venerdì 29 settembre 2017

08 Ottobre, presentazione del libro "Il Selfie di nonna Peppina" di Jenna

Oranizzato da “Sa Babbaiola”

Domenica 08 Ottobre 2017, Ore 18:00,
Bari Sardo Centro Civico,
Piazza Repubblica, presentazione del libro
"Il Selfie di nonna Peppina" di Jenna.
Antichi rimedi per curare il corpo e la mente.
Proiezione tra comicità e tradizioni della cultura popolare sarda Una serata alla scoperta di nonna Peppina (Triei, classe 1926)...

Info sul libro:
Video Nonna Peppina

Il Selfie di Nonna Peppina è un racconto leggero, a volte molto comico ma ugualmente profondo, in una commistione di sardo, inglese e italiano.

Parla di una ragazza inglese di nome Joy che studia culinaria a Londra. Arriva in Sardegna, terra di sua madre, per imparare alcune ricette italiane che vuole presentare al suo esame finale del corso di cucina. La madre di Joy lasciò la Sardegna per trasferirsi in Inghilterra molti anni prima, e senza mai spiegare il vero motivo di quel trasferimento.

Joy trascorrerà dieci giorni in un piccolo paese in montagna ospite a casa della signora Maria Concetta Puddu, una vecchia amica di sua madre. Maria vive con suo marito Bachisio e sua suocera Nonna Peppina, una vecchietta spiritosa e divertente esperta in cure tradizionali che pratica per coloro che gliene fanno richiesta quasi sempre con conseguenze molto comiche.

La storia è divisa in 10 capitoli, in ogni capitolo si descrive una ricetta con un ingrediente che è anche utilizzato dalla Nonna Peppina per i suoi preparati. La nonna appare quasi sempre seduta su una seggiolina di ferula vicino al camino. In alcuni capitoli racconta una storia della tradizione popolare sarda sempre con una venatura ironica.

Daniela Melis


06 Ottobre. The Elephant Man – Cineforum



Organizzato da Controvisione
Venerdì 06 Ottobre dalle ore 17:30 alle ore 20:30
Biblioteca del distretto delle vicende umane, Università di Cagliari.
Via Trentino snc, Cagliari.
Elephant man. 

Un film di David Lynch. 
Con 
John HurtAnthony Hopkins, Anne Bancroft, John Gielgud, Wendy Hiller, Freddie Jones, Michael Elphick, Hannah Gordon, Helen Ryan, John Standing, Dexter Fletcher, Lesley Dunlop, Claire Davenport, Lydia Lisle, Orla Pederson, Pat Gorman.

Gran Bretagna/USA, 1980.

06.10.2017, 
presentazione h.17.30, proiezione h. 17.45. A seguire, dibattito. 
Biblioteca Dante Alighieri.

Dopo il surreale 
EraserheadDavid Lynch conferma l'utilizzo del bianco e nero, stravolge completamente il suo paradigma narrativo, ma continua a presentare sul grande schermo il tema del personaggio bizzarro e dei freaks deformi e disturbanti. È forse questo l'unico punto d'incontro tra il film d'esordio del regista di Missoula e The Elephant Man?

Seppur possano apparire due opere molto diverse tra loro, in realtà, i due film nascondono alcune profonde similituidini... Ma non vogliamo raccontarvi troppo, vi aspettiamo il 6 ottobre ;)


Tre punti chiave per leggere la politica europea, alla luce delle elezioni Tedesche. Di Simone Oggionni.


Viviamo tempi di profondi cambiamenti. La guerra a scacchi sul nucleare tra le due Coree, il Giappone e gli Stati Uniti; il Medio Oriente sempre più instabile; l'avanzata di Russia e Cina, da integrare necessariamente in un nuovo sistema multipolare; movimenti e sommovimenti volti a ridefinire i confini nazionali, persino nel cuore dell'Europa, che mettono in discussione le nostre certezze. Federalismo, identità nazionali, Stati, confini, sovranità: le grandi questioni del Novecento e del nuovo secolo, da rispolverare e riattrezzare.
E dentro quest'Europa, le elezioni politiche di in Germania, una vera e propria cartina di tornasole della fase che stiamo attraversando. Offro tre riflessioni schematiche, a mio avviso essenziali.
La prima è una constatazione. La Spd crolla. Perde due milioni di voti, il 17% del proprio elettorato, raggiungendo il minimo storico. Una prima analisi dei flussi dice che il primo partito a trarre vantaggio dal suo crollo è il partito di estrema destra Afd (500mila elettori Spd che passano ad Afd), il secondo è il partito di destra liberale Fdp (430mila voti). Verrebbe da dire: chi semina vento raccoglie tempesta. La grande coalizione all'opera, le sue politiche d'austerità, determinano la fine della grande coalizione (arretra anche il partito di Angela Merkel) e una svolta a destra del quadro politico complessivo. La pure interessante e coraggiosa campagna elettorale di Schulz non è bastata a cancellare anni di corresponsabilità e subalternità.

Questa, appunto, è la seconda riflessione che emerge dai numeri: la Germania va a destra. I liberali guadagnano in quattro anni tre milioni di voti, facendo il pieno di vecchi voti della Cdu e della Spd. E l'estrema destra dell'Afd accresce del 185% il proprio elettorato: quattro milioni di voti in quattro anni entrando nel Bundestag con 94 deputati e conquistando persino la maggioranza in Sassonia. Come non correlare questo exploit al malcontento diffuso a livello popolare e alle paure indotte dalla gestione dell'immigrazione e della sicurezza interna, così come a una politica economica e sociale che ha diffuso incertezze e precarietà? Si ripropone, in maniera inquietante, il monito a non sottovalutare le crisi di stabilità del sistema, che spesso anticipano e favoriscono torsioni autoritarie e reazionarie.

La terza e ultima riflessione riguarda la sinistra. Il risultato di Die Linke è l'unico spiraglio di luce. Guadagna mezzo milione di voti, più dell'11% del proprio elettorato nel 2013, cresce soprattutto all'Est – dove evidentemente è ancora percepibile un'antica e recente capacità di governo democratico nell'interesse dei ceti popolari – e compensa, seppure in minima parte, la crisi della socialdemocrazia. In quella "minima parte" c'è però il problema più grande con il quale Die Linke si deve confrontare, così come dobbiamo fare nel resto d'Europa.

