“Dopo le riforme fallite degli anni Settanta, i quattro mesi
della sua agonia all'inizio del 1980 furono la metafora del male che avrebbe
distrutto negli anni seguenti il suo Stato. Ma nessuno potrà mai scrivere la
storia del Novecento senza ricordare che Tito combatté due guerre, una contro
Hitler, l'altra contro Stalin; e le vinse entrambe.” (Sergio Romano)
(14 gennaio 1953) Josip Broz Tito nasce a
Kumrovec il 7 maggio 1892, in Croazia, regione che si trova in quegli anni
sotto la dominazione dell'Impero asburgico. I suoi genitori appartengono a due nazionalità diverse,
infatti, il padre è croato, mentre la madre è slovena. Il giovane Josip trascorre
la sua giovane età con il nonno materno a Podsreda, in Slovenia, e frequenta la
scuola elementare a Kumrovec. Il quegli anni svolge numerose mansioni: lavora
come apprendista fabbro e dai dodici ai diciotto anni lavora in una fabbrica
metallurgica slovena, dunque decide di entrare nell’esercito asburgico durante
la prima guerra mondiale, e si distinse tanto per il coraggio quanto per la
ferocia sul campo di battaglia.
Nel 1914 viene
chiamato sul fronte russo, in Galizia e rimane
gravemente ferito nel corso di un combattimento in Bukovina. Dopo qualche mese
il suo battaglione viene sconfitto e tutti i soldati diventano prigionieri dei
russi. Nel 1916 è condannato ai lavori forzati in un campo degli Urali. Nel
1917, dopo la rivoluzione bolscevica, entra a far parte del partito russo, ma
la sua mente è già rivolta ai Balcani con un disegno preciso: creare una
confederazione deile varie nazionalità (Croata, Serba, Slovena etc…) che possano formare un unico
Stato: quella che, in seguito, diventerà la Jugoslavia.
Nel 1920, infatti, Josip Broz partecipa alla fondazione del
Partito comunista tenutasi a Zagabria.
Dal 1939 Tito è nominato
segretario generale del Partito comunista iugoslavo, e guidò la lotta di
liberazione dall'invasore nazista e contro i fascisti croati ed italiani. Ebbe la responsabilità politica
della repressione anti-italiana di Fiume, Istria, Dalmazia, attuata con
l'eliminazione fisica nelle foibe e con le espulsioni, ma non si sa con
certezza se abbia ordinato l’epurazione degli italiani nelle profonde caverne
carsiche.
Tito, come detto,
guidò (dal 1943 con il titolo di maresciallo) la guerra di liberazione,
promuovendo lo sviluppo dell'insurrezione antitedesca e la lotta alla monarchia
e ai ceti dirigenti. Tale impostazione
suscitò i primi contrasti con la dirigenza sovietica, incline a rinviare i
problemi sociali ed istituzionali. Il contrasto con l'Unione Sovietica e i
primi accenni della politica neutralista si manifestarono nella primavera del
1945, sviluppandosi nel biennio successivo, quando Belgrado svolse una politica
estera volta a realizzare l'antico progetto di una confederazione balcanica.
In seguito cercò di
ispirare i paesi neutrali del Terzo mondo, organizzando la conferenza (tenuta a
Belgrado nel settembre 1961), che diede vita al movimento dei paesi non
allineati. Contrastanti tendenze
di liberalizzazione e di accentramento caratterizzarono l'attività di Tito che,
di fronte alle gravi tensioni nazionali sviluppatesi all'inizio degli anni
Settanta, promosse con la costituzione iugoslava del 1974 una soluzione
fortemente federalista.
Dopo la revisione
costituzionale del 1974, Tito assunse il ruolo di anziano padre della patria, mentre diminuiva il suo
coinvolgimento diretto nella politica interna e nel governo. Nel gennaio 1980, fu
ricoverato al centro clinico di Lubiana per problemi di circolazione alle
gambe. La sua gamba sinistra fu amputata poco dopo. Morì in clinica il 4 maggio
1980, tre giorni prima del suo 88º compleanno. Il suo funerale vide l'arrivo di
molti uomini di stato la cui presenza cercava di attirarsi le simpatie della
nuova dirigenza jugoslava, che si trovava in piena guerra fredda priva della
guida carismatica.
Vincenzo
Maria D’Ascanio.
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