lunedì 20 gennaio 2020

Bettino Craxi e quella grande schiera di adulatori. Di Lucia Chessa.



La riabilitazione di Craxi, quasi la celebrazione, da speranza ad ogni corrotto, ogni erogatore e raccoglitore di tangenti, ogni destinatario di voti di scambio e, per estensione, a tutti quelli che usano la politica per curarsi, anzitutto, il proprio interesse personale, sia esso un interesse economico, sia esso un interesse di conservazione della propria posizione di potere. Così è!

Il coro di celebratori craxiani da, ai corrotti che infestano l’Italia conferendole il primato europeo, in compagnia della sola Romania, un senso di assoluzione generale, morale e culturale. Rende chiara la dimensione dell’indulgenza compiacente che accompagna il maneggio permanente delle piccole e grandi combriccole. Si lavora a radicare, più di quanto non sia già radicata, l’idea che "si fa così", che in fondo "è normale" e che, chi si dissocia è uno stupido ingenuo che non ha ancora capito come gira il mondo.

Ho il più grande disprezzo per tutti coloro che utilizzano a fini personali i loro ruoli politici e istituzionali, tutti quelli che, anche non veleggiando tra le altezze dei miliardi craxiani, praticano voto di scambio, si appropriano indebitamente di personali vantaggi economici, fanno i boss della politica protetti dal consenso di una rete di clientele costruite in anni di assunzioni interinali, piccoli favorini, piccole precedenze, a volte solo generiche promesse che servono a tenere con il cappio al collo disperati il cui diritto viene appositamente trasformato in favore. Gente che, anche vicino a te, rende l’aria pesante e a volte irrespirabile.

Lucia Chessa

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