La sinistra europea a sinistra della famiglia socialista non è in grado (oggi e, sola, neppure in prospettiva) di colmare il vuoto di voti, credibilità, spazio politico, capacità di governo, che il socialismo europeo in crisi approfondisce anno dopo anno. Qui si colloca il terreno della nostra ricerca, che da anni proviamo a proporre, invero con una dose di tenacia inversamente proporzionale al credito che questa analisi riceve all'interno dei gruppi dirigenti della sinistra italiana.
Se il socialismo europeo è tragicamente in crisi, è pure vero che al suo interno si sono mosse in questi anni energie ed esperienze vitali, semplicemente decisive e imprescindibili per la costruzione di una nuova soggettività europea della sinistra, che le contenga così come contenga le forze e le famiglie dell'ecologismo anti-liberista e della sinistra di governo e radicale esterne al Pse (di cui le forze comuniste o post-comuniste sono inevitabilmente il perno).
Il tema di fronte al quale siamo posti è precisamente questo: cambiare tutto, rifiutare ogni approdo sicuro, ogni ritorno alla foresta verso schemi che non dicono più nulla. Né quelli, gloriosi, a partire dall'Italia, che in passato hanno significato partiti di massa, consenso, conflittualità e forza egemonica culturale. Né quelli che negli ultimi anni hanno firmato corresponsabilmente le grandi coalizioni e il ripiegamento dei diritti del mondo del lavoro in tutta Europa, non capendo la globalizzazione e non cogliendo le tendenze di fondo della fase che si apriva.

Lavorare per una nuova soggettività europea della sinistra, radicale e di governo, non significa assecondare tensioni settarie e men che meno è la riproposizione di famiglie, tradizioni, identità, simbologie marginali o minoritarie. È la proposta di una ricerca in campo aperto, veramente libera, veramente eretica, senza la quale saremo purtroppo destinati a essere travolti dalle nostre stesse macerie.
Simone Oggionni.
http://www.reblab.it/


mercoledì 27 settembre 2017

Molentargius: un disastro ambientale sottovalutato. Di Claudia Zuncheddu.


A distanza di settimane dall’incendio della discarica abusiva nell’oasi di Molentargius a tutt’oggi non è dato conoscere ai cittadini di Quartu e di Cagliari l’esito della verifica della qualità dell’aria nelle zone interessate dalla diffusione della nube tossica.

La palese sottovalutazione del disastro ambientale potrebbe avere costi molto alti in termini di salute per i cittadini. L’Arpas con l’ausilio di laboratori mobili, posizionati nei siti critici, è in grado di calibrare lo stato di salute dell’aria nel giro di 24 ore. Preoccupa che non siano stati ancora resi pubblici i dati rilevati rispetto ad esempio al particolato, agli idrocarburi volatili e alle diossine.

Per il monitoraggio corretto del particolato è importante che le centraline dell’Arpas rilevino non solo i PM 10 ma anche i più fini, poiché più insidiosi per la salute come i PM 2,5 e l’ultrafine. Si tratta di particelle dannose facilmente inalabili, prodotte dalla combustione di rifiuti tossici e non.

Altri possibili inquinanti emessi per combustione della plastica sono le diossine. Queste esplicano effetti nocivi per inalazione, per contatto, per ingestione di alimenti contaminati, compreso il latte materno. Sottostimare l’aspetto della salute ambientale e dei numerosi cittadini che hanno accusato difficoltà respiratoria, cefalea e nausea non è una scelta corretta seppur mirata a tranquillizzare le comunità e a non creare allarme. I cittadini devono essere informati.

I sindaci che si sono alternati nelle amministrazioni delle città interessate al parco nel cui fragile ecosistema si è stratificata nel tempo la pericolosa discarica dei misteri, hanno responsabilità penali per danni alla salute ambientale e delle cittadinanze.

Il problema oggi non è solo soffocare l’incendio con camion di argilla e tacere sull’accaduto, ma verificare lo stato di salute delle persone, dell’aria, dell’acqua e del territorio ed approntare un piano serio di bonifica del sito inquinato.

Di fronte al disastro ambientale che richiede assunzione di responsabilità a partire dalle amministrazioni locali, le dichiarazioni del sindaco dell’area metropolitana: “chi sa parli”, fa sorridere per la superficialità e preoccupare per l’inconsapevolezza.

Claudia Zuncheddu – Sardigna Libera


Libe.r.u. sarà in Catalogna per sostenere l'indipendenza e la democrazia contro la rabbiosa reazione unionista.


Dal 28 settembre al 3 ottobre una delegazione ufficiale di Libe.r.u. sarà in Catalogna per sostenere il referendum in cui si chiede ai cittadini se vogliono costituire una repubblica catalana indipendente. Il referendum, che si svolgerà il 1° ottobre, è stato dichiarato illegale dallo Stato spagnolo e, per questo motivo, migliaia di agenti cercheranno in ogni modo di impedirne lo svolgimento.

Le reazioni della Spagna di fronte a questo processo democratico ne rivelano la sua essenza totalitaria e repressiva. Una violentissima campagna mediatica filospagnola è stata accompagnata da operazioni di polizia nei confronti del governo catalano, dei partiti, delle associazioni indipendentiste, con l’arresto di 16 membri del governo e dell’amministrazione, col sequestro di milioni di schede elettorali e volantini, con frequenti perquisizioni di stamperie, uffici regionali, sedi di partiti e associazioni, negozi e case di liberi cittadini.

La rabbiosa reazione unionista, che mira ad impedire a un popolo il diritto di esprimere democraticamente la propria opinione, arriva in questi giorni a recintare e presidiare scuole e uffici dove si potrebbero allestire seggi, proibendo qualsiasi operazione di voto nel raggio di ulteriori cento metri, sequestrando ancora milioni di schede elettorali, urne e materiale elettorale, minacciando di denunce e multe, oscurando ben 140 pagine web. Davanti a queste misure antidemocratiche e repressive Libe.r.u. si schiera decisamente dalla parte del popolo catalano, senza se e senza ma.

Nella giornata del 30 settembre la delegazione ufficiale di Libe.r.u. farà parte della grande Assemblea che si svolgerà all’Università di Barcellona, in cui saranno presenti tutte le delegazioni internazionali. La delegazione, oltre a vigilare sulle operazioni e testimoniare al popolo sardo lo svolgersi degli eventi , avrà lo scopo di portare a tutto il popolo catalano e alla nascente Repubblica di Catalogna un segno tangibile di vicinanza e di solidarietà internazionalista.

Libe.r.u. – Lìberos Rispetados Uguales

Dal 06 al 26 Ottobre: Settimane del Benessere Psicologico



In occasione della Settimane del Benessere Psicologico, è possibile richiedere una consulenza psicologica informativa gratuita (nei giorni indicati) agli psicologi aderenti all’iniziativa.

Si tratta di un' importante iniziativa organizzata dall'Ordine degli Psicologi della Regione Sardegna.

Insieme a questa, ci saranno altre iniziative finalizzate a diffondere una cultura psicologica: informare la cittadinanza circa le competenze e le aree di intervento dello psicologo, facilitare l' incontro tra professionisti del settore e cittadini, promuovere il benessere psicologico.

