». Ma sul perimetro dell'alleanza
c'è ancora da fare: «Dobbiamo
trovare il modo per costruire una
convergenza con il Partito dei Sardi
e con Autodeterminatzione».
Tempi troppo stretti
Quanto alle primarie, l'ipotesi è
ormai accantonata. «Abbiamo un
candidato come Zedda - sostiene il
segretario - che risponde a certe
caratteristiche, che gode di grande notorietà
e autorevolezza, credo
si possano evitare». Così nel primo
intervento. In quello conclusivo
sottolinea che «le primarie fanno
comunque parte del dna del Pd, e se
Zedda o altri dovessero chiedere
questo passaggio, non sarebbe certo
il Pd a tirarsi indietro».
In mezzo c'è la riflessione di
Eliseo Secci che, a nome di Renato Soru
(non presente), critica il percorso
intrapreso dalla segreteria Cani
perché «non basato sui contenuti», e
fa notare che «parlare il 26 di
novembre di primarie non ha senso, purtroppo
abbiamo bruciato la
tappa».
Il primo appuntamento
Cani guarda anche alle suppletive
del 20 gennaio e chiede «il mandato
per sviluppare un ragionamento
sull'identikit del candidato del
centrosinistra, che dovrà
rappresentare il progetto collettivo sul
modello che stiamo costruendo per le
Regionali». Quindi: non
necessariamente uno del Pd. In sala
c'è anche Francesco Pigliaru, al
suo battesimo da tesserato a una
direzione regionale. Cani lo
ringrazia e lui ringrazia il
partito, perché cinque anni fa gli affidò
la candidatura: «Sono qui per dare
un segnale di unità, dobbiamo
ritrovare il senso di comunità».
In vista del voto «dobbiamo entrare
in campagna elettorale non
balbettando e consapevoli di quanto fatto
da questa Giunta». Cose fatte che
però «non sono bastate a farci
trovare il consenso alle elezioni
politiche», perché «abbiamo
sottovalutato l'inquietudine creata
dalla crisi economica».
Roberto Murgia
CINQUESTELLE.
Regionarie
M5S, 26 in corsa per la leadership Oggi i nomi dei cinque
che vanno
al ballottaggio
Dopo
l'esclusione di Piras molti attivisti disertano il voto online
Ventisei candidati, un doppio turno
e tante polemiche. La prima
tornata delle regionarie del
Movimento 5 Stelle si è chiusa ieri alle
22 per la prima scrematura prima di
arrivare al nome del candidato
governatore. Nell'elenco non compare
Luca Piras, uno dei nomi più
quotati negli ultimi giorni, che
potrebbe essere stato escluso a causa
di una violazione delle regole
pentastellate sulla promozione dei
candidati.
L'assenza di chi alle scorse
regionarie era arrivato secondo dopo
Mario Puddu ha scatenato l'ira degli
attivisti che hanno lanciato
accuse di poca trasparenza nelle
regole di ingaggio. Molti attivisti
hanno deciso di disertare il voto
online e scrivere allo staff per
denunciare una situaziona poco
chiara. Un'ulteriore tegola per i
pentastellati che devono arginare
gli attacchi che arrivano dalla base
del Movimento.
In questo clima, la cosa migliore è
accelerare le procedure e già oggi
potrebbe esserci il primo verdetto
che darà ai cinque più votati
l'opportunità di arrivare al secondo
turno e puntare alla candidatura.
Tra i favoriti ci sono Francesco
Desogus e Donato Forcillo e potrebbe
essere uno dei due a ottenere la
vittoria finale. Oltre loro, i
candidati sono: Pierluigi Lavra,
Antonio Pilloni, Roberto Sanna, Maria
Carmela Deidda, Ivan Botticini,
Giovanni Maria Soro, Anna Sulis,
Gianluca Mandas, Giuseppe Meloni,
Marcello Cherchi, Gianfranco Massa,
Tonino Bande, Antonio Giovanni Riu,
Gianluca Demontis, Erminio Spanu;
Salvatore Bussu, Michele Ortu,
Giorgio Dessì, Benedetto Pani, Roberto
Pani, Fabio Zoccheddu, Emanuele
Sias, Massimiliano Tronci e
Piergiorgio Vacca. (m. s.)
