giovedì 31 ottobre 2019

La rosa dei venti



(31 Ottobre 1974) è arrestato per falso ideologico Vito Miceli, il capo del Servizio Informazioni Difesa (dal 1970 al 1974, il periodo più sanguinoso della "strategia della tensione), in seguito alla scoperta de "La Rosa dei venti" un'organizzazione segreta italiana di stampo neofascista legata al tentativo di colpo di Stato denominato "Golpe Borghese", che ha potuto annoverare nelle sue file esponenti di primo piano come come Junio Valerio BorgheseStefano Delle Chiaie e altri membri e simpatizzanti della destra eversiva italiana, oltre ad alti membri delle forze armate e dei servizi segreti.

Oggi si può affermare con sicurezza e senza perifrasi che la "Rosa dei Venti" sia stata un'organizzazione paragonabile a "Gladio", una sorta di filiale locale di un servizio d’intelligence NATO operante parallelamente rispetto ai servizi ufficialmente riconosciuti. L'"organizzazione" - che non sappiamo se si potesse identificare con quello che tempo dopo la stampa battezzò "Supersid"o "Sid parallelo" - sarebbe nata contestualmente all'aborto del Piano Solo, ed avrebbe avuto una sorta di battesimo del fuoco nella controguerriglia in Alto Adige.

Gravitavano al contempo nella stessa area neofascisti vari, tra cui il già nominato Franco Freda, Carlo Fumagalli, esponente del Movimento di Azione Rivoluzionaria, l'ordinovista Elio Massagrande e Sandro Rampazzo. Anni dopo, rendendo un interrogatorio, Spiazzi avrebbe avuto a compiacersi dell'opera svolta in Alto Adige - che definì "pacificato" e preservato dai "germi distruttori" (contestazione, tensioni sociali...) - rammaricandosi tuttavia che tale azione non avesse potuto dispiegare i suoi virtuosi effetti sull'intero territorio nazionale.

Di questa realtà iniziatica si vuole vedere un riflesso nel provvedimento con cui nel 1978 la Corte di Cassazione tolse a Giovanni Tamburino la titolarità dell'indagine che minacciava di violare il mistero dell'apparato in esame. Il tutto secondo una “violazione del segreto di Stato”, che tuttavia appariva ed appare come un violenta ed inspiegabile violazione dei principi della democrazia rappresentativa. Un qualcosa, insomma, che mirava più ad un colpo di Stato, piuttosto che a proteggere lo stesso.

Amos Spiazzi, generale dell'esercito italiano, ufficiale di carriera dal 1952 al 1991, in un verbale d'interrogatorio datato 4 e 12 maggio 1974, dichiarò: « Ricevetti un ordine di un mio superiore militare appartenente all'organizzazione di sicurezza delle forze armate, che non ha finalità eversive ma si propone di proteggere le istituzioni contro il marxismo. Questo organismo non si identifica con il SID. Mi risulta che non ne facciano parte solo militari ma anche civili, industriali e politici. soltanto un vertice conosce tutto e ai vari livelli si rinvengono dei vertici parziali. Tale organizzazione è militare, ma ce n'è una parallela di civili. Al vertice dell'organizzazione militare stanno senz'altro dei militari; non posso dire che si tratti della vecchia struttura di De Lorenzo: io posso conoscere un superiore e un inferiore a me, niente di più. L'organizzazione serviva a garantire il rispetto del potere vigente e dei patti NATO sottoscritti riservatamente, nonché del regime sociale ed economico indotto da tali strutture. La filosofia ispiratrice è quella dell'appartenenza dell'Italia al blocco occidentale inteso come immutabile, mobilitato permanentemente contro il comunismo e finalizzato ad impedire l'ascesa alla direzione del paese da parte delle sinistre »

In seguito, Vito Miceli è stato deputato alla Camera per il Movimento Sociale Italiano per tre legislature, eletto nel collegio di Roma, dal 1976 al 1987. Nel 1980 fu primo degli eletti nella lista del MSI al Consiglio comunale di Trapani, dove rimase fino al 1982. Non si ricandidò al parlamento nel 1987 e fu responsabile dell'Ufficio Forze armate del MSI fino alla morte.


5 novembre - 22 novembre 2020. PoDere al Popolo!



Organizzato da Potere al Popolo - Cagliari 
Via Limbara 27, Cagliari

Ti piacerebbe lavorare in agricoltura ma non hai la terra?

