lunedì 17 luglio 2017

Rassegna stampa 17 Luglio 2017

La Nuova Sardegna

Berlusconi chiude a Renzi e si riavvicina a Salvini.

Il centrodestra riparte da un No. Quello che Silvio Berlusconi, in un'intervista al Mattino, ha pronunciato di fronte all'ipotesi di un'alleanza col Pd di Matteo Renzi. «Non c'è nessuna probabilità di un Governo Berlusconi-Renzi - ha detto il leader di Forza Italia -. Non ritengo possibile e neppure desiderabile una collaborazione con lui e con il Pd. Né ora né tantomeno dopo le elezioni». Parole che hanno ridato una prospettiva all'alleanza di centrodestra, che è uscita vittoriosa dalle Comunali di giugno ma è ancora divisa su come affrontare le politiche.

È «una buona notizia», si è limitato a commentare Matteo Salvini, il segretario della Lega, che stamani in un albergo alla periferia di Piacenza ha riunito l'assemblea programmatica per preparare la sua agenda di governo, lasciando la parola ai tecnici su temi come il fisco, il lavoro, la semplificazione, la scuola e anche i rapporti economici con la Cina. Salvini, completo scuro, camicia bianca e scarpe lucide, è parso distaccato dalle tensioni con gli alleati, benché questi abbiano deciso di non partecipare al suo incontro.

Per governare, ha detto nel suo brevissimo intervento conclusivo dal palco, «mi sento pronto, ci sentiamo pronti, ma siamo disponibili a confrontarci con tutti, quello che mi interessa è la squadra». Il segretario della Lega euroscettica è sembrato anche più pragmatico su temi come i rapporti con l'Unione europea: «Stare in Europa sì - ha affermato - ma da pari a pari, non con il cappello in mano».

Nessun accenno diretto, quindi, all'uscita dell'Italia dall'euro: Salvini ha parlato della «revisione totale della nostra permanenza nell'Ue, riscrivendo i trattati a uno a uno», convinto che la moneta unica alla fine collasserà da sola. Assente Forza Italia, assente anche Fratelli d'Italia, assenti i tre governatori di Lombardia, Veneto e Liguria, a Piacenza non è nato il centrodestra a guida leghista. Salvini ha sdrammatizzato: «Verranno la prossima volta». Si è presentato solo Stefano Parisi, il fondatore di Energie per l'Italia. A Piacenza, però, l'idea di un centrodestra unito non è nemmeno andata in frantumi.

A suggerirlo sono i segnali di distensione lanciati sia da Berlusconi sia da Salvini, che hanno detto di non ritenere archiviata l'alleanza fra Forza Italia e la Lega. Quel che continua a mancare è una strategia condivisa, un confronto faccia a faccia che permetta di affrontare anche le questioni che ancora dividono. Il modello elettorale: Berlusconi resta per il proporzionale, Salvini per il maggioritario. E il candidato premier: «Chi governerà il Paese - ha detto il segretario della Lega – dovrà essere l'allenatore di un'ottima squadra. Non mi interessano Maradona, Marchionne, Draghi, Calenda o Donnarumma...».

di Alessandro Franzi

UNIONE SARDA

Paolo Maninchedda: da qui al 2019 mi attaccheranno, ma farò come Gandhi
«Non ho paura dei maldicenti e della politica dossierante»

Il leader del Partito dei Sardi Paolo Maninchedda ha affidato al suo
blog (www.sardegnaeliberta.it) le riflessioni sull'indagine della
procura sulle assunzioni alla Asl Oristano. Pubblichiamo alcuni passi.
«Oggi (ieri, ndr) l'Unione Sarda ce la fa. A pagina 8 (cioè non nella
pagina della cronaca locale, ma nella pagina regionale) dà notizia di
un'indagine in corso della procura di Oristano che ha portato alla
perquisizione dell'ufficio di un indagato. Il reato ipotizzato è il
voto di scambio, realizzato, secondo il giornale e secondo gli
inquirenti, nella forma “posti di lavoro” in cambio di voti. Tale
indagato è stato candidato nella liste del Partito dei Sardi e il
giornalista immediatamente ricorda che il Partito dei Sardi è guidato
da Paolo Maninchedda e vi milita anche il sindaco di Macomer Antonio
Succu, primario del reparto in cui lavora l'indagato.

