Quando era presidente della Regione,
Mauro Pili chiese a Paolo Savona - l'economista oggi ministro degli Affari
europei - di scrivere un nuovo Piano di rinascita per l'Isola. Il progetto
rimase sulla carta, ma è ancora valido. «Il punto chiave è l'insularità. Il
riequilibrio non può essere fatto né con slogan né con modifiche
costituzionali: esiste una legge nazionale che stabilisce che bisogna misurare
e compensare il divario, basta un decreto attuativo, di competenza del governo.
Quindi, se Salvini e Di Maio anziché venire qui a fare passerelle studiassero
le norme e avessero la volontà di farlo, potrebbero risolvere la questione e
dare alla Sardegna i 2 miliardi all'anno che le spettano per il gap economico,
infrastrutturale e fiscale».
Mauro Pili, 52 anni, già sindaco di
Iglesias, governatore e deputato, ci riprova. Alle Regionali del 2014 prese
oltre 42mila voti (il 5,72%), questa volta corre sotto l'insegna di “Sardi
liberi”, con il suo Unidos, ProgRes (guidato da Gianluca Collu, che cinque anni
fa ottenne 19mila consensi), ex appartenenti al Psd'Az (come Angelo Carta e
Giovanni Colombu) e il segretario politico del Movimento Zona Franca Francesco
Scifo.
In cosa
consiste il vostro progetto?
«È la più grande scommessa politica
degli ultimi anni, per la prima volta i sardi liberi si mettono insieme, con i
movimenti identitari, indipendentisti, autonomisti. Vogliamo essere
protagonisti e non schiavi, artefici del nostro futuro e non succubi di
imposizioni, lottiamo per una Sardegna strategica nello scenario euromediterraneo
e non colonia di Stato».
A chi vi
rivolgete?
«A tutti i sardi, di destra,
sinistra, pentastellati. La Sardegna ha il freno a mano tirato, le catene delle
lobby, dei poteri forti e della malavita economica la tengono legata ai loro
interessi, i partiti italiani sono tutti complici di questo sistema. La nostra sfida
non è ideologica ma di concretezza».
«Liberandole dal bisogno che troppo
spesso è strumento di clientela politica. Serve un piano straordinario per il
lavoro, con incentivi diretti alle imprese, sgravi e contributi in conto
occupazione, perché possano assumere subito uno, due, tre lavoratori. La
povertà non si combatte con l'assistenzialismo ma creando opportunità vere di sviluppo».
Puntando
su cosa?
«Faremo una rivoluzione economica e
turistica, che porterà 10 milioni di turisti aggiuntivi spalmati in 365 giorni.
Il progetto è fare un accordo con le compagnie low cost e dare un contributo di
10 euro per ogni passeggero che sbarca in terra sarda. Le statistiche dicono
che ognuno spenderà circa 500 euro. Il risultato è chiaro: con una ricaduta
fiscale minima del 10% la Regione incasserà 50 euro. Se spendiamo 100 milioni
la regione incasserà 500 milioni di entrate fiscali. Avremo un incremento di 5
miliardi di euro nel nostro Pil».
La
continuità territoriale tutta in mano ad Alitalia: lei ha parlato di un
sequestro con la complicità di Governo e Regione.
«Certo, è un progetto scellerato,
perché ha generato questo monopolio scandaloso. Inoltre non ci sarà la tariffa
unica, per otto mesi all'anno i non residenti pagheranno il doppio, e per
quattro mesi il triplo: è ovvio che molti sceglieranno di andare altrove.
Ancora: lascia fuori Air Italy, che su Olbia aveva alcuni slot. Infine, la compensazione
di 40/50 milioni all'anno è illegittima, perché i capitolati d'appalto sono
stati sovradimensionati. La continuità dovrebbe costare 30 euro per andare a
Roma e 35 per Milano».
Capitolo
Tirrenia.
«I 73 milioni di euro che prende
sono un regalo di Stato, Tirrenia ha coperture politiche a destra, a sinistra e
anche Cinquestelle. Il blog di Beppe Grillo è finanziato da Onorato, nella home
page c'è una pubblicità di Moby dalla quale si possono addirittura fare le prenotazioni.
Il gruppo è protetto anche dall'attuale ministro dei Trasporti».
Scusi, ma
Toninelli ha detto proprio ieri che quando scadrà la convenzione
i collegamenti marittimi saranno affidati con una gara pubblica.
«Toninelli evidentemente vuol far
passare ai sardi altri due anni con cappio al collo. Il ministro si rilegga la
convenzione, ci sono già i presupposti per rescindere il contratto: ha negato
il servizio pubblico agli autotrasportatori che usavano altre compagnie, e per questo
è stata anche sanzionata. Noi proponiamo un contributo ad personam e a metro
lineare trasportato. Ogni passeggero potrà scegliere la compagnia che desidera.
Il gruppo Grimaldi ha detto che con la metà dei 73 milioni può far viaggiare
gratis tutti i sardi, residenti e nativi».
La
viabilità interna è spesso disastrata e i cosiddetti treni veloci sono
sempre lenti.
«Sulle infrastrutture siamo fermi.
Sbloccheremo tutti i cantieri, con procedure commissariali. L'abbiamo già fatto
per l'emergenza idrica del 2002, con cantieri aperti giorno e notte. Non ci
saranno più contrapposizioni tra macchina amministrativa e gestione delle
opere, ruoli e funzioni vanno riarticolati, per dire basta alle incompiute».
E le
ferrovie?
«Oggi siamo alla farsa. Bisogna
rimettere in campo il progetto del raddoppio della rete, e spiegare all'Italia
che la Sardegna - che oggi ha un indice infrastrutturale di 15, fatta 100 la
base nazionale – non vuole favori ma diritti».
Pensa che
l'autonomia dell'Isola sia in pericolo?
«Sì, con questo Governo la Sardegna
retrocederà in serie Z, quando Emilia Romagna, Lombardia e Veneto otterranno
l'autonomia porteranno via 36 miliardi del Fondo di coesione, e allora noi
potremo dimenticarci per sempre di quei 2 miliardi che ci spettano per l'insularità,
che, vorrei ricordare, non sono un favore ma un diritto».
Cristina Cossu
Articolo
tratto da “La nuova Sardegna” del 18.01.2019
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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