Allora l’iniziativa PODERE AL POPOLO! fa per te! In Sardegna molti campi sono abbandonati e improduttivi, mentre tante/i di noi non hanno la possibilità di avviare un’attività agricola perché non hanno i terreni.

In un linguaggio che può sembrare datato, ma che invece è sempre attuale, diremmo che hai la forza lavoro ma non i mezzi di produzione!

Con PODERE AL POPOLO iniziamo insieme a porre rimedio a questa ingiustizia, collegando la terra, chi la lavora e chi vuole prodotti genuini e a km 0.

Vieni a trovarci ogni martedì dalle 18.30 alle 20.30 a Pirri in Via Limbara, 27.

Oppure scrivici qui.




In cimitero siamo tutti comunisti. Di Elisa Lai.



Il cimitero mi piace tantissimo, quando non ci sono funerali. Non credo che i morti stiano a guardarci dai loro oblò di cemento, non credo che stiano, punto. In realtà ci spero, come tutti, mentre il cervello va al bagno, però nell'irrazionalità mi piace pensare che non restino là a rompersi le palle, ma viaggino senza biglietto, lasciando i limiti dove a volte meritano di stare, tra i vermi.

Una volta mia sorella mi ha raccontato che in sogno qualcuno le diceva di esser stato in giro dopo morto (no, non era Mike Bongiorno), "ho voluto guardarmi un po' attorno" le ha detto, e ho deciso che quello è l'Aldilà che vorrei se esistesse un Aldilà. Se da vivo non hai visto il tramonto a Masua, puoi andarci comunque dopo, e senza tutte quelle curve.

Sono belli i vivi che si muovono fisicamente nel ricordo, senza vergognarsene: cambiano l'acqua nei vasi, tagliano le foglie appassite, spazzano il pavimento ai piedi del loro caro. A volte, compiono gesti magici come dare tre baci alla foto (e se fossero due?), oppure toccano la lastra per dire: eccomi. Ma soprattutto, è là dentro che senti di essere parte di qualcosa, e quel qualcosa è il fatto che oggi colori un vuoto, più tardi sarai tu da colorare. E quindi tutti, a parte quelli che schierano missili per un innaffiatoio rubato, hanno riguardo per tutti perché si sente fortissimo che fare diversamente è ridicolo.

In cimitero siamo comunisti. Una bambina ha cantato una canzone tra le pareti ombrose, il babbo ha incrociato il mio sguardo e mi ha chiesto sorridendo: la canti anche tu? Una signora mi ha fermata mentre leggevo le facce dei morti dell'ottanta, chiedendomi chi cercassi, come se lei fosse san Pietro con gli elenchi sottobraccio. Cazzo, lo era davvero e mi ha trovato tutti i morti miei in tre secondi netti, poi è andata a casa perché la sua missione era conclusa.

Sono belli anche i morti, che sembrano tutti eroi, anche se la retorica cattolica li rinchiude spesso dietro vuote frasi edificanti e padripii in varie pose o madonne in serie tipo la Marilyn di Warhol. Certo, magari erano devoti e per loro aveva senso. Io, se mi mettete padrepio sulla tomba, vi vengo a cercare a casa e vi piscio nei bicchieri. Sulle lastre emergono spesso le passioni, dallo spartito musicale alla canna da pesca, e gli amori. Ci sono gli anziani che decidono di mostrarsi da giovani, e quando sono in coppia è più bello perché sembra si siano appena incontrati nella cornice per caso, e che si stiano innamorando da quaranta, cinquanta, sessant'anni. Se poi ti giri un attimo per cantare con la bambina, si nascondono dietro i vasi a scopare.

Di Elisa Lai

mercoledì 30 ottobre 2019

L'attesa dei pastori in piazza: basta promesse, ora i fatti


La Nuova Sardegna
30.10.2019

L'attesa dei pastori in piazza: basta promesse, ora i fatti

di Stefano Ambu

CAGLIARI

Decine di transenne intorno alla Regione. Ma i pastori, quelle transenne, non le hanno nemmeno calcolate. Gli unici che si sono avvicinati, attratti dal prato verde vicino all'ingresso del palazzo, sono stati quattro o cinque bambini, figli degli allevatori arrivati a Cagliari per sostenere Gianuario Falchi e Nenneddu Sanna, impegnati su, alla Torre, nell'incontro per il prezzo del latte.