A scanso di
equivoci, è verissimo che io guido politicamente il Partito dei Sardi,
ma è ancora più certo che non mi occupo né mi sono occupato di
concorsi. Questo giochino delle indiscrezioni di stampa che
preannunciano o annunciano iniziative della magistratura e che usano
la sintassi (cioè l'accostamento) con tecniche di insinuazione un po'
primitive (di cui era maestro Cossiga e i suoi degni allievi che hanno
avvelenato l'Italia di inutili sospetti) l'ho già vissuto nel 2015.
Non reagii perché mi imbattei in un magistrato molto scrupoloso che,
accertata la cantonata in cui erano precipitati, corresse
immediatamente il tiro. Pur adiratissimo, lasciai perdere, perché
credo ancora nella buona fede e nella naturale bontà delle persone. Io
intuii di essere odiato profondamente da alcuni settori degli apparati
dello Stato italiano, ma constatai anche che esistevano magistrati
scrupolosi, consapevoli che il privilegio che la legge dà loro di
usare in esclusiva la violenza è un privilegio molto pericoloso e
delicato, da usarsi con grande parsimonia....»

«...Quando ero Assessore ho subito campagne di stampa menzognere ma
mai fino al punto dal consentirmi di denunciare chicchessia. Gli
avvocati mi hanno spiegato che ormai le querele finiscono in mano ai
giudici di pace, un'odissea! Qui ormai tutti possono dire di un altro
‘ladro, ‘mafioso' ecc. ecc., e i palazzi di giustizia fanno spallucce,
è libertà di opinione. Questo è il clima dell'Italia, marcia. Comunque
sia, appena mi sono dimesso sono andato dal mio avvocato e gli ho
chiesto consiglio sulla possibilità che la mia azione di governo
potesse avere innescato indagini giudiziarie. Ero e credo di essere
rimasto l'unico assessore che non ha sottoscritto alcuna polizza
assicurativa. Il mio avvocato mi suggerì di usare l'art. 335 del
Codice di Procedura penale, che consente a ogni cittadino di chiedere
di sapere se è iscritto al registro degli indagati.

L'ho fatto (credo
di essere stato l'unico assessore nella storia autonomistica a farlo)
e l'ho fatto nelle tre procure dei territori in cui avevo agito di
più: Cagliari, Nuoro e Oristano. devo ancora farlo a Tempio e a
Sassari. Cliccate sui nomi delle città e vedrete il certificato: non
risulto iscritto al registro degli indagati. E dunque queste
certificazioni dimostrano che le Procure non inseguono le maldicenze e
i teoremi politici costruiti ad arte. Poi gli stessi avvocati mi hanno
spiegato che queste certificazioni in Italia non servono a molto,
perché possono dirti che non sei indagato ma lo sei. Ma un cristiano
normale che cosa deve fare se non usare ciò che la legge gli permette
di usare? Io spero e credo ancora di vivere in uno stato di diritto.
Se il certificato non serve a niente, allora si entra in uno scenario
tanto terribile quanto immaginario, nel quale però io vivo da almeno 8
anni e nel quale sembrava e sembra reale, pur senza riscontri, la
sensazione che ho avuto sin dal 2009, quella di essere seguito,
ascoltato, spiato in ogni movimento, svelato in ogni debolezza...».

«...Ecco, questo io non sopporto in uno Stato di diritto: non sopporto
che si spii una persona in attesa che commetta un reato. Non sopporto
lo Stato di polizia strisciante e non ho paura a dirlo, anzi provo
pena per gli uomini politici che mi dicono che ho ragione ma che
tremano come foglie dinanzi a ogni sopracciglio aggrottato che
intravedono al palazzo di Giustizia. Chiunque mi conosca sa che odio i
cellulari, che non sopporto che si parli con me con i cellulari sul
tavolo. Odio tutto ciò che trasforma in pubblico il privato, che
enfatizza e fraintende ogni parola. Infatti il mio cellulare sta più
nel cassetto che nel taschino. Ho profonda ammirazione per magistrati
come Falcone e Borsellino che dimostrano che non bisogna mai parlare
di “Magistratura” ma di “Magistrati”, come pure non bisogna mai
parlare di “Politici corrotti” ma di alcuni politici corrotti. Le
generalizzazioni sono fasciste nell'animo.