IL VOTO.
Nazione
Sarda, sul referendum convergenza trasversale
Uras
(Campo progressista) e Pittalis (FI) aprono all'iniziativa del Pds
Da sinistra e da destra si guarda a
quello che fa il Partito dei
Sardi. E mentre la posizione di
Luciano Uras (Campo progressista) non
è nuova - «il popolo sardo si
riconosca come Nazione» - è invece
inedito l'endorsement di Pietro
Pittalis (Forza Italia) al referendum
sulla Nazione Sarda, che va di pari
passo con la scelta del candidato
governatore alle “primarias”
lanciate da Maninchedda.
«Campo Progressista Sardegna,
esprime entusiasmo per la disponibilità
di Massimo Zedda ad affrontare
direttamente il prossimo difficile
impegno elettorale per il Consiglio
regionale e la presidenza della
Regione», sottolinea Uras in una
nota. E aggiunge: «Campo Progressista
Sardegna non smetterà di perseguire
l'unità delle forze democratiche,
progressiste, di sinistra,
indipendentiste e autonomiste. Non
smetterà, neppure per un attimo, di
rivendicare per il popolo sardo il
diritto di riconoscersi anche come
Nazione».
Pittalis, con una posizione insolita
nella galassia forzista,
sottolinea: «È partito il conto alla
rovescia verso le Primarias, che
si traducono anche nel referendum
sulla Nazione Sarda. Un quesito che
suscita interesse non solo nella
schiera degli indipendentisti. Un
tema quasi esorcizzato e abbandonato
dagli schieramenti ma per me una
sfida importante per la nostra
Isola. Una spinta per uscire dalla
subalternità politica nella quale la
Sardegna è spesso confinata».
CENTRODESTRA.
L'investitura
di Solinas irrita una parte di Forza Italia
Ma il
prescelto resta lui
Il traguardo non si cambia, ma i
partiti del centrodestra il piede sul
freno lo hanno poggiato.
L'investitura di Christian Solinas come
candidato alla presidenza ha avuto una
forte quota emotiva ma ha
peccato nei passaggi politici.
Dunque anticipare il finale senza aver
scritto con attenzione i capitoli
precedenti è un lusso che il
centrodestra non può prendersi.
Anche se in maniera molto
silenziosa,
qualcuno non ha gradito la fuga in
avanti dal palco del congresso
sardista. Oltre il disappunto
espresso dai Riformatori, qualche
malessere è stato accusato dentro
Forza Italia e il fatto che la Lega
convochi i coordinatori prima del
tavolo della coalizione è il segnale
che saltare le caselle non è
consigliabile.
Le riunioni
Il coordinatore regionale di Forza
Italia, Ugo Cappellacci, è stato il
primo a nominare Solinas e indicarlo
come candidato del centrodestra.
Dentro il partito c'è stato un tam
tam di voci che chiedevano una
brusca marcia indietro che
Cappellacci non intende fare. Il rischio di
una nuova spaccatura tra gli azzurri
è diventato concreto, perché
qualcuno è stato colto alla
sprovvista.
Il coordinatore regionale ha
deciso di riunire i quadri del
partito e confrontarsi con i
rappresentanti territoriali e
istituzionali. «Sarà affrontato il tema
della candidatura alla presidenza»,
dice Cappellacci, «alla cui scelta
Forza Italia intende dare un
contributo determinante». Programmi,
idee, suggerimenti ma difficilmente
nomi: la linea di Forza Italia
rimane quella anticipata da
Cappellacci al congresso sardista e
Solinas rimane il nome giusto.
I passaggi della Lega
Sia il deputato Guido De Martini che
il coordinatore regionale,
Eugenio Zoffili, non hanno mai detto
esplicitamente «Solinas è il
candidato alla presidenza della
Regione». Una delicatezza nei
confronti dei rappresentanti del
Carroccio sardo, bypassati dagli
eventi.