Durante la settimana del benessere psicologico, sarà possibile prenotare una consulenza informativa gratuita

con la Dott.ssa Michela Tascedda (Psicologa, psicoterapeuta) chiamando al numero 3921538185

Rassegna stampa 27 Settembre 2017

Altri sbarchi nella notte sull'Isola - Continua l'emergenza migranti
Oggi alle 07:37 - ultimo aggiornamento alle 08:20

Migranti su un barchino

Dopo la giornata di ieri, segnata dagli sbarchi di migranti che hanno superato, ora dopo ora quota 160, anche questa notte è stata caratterizzata dagli arrivi di profughi. Secondo quanto comunicato dai carabinieri, 17 persone sono sbarcate a Cala Sapone di Sant'Antioco, una dozzina sono arrivati a Porto Pino - e tra questi si segnala la presenza di un bimbo - mentre altri 20 sono stati soccorsi all'interno del porto di Sant'Antioco, sbarcati direttamente davanti alla sezione navale della Finanza. (Redazione Online/m.c.-m.v.)

Migranti, rotta sul Sulcis: 10 sbarchi in poche ore Circa 180 nordafricani arrivati a Sant'Antioco, Porto Pino e Chia.

SANT'ANNA ARRESI Centosettantanove migranti in meno di ventiquattr'ore, 201 se il conto parte da sabato. In quattro giorni l'equivalente di quanti avevano raggiunto le coste del Sulcis nei primi due mesi dell'anno. Insomma, una ripresa in grande stile degli sbarchi sulle coste meridionali dell'Isola. La rotta Annaba-Sulcis, al di là dei proclami, ha dimostrato di essere più battuta che mai. E ieri a Porto Pino, località marina di Sant'Anna Arresi, così come a Domus De Maria, Sant'Antioco e Teulada, è andata in scena l'ennesima puntata dell'emergenza migranti con decine di barchini arrivati sin dentro i porti o intercettati a poche miglia dalla costa con il loro carico di speranza e disperazione.

LUNGA NOTTATA Le prime avvisaglie di una nuova ondata si sono avute nella notte tra sabato e domenica. In ventidue, tutti dichiaranti nazionalità algerina, giovani e in buona salute, erano stati bloccati al largo di Capo Teulada e dentro il porto di Sant'Antioco dagli uomini della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto di Ponti. Ma erano solo l'avanguardia di quello che ieri, probabilmente, è stato uno degli sbarchi più massicci mai visti in zona, con 184 nordafricani che hanno messo piede nel Sulcis. Tra di loro anche due donne e un bambino.

Quasi tutti hanno dichiarato di essere algerini, altri di provenire dal Marocco, dalla Tunisia e persino dalla Siria. Il primo gruppo di 62 persone è stato intercettato a Porto Pino poco dopo le 23 di lunedì dagli uomini del reparto aeronavale della Guardia di Finanza. Sempre nella località marina di Sant'Anna Arresi, poche ore dopo, altri 26 migranti, sono stati bloccati dopo lo sbarco dai carabinieri della Compagnia di Carbonia. Quattordici, avvistati da un mercantile nel canale di Sardegna, sono stati soccorsi dalla Guardia costiera di Cagliari. Altri quattro sono stati bloccati a Chia, sulla costa di Domus De Maria. In mattinata nove sono giunti a Sant'Antioco: cinque sono stati trovati nella piazza del paese, gli altri invece si sono consegnati agli uomini delle Fiamme gialle.

IN VIAGGIO Ma è sempre a Porto Pino, ormai approdo d'eccellenza, che ieri mattina si è registrato l'altro corposo sbarco: 37 migranti (tra cui due donne e un bambino), a bordo di due barchini, sono arrivati sin dentro il porto canale. Ad accoglierli i carabinieri delle stazioni di Santadi, Giba e Tratalias. Altri 9 sono stati rintracciati poco distante, nei pressi di Corrumanciu, località nel bel mezzo dello stagno de Is Brebeis.

Tutti (compresi alcuni intenti a far colazione in un bar di Porto Pino) erano in buone condizioni di salute, ben vestiti e con soldi per affrontare probabilmente il resto del viaggio verso altre destinazioni. Più tardi altri 13, appena sbarcati nell'area militare di Porto Tramatzu, sono stati bloccati dai carabinieri della base. Nel pomeriggio i militari hanno intercettato e preso in consegna cinque migranti a Is Arenas Biancas, le dune di sabbia tra Sant'Anna Arresi e Teulada. In serata, infine, si è avuta notizia di un ultimo barchino in arrivo, non si sa con quante persone a bordo. Per tutti, dopo una prima perquisizione, è stato disposto il trasferimento in bus al Centro di prima accoglienza di Monastir.

I NUMERI Nel frattempo però procedono, e sono stati intensificati, i pattugliamenti nel canale di Sardegna. Anche se, a giudicare dal mare non proprio ideale per una traversata dall'Algeria alle coste meridionali sarde e le buone condizioni generali in cui sono arrivati i migranti, è rispuntata prepotente l'ipotesi, più volte fugata ma mai
abbandonata del tutto, che il viaggio non avvenga interamente con i piccoli barchini in legno o vetroresina, ma che venga agevolato da
natanti di più grossa stazza al largo. Si tratterebbe di una sorta di “nave hub”, ossia di una centrale di smistamento galleggiante a diverse miglia dalle coste del Sulcis. Coste che nel 2016 hanno visto lo sbarco di 1.106 migranti e che a oggi, a più di tre mesi dalla fine del 2017, ne ha già contati ben 1.088.

Maurizio Locci

REAZIONI. Il centrodestra contro la linea di Palazzo Chigi. Pili
(Unidos): rischio terrorismo
«Patto con l'Algeria? Tutto inutile»

«Dopo gli accordi con l'Algeria sbandierati dal ministro Minniti, gli
sbarchi di clandestini algerini in Sardegna non solo non sono cessati
ma sono anche aumentati. Erano forse patti scritti con l'inchiostro
simpatico? Si sono forse dimenticati di avvisare i trafficanti di
persone umane?», si chiede il coordinatore regionale di Forza Italia
Ugo Cappellacci.

La nuova ondata di sbarchi riapre un canale di polemiche che
nell'ultimo mese sembrava accantonato. C'è addirittura chi chiede «un
blocco navale e espulsioni di massa», come il deputato di Fdi-An Bruno
Murgia, che ha inviato a Minniti un'interrogazione urgente: «La
situazione è insostenibile. Sappiamo che gli algerini sono pericolosi
e vanno in giro per le nostre città più o meno tranquillamente. E
questo non è accettabile», sostiene il parlamentare.
Mauro Pili (Unidos) punta il dito contro «l'accordo tanto decantato da
Pigliaru e Minniti. Si tratta di un vero e proprio fallimento su una
rotta delicatissima, considerato che proprio dall'Algeria si è
registrato con certezza lo sbarco nel Sulcis di uno dei terroristi di
Charleroi. Una rotta incontrollata e a forte rischio terrorismo. È
notorio che dalle coste algerine non può esserci una migrazione
economica e tantomeno di guerra e quindi i pericoli sono decisamente
più rilevanti».

