lunedì 13 gennaio 2020

«Pd, cambiare nome non serve»


Non se l'aspettava nessuno, e già questo è un indizio rivelatore. La svolta di Nicola Zingaretti («cambio tutto, sciolgo il Pd e lancio un nuovo partito», ha detto a Repubblica) ha spiazzato tutti, perché non era concordata con lo stato maggiore dei democratici. Volutamente, dicono i retroscena: in ogni caso il segretario nazionale ha aperto il dibattito sull'apertura ai movimenti spontanei e in particolare alle Sardine (ultimo nome conosciuto della fantomatica “società civile”). Su questo aspetto le reazioni sono pressoché tutte positive, anche tra i dirigenti sardi del Pd. Quello che convince poco, invece, è l'ipotesi di cambiare nome.

La segreteria
La riflessione del segretario regionale Emanuele Cani è la perfetta sintesi del clima che si respira tra i militanti isolani: «Considero molto importante la proposta di Zingaretti di rilanciare il partito allargandoci a tutto il mondo progressista», commenta, «proveremo a farlo anche in Sardegna. Del resto sono concetti in linea con ciò che ho proposto anche io avviando il nostro percorso congressuale. Invece, francamente, non ritengo altrettanto importante l'ipotesi di cambiare il nome del partito».

Se ne discuterà a lungo anche a livello regionale, a partire dalla riunione del coordinamento politico convocata per oggi alle 15. L'accelerazione di Zingaretti prelude a un congresso nazionale anticipato, e quindi potrebbe stravolgere i tempi di quello regionale, previsto per i prossimi mesi: «Certo non è possibile celebrarli entrambi a distanza di poche settimane», conferma Cani, «aspettiamo di capire come evolverà la situazione».

Anche Laura Pisano , scelta più di un anno fa da Cani per far parte della segreteria regionale, premette che «il cambio del nome non è il primo problema», ma si definisce «fiduciosa verso Zingaretti. Dopo la sbornia leaderistica degli ultimi anni, mi sembra che voglia costruire un partito più radicato nella società e attento ai problemi della gente». Nessuno vuole cancellare una storia: «Più che un nuovo partito ci serve un partito nuovo, più capace di connettersi con l'anima progressista del Paese e di ideare un progetto per i prossimi 10-20 anni».

I deputati
I giudizi più compiuti sui propositi del segretario nazionale si vedranno comunque tra qualche giorno, quando saranno più chiari i termini della sua proposta. Sarà già significativo il seminario dedicato soprattutto ai parlamentari e agli esponenti di governo, che il Pd ha organizzato per oggi e domani a Contigliano, in provincia di Rieti. «Ci sarò, cercheremo tutti di capire meglio quella che, al momento, è un'esternazione personale del segretario, più che legittima anche se non concordata con tutti», sottolinea il deputato Gavino Manca . «Che si debbano trovare nuovi strumenti di coinvolgimento delle persone è un fatto oggettivo. Ma il problema non è il nome che si dà al contenitore».

Traspare qualche perplessità anche dalle parole di Romina Mura : «Ho letto l'intervista di Zingaretti, un po' mi ha sconvolto. Mi sembra chiaro che stia pensando a un nuovo partito, e la cosa mi crea qualche ansia: secondo me il Pd ha ancora un senso, pensavo che la trasformazione decisa 13 anni fa fosse quella definitiva. Ma c'è sicuramente l'esigenza di cambiare», ammette anche Mura: «Quindi ragioneremo sulle idee del segretario senza alcun pregiudizio. L'apertura alla società va bene, purché si apra anche a nuovi protagonismi».

Sembra invece più convinto il terzo deputato democratico sardo, Andrea Frailis : «Tutto ciò che contribuisce a rinnovare il nostro partito è benvenuto, e la segreteria Zingaretti si sta caratterizzando in questo senso. Il Pd ha bisogno di presentarsi in maniera più attraente alle varie fasce sociali, e soprattutto ai giovani. Ma questo richiede anche un cambiamento delle regole interne». Sul nome, però, anche il deputato cagliaritano frena: «Non so se sia il problema più urgente».

I giovani
L'attenzione alle nuove generazioni piace ovviamente a Federico Manca, segretario regionale dei Giovani democratici: «Ma l'importante - avverte - è che si parli soprattutto di temi concreti, delle cose che riguardano la vita delle persone. La gente ha bisogno di questo: il che ovviamente non significa rendere superficiale il nostro messaggio». Quanto all'ipotesi di un nuovo nome, «confesso di essere un po' scettico», prosegue: «Più che il contenitore, il Pd deve cambiare ritmo e contenuti. Però è anche vero - conclude - che, se realmente vogliamo aprire un dialogo con altri movimenti, poi con quelli dovremo discutere di tutto: nome compreso».

Unione Sarda 13 gennaio 2019


Giuseppe Meloni


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