Di fatto, l'anticipo di Cappellacci
ha tolto per un momento lo
scettro alla Lega causando un
piccolo corto circuito, risolto con la
presenza di Zoffili al congresso. Da
qui la necessità di riprendere in
mano le redini, riconvocare il
tavolo e sentire anche il parere dei
riottosi, come i Riformatori pronti
all'Aventino.
Il programma
Il coordinatore regionale di
Fratelli d'Italia, Paolo Truzzu, punta su
Solinas e chiama gli alleati a un
ulteriore passo avanti: «È il
momento di concentrarci sul
programma. Venerdì chiuderemo
ufficialmente il capitolo della
candidatura e potremo iniziare la
campagna elettorale».
E sul programma si è soffermato
anche
Cappellacci che porterà
all'attenzione del tavolo temi come Zona
franca, trasporti, insularità,
revisione del piano paesaggistico e
sanità. Chiede che la parola fine
sul candidato spetti ai sardi anche
Silvio Meloni, coordinatore
regionale del Movimento nazionale per la
sovranità. Inoltre, Meloni
«riafferma e auspica che sia il candidato
presidente che gli aspiranti
consiglieri siano portatori delle qualità
indicate dal ministro Matteo
Salvini».
Candidato in pectore
Nonostante l'acclamazione, Solinas
ha voluto mantenere un profilo
basso, impegnato nella riconferma
alla segreteria sardista. Anzi, è
stato proprio l'esponente dei
Quattro mori a mettere le mani avanti
rimandando al tavolo la decisione
finale.
Un pro forma, tanto che lo
stesso Solinas, commentando la
candidatura di Massimo Zedda, parlava
già da avversario: «La corsa la
facciamo su noi stessi, senza guardare
in casa di nessuno».
Matteo Sau
SASSARI.
Il
sindaco Nicola Sanna verso la Regione
Potrebbe
correre alle elezioni
Una poltrona per le regionali, in
cambio del via libera per la
poltrona di sindaco. Il primo
cittadino di Sassari, Nicola Sanna,
lascerebbe palazzo Ducale cedendo il
testimone alle amministrative di
maggio all'ex senatore, Silvio Lai.
Il Pd, dopo avere decretato
l'incandidabilità di Sanna per un
mandato bis, spinge affinché il
sindaco si metta in prima fila per
conquistare uno scranno in
consiglio regionale.
Una caduta in piedi, offerta dopo
aver tastato
terreno poco confortante per
l'attuale primo cittadino.
Un passaggio che sarebbe stato reso
possibile dal ripensamento, sulla
candidatura regionale, del sindaco
di Ploaghe, Carlo Sotgiu, da mesi
ritenuto uno dei volti nuovi della
lista Pd. L'ufficialità di un sì o
di un no dovrebbe arrivare
mercoledì, nel corso dell'assemblea
cittadina del Pd, convocata con
all'ordine del giorno proprio la
discussione sulle prossime elezioni.
La
Nuova
Il Pd:
«Sì a Zedda candidato presidente senza primarie»
La
direzione a Oristano approva all'unanimità il documento
Applausi
per Pigliaru. Non correrà per un secondo mandato
ORISTANO La locomotiva Zedda ha un
altro vagone. Il primo è fatto dai
sindaci che hanno spinto e
sponsorizzato la candidatura del primo
cittadino di Cagliari alla guida
della coalizione di centrosinistra
per le Regionali. Ora c'è anche
l'endorsement anche del Pd. A Oristano
arriva il via libera alla
candidatura di Massimo Zedda senza passare
per le primarie. E nella città della
giudicessa Eleonora si compie un
doppio miracolo. Il Pd riesce per
una volta a non spaccarsi. E a non
litigare in modo feroce.
Il documento viene votato in modo
unitario da
tutta la direzione. È vero che
mancava Renato Soru, che le primarie le
aveva richieste, ma c'erano i
soriani, che alla fine hanno approvato
il documento. Il succo è nelle
ultime righe. «Il Partito democratico
della Sardegna assume la
disponibilità di Massimo Zedda alla
candidatura alla presidenza della
Regione al quale affidare questo
progetto sostenendolo, e conferendo
apposito mandato alla segreteria
regionale nel compiere ogni passo
finalizzato a costruire e sviluppare
un'alleanza civica e autonomista,
ampia e coesa per le prossime
elezioni regionali».
Pigliaru. Il governatore Pigliaru ha
parlato
quasi per primo. E ha sgomberato il
campo. Ha annunciato che non si
sarebbe ricandidato. «Sono qui per
dare un segnale di unità - dice - e
anche perché questo partito mi ha
affidato 5 anni fa la candidatura.
In vista del voto dobbiamo entrare
in campagna elettorale non
balbettando e con la consapevolezza
di quanto questa giunta ha fatto
fino ad ora. Dobbiamo ritrovare il
senso di comunità». E nel documento
del Pd c'è anche un passaggio
dedicato al governatore.
«Negli ultimi
anni sono emersi segnali di ripresa.
Segni frutto anche del lavoro
portato avanti in questi anni dal
presidente Francesco Pigliaru, al
quale va il nostro ringraziamento
per essersi messo a disposizione
anche in questa delicata fase di
costruzione di un nuovo progetto
civico generosamente, mettendo al
primo posto gli interessi dell'isola
e del suo progresso, anche
rinunciando a comunicare anticipatamente la
sua scelta di limitare a un solo mandato
il suo impegno, come aveva
sempre detto alle forze politiche
che lo avevano sostenuto».
Il dibattito. A parlare per primo è
il segretario Emanuele Cani, che di
fatto mette subito il dibattito in
direzione di un appoggio al
progetto portato avanti da Zedda.
«La scelta di Massimo Zedda di dare
la sua disponibilità a guidare la
coalizione è un punto d'arrivo
importante - afferma Cani -. Siamo
riusciti a costruire un pezzo di
coalizione importante e dobbiamo
offrire la nostra massima
collaborazione al sindaco di
Cagliari.
E trovare il modo per
realizzare una convergenza con il
Partito dei sardi e di
Autodeterminatzione. Perde spinta
l'ipotesi di primarie di coalizione.
Abbiamo un candidato che risponde a
certe caratteristiche come Zedda,
che gode di grande notorietà e
autorevolezza, credo si possano
evitare». Nella direzione prendono
parola l'ex senatore Silvio Lai, il
soriano Eliseo Secci, l'ex deputato
Ignazio Angioni, il sindaco di
Iglesias Mauro Usai e l'ex
parlamentare Siro Marrocu.
Tutti cercano di
unire il partito e dare una via di
uscita al tunnel in cui è finito il
Pd.Le alleanze. Resta da capire se
ci saranno altri vagoni che faranno
parte di questo convoglio. La
distanza col Partito dei sardi sembra
essere aumentata in questi giorni.
Il Pds ha lanciato le Primarias e
chiede per un'alleanza l'adesione al
voto sul referendum per la
nazione sarda. Nel documento finale
c'è un riferimento appena
accennato ai valori della sardità.
«Il Pd guarda con attenzione al
dibattito che si sta sviluppando
nelle forze politiche che si fondano
sulla identità sarda e che
propongono un confronto su tematiche che
fanno profondamente parte delle
culture fondatrici e dei protagonisti
dell'Autonomia sarda, da Lussu a
Dettori, a Cardia a Dessanay». Un po'
poco per sperare che il Pds diventi
un altro tassello di questa
alleanza. (l.roj)
lai all'attacco
«Due
volte alle urne in 30 giorni» e scoppia il caso sulla nomina di Giagoni
SASSARIIl doppio schiaffo
gialloverde. Il governo ha fissato la data
delle suppletive per la Camera nel
collegio di Cagliari per il 20
gennaio. Senza neanche sentire la
giunta regionale. Una decisione
presa in solitudine, che ha un
effetto negativo in particolare per le
tasche dei sardi. Perché le
Regionali sono state fissate appena un
mese dopo. In 34 giorni gli elettori
cagliaritani saranno chiamati due
volte alle urne. Una scelta che
costa oltre 2 milioni di euro per le
tasche dei contribuenti. E in totale
silenzio il governo ha anche
nominato un nuovo membro nella
commissione paritetica Stato-Regione.
Il vicesegretario della Lega in
Sardegna Dario Giagoni. In passato
sono sempre stati scelti giuristi,
magistrati, costituzionalisti. La
conferenza si occupa delle
controversie tra lo Stato e la Regione su
temi come il fisco, lo Statuto, i
trasporti. Temi tecnici. La polemica
sollevata dal centrosinistra è sulla
inesperienza di Giagoni. Il voto
a gennaio. A mettere in evidenza lo
scivolone di Stato è l'ex
parlamentare Pd, Silvio Lai.
«Il sindaco di Cagliari Massimo
Zedda ha
reso noto un fatto sfuggito ai più,
uno sgarbo istituzionale senza
precedenti che il Governo nella
figura del ministro dell'Interno ha
fatto alla Sardegna - spiega Lai -.
Il Governo ha fissato le elezioni
suppletive del collegio della Camera
di Cagliari per il 20 gennaio
senza alcuna interlocuzione con il
presidente della Regione. In
maniera ancora più colpevole
considerando il fatto che era in scadenza
il mandato e che la data delle Regionali
non è stata ancora fissata.
Una normale interlocuzione
istituzionale avrebbe consentito di
valutare una data intermedia tra
quella scelta dal governo per il 20
gennaio e quella del 24 febbraio,
ultima possibile ipotizzata per le
regionali. La scelta unilaterale del
governo costa alla Regione oltre
2 milioni di euro in più salvo che
non decida di anticipare le
regionali al 20 gennaio». Pigliaru
dovrà sentire le forze politiche e
valutare l'anticipazione. Caso
Giagoni.
E Lai mette in evidenza
un'altra scelta del governo. «Un
secondo sgarbo», lo definisce, che
nei corridoi della politica ha da
qualche giorno ha monopolizzato
l'attenzione. Il governo
grillo-leghista ha nominato come membro della
commissione paritetica Stato-Regione
il vicepresidente della Lega nord
Sardegna Dario Giagoni, non proprio
un esperto di questioni
giuridiche, costituzionali e
finanziarie.
Lai spiega che è sempre
stata prassi scegliere giuristi di
alto profilo a rappresentare
l'isola in questa commissione che si
occupa di argomenti delicatissimi
come l'attuazione dello Statuto
sardo, le competenze sulle entrate
finanziarie, la soluzione dei
conflitti giuridici Stato-Regione, la
continuità marittima. «Lo sgarbo
istituzionale è confermato da un
secondo recente episodio dato dal
rinnovo della commissione paritetica
Stato Regione che predispone le
norme di attuazione dello Statuto, per
esempio l'esercizio di nuove
funzioni e deleghe, la definizione e
l'interpretazione delle diverse
componenti delle entrate finanziarie o
la soluzione di conflitti giuridici
tra regione e governo - aggiunge
Lai -. Come ha ricordato il
presidente Gianfranco Ganau, in 70 anni di
autonomia abbiamo sviluppato solo un
terzo delle norme di attuazione
del Trentino e la metà del Friuli,
ma negli ultimi anni il lavoro
della commissione ha prodotto
diverse soluzioni.
Nella storia
dell'autonomia, in anni recenti,
sono stati sempre esperti giuridici,
anche quando rappresentanti
istituzionali, e in generale docenti
universitari, magistrati, alti
dirigenti della Regione a confrontarsi
sulle norme costituzionali e sulla
loro interpretazione, per
consentire l'ampliamento delle
funzioni dello Statuto dell'autonomia.
