(23 gennaio 1972) Richard Nixon annuncia
che, a Parigi, Kissinger e Le Duc Tho hanno firmato l'accordo per il
"cessate il fuoco" in Vietnam, con decorrenza dal 28 gennaio. L’escalation militare degli USA
contro il Vietnam del Nord, cui URSS e Cina (pur astenendosi da un intervento
diretto) forniscono aiuti militari, è creata attraverso l’utilizzo delle armi
più moderne e micidiali: dalle bombe ad alto potenziale distruttivo famigerato
napalm.
Crea sempre più vittime fra i combattenti dell’una e
dell’altra parte e fra i civili (che sono sottoposti a rigorosi quanto inutili
rastrellamenti). La presenza americana è imponente, ma la situazione nel sud
peggiora ed il Vietnam del Nord, nonostante le enormi perdite e le distruzioni,
non diminuisce il sostegno al Fronte di Liberazione Nazionale e continua la
lotta per la liberazione e l’unificazione dei “Due Vietnam”.
Negli USA, intanto, i
costi sempre più elevati della guerra tanto in termini economici quanto umani,
e le scioccanti immagini televisive di un conflitto sempre più cruento
provocano un crescente disorientamento nell’opinione pubblica, sfociando in un movimento contro la
guerra che cresce col trascorrere del tempo. La protesta investe dunque tutto
l'occidente, catalizzando la partecipazione in un diffuso antiamericanismo.
Saranno numerose le manifestazioni studentesche contro la guerra, diventando
quello che sarà ricordato come uno dei più importanti momenti per i movimenti
pacifisti di tutto il mondo, ed in particolare europei.
La svolta decisiva si
avrà durante il 1968, quando i "vietcong" e le truppe nordvietnamite
lanciano nel sud l’offensiva del Têt (capodanno buddista). L’attacco viene respinto dopo un mese
di strenui combattimenti. sarà costosissimo in termini di vite umane, rivelando
che i ribelli sono tutt'altro che piegati, e le rassicuranti informazioni
provenienti dal fronte e trasmesse dai telegiornali non erano più credibili.
Il completo disimpegno
avviene durante il mandato di Richard Nixon. Costretto a prendere atto dell’improbabilità di una
vittoria militare e dell’impossibilità politica di continuare una guerra che
l’opinione pubblica non sostiene o osteggia (le manifestazioni contro la guerra
raggiungono l’apice nel 1969), Nixon decide per il ritiro degli USA dal Vietnam
senza la macchia della sconfitta (c.d. “pace con onore”) ovvero con un Vietnam
del Sud non comunista ed indipendente.
Parallelamente, in una fase della guerra fredda in cui le
relazioni fra le potenze comuniste e gli Stati Uniti stanno migliorando, sono
condotte trattative diplomatiche con l’URSS e soprattutto la Cina, affinché
queste ultime facciano pressione sul Vietnam del Nord per aderire alle condizioni
americane.
Nel gennaio 1973 vengono,
infine, siglati gli accordi di Parigi che prevedono il cessate il fuoco, il mantenimento delle posizioni
rispettive da parte dei due eserciti e il ritiro delle forze statunitensi
(completato nel marzo dello stesso anno).
Dopo un breve cessate il
fuoco, la guerra riprende rapidamente per terminare il 30 aprile 1975, quando
le truppe nordvietnamite conquistano Saigon dimostrando che i sudvietnamiti, da soli, non potevano reggere
la potenza militare del Vietnam comunista. Il 2 luglio 1976, le due metà del Vietnam
vengono unificate nella Repubblica Socialista del Vietnam. Per gli USA (che
abbandonerà il Vietnam con risultati disastrosi: 58000 soldati uccisi e 150000
feriti, quasi 3 milioni di reduci e 300 000 dispersi) è una disfatta colossale
e senza precedenti.
Di Vincenzo Maria D’Ascanio
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