So che da qui al marzo
2019, ma soprattutto (se per caso dopo il marzo 2019 le cose dovessero
evolversi verso un governo sardo a forte caratterizzazione
indipendentista) dopo il marzo 2019 io sarò aggredito dalla politica
dossierante e dagli apparati dello Stato italiano. Come intendo
difendermi? Come dice di fare Gandhi: sacrificandomi ma tenendo duro.
Non ho paura. Lo dico a gran voce: non ho paura dei maldicenti e degli
apparati dello Stato italiano che volessero valorizzarli. Farò come
Gandhi e siccome so che nessuno legge più Gandhi, oggi vi fornisco,
per metterle agli atti dei plurimi fascicoli a me dedicati, delle
pagine di Gandhi che mi ispireranno nei prossimi anni. Nel frattempo,
insegno libertà nella mia Facoltà».
Paolo Maninchedda

PORTO TORRES. Immigrati
Capotreno molestata? No, solo una lite

La notizia era arrivata con la forza di un uragano: sulla tratta Porto
Torres-Sassari una capotreno era stata aggredita e pure molestata
sessualmente da un gruppo di immigrati, da lei trovati senza
biglietto. Sotto choc, era finita, diceva una nota sindacale di
categoria, al Pronto soccorso. In un attimo la notizia era diventata
virale, su giornali e social, con un fiorire inarrestabile di commenti
sulla crescente pericolosità sociale degli immigrati. Commenti a cui
si aggiungevano man mano quelli politici. Ma Questura e Trenitalia
rivelano una dinamica molto diversa.

Gli immigrati, otto nigeriani,
non erano affatto sprovvisti di biglietto; la discussione sarebbe nata
per un problema della capotreno col palmare; l'impiegata di Trenitalia
non è stata molestata né palpeggiata; del suo passaggio o ricovero
all'ospedale non c'è traccia. Infine la donna non ha sporto alcuna
querela. La storia, quindi, potrebbe essere diversa. Il segretario
regionale della Cgil Trasporti, Arnaldo Boeddu, interviene. Il
problema è in generale quello della sicurezza, a bordo dei treni -
metro tranvie e dei bus. Questo fenomeno, purtroppo, non è nuovo ma,
soprattutto, la causa non sono esclusivamente i migranti e/o gli
extracomunitari. Lo stato di totale abbandono in cui versano alcuni
"pseudo" centro intermodali, in alcuni casi lasciati totalmente al
buio, privi di telecamere e con una insufficiente controllo da parte
degli operatori delle forze dell'ordine che, a causa della cronica
carenza di organico che si affievolisce di anno in anno, rende
praticamente impossibile un appropriato controllo delle città e del
territorio. (p. c.)

La Nuova Sardegna

Sequestrati telefono e pc dell'unico indagato
l'inchiesta sulla sanità di Enrico Carta

ORISTANODa Cabras, domicilio dell'unico (per ora) indagato,
all'ospedale San Martino. Pochi chilometri di distanza, ma molte ore
di lavoro. Gli inquirenti ne hanno dovuto utilizzare addirittura
dodici prima di concludere il sequestro di numerosi documenti che
diventano pilastro portante dell'inchiesta sul sistema sanitario che
ha già gettato nei mesi precedenti altre non ancora visibili
fondamenta. Prima ancora di andar via dall'ospedale alle 21.30 di un
sabato non qualunque, gli agenti del Nucleo di polizia tributaria
della Guardia di Finanza coordinati dal maggiore Pasquale Pellecchia
avevano intanto preso con sé il telefonino cellulare e il computer
dell'infermiere Salvatore Manai, la sola persona formalmente iscritta
nel registro degli indagati.Responsabile della sala operatoria del San
Martino, il 44enne di Silanus appare come un anello e nemmeno molto
grosso di una catena che potrebbe essere ben più lunga.

La direzione
che l'inchiesta sta prendendo sembra chiara leggendo i reati
contestati - corruzione e falso - e ciò a cui essi sono collegati. Per
il sostituto procuratore Armando Mammone, lo stesso che ha portato
avanti l'inchiesta maremoto ribattezzata "Sindacopoli", c'è del marcio
anche nel mondo della sanità oristanese e giusto per stare in rima ci
si potrebbe trovare di fronte a una sorta di "Concorsopoli". È proprio
nei concorsi e nel vorticoso giro delle assunzioni interinali alla
Assl dalle forti connotazioni geografico-territoriali - la provenienza
di un numero notevole di persone è del del Marghine e della Planargia
- che la procura sta frugando.Intanto, sul caso è intervenuto ieri sul
suo blog l'ex assessore regionale Maninchedda, polemizzando con chi,
sulla stampa, ha fatto rilevare che l'«indagato Manai - scrive
Maninchedda - è stato candidato alle Comunali di Oristano per il
Partito dei Sardi (raccogliendo 22 voti, ndr). Immediatamente -
prosegue - viene ricordato che il Partito dei Sardi è guidato da Paolo
Maninchedda e vi milita anche il sindaco di Macomer, Succu, primario
del reparto in cui lavora l'indagato. A scanso di equivoci, è
verissimo che io guido politicamente il Partito dei Sardi, ma è ancora
più certo che non mi occupo nè mi sono occupato di concorsi... Un po'
di consiglieri regionali e di dirigenti di partito non potendo
confrontarsi sulla politica e sulla cultura, lavorano
sull'indiscrezione, sull'insinuazione e sulla creazione del clima
della presunzione di colpevolezza».