L'europarlamentare di Forza Italia Stefano Maullu sottolinea come
siano mutati i canali dei trafficanti di uomini nordafricani: «Ormai
siamo di fronte a un fatto abbastanza evidente: la rotta libica non è
più l'unica via scelta dai migranti per espatriare, ora i profughi
partono anche da Tunisia e Algeria. Secondo la Reuters, tra luglio e
settembre, i migranti partiti dalla Tunisia sono stati addirittura
3mila». Di questi, Qualche centinaio è approdato in Sardegna, sulle
coste del Sulcis.

CONSIGLIO. Approvato il passaggio agli articoli del documento.
Tensioni dentro il Pd sull'Areus
Ospedali, crepe in maggioranza
Primo sì alla riforma ma con l'astensione di Campo progressista

La maggioranza evita scivoloni ai blocchi di partenza sulla rete
ospedaliera, ma non riesce a ricucire tutti gli strappi. Ci sono
ancora tanti dubbi sul testo che riorganizza le cure in Sardegna,
tanto che i due esponenti di Campo progressista, Anna Maria Busia e
Francesco Agus , scelgono l'astensione al momento di votare il
passaggio agli articoli. Troppi i dubbi per firmare una cambiale in
bianco di una riforma che «presenta diverse criticità», spiega la
consigliera. Sceglie di non votare anche l'esponente del gruppo
Psd'Az-La Base, Domenico Gallus .

IL RICORSO Legato alla rete ospedaliera c'è il servizio di elisoccorso
che potrebbe subire un ulteriore rallentamento prima di entrare a
regime. Infatti, ci sarebbe il ricorso presentato al Tar da parte di
alcune ditte, impossibilitate a partecipare al bando a causa dei
criteri eccessivamente restrittivi che chiedono la sospensiva della
gara.

LA GIORNATA Per il resto, il tenore degli interventi è una lunga
carrellata dei temi che, in questi mesi hanno animato il confronto e
lo scontro. Approvare la riforma, però, è necessario, come sottolinea
il capogruppo del Pd, Pietro Cocco : «Se non concludiamo il percorso,
rischiamo di subire una riorganizzazione ospedaliera fatta da altre
persone».

LE SPINE Il Partito dei sardi pone alcune questioni senza le quali non
voterà la riforma. Si tratta soprattutto di «definire meglio il ruolo
degli ospedali di comunità, capire quale sia il margine delle deroghe
e stabilire le regole per la sanità privata», sottolinea il
capogruppo, Gianfranco Congiu . Dai bachi di Campo progressista,
Francesco Agus , parla di «riforma monca senza la rete delle cure
territoriali e l'emergenza-urgenza».

LE DEROGHE Lo scontro è soprattutto su quanto il provvedimento della
Giunta sia più vicino alle esigenze dei sardi rispetto a ciò che
impone il ministero. Il presidente della commissione Sanità, Mondo
Perra (Psi), assicura che «non ci sarà nessuna chiusura di ospedali e
che la riduzione dei posti letto non coincide con una diminuzione
delle cure». Escludendo le strutture private dal computo, i posti
letto passano da 4905 attuali a 4.643: «Sono tarati sulle reali
necessità dei sardi», sottolinea Gigi Ruggeri (Pd). Eppure per
l'opposizione la riforma è fortemente viziata dal decreto ministeriale
che impone una serie di target (basati soprattutto sulla popolazione)
per decidere la classificazione degli ospedali. La relazione per la
minoranza è affidata a Edoardo Tocco (FI), critico nei confronti del
centrosinistra, colpevole di «non aver ascoltato i cittadini e reso
più semplice un documento scritto male».

Il capogruppo azzurro, Pietro
Pittalis , evidenzia le «contraddizioni della maggioranza che nelle
piazze critica la riforma». Bocciata anche la visione riformista del
centrosinistra colpevole di «accentrare al nord e al sud le specialità
abbandonando i territori del centro Sardegna. Il consigliere dei
Riformatori, Michele Cossa , boccia una riforma fonte di «tensioni e
contrapposizioni», mentreGiorgio Oppi (Udc) ricorda quanto pesi il
«futuro incerto del Mater Olbia», sulla riorganizzazione degli
ospedali».

LA DIFESA L'assessore Luigi Arru aspetta la fine del dibattito per
ribattere colpo su colpo e fugare i dubbi della sua stessa coalizione.
«Mettiamo al centro della nostra azione l'interesse dei sardi - dice -
senza chiudere nemmeno un ospedale». Il titolare della Sanità ricorda
«l'utilizzo delle deroghe per rendere più aderente al territorio la
riforma». Alla fine l'invito a «smetterla di drammatizzare perché la
Giunta non fa macelleria sociale».

LA NOMINA Il ritardo sulla nomina del direttore generale dell'Areus è
una questione interna al Pd. Arru punta su Giorgio Lenzotti mentre una
parte del Pd (Ganau con i Popolari-riformisti) punta su Piero Delogu.
Oggi in Giunta potrebbe arrivare una mediazione con la nomina di
Lenzotti a direttore generale e Delogu direttore sanitario.
Matteo Sau

Sit-in della Rete per la sanità pubblica e Consiglio comunale
straordinario di Carbonia
E fuori dall'Aula esplode la protesta

In Aula la discussione generale, fuori la contestazione. A venti
giorni dall'ultimo corteo ritorna in piazza la Rete sarda Difesa della
sanità pubblica. Lo fa con un sit-in a Cagliari davanti al Consiglio
regionale, per dire no alla riforma della rete ospedaliera. E sempre
in via Roma, per lo stesso motivo, si riunisce in seduta straordinaria
il Consiglio comunale di Carbonia.

CONTENTINI «Nonostante il dialogo con i territori l'assessore alla
Sanità ha assicurato che il piano della Giunta non sarà
scombussolato», spiega la portavoce della Rete, Claudia Zuncheddu:
«Così si mira solo a garantire contentini qui e là per rompere l'unità
del grande fronte dei territori. Ma ciò che conta sono le lamentele
dei cittadini che non hanno più riferimenti sanitari».
La Rete fa appello ai consiglieri regionali di tutti i partiti che
hanno garantito l'impegno contro la riforma ad abbandonare l'Aula al
momento del voto, per esprimere dissenso. «Ciò consentirebbe di
superare la prassi dei muretti a secco, con la possibile richiesta del
voto segreto dietro cui nascondere le proprie scelte in modo tale che
nessuno sia responsabile di niente», spiega Zuncheddu.

IL SULCIS «Il Consiglio comunale di Carbonia ha espresso la sua
contrarietà in un documento unitario approvato il 20 settembre e
condiviso dalle forze politiche di maggioranza e di opposizione»,
afferma la presidente del Consiglio comunale, Daniela Marras, «ora lo
dico a nome di tutti i gruppi consiliari: i sindaci devono essere
ascoltati e la riforma dev'essere fermata». Per la sindaca Paola
Massidda (M5S) «il decreto ministeriale 70 è stato applicato seguendo
criteri per noi incomprensibili». Per esempio «a Carbonia ci troviamo
ad avere due chirurgie e due ortopedie e nel frattempo ci è stata
tagliata l'emodinamica». Non solo, conclude, «l'ostetricia è stata
trasferita da Carbonia a Iglesias, dove il trend delle nascite è
inferiore».
Roberto Murgia

MOLENTARGIUS.
Bellarosa minore da bonificare
Indispensabile e urgente un intervento definitivo sui rifiuti abbandonati
L'area più pregiata del parco non è mai stata davvero ripulita

Il rogo nel Bellarosa minore ha avuto anche un effetto positivo:
sollevare l'attenzione sui rifiuti e sulle discariche dentro il parco
di Molentargius. I 120 miliardi di lire stanziati quasi trent'anni fa
non sono serviti a ripulire l'ambiente, così come non hanno quella
funzione i 15 milioni di euro destinati al progetto di tutela
ambientale preparato dall'architetto João Nunes. Mentre si stanno
spegnendo i fumi nella zona di Su Lianu, in attesa di scoprire quali
sostanze abbiano infestato Quartu e dintorni, si guarda oltre con gli
ambientalisti che chiedono di intervenire in modo definitivo sui
rifiuti a Molentargius, una richiesta che si sposa con le intenzioni
del sindaco di Quartu e dell'assessora regionale all'Ambiente.

L'ASSESSORA SPANO «La Regione darà massima disponibilità anche sul
piano delle bonifiche con le risorse necessarie e continuerà a fornire
il supporto per le migliori soluzioni tecniche al problema dei fumi»,
ha detto Donatella Spano dopo aver partecipato ai lavori del centro
operativo comunale attivato dal sindaco di Quartu Stefano Delunas.
L'esponente della Giunta Pigliaru ha assicurato che, passata
l'emergenza, si partirà con la caratterizzazione dei suoli per
scoprire che materiali si nascondono e partire con la bonifica.
L'assessora assicura che «la prossima settimana sarà convocato il
tavolo tecnico per l'avvio delle procedure».

IL SINDACO DELUNAS Il primo cittadino quartese indica le tre zone dove
bisogna concentrare l'attenzione. «La Regione, proprietaria del Parco,
deve porsi il problema di bonificare non solo l'area interessata
dall'incendio ma anche quelle limitrofe, in direzione di viale
Marconi, utilizzate nello scorso secolo, come discarica - spiega - e
lo stesso discorso vale per il tratto di Parco compreso tra via
Colombo e via Fiume, dove sono stati già identificati cumuli di
rifiuti».

I CORSI D'ACQUA Nella parte più pregiata di Molentargius, il Bellarosa
minore, sono nascoste grandi quantità di rifiuti lasciati negli anni
dai quartesi ma anche trasportati dai corsi d'acqua che arrivano da
Sestu e Sinnai e hanno sempre portato nello stagno gli scarichi
fognari di migliaia di abitazioni. Con l'intervento del Consorzio
Ramsar vennero dirottati verso la rete fognaria gli scarichi diretti
al Bellarosa minore ma, una ventina di anni dopo, nell'area dei fumi
ci sono ancora cumuli di carta igienica e altri rifiuti.

LA PLASTICA Nei giorni scorsi il direttore del parco Claudio Papoff
aveva detto che dai primi accertamenti empirici risultava «combustione
di arbusti vegetali e non di rifiuti». Ma nella stessa seduta del Coc
questa teoria era stata smentita dal direttore provinciale della
Forestale, Carlo Masnata. La conferma ufficiale arriva ora dall'Arpas
che, rispondendo alle richieste di chiarimenti del comitato No
diossina: nella combustione risulta accertata «la presenza di materie
plastiche».

LA RICOGNIZIONE Non ha mai creduto alla semplice combustione di
arbusti Stefano Deliperi del Gruppo d'intervento giuridico. «Un
effetto del genere può essere provocato solo da pneumatici, olii e
tanti altri materiali. Serve una ricognizione di tutte le aree dove si
occultano rifiuti che non sono state bonificate ai tempi del consorzio
Ramsar - spiega - non c'è mai stata la seconda fase, quella delle
bonifiche, ma serve anche un'attività di vigilanza e controllo perché
solo tra Is Pontis Paris e l'area del rogo ci sono svariate stradine
nascoste che ancora adesso vengono sfruttate per buttare rifiuti».

Perché se le sponde cagliaritane sono ben definite, il confine
quartese del Parco è poco chiaro tra attività commerciali, sterpaglie
e discariche. «A Quartu non c'è distinzione tra il parco e il centro
abitato, il confine è la cunetta di viale Marconi e manca
completamente una fascia che faccia da filtro - commenta Vincenzo
Tiana, presidente dell'associazione Parco Molentargius-Saline-Poetto
che ieri ha fatto un sopralluogo coi suoi colleghi di Legambiente e i
rappresentanti di Cgil. Cisl e Uil - bisogna intervenire su tutta la
fascia fino a Margine Rosso e serve subito un censimento delle
criticità, poi la rimozione di sedimenti e rifiuti con le bonifiche e
arrivare alla riqualificazione, procedendo agli espropri per
consolidare i confini del parco».
Marcello Zasso

La Nuova

Ospedali, ecco la mappa
Il nuovo volto della sanità

di Umberto AimewCAGLIARILa rete ospedaliera è zeppa di hub, spoke,
breast unit e tanto altro inglese è dappertutto. Tant'è che, con
ironia, l'opposizione ha sibilato in Consiglio regionale: «I sardi di
una certa età non ci capiranno nulla». Discorso che ha fatto
sobbalzare sulla seggiola l'assessore alla sanità Lugi Arru, che
seppure pare non sbagli un accento nella lingua della Regina
Elisabetta, per spiegare la nuova rete ospedaliera è affezionato da
sempre a un disegno molto più italiano e semplice: la ruota della
bicicletta. Lo schema. L'hub, od ospedale di interesse regionale, in
Sardegna saranno il Brotzu di Cagliari e a Sassari l'Azienda
universitaria, sono di fatto i due mozzi della ruota, il resto del
sistema è formato dai raggi. Che poi sono gli ospedali di primo
livello, Olbia, Nuoro, tra l'altro rinforzato nell'offerta sanitaria,
Oristano e San Gavino.

Poi ci sono altri raggi e sono gli ospedali di
base, come Alghero, che l'anno prossimo potrebbe essere promosso, e
Lanusei, rinforzato anche questo, fino a scendere quelli delle zone
disagiate, La Maddalena, Bosa, Sorgono, Ghilarza e Isili, col loro
pronto soccorso H24, e quelli di comunità, tenuti assieme dalle case
della salute, che tra l'altro - fra medici e pediatri di famiglia, più
gli infermieri - saranno i più vicini ai pazienti. Le reti. La logica
della ruota è molteplice: ogni ospedale pubblico, sono ventinove, farà
parte di una, più, oppure tutte le dieci reti previste dalla riforma:
urgenze cardiovascolari-infarto, traumatologia, indispensabile per i
feriti in un incidente stradale, ictus, neonatologia e punti nascita,
pediatria e oncologia, trapianti, emergenza-urgenza, terapia del
dolore e malattie rare.