I pastori hanno giusto rumoreggiato un po' quando hanno visto la ministra Teresa Bellanova salire sull'auto. Qualche fischio. Un po' perché comunque rappresenta il Governo che - al di là dei valzer politici - ancora non ha risolto la vertenza. Un po' forse delusi perché Bellanova non ha fatto due passi per avvicinarsi a loro. «Devo prendere un aereo», aveva detto la ministra ai giornalisti che continuavano a farle domande. I poliziotti schierati in via Zara, non sono mai dovuti intervenire. Anche quando l'assessora Gabriella Murgia è andata in mezzo agli allevatori, circa un centinaio, per raccontare quello che era successo poco prima nella riunione. E per rispondere a dubbi e domande.

Tutto molto civile. Anche se i pastori, che prima del vertice avevano molte perplessità, continuano a chiedere, più che risposte, fatti. Roba molto concreta. «Bisogna fare subito i conti perché – ha detto Falchi - occorre un aumento di almeno il 30 per cento per arrivare a 0,90 di acconto». Prima lo stesso Falchi aveva ironizzato sulle polemiche sulla convocazione e presenza dei pastori del "latte versato": «In realtà siamo entrati un po' dalla porta, un po' dalla finestra». Altra richiesta. «La vertenza è partita da noi che abbiamo versato il latte - ha ricordato - chiediamo subito che sia data continuità al tavolo ministeriale perché i ministri cambiano, ma il ministero no. La ministra ci ha assicurato che convocherà i tavoli entro novembre».

È intervenuto anche Nenneddu Sanna, storico portavoce della protesta. E ha sollevato qualche dubbio sulle eccedenze, elemento chiave della vertenza. Su questo punto però è intervenuta l'assessora: «Stiamo facendo un monitoraggio, controlleremo». Murgia ha dialogato per circa un quarto d'ora con i pastori: «È una vertenza senza colore che tutti vogliamo risolvere: noi, sia io sia il presidente, ce ne siamo occupati subito, poi è capitata la crisi di governo e i tempi si sono allungati». Pressing sulla ministra: «È stata molto empatica - ha detto Murgia -.

Abbiamo chiesto all'unanimità il decreto sul monitoraggio del latte perché può essere un deterrente per le eccedenze. La ministra ci ha assicurato che avrebbe prodotto a brevissimo questo decreto. Ed è quello che ci aspettiamo. Se sappiamo quanto latte viene prodotto e trasformato sappiamo anche chi produce eccedenze. Perché è noto a tutti che questo influisce sul crollo del prezzo del latte. Noi abbiamo attivato tramite Laore l'Osservatorio del latte per valutare i dati e capire se ci sono le eccedenze». I pastori però hanno ricordato all'assessora: «Fra meno di un mese abbiamo il nuovo latte: cosa si fa? Il problema è questo». Qualche polemica sulla convocazione all'incontro. «Noi non possiamo fornire i nomi delle aziende che rappresentiamo, noi siamo e rappresentiamo i pastori».

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Federico Marini
skype: federico1970ca



Diego Armando Maradona


«Diego era capace di cose che nessuno avrebbe potuto eguagliare. Le cose che io potrei fare con un pallone, lui potrebbe farle con un'arancia.» (Michel Platini)

(30 Ottobre 1960) Nasce in Argentina Diego Armando Maradona, per tutti el "pibe de oro" (Il Ragazzo d'Oro), è considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi e, da molti, il migliore in assoluto. Nato poverissimo in un sobborgo di Buenos Aires e per nulla aiutato da un fisico tozzo e quasi sgraziato, Maradona trovò subito nel calcio il riscatto alla sua condizione sociale: a 16 anni era già nella nazionale giovanile del suo paese, a meno di 18 avrebbe potuto disputare, e conseguentemente vincere, il Campionato del Mondo giocato proprio in Argentina se l'eccessiva prudenza del commissario tecnico Menotti e soprattutto la storica gelosia del capitano Passarella non l'avessero costretto al ruolo di 'riserva non giocatore'.

Nel 1979 Diego era il re del calcio argentino e sudamericano; il Boca Juniors lo strappò per 10 miliardi all'Argentinos e con lui vinse subito il Campionato. Ma la fama del suo talento ormai aveva varcato ogni confine e il ricco Barcellona gli fece ponti d'oro per portarlo in Europa non ancora ventiduenne. Venne accolto come un fenomeno inarrestabile ma, purtroppo per lui, anche gli avversari si regolarono di conseguenza. Un giocatore basco, Goicoechea, gli spezzò tibia e perone. Il forzato riposo, la rabbia e la delusione forse spianarono la strada al vizio che ne avrebbe minato la carriera: la droga. Ma c'erano una squadra e una città che con il loro entusiasmo sembravano fatte per lui.

Approda nel calcio italiano, a Napoli, nel 1984, diventando a breve l’idolo della città. Iniziò la sua avventura italiana, meravigliosa ed esaltante sul piano calcistico: drammatica, se si pensa alla sua conclusione, dal punto di vista umano. In Italia, dove pure erano transitati Zico e Platini, non si era mai visto un campione così straordinario. In tre anni il Napoli arrivò al primo scudetto (1987): l'impresa venne replicata nel 1990, anno dei Mondiali in Italia.

Con la Nazionale argentina ha partecipato a quattro edizioni dei Mondiali (1982, 1986, 1990 e 1994); i 91 incontri disputati e le 34 reti realizzate in Nazionale costituirono due record, successivamente battuti. Il suo gol realizzato contro la Nazionale inglese nei quarti di finale del Mondiale 1986 è considerato il gol del secolo, e segue di cinque minuti l'altro famoso e controverso episodio per cui è spesso ricordato, quello della mano de Dios.

Non è mai potuto entrare nelle graduatorie del Pallone d'oro, perché fino al 1995 il premio era riservato solo ai giocatori europei (proprio per questo nel 1995 vinse il Pallone d'oro alla carriera). Ha comunque ricevuto altri numerosi riconoscimenti individuali: condivide con Pelé il premio ufficiale FIFA come Miglior giocatore del XX secolo, e nel 1993 è stato insignito del titolo di miglior calciatore argentino di sempre, tributatogli dalla federazione calcistica dell'Argentina (AFA).

Nel 2002 è stato inserito nella FIFA World Cup Dream Team, selezione formata dai migliori undici giocatori della storia dei Mondiali, ottenendo, tra gli undici della squadra ideale, il maggior numero di voti. Nel 2004 è stato inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, stilata in occasione del centenario della federazione. Nel 2012 viene premiato come Miglior Calciatore del Secolo ai Globe Soccer Awards e nel 2014 entra a far parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i giocatori stranieri.


martedì 29 ottobre 2019

Radical chic e sensibilità a lunga gittata. Di Pier Franco Devias.



Per un paio di giorni non ho detto niente sulla morte di Mario Trudu. Sono rimasto a guardarmi intorno, a vedere se avevano qualcosa da dire le folte schiere della sinistra social-coloniale. Sono stato a vedere se avessero riscoperto non dico un po’ di onesta umanità - sia mai - ma almeno un briciolo di decenza per tenere fede ai principi democratici di cui hanno la bocca piena.

Silenzio. Lo stesso silenzio che avvolge le celle di isolamento in cui Mario Trudu, ergastolano arzanese, è rimasto sepolto vivo da quando era ragazzo fino a qualche giorno prima della sua morte. Quarantuno anni sepolto vivo dentro una tomba di cemento.

La sua avvocata ha dovuto chiedere, supplicare per mesi che lo si lasciasse almeno andare a morire a casa, ad alleviare le sofferenze della malattia, confortato dai parenti.
La pietà a orologeria del tribunale è arrivata giusto per farlo agonizzare qualche giorno in ospedale, prima di morire.

Una diversa pietà giudiziaria che, nelle stesse ore, si affrettava a rimandare a casa Alberto Scanu (ex presidente di Confindustria e ex amministratore dell'aeroporto di Cagliari), dopo tredici giorni di arresto preventivo per l'accusa di bancarotta, pare ripetuta a raffica in una decina di casi, quasi tutte nel ramo della sanità, per un ammontare di circa 60 milioni. Ma si sa, il carcere è per i poveracci, ai ricchi sta scomodo.
La giustizia a orologeria ha il fuso orario diverso a seconda della classe sociale.

Ma no, non vale attaccarsi alla storia che uno aveva una pena definitiva e l'altro una accusa da dimostrare, perchè Trudu prima ancora di essere condannato era già sepolto vivo in isolamento totale da anni, con i primi mesi senza poter vedere nessuno, nemmeno l'avvocato o la madre. Con quella metodologia repressiva che il diritto internazionale chiama "tortura" e che è stata applicata agli accusati di sequestro, prima ancora di scoprire se c'entravano o no.

Una tortura inflitta a centinaia di ragazzi sardi, spessissimo anche innocenti (seppure neanche ai colpevoli è previsto che si applichi un reato di Stato), accolta con un gelido silenzio dai professionisti dei dibattiti sui diritti.

E mentre vi ornate di cappellini azeri e di scialli guatemaltechi, cari radical chic col silenzio alternato e la sensibilità a lunga gittata, vi raccomando di non perdere l'abitudine di rispolverare ogni tanto anche la magliettina proletaria da concertone del Primo Maggio.
Quella con la scritta "Odio gli indifferenti".

Pier Franco Devias

Il piano per Sant'Elia: molti nodi da sciogliere, serve un sopralluogo


Unione sarda
29.19.2019

Il piano per Sant'Elia: molti nodi da sciogliere, 
serve un sopralluogo

Nessuna fretta. La commissione Urbanistica ha rinviato ancora una volta il voto sul Piano guida necessario alla costruzione dello stadio di Sant'Elia. E a frenare sull'approvazione del documento non è solo la minoranza.

Ordine del giorno
Molti gli aspetti da chiarire, così tanti da rendere necessario un sopralluogo fissato per lunedì alle 15.30. Trovare il tempo per il voto nello stesso giorno non sarà possibile anche perché lunedì alle 17,30 si riunirà il Consiglio comunale e quindi la commissione, nella migliore delle ipotesi, esprimerà il proprio parere tra due settimane. A rallentare l'iter però potrebbe essere non solo l'analisi approfondita richiesta da tutti i commissari ma anche la necessità di rimodulare il progetto economico finanziario che sta alla base dell'accordo con il Cagliari Calcio. Il prospetto (di poco meno di 80 milioni) che si basa sulla pubblica utilità dell'opera approvato dal Consiglio comunale durante la scorsa consiliatura dovrà essere modificato alla luce delle varianti in fatto di parcheggi e aree commerciali.

La vendita di alimenti
Della proposta iniziale del Cagliari, stadio a parte, resta pochino. Molto è stato ripensato, a cominciare dalla zona dello shopping e dalle aree di sosta. Dunque: il blocco commerciale non è più un grande parallelepipedo accanto al terreno di gioco. In seguito alla conferenza di servizi le cubature da destinare ai negozi sono state trasferite nella zona in cui ora sorge la Sardegna Arena e ridistribuite su quattro edifici compresi anche di una galleria verde.

Su questo aspetto ieri è stata chiarita la prima incomprensione sorta nei giorni scorsi tra maggioranza e opposizione in merito alla variante al Puc necessaria ad autorizzare il piano. Negli spazi commerciali (previsti nel progetto rossoblù accanto allo stadio) era stata espressamente vietata la vendita di alimentari che ora è stata reintrodotta dalla nuova versione.

«La differenza - ha chiarito Angius - è che stiamo parlando di aree diverse, ora che i negozi sorgeranno da un'altra parte non vogliamo limitare la possibilità che in futuro possa esserci anche la vendita di alimenti. Per esempio: se l'amministrazione volesse trasferire il mercato in questo modo potrebbe farlo». Su questo quasi nessuno sembra d'accordo. Nella maggioranza, il sardista Roberto Pinna (al quale si deve anche la richiesta del sopralluogo) si è detto del tutto «contrario». Così come Aurelio Lai: «Non parteciperò al funerale delle tante attività alimentari del resto della città che già sono molto in crisi».

Scontato il no della minoranza annunciato qualche giorno fa con una conferenza stampa e ribadito ieri da Guido Portoghese, Francesca Ghirra, Matteo Lecis Cocco Ortu e anche Marzia Cilloccu che pur non facendo parte della commissione è intervenuta sostenendo la necessità di convocare le associazioni di categoria e i sindacati. «Se cambiano le destinazioni d'uso, bisogna sentirli di nuovo, lo impone la legge», ha chiarito.

Parcheggi
Svelato anche il mistero dei parcheggi. Tanto per cominciare, già in conferenza di servizi era stato chiarito che il numero indicato nel primo progetto del Cagliari calcio doveva essere incrementato. Ora il Piano guida è riuscito a ricavare nuove aree. «La superficie è aumentata - ha concesso Guido Portoghese (Pd) - ma trattandosi di aree spezzettate è opportuno indicare il numero dei posti auto che sarà ricavato».

Quindi, calcolatrice alla mano, gli ingegneri attorno al tavolo suggeriscono la regola base: per sapere quanti stalli si possono tracciare è necessario dividere la superficie per 25. Restando a quelli relativi allo stadio, la superficie è di 98.440 metri quadrati e dunque i posti auto (in linea teorica) dovrebbero essere circa 3.900. «La questione dei parcheggi c'era prima e c'è adesso – ha detto Antonello Floris (FdI) - non fingiamo che sia una questione nuova».

La guerra degli indici
Anche le cubature previste sono materia da interpretare. «È vero che nella nostra proposta c'erano più cubature ma venivano distribuite sulle aree dei parcheggi dove chiaramente non si poteva costruire nulla», ha detto Ghirra. Questo il riepilogo fatto dal dirigente Salvatore Farci sul punto: «Il piano indica 400.004 metricubi per lo stadio, 120.900 metricubi destinati al commerciale che aggiunti ad altre piccole cubature destinate a servizi e alle strutture sul lungocanale porta a circa 670mila metricubi».

Mariella Careddu


lunedì 28 ottobre 2019

8 novembre. Carbonia. Presentazione del libro "Carlo Felice e i tiranni sabaudi"


Il libro documenta in modo rigoroso la politica dei Savoia, sia come sovrani del regno di Sardegna (1726-1861) che come re d’Italia (1861-1946). Il volume è rivolto in modo specifico agli studenti ma ha un carattere divulgativo per fare conoscere una storia – o meglio una controstoria – poco conosciuta, anche perché assente e/o mistificata dalla storia ufficiale. Pensiamo al Risorgimento e all’Unità d’Italia, presentati come espressione delle magnifiche e progressive sorti, dimenticando i drammi e le tragedie che comportarono, ad iniziare dalla “creazione” della Questione Meridionale ancora oggi più che mai presente.

Per quanto riguarda specificamente la nostra Isola, la presenza dei sovrani sabaudi, con le loro funeste scelte (economiche, politiche, culturali) “ritardò lo sviluppo di quasi cinquant'anni, con conseguenze non ancora compiuta¬mente pagate”: a scriverlo è il più grande conoscitore della “Sardegna sabauda”, lo storico Girolamo Sotgiu. Gli storici, gli scrittori, gli intellettuali di cui si riportano valutazioni e giudizi nei confronti dei re sabaudi spesso sono filo monarchici e filo sabaudi (come Pietro Martini) e dunque non solo loro avversari (come Mazzini o Giovanni Maria Angioy) ma tutti convergono in un severissimo giudizio nei loro confronti, ma segnatamente nei confronti di Carlo Felice che fu il peggiore fra i sovrani sabaudi.

Egli infatti da vicerè come da re fu crudele, feroce e sanguinario (in lingua sarda incainadu), famelico, gaudente e ottuso (in lingua sarda tostorrudu). E ancora: Più ottuso e reazionario d’ogni altro principe, oltre che dappoco, gaudente parassita, gretto come la sua amministrazione, lo definisce lo storico sardo Raimondo Carta Raspi. Il libro vuole anche essere uno strumento di informazione nei confronti delle Comunità sarde e in specie dei Consigli comunali che decidessero di rivedere la toponomastica, ancora abbondantemente popolata dai Savoia, che campeggiano, omaggiati, in Statue, Piazze e Vie. A dispetto delle loro malefatte e persino “infamie” da loro commesse Una per tutte: le leggi razziali.




03 Novembre. I Misteri Di Castello



Organizzato da Percorsi Alter-Nativi
Domenica dalle ore 17:30 alle ore 19:30
Porta Cristina, Piazza Arsenale, Cagliari

Quali misteri e segreti si celano nel quartiere più antico di Cagliari? Le sue mura e suoi vicoli sono stati testimoni di secoli di storia, fatti e misfatti. Leggende, luoghi infestati, apparizioni, miracoli, eclatanti delitti, massoni e iniziati. Cagliari è da sempre considerata la città del sole, ma non tutti sanno che in essa si celano anche molte ombre.
Il percorso di bassa difficoltà, si svolge nelle antiche strade del quartiere Castello. Appuntamento in piazza Aquilino Cannas almeno dieci minuti prima dell'inizio del tour.

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA.
evento a numero chiuso

contributo 10 euro a persona , soci 8 euro
Per prenotare e per informazioni potete chiamare o mandare un messaggio al

333 422 6593 anche tramite whatsapp.
Potete inoltre inviare un messaggio privato alla pagina Facebook https://www.facebook.com/Percorsialternativicagliari/