Tornando all'inchiesta, Salvatore
Manai, affiancato dall'avvocato Gianfranco Contini, ha fornito tutte
le spiegazioni richieste dagli agenti e ha messo a loro disposizione
ogni documento che si trovava nelle due postazioni da lui utilizzate
al San Martino. Saranno di importanza vitale per l'inchiesta?Di sicuro
Salvatore Manai è cascato dalle nuvole nel momento in cui gli è stato
chiesto se fosse a conoscenza di un sistema peraltro nemmeno troppo
originale attraverso il quale venivano truccati i concorsi.Secondo la
procura, ad alcuni partecipanti considerati «amici» il questionario
sarebbe stato consegnato in anticipo in modo da avere la certezza di
ottenere un ottimo risultato.

E se questo non fosse bastato, ecco che
anche le graduatorie degli esami sarebbero state riviste a seconda
delle esigenze degli esaminatori. Verrebbe da pensare che dietro
questo comportamento ci potesse essere un giro di mazzette, invece
questo sembra escluso: non ci sono soldi che finiscono nelle tasche di
chi avrebbe agevolato le assunzioni.Le assunzioni sarebbero servite
piuttosto, secondo le ipotesi dell'accusa, per creare delle facili
clientele elettorali sul territorio. Una volta generato il consenso e
raggiunti i posti di comando, agli ideatori del sistema (ancora
presunti e da scovare) sarebbe stato facile indirizzare scelte e
gestire denari. Ovviamente pubblici e puliti.Il mirino dei magistrati
appare quindi puntato in alto, ma l'onda lunga dell'inchiesta rischia
davvero di portare via con sé anche molti pesci piccoli.

Riforma degli ospedali, il Pd non vuole polemiche

CAGLIARIIl Pd oggi ha un doppio appuntamento sulla sanità e in
entrambi i casi riguarda la riorganizzazione della rete ospedaliera
che mercoledì dovrebbe essere approvata dalla commissione del
Consiglio regionale. Di prima mattina il segretario Giuseppe Luigi
Cucca dovrebbe incontrare quasi tutti i consiglieri regionali, per
decidere insieme una strategia comune sul futuro dei diversi ospedali
e soprattutto capire fino a che punto il partito di maggioranza
relativa è disposto a spingersi nelle correzioni della bozza
presentata dall'assessore alla sanità Luigi Arru.

Il secondo
appuntamento sarà invece nel pomeriggio, a Oristano, con la direzione
regionale del partito preceduta da una riunione della segreteria.
Anche in questo caso il confronto dovrebbe essere solo sulla rete
ospedaliera, ma potrebbe allargarsi al resto della sanità. Perché il
Pd sull'argomento non pare così compatto come sostiene chi continua a
gettare acqua sul fuoco, per far credere che la maggioranza non sia in
fibrillazione e invece lo è. Tra l'altro domani è in programma un
vertice per decidere quali saranno gli emendamenti condivisi del
centrosinistra alla Rete e le tensioni potrebbero risaltare fuori
proprio alla vigilia della seduta decisiva della commissione sanità.
Forza Italia esclude governi col Pd. «Una buona notizia» per il leader
della Lega
Ma restano ancora le distanze sulla legge elettorale e il candidato premier

Trenitalia ridimensiona le gravi accuse mosse dalla Fit-Cisl contro
alcuni nigeriani passeggeri del regionale 2698
«Insulti ma nessuna violenza sessuale»

di Daniela Scano
SASSARI
L'aggressione c'è stata, ma verbale: brutte parole e toni aggressivi.
Il palpeggiamento invece no, quello non c'è stato. Nelle fasi convulse
della discussione, la capotreno sarebbe stata «sfiorata su un braccio
o su una gamba» da uno degli uomini che la insultava. Però nessuno
l'ha toccata nelle parti intime, questo Trenitalia lo esclude. Se non
è una smentita, poco ci manca.Trenitalia derubrica a un aggressivo
«diverbio» il presunto episodio di molestie sessuali di gruppo nei
confronti di una donna indifesa denunciato, sabato alle 16, dal
segretario regionale della Fit-Cisl Valerio Zoccheddu e dalla
responsabile del Coordinamento donne del sindacato, Claudia Camedda.