All'interno di ogni rete c'è un ospedale
capofila, e sarà quella la struttura di riferimento delle «aree
omogenee», che sono otto: Sassarese, Gallura, Oristanese, Nuorese,
Ogliastra, ex provincia del Medio Campidano, Sulcis e Cagliari con i
Comuni della Città metropolitana. Poi attorno, gli ospedali satelliti
per gli interventi di primo soccorso, la stabilizzazione del paziente,
che - nei casi più complessi - dovrà essere «trasferito, in tempi
brevi, nell'ospedale ad alta specializzazione», il capofila appunto.
Gli obiettivi. Sono almeno cinque quelli della ruota di Arru: evitare
la parcellizzazione del sistema, finora gli ospedali lavorerebbero
ognuno per conto loro, azzerare i reparti doppione fra strutture
spesso abbastanza vicine, ridurre al massimo i ricoveri inappropriati,
sono una sciagura per la Sardegna, e «far sì che alla fine - ha
ripetuto più volte l'assessore - chiunque e dovunque abiti, in città o
nei Comuni montani, abbia la certezza di essere preso in carico e
curato al meglio dalla rete».

Il quinto obiettivo è diffondere le
conoscenza fra i medici, evitare che ci siano strutture sovraffollate
e altre dove invece le sale chirurgiche restano vuote, e ancora
«esaltare le eccellenze».Corsa contro il tempo. Per fare un esempio:
nelle malattie in cui è decisiva la prima ora dall'evento per salvare
la vita del malcapitato, è il caso dei politraumatizzati, gli
infartuati o i colpiti da ictus, la struttura satellite prenderà in
carico il paziente, si occuperà dell'urgenza, emetterà la prima
diagnosi e poi in un battibaleno deciderà se trasferirlo o meno
nell'ospedale capofila. Stando alla ricostruzione di Arru: «Con
quest'organizzazione, nessun sardo sarà tagliato fuori dal sistema e
tanto meno gli verrà negato il diritto di essere ricoverato nel
miglior ospedale possibile».

Con l'Areus a regime, è un altro
passaggio decisivo nella ricostruzione dell'assessore, il sistema
dovrebbe funzionare ancora meglio «non più a compartimenti stagni,
bensì sarà un gioco di squadra». Con la rete territoriale - di cui
però la mappa è ancora da definire nel dettaglio, l'assessore sostiene
di averla pronta da mesi - dovrebbe essere più efficiente anche la
fase di recupero dopo il ricovero, e infatti sono stati diminuiti i
posti letto per gli acuti, meno 657, e aumentati quelli destinati alla
riabilitazione, più 395. Favorevoli e contrari. Per smontare e
rimontare il sistema, la Sardegna ha dovuto derogare più volte,
«abbiamo fatto il massimo possibile», ha detto Arru, al decreto del
ministero della salute. È quello che, in base alla popolazione di ogni
bacino, cioè l'insieme delle aree e sotto aree omogenee, avrebbe
imposto tagli molto più drastici: «Allora sì che avremmo dovuto
degradare più della metà dei nostri ospedali». Chi contesta invece la
riforma dice e sostiene tutt'altro. C'è una forte concentrazione di
quantità e qualità nei poli di Sassari e Cagliari, il Centro Sardegna
è stato penalizzato, le competenze fra le struttura non sono ancora
chiare e infine senza l'Azienda dell'emergenza-urgenza in attività c'è
il «rischio di un pericoloso salto nel buio». Poi c'è anche un ultimo
mistero: l'innesto nelle reti dell'ospedale privato Mater Olbia, che
si andrà ad aggiungere alle altre 10 case di cura presenti in
Sardegna, ma questa è tutta un'altra storia.


Centrosinistra compatto. Via libera con riserva del Pds, astenuti i Cp
Agus e BusiaL'opposizione tuona: la riorganizzazione è da bocciare, lo dicono
anche i sindaciIl Pd: è una grande svolta
Forza Italia: sarà il caos

CAGLIARIIl centrosinistra esce sconfitto dalla prima guerricciola
sulla sanità, 12 oratori a 14, ma vince alla grande il giro di
riscaldamento intorno agli ospedali riorganizzati, riallineati e messi
in rete. Con un distacco di venti voti, 48 a 30, e soli tre astenuti,
molti meno del previsto, ha staccato il biglietto d'ingresso. Senza
grandi patemi, la maggioranza ha ottenuto il passaggio agli articoli
della riforma. Dopo la presentazione degli emendamenti, saranno una
valanga, da martedì il Consiglio entrerà nel merito dei 12 capitoli,
sono oltre 140 pagine, della nuova mappa. Anche il Pds, critico fino
alla vigilia, ha votato a favore, resta una riserva, e solo dopo che
«l'assessore Arru si è dichiarato pronto ad accogliere le nostre
richieste nel testo definitivo», ha detto il capogruppo Gianfranco
Congiu. Sostenuto dal vicino di banco Augusto Cherchi: «Le promesse
vanno mantenute». Altrimenti chissà cosa potrebbe accadere anche se in
giro non si respira aria di crisi.

Tre gli astenuti: due della
maggioranza - Anna Maria Busia e Francesco Agus di Campo progressista,
«sono ancora troppe le zone grigie» - e il battitore libero Domenico
Gallus, Psd'Az-La Base, che ha detto: «Non è il meglio, ma c'era
bisogno di uno scossone».La maggioranza. A fare da apripista sono
stati i due relatori: Raimondo Perra del Psi, presidente della
commissione sanità, e Gigi Ruggeri, Pd. Perra è stato deciso nel dire:
«Non chiudiamo neanche un ospedale, abbiamo riorganizzato il sistema e
rimetteremo in piedi una sanità che barcolla». Ruggeri ha seguito la
traccia: «Se ogni tassello andrà al suo posto, avremo finalmente 10
reti, dalla pediatria all'oncologia, dalla traumatologia alle malattie
cardiovascolare all'ictus, per mettere al sicuro la salute dei sardi
anche nelle emergenze-urgenze».

Poi è intervenuto Lorenzo Cozzolino
del Pd: «La nuova mappa era ed è indispensabile. Sbloccherà tra
l'altro anche 250 milioni per l'edilizia sanitaria». Fabrizio Anedda,
Sinistra sarda, ha rilanciato: «Non è un salto nel buio». Daniele
Cocco, Mdp, «c'è chi ha paura delle novità, ma se riusciremo a far
capire che le eccellenze non saranno più per pochi, ma destinate a
tutti, soprattutto alle periferie, avremo svoltato». Poi un'altra
pattuglia del Pd, con Rosella Pinna, Antonio Solinas, Franco Sabatini
e il capogruppo PietroCocco, compatti come non mai: «Non cadiamo nella
trappola - la sintesi - di occuparci del giardino di casa, questa
riforma mette in rete la Sardegna». Luca Pizzuto di Mdp ha aggiunto:
«Se la riorganizzazione ci farà risparmiare qualche milione va bene,
la verità èche restiamo una delle poche regioni a non far pagare i
ticket e questo è ancora più importante». Anche l'Upc, con Antonio
Gaia e Zanchetta, si è schierata per quella che hanno definito «la
grande svolta».La minoranza.

