mercoledì 5 febbraio 2020

Il pubblico che finanzia il privato: la spinoso questione del Mater Olbia. Di Lucia Chessa.



1500 euro al mese per studiare studiare studiare studiare, per anni, fino ad essere in grado di isolare il novo coronavirus gettando le basi per una cura. 1500 euro precari, non per sempre, che forse si rinnovano e forse no. 1500 euro al mese per sentirsi dire “questo lo dice lei” dalla prima ignorante ringalluzzita che vuole applicare l’uno vale uno anche alla ricerca scientifica.

Che i giovani ricercatori siano costretti, numerosissimi, ad andarsene dall’Italia questo lo sanno tutti. Ma quello che forse non è ancora chiaro è che presto inizieranno ad andarsene anche i giovani medici. In Italia, infatti, l’accesso alle scuole di specializzazione è consentito solo ad una minima percentuale di laureati e, senza specializzazione, non si può lavorare se non per precarissime sostituzioni.


Eppure mancano i medici negli ospedali, eppure capita che i servizi e i reparti restino scoperti per mesi, eppure il servizio sanitario nazionale pubblico sembra sempre più incapace di soddisfare la domanda di salute e cura per tutti. Nel frattempo, gli investimenti nella sanità privata creano grandi imperi economici e nelle mani dei privati finiscono grandi quantità di denari pubblici attraverso convenzioni e proget financing.

Un' epidemia diffusa quella dello smantellamento della sanità pubblica e del foraggiamento di quella privata. Così il Mater Olbia in Sardegna. Ospedale privato vista a mare realizzato dal Qatar, 200 posti letto convenzionati, che vuol dire pagati dalla Regione Sardegna, ogni anno, e quindi tolti agli ospedali pubblici, e una quarantina di suite panoramiche per pazienti speciali e facoltosi. Convenzionato si, ma naturalmente senza pronto soccorso, perché i privati mica son scemi: la complessità e soprattutto i costi della gestione delle emergenze e del presidio 24 ore su 24 la lasciano al pubblico.


Me lo ricordo quando il Mater Olbia, veniva presentato come un ospedale di eccellenza benché non fosse neanche ancora aperto e nessuno vi avesse mai fatto neanche un’intramuscolo. Me lo ricordo quando veniva detto che sarebbe stato un grande centro di ricerca mentre è semplicemente un investimento che vende sanità al servizio pubblico che rinuncia a farsi carico della sanità per tutti.


E mi ricordo bene anche quando ci si faceva campagna elettorale millantando di disporre di 50 posti di lavoro al Mater Olbia da distribuire agli amici fedeli e votanti. Buona salute a tutti, che è meglio andare sul sicuro


Lucia Chessa


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