Racconto rimbalzato in tutti i siti di informazione e che ha scatenato
un putiferio di reazioni politiche indignate, ma anche uno tsunami
xenofobo e razzista. Il sindacato sostiene che una capotreno sia stata
aggredita fisicamente e molestata sessualmente da un gruppo «di
nigeriani trovati sprovvisti di regolare titolo di viaggio» a bordo
del treno in partenza dalla stazione marittima di Porto Torres. In
attesa che la diretta interessata dia la sua versione dei fatti (a
ieri non aveva ancora presentato alcuna denuncia), su quanto accaduto
a bordo del treno regionale 26981 interviene Trenitalia. E tira il
freno a mano. In una nota inviata ieri all'agenzia Ansa, il gruppo
ferroviario sostiene di avere «ricostruito quanto accaduto a bordo del
convoglio» e precisa di averlo fatto «sentendo la stessa
protagonista».

«La capotreno - riferisce l'Ansa - stava controllando i
biglietti quando ha raggiunto il gruppo di stranieri, circa una decina
di persone, molti dei quali erano senza ticket. Solo alcuni di loro si
sarebbero agitati, iniziando a inveire contro la donna». «In queste
fasi concitate, la capotreno sarebbe stata sfiorata su un braccio o su
una gamba - prosegue la nota -. Nessun palpeggiamento, quindi. La
donna è poi andata in cabina dal macchinista e ha avvertito, come
avviene sempre in queste occasioni, la Polizia ferroviaria». «Al
momento - conclude Trenitalia - non è stata presentata alcuna denuncia
e la capotreno non si è fatta visitare in ospedale. La Polizia già
ieri aveva identificato tutti gli stranieri coinvolti nella
vicenda».Quella dei giovani sprovvisti di biglietto è però una
inesattezza. Alla stazione Marittima di Porto Torres, infatti, non c'è
biglietteria e il biglietto si fa a bordo. Mentre la capotreno stava
emettendo i ticket è esplosa la discussione i cui toni hanno
comprensibilmente spaventato e agitato la operatrice di Trenitalia.
Gli otto stranieri sono stati identificati dalla Polfer per questo,
non perché non avevano pagato il biglietto.Riepilogando: sullo
spiacevole episodio ci sono, al momento, tre differenti versioni dei
fatti fornite da chi ha parlato con la capotreno. La prima è quella
della Polfer, che sabato mattina è stata allertata mentre il convoglio
era ancora in viaggio.

Gli agenti in servizio alla stazione di Sassari
hanno ricevuto la segnalazione di una aggressione verbale e hanno
proceduto a identificare gli stranieri presunti responsabili. Nessun
fermo è stato fatto perché, alla Polizia ferroviaria, la capotreno non
ha parlato di aggressioni fisiche o sessuali. Del resto, se la
segnalazione partita dal treno in arrivo da Porto Torres fosse stata
questa, a Sassari gli otto stranieri avrebbero di certo trovato un
adeguato e numeroso "comitato di accoglienza". «Non lo ha detto perché
ha avuto paura in quanto era stata minacciata» spiegano il segretario
regionale della Fit-Cisl e il suo delegato sassarese Riccardo
Chicconi. I due sono i depositari della seconda versione dei fatti:
quella della spaventosa aggressione fisica culminata con una odiosa
violenza sessuale. Sabato è stato Chicconi (che è anche l'unico ad
avere parlato con la donna) a raccogliere il racconto della capotreno,
ma non è stato lui ad accompagnarla al pronto soccorso del Santissima
Annunziata. Qui la donna non si è mai presentata in stato choc, come
riferito dal sindacato.

La capotreno avrebbe preferito andare in
ospedale ad Alghero dove, dice la Fit-Cisl, le sarebbe stato refertato
«grave stress emozionale e stato di agitazione».Infine c'è la terza
versione, timbrata Trenitalia che afferma di averla ricevuta dalla
diretta interessata: nessun palpeggiamento, forse un involontario
sfioramento mentre era in corso «un diverbio».Tre versioni diverse che
la polizia, alla luce dell'allarme sociale suscitato dalla notizia
verificherà ascoltando anche gli uomini chiamati in causa (tutti
identificati) e gli eventuali testimoni. Inutile invece cercare le
risposte nei video della videosorveglianza: a bordo del regionale
26981 non ci sono telecamere.


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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