Con il relatore Edoardo Tocco, Fi, ha
sparato a palle incatenate. «È un testo confuso, senza futuro e che
scatenerà un inutile pandemonio» Forza Italia ha continuato ad
attaccare a testa bassa col capogruppo Pietro Pittalis e i vice Marco
Tedde e Alessandra Zedda: «Dopo 4 anni di pessima gestione - la
contestazione - il centrosinistra sta per dare il colpo di grazia».
Poi Stefano Tunis, Fi: «Altro che riforma, questa è una rifogna».
Paolo Truzzu di Fdi ha detto «il sogno di un risparmio, si trasformerà
in incubo». Anche l'Udc, con Giorgio Oppi e Rubiu, ha denunciato «un
testo contraddittorio e velleitario». Solianas, Psd'Az, Marras, gruppo
Misto, Satta, Uds, e i Riformatori Cossa e Dedoni non si sono
risparmiati nel dire, uno dopo l'altro, «sono stati i sindaci i primi
a ribattezzare il testo come una dismissione seriale della sanità». E
infine l'ex di turno: Emilio Usula dei Rossomori: «Macché riforma, è
un grande pasticcio». (ua)

Seconda lettera al ministro Minniti: 162 arrivi nel Sulcis, superato
il totale 2016 Pigliaru, nuovo appello: stop agli sbarchi di algerini

di Silvia Sanna
SASSARI Più di 160 in una sola notte, divisi in piccoli gruppi, tra
loro per la prima volta anche donne e bambini. È un flusso continuo e
incontrollato sulle coste del Sulcis: migranti provenienti
dall'Algeria che approdano quasi sempre di notte e a bordo di mezzi di
fortuna, spesso vengono recuperati in mezzo al mare e tratti in salvo.
Proprio come accaduto la notte scorsa. Il fenomeno è in aumento, al
punto che con 1118 arrivi dall'inizio dell'anno sono già stati
superati i numeri del 2016. Non c'è più tempo da perdere, dice il
governatore Francesco Pigliaru, che per questo ha scritto per la
seconda volta in un mese al ministro dell'Interno Marco Minniti. La
richiesta è sempre la stessa, ribadita con più forza: stop agli
sbarchi non autorizzati.Secondo sos a Minniti.

«Ritengo necessario
moltiplicare gli sforzi affinchè il passaggio di migranti dall'Algeria
cessi al più presto. Chiedo quali azioni concrete e urgenti il Governo
intenda mettere in campo per frenare con la necessaria urgenza gli
sbarchi, garantire l'immediato rimpatrio e rinforzare la presenza
delle forze di polizia nelle aree di approdo». È un passaggio della
lettera di Pigliaru, che poi lascia parlare i numeri: 1106 i migranti
arrivati nelle coste del Sulcis l'anno scorso, a fine settembre 2017
siamo già a quota 1118. Un totale calcolato per difetto, perché non
tiene conto dei nord africani che riescono a sbarcare sani e salvi
nell'isola senza essere avvistati e poi si dileguano. Significa che se
non si porrà un freno, con il ritmo attuale entro la fine dell'anno si
potranno raggiungere i 1500 arrivi. Impensabile, secondo Pigliaru. Che
con garbo ma fermezza invita il ministro Minniti a fare presto.
Perché, come già evidenziato nella prima lettera, inviata il 2
settembre, gli sbarchi diretti nel Sulcis creano allarme sociale. E
c'è una spiegazione: i pochi episodi criminali commessi da migranti
riguardano essenzialmente algerini arrivati in Sardegna direttamente
dal loro paese.

 L'intesa con l'Algeria. Nella prima lettera a Minniti
il governatore Pigliaru aveva individuato la strada da percorrere:
attivare un'intesa tra il governo e italiano, finalizzata a
interrompere il traffico diretto sulle coste del Sud Sardegna.
Pigliaru sollecitava la firma di un accordo Italia-Algeria «per la
gestione concertata del fenomeno migratorio. Perché solo in questo
modo saremo in grado di contrastare efficacemente l'immigrazione
irregolare verso la nostra Regione». Pochi giorni dopo rispetto alla
prima lettera - che seguiva un appello analogo fatto a giugno durante
un incontro a Roma - il ministro Minniti aveva incontrato in Algeria
il ministro degli Interni Noureddine Bedoui. E i due si erano trovati
d'accordo sulla neccesità di interrompere flussi migratori non
autorizzati e potenzialmente pericolosi dall'Algeria al Sud Sardegna.
Da allora però sono trascorsi circa 20 giorni e gli sbarchi sono
aumentati. Un aspetto sottolineato da Pigliaru nel ribadire
«l'apprezzamento per la tempestiva azione del Governo», in risposta
alla sua lettera. Ora però occorre che dalle parole si passi ai fatti.

Perché le strutture sono al collasso (in particolare il centro di
Monastir per la prima accoglienza, che può ospitare massimo 100
persone) e l'isola è già chiamata a dare un contributo nell'ambito
degli accordi internazionali: un impegno al quale la Regione non
intende venire meno, come dimostrano i 6100 migranti attualmente
ospitati nei 150 Centri delle prefetture e gli oltre 200 accolti
nell'ambito dei progetti Sprar per la seconda
accoglienza.Cooperazione, l'isola c'è. Pigliaru non si limita a
ribadire la richiesta di stop agli sbarchi, ma dà anche la
disponibilità a lavorare insieme al governo nazionale per raggiungere
l'intesa con quello algerino. La Sardegna ha la delega alla
cooperazione internazionale dalla conferenza delle Regioni «ed è
autorità di gestione del programma di cooperazione transfrontaliera
euromediterranea nel piano Eni/Cbc Med 2014-2020». L'importante è che
si faccia in fretta

Biglietti aerei in continuità: Blue air non li vende ancora

trasporti
SASSARIPrenotare un volo da Alghero verso Roma o Milano in continuità
è ancora complicato. Il sito della Blue air non dà la possibilità di
farlo. Ma è solo una questione di tempo. Chi vuole assicurarsi una
poltrona certa per i prossimi mesi deve ancora avere pazienza. I voli
in continuità non si trovano. Il motivo è semplice non ci sono. Blue
Air non può ancora mettere in vendita i biglietti per Roma e Milano
fino a quando non ha firmato il contratto di Continuità territoriale
con la Regione. Fino a quel momento non potrà mettere on line i
biglietti. L'accordo non è stato sottoscritto. «Il motivo è semplice
una volta aggiudicata la gara ci sono una serie di aspetti burocratici
che devono essere affrontati - spiega l'assessore ai Trasporti Carlo
Careddu -. Gli uffici della Regione devono verificare la correttezza
della documentazione. Abbiamo lavorato senza sosta, ma esistono dei
tempi tecnici insuperabili.

