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1. L’enorme “buco nero” della Scuola italiana in Sardegna. La battaglia per il bilinguismo e
una scuola più sarda. La scuola italiana in Sardegna è rivolta a un alunno che
non c’è: tutt’al più a uno studente metropolitano, nordista e maschio. Non a un
sardo. E’ una scuola che con i contesti sociali, ambientali, culturali e
linguistici degli studenti non ha niente a che fare. Nella scuola la Sardegna
non c’è: è assente nei programmi, nelle discipline, nei libri di testo. Si
studia Orazio Coclite, Muzio Scevola e Servio Tullio: fantasie con cui Tito
Livio intende esaltare e mitizzare Roma. Non si studia invece –
perché lo storico romano non poteva scriverlo - che i Romani fondevano i
bronzetti nuragici per modellare pugnali e corazze; per chiodare giunti
metallici nelle volte dei templi; per corazzare i rostri delle navi da guerra.
Nella scuola si studia qualche decina di Piramidi d’Egitto,
vere e proprie tombe di cadaveri di faraoni divinizzati, erette da centinaia di
migliaia di schiavi, sotto la frusta delle guardie;
ma non si studiano le migliaia di nuraghi, suggestivi monumenti alla libertà,
eretti da migliaia comunità nuragiche indipendenti e federate fra loro.
Si studia Napoleone, “piccolo e magro, resistentissimo alla
fatica!” ma non si spende una sola parola per ricordare che il tiranno corso,
venuto in Sardegna, bombardò La Maddalena e sconfitto da Domenico Millelire,
con la coda fra le gambe dovette ritirarsi e abbandonare “l’impresa”.
Si studia insomma l’Italia “dalle amate sponde” e “dell’elmo
di Scipio”, ma la Sardegna, con le sue vicissitudini storiche, le dominazioni,
la sua civiltà e i suoi tesori ambientali, culturali e artistici è del tutto
assente: un diplomato sardo e spesso persino un laureato, esce dalla scuola
senza sapere nulla dell’architettura nuragica, della Carta De Logu, di
Salvatore Satta e della lingua sarda. Quest’ultima pare addirittura cancellata.
A fronte di ciò occorre
battersi in tutte le sedi, comprese quelle istituzionali, ad iniziare dalla
Regione, per inserire organicamente nei programmi e dunque nei curricula
(almeno per la quota del 20%) lo studio della lingua sarda e con essa della cultura,
della storia, della civiltà dei Sardi. A tal fine occorre una precisa legge ad hoc che preveda
espressamente l’istituzione nelle scuole isolane di ogni ordine e grado delle
cattedre di cultura, lingua, storia e letteratura sarda. Ne ha la potestà e il
diritto: ma anche il dovere. Ma anche a prescindere da ciò non possiamo
dimenticare che il Bilinguismo perfetto dovrà essere uno degli obiettivi e una delle
rivendicazioni principe soprattutto degli Indipendentisti, interessati a difendere i Sardi, come
popolo e come nazione oltre che come lavoratori e come cittadini
Del
professor Francesco Casula.
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