Ora il Governo ha scelto come
componente di questa delicata
commissione un diplomato in materie
tecniche privo di competenze
giuridiche, con l'unica possibile
motivazione che è vicecommissario
della Lega in Sardegna.
Se questo è a tutela degli interessi
dell'isola bene. Ma a prima vista mi
pare si sia confuso un luogo dove
serve una decisiva competenza
giuridica con un posto qualunque da
occupare. Quale sarà il contributo
che quel rappresentante darà quando
dovrà interpretare le norme dello
Statuto o l'applicazione di leggi
nazionali lo vedremo nel tempo».
(l.roj)
Gli
attivisti protestano per l'esclusione di uno dei favoriti
I
candidati sono 26. In 5 andranno al secondo turno
M5s, voto
avvelenato partenza con polemica per le Regionarie
di Claudio Zoccheddu
SASSARI
I candidati sono 26 ma a fare
notizia è l'unico assente. Luca Piras,
docente universitario che si era
piazzato alle spalle di Mario Puddu
dopo il primo tentativo di
"regionarie", non figura nell'elenco dei
votabili on line sulla piattaforma
Rousseau. Non c'è nemmeno Graziano
Porcu, consigliere comunale di
Alghero che non è stato ammesso alle
Regionarie. C'è invece Francesco
Desogus, che gli spifferi che
filtrano dal Movimento danno molto
vicino al binomio Puddu-Corda e,
quindi, possibile vincitore anche
dopo il secondo turno di votazione a
cui accederanno solo i 5 candidati più
votati.
L'assenza di Piras e
Porcu nell'elenco pubblicato su
Rousseau non è stata giustificata
dagli esponenti grillini ma ha
sollevato un polverone tra gli iscritti
al Movimento che hanno parlato
apertamente di "assenza di trasparenza"
e di "votazioni pilotate"
da una non meglio qualificata "eminenza
grigia del M5s". Spiegare
l'assenza di Piras, che al primo voto on
line aveva raccolto più di 400
preferenze, non è semplice. Il docente
di Finanza aziendale era stato
giudicato idoneo e aveva già
partecipato alle regionarie estive -
quelle che avevano sancito il
trionfo di Puddu che aveva raccolto
quasi mille voti - ma non è stato
ammesso a quelle autunnali.
Il voto. Su Rousseau era possibile
esprimere una preferenza dalle 10
del mattino di ieri sino alle 22.
Tutto si è consumato on line, come
impone la filosofia grillina, ma la
Sardegna è stata il laboratorio per
testare la novità del secondo
turno. Per scremare la lista dei
candidati, e per evitare che i
distacchi si misurassero su una
manciata di voti, la costola sarda del
Movimento 5 stelle ha ottenuto l'ok
sulla divisione delle regionarie
in due turni. Il primo si è
consumato ieri, il secondo potrebbe andare
in scena entro pochi giorni, forse
durante la settimana, ma non è
stata comunicata una data certa.
Così come non è stata chiarita la
possibilità che il secondo turno di
regionarie possa essere aperto
anche a figure esterne al Movimento.
I candidati. Sono Pierluigi Lavra
(42) di Assemini, impiegato; Antonio
Pilloni (59) di Quartu
Sant'Elena, medico; Roberto Sanna
(52) di Codrongianos (professione
non indicata); Maria Carmela Deidda
(56) di Assemini, pensionata;
Ivano Botticini (56) di Sarroch,
libero professionista; Giovanni Maria
Soro (64) di Sassari, dipendente
pubblico; Anna Sulis (56) di Quartu
Sant'Elena, dipendente pubblica;
Gianluca Mandas (38) di Elmas, libero
professionista; Giuseppe Meloni (59)
di Sedilo, pensionato; Marcello
Cherchi (52) di Sassari, insegnante;
Gianfranco Massa (53) di
Sant'Antioco, imprenditore; Tonino Bande
(61) di Orani, dipendente
pubblico; Antonio Giovanni Riu (43)
di Oristano, funzionario; Gianluca
Demontis (49) di Quartucciu,
insegnante; Erminio Spanu (55) di
Cagliari, dipendente pubblico;
Salvatore Bussu (49) di Alghero,
agente; Francesco Desogus (58) di
Sestu, funzionario; Michele Ortu
(53) di Cagliari, imprenditore;
Donato Forcillo (31) di Porto Torres,
impiegato; Giorgio Dessì (60) di
Sant'Antioco (professione non
indicata); Benedetto Pani (30) di
Cagliari, medico; Roberto Pani (54)
di Sassari, impiegato; Fabio
Zoccheddu (36) di Marrubiu, disoccupato;
Emanuele Sias (45) di Oristano,
agente; Massimiliano Tronci (50) di
Quartucciu, dipendente pubblico;
Piergiorgio Vacca (58) di Cagliari,
dipendente pubblico.
Pittalis:
sì al referendum sulla nazione
Il
deputato di Fi: «Una questione importante che mette al centro l'autonomia»
SASSARI
L'idea ha fatto breccia tra le fila
avversarie. E mentre è ormai
partito il conto alla rovescia per
le Primarias, previste sia alle
urne sia on line dal 6 al 16
dicembre, che nei due quesiti proposti
agli elettori comprende un
referendum sulla "Nazione Sarda", è
arrivato un appoggio del tutto
imprevisto, perlomeno sulla linea
teorica. Infatti il quesito suscita
interesse non solo nella schiera
di chi lo ha programmato, il Partito
dei sardi di Paolo Maninchedda.
A schierarsi a favore della
consultazione c'è infatti anche il deputato
di Forza Italia Pietro Pittalis: «Un
tema quasi esorcizzato e
abbandonato dagli schieramenti -
rimarca il parlamentare -. Presumo
che la consultazione riapra la
questione che riguarda una maggiore
autonomia per la Sardegna, che deve
colmare una distanza importante
nei confronti dello Stato, anche
alla luce del salto in avanti
compiuto dalle Regioni del Nord Est».
Per l'esponente azzurro il
referendum proposto dal Partito dei
Sardi è «una sfida importante per
la nostra isola ma anche una spinta
per uscire dalla subalternità
politica nella quale la Sardegna è
spesso confinata». Quella di Pietro
Pittalis è una posizione piuttosto
insolita nella galassia forzista ma
il parlamentare azzurro non si è
spinto oltre alla "questione sarda" e
non ha commentato, ad esempio, il
secondo quesito a cui sono chiamati
a rispondere gli elettori che
riguarda la scelta del candidato alla
presidenza della Regione.
Sindaco
Sassari vicino a candidatura col Pd
SASSARI. Si apre la porta della
candidatura alle prossime regionali
per il sindaco di Sassari, Nicola
Sanna. E per la corsa a Palazzo
Ducale esce allo scoperto il nome
dell'ex senatore Silvio Lai. A dare
la "mossa" il passo
indietro, per ragioni personali, del sindaco di
Ploaghe, Carlo Sotgiu, uno dei volti
nuovi della lista Pd alle
Regionali. Che ha costretto l'area
Lotto, di cui Sotgiu fa parte, ad
aumentare il pressing su Sanna per
convincerlo a coprire la casella
lasciata vuota in lista. Soluzione
gradita anche a gran parte dei Dem
sassaresi, ostili a un secondo
mandato Sanna.
Se il primo cittadino si
dirigesse verso Cagliari il Pd
potrebbe infatti archiviare le primarie
per le amministrative di maggio
lasciando libera la corsia per palazzo
Ducale a un candidato unitario, che
potrebbe essere proprio Lai. Unità
solo teorica in realtà, visto che se
non sarà Sanna-bis, parte dei Dem
cittadini (soprattutto l'area più
"movimentista", con l'assessore al
Bilancio Simone Campus pronto a
scendere in campo in prima persona)
chiederanno comunque le primarie.
Sanna si trincera dietro un laconico
«non mi risulta». Decisiva
l'assemblea cittadina del Pd in programma
domani. (g.bua)
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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