Posso dire che prestissimo troverete i
biglietti on line». Un piccolo rallentamento sarebbe legato al fatto
che Blue air non è una compagnia italiana. Ha la sede in Romania e
tutta la documentazione deve fare un doppio passaggio. Il sito.
Qualcuno ha provato a cercare di fare il biglietto. Ma senza successo.
In realtà il biglietto da Alghero a Roma lo fa anche fare. Il costo è
di quasi 300 euro. Ma se si osserva con attenzione si scopre anche che
i biglietti in vendita prevedono il volo con scalo a Torino. Pochi lo
notano in un primo momento. Ma basta fare un minimo di attenzione per
scoprirlo. «Tutto sarà regime in brevissimo tempo - continua
l'assessore -. Costi e tariffe in continuità sono chiarissimi e non
modificabili». E nell'aeroporto di Alghero, su cui Blue Air ha già
alcuni voli, in particolare su Torino, si attende con impazienza il
via libera. Anche perché Alitalia non vende più i biglietti per Roma e
Milano dopo la data della fine delle rotte in continuità. Il futuro.

La Regione smonta subito la polemica sulla Ct1 mentre si continua a
lavorare per perfezionare tutti gli aspetti della nuova continuità. E
in un certo senso si prepara anche Olbia. Il closing tra Meridiana e
Qatar airways è davvero a un passo. Dopo la missione a Doha del
ministro dei Trasporti Graziano Delrio tutto l'iter si è sbloccato. Si
discutono solo i dettagli e la firma definitiva è a un passo.Il
ministro ha mostrato ottimismo anche a Olbia due giorni fa. «A giorni
arriverà la chiusura formale - dice Delrio - e speriamo di cominciare
con la nuova Meridiana già dal mese di ottobre».Il prossimo passo per
la Regione sarà anche la promozione delle rotte sulle tratte della
Ct2. Mentre si aspetta ancora il bando, che però dovrà varare
l'assessorato al Turismo, per promuovere le tratte con alcune città
europee nei periodi di bassa stagione. Il periodo che rimane ancora il
tallone di Achille sel sistema dei trasporti e turistico isolano.
(l.roj)

Alfano: «Sarebbe un regalo alla Lega». Ma i Dem cercano voti fino
all'ultimo. Irritazione del Mdp, il governo sotto al Senato
Ap archivia lo ius soli, tensione con il Pd

di Serenella Mattera
ROMA«Per noi la questione è chiusa». Ap dice «no» allo ius soli: non è
la prima volta, ma questa volta è la linea ufficiale del partito di
Angelino Alfano e Maurizio Lupi. Non daranno i loro voti alla legge
per la cittadinanza ai bambini stranieri, cara alla sinistra, perché
incombono le elezioni e non vogliono fare un «regalo alla Lega». Fine
dei giochi, dichiarano: senza i 24 senatori di Alternativa popolare il
testo non ha i numeri per passare in Senato. Ormai le chance di
approvare la legge sono ridotte al lumicino. Ma Pd e governo non
intendono dichiarare la resa. «Combattiamo», dicono i Dem. Le
fibrillazioni di maggioranza registrano nuovi picchi anche con Mdp,
che fa andare sotto il governo sul libro bianco Difesa. La linea dura
dei centristi passa al termine di una riunione della direzione del
partito: è Lupi, neo-coordinatore del partito e oppositore dello ius
soli, a dichiarare il «no» al testo. La contrarietà non è alla legge
in sé, dal momento che Ap resta favorevole a dare la cittadinanza a
chi compia un ciclo di studi in Italia (ius culturae), ma ai tempi di
approvazione: «Sarebbe un errore fare forzature e creare una
guerriglia in Parlamento ora, se ne parlerà nella prossima
legislatura», dice Lupi. E Alfano ammette le ragioni elettorali: «Una
cosa giusta fatta al momento sbagliato può diventare una cosa
sbagliata». Tutto finito? Non ufficialmente.

Perché mentre Fi e Lega
esultano, il Pd, con il portavoce Matteo Richetti, replica: «Non c'è
tempo sbagliato per un diritto sacrosanto. Cerchiamo una maggioranza
parlamentare per una legge in cui crediamo. Non vogliamo mettere in
difficoltà il governo ma la posizione del Pd sullo ius soli non si
sposta di un millimetro». E anche dal governo ribadiscono che fino
alla fine si cercherà di creare le condizioni per approvare la legge,
un impegno assunto dal premier Paolo Gentiloni. «Oggi c'è stata una
fiammata, aspettiamo che si plachi e vediamo se tra chi dice no e chi
dice sì c'è una strada per una mediazione», dice un ministro. Secondo
qualcuno lo «ius culturae» avrebbe possibilità di passare. Ma tra le
fila Dem a Palazzo Madama prevale il pessimismo. Margini per cercare
voti che sopperiscano il «no» di Ap allo ius soli, non se ne vedono. E
il capogruppo Luigi Zanda aveva già affermato che non intendeva
portare in Aula un testo che andasse incontro «a morte certa»: mettere
agli atti un «no» potrebbe voler dire, sostiene più d'uno, che la
legge non si fa neanche nella prossima legislatura.

Matteo Renzi continua a tacere, dopo aver scelto di non parlare di ius soli dal
palco di Imola. Ma tra i parlamentari Dem c'è anche chi confessa dubbi
sull'opportunità di forzare su una legge che, secondo alcuni sondaggi,
penalizzerebbe il Pd. «Non fa perdere voti», assicura da sinistra
Giuliano Pisapia, che rilancia la necessità di un «nuovo
centrosinistra in discontinuità» e dunque senza Renzi. Roberto
Speranza incalza: «Basta inseguire la destra, Gentiloni mostri forza e
autonomia». Una frase che alimenta l'irritazione del Pd verso gli ex
compagni di partito. I bersaniani alla Camera si astengono (come il
M5s) su una legge Pd sulle imprese culturali alla Camera e in
commissione al Senato votano con le opposizioni e fanno passare un
emendamento di Federico Fornaro (Mdp) al libro bianco della Difesa.
«Votano con le destre, la solita coerenza», incalza il Dem Andrea
Marcucci. Pier Luigi Bersani torna a ventilare la possibilità che Mdp
si smarchi e voti in dissenso su Def e manovra, «se non ci prendono in
considerazione».

Ma sul punto resta una diversità di accenti rispetto
a Campo progressista. Pisapia si è infatti confrontato con Mdp sulle
richieste da fare per la manovra (sulle quali c'è sintonia) ma resta
convinto che non si possa rompere e far rischiare al Paese il default.
Divergenze si registrano ancora anche sul percorso e i confini del
nuovo progetto: Mdp spinge per tenere dentro SI, Pisapia continua a
puntare su un «campo largo» non, sottolineano i suoi, una ridotta di
partiti.

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Federico Marini
skype: federico1970ca