"Agli estorsori di consensi convengono i disagi sociali
degli uomini: gli uomini disagiati, senza lavoro, senza soldi, sono facilmente
orientabili, sono facilissime fonti di consensi." Fabrizio Cristiano De
André (Genova, 18 febbraio 1940, – Milano, 11 gennaio 1999)
(11 Gennaio 1999) Muore Fabrizio De André, considerato uno
dei più grandi cantautori italiani, è conosciuto col nomignolo di
"Faber" che gli dette l'amico d'infanzia Paolo Villaggio, per la sua
abitudine ad utilizzare i pastelli Faber - Castelli. De André nasce il 18
febbraio 1940 a Genova in Via De Nicolay da Luisa Amerio e Giuseppe De André,
professore in alcuni istituti privati da lui diretti.
Nella primavera del 1941 il professor De André,
antifascista, cerca riparo ed insieme alla famiglia va a vivere nella Cascina
dell'Orto, dove Fabrizio trascorre parte della propria infanzia col fratello
Mauro. Nel 1945 la famiglia De André può ritornare a Genova, che dopo la
liberazione fu insignita della medaglia d’oro alla resistenza (essendosi
liberata senza l’aiuto degli americani). Nell'ottobre del 1946 il piccolo
Fabrizio viene iscritto alla scuola elementare presso l'Istituto delle suore
Marcelline dove inizia a manifestare il suo carattere ribelle.
Di ritorno dalla Francia il padre gli porta in regalo due 78
giri di Georges Brassens del quale "Faber" inizia a tradurne alcuni
testi, poi eseguiti col suo piccolo complesso folk di coetanei. Seguono gli
studi ginnasiali, liceali ed infine universitari (facoltà di giurisprudenza),
interrotti a sei esami dalla fine. Il suo primo disco esce nel '58 ma la svolta
artistica matura anni dopo, quando Mina canta "La Canzone di
Marinella", che si trasforma in un grande successo. Questo avvenne proprio
mentre De Andrè stava per abbandonare i suoi sogni artistici, e dedicarsi
completamente alla sua carriera di avvocato.
Amico di altri personaggi noti della musica e dello
spettacolo come Luigi Tenco, Gino Paoli (anche loro genovesi) , s’ispira ai
cantautori francesi ed alla musica popolare, per elaborare un proprio originale
stile. Protagonisti delle sue canzoni sono in genere emarginati, ribelli e
prostitute. Anarchico individualista, De André vivrà una vita, come la
definisce lui stesso, “in direzione ostinata e contraria”.
Per diverso tempo evitò di esibirsi in pubblico preferendo
rivolgersi, con la sua produzione discografica, a un uditorio selezionato. Dopo
l'esordio con "Nuvole barocche" (1958) e il primo importante successo
con "La canzone di Marinella" (1962), tutta la produzione di De André
è stata caratterizzata da un costante rinvio alla storia sociale e politica del
paese, ma anche da riferimenti letterari: l'album "Tutti morimmo a
stento" (1968) è ispirato alla poetica di F. Villon e quello de "La
buona novella" (1970) ai Vangeli apocrifi.
La denuncia dell'ingiustizia, dell'ipocrisia del potere,
della guerra, le vicende delle minoranze perseguitate, i destini collettivi dei
popoli rom, dei nativi americani, dei Palestinesi, così come una vasta galleria
di singoli personaggi costituiscono il centro di queste e altre opere. I
riferimenti musicali si estendono dal classico al folk, con poche concessioni
ai tratti tipici del rock; dai modelli folcloristici e dal blues, così come
dalla musica medievale e rinascimentale, De André ricava le armonie
prevalentemente modali che caratterizzano molti suoi brani.
Da un intenso ricorso al dialetto (genovese, sardo,
napoletano) sono caratterizzati gli ultimi tre album di De André, "Creuza
de mä" (1984) e "Anime salve" (1996). De André ha inoltre creato
interessanti versioni italiane di alcune canzoni di Dylan e Cohen. Nel 2016 è
stato edito il testo “Sotto le ciglia chissà,” raccolta di appunti e
riflessioni che costituiscono un diario inedito e privato del cantautore.
L'11 gennaio 1999 Fabrizio De André muore a Milano. I suoi
funerali si svolgono il 13 gennaio a Genova alla presenza di oltre diecimila
persone.
Di Vincenzo Maria D'Ascanio
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