mercoledì 11 marzo 2020

(11 Marzo 1924) Nasce Franco Basaglia, lo psichiatra a cui si deve la legge 180 del 1978


"Ci sono sempre falsi profeti. Ma nel caso della psichiatria è la profezia stessa ad essere falsa, nel suo impedire, con lo schema delle definizioni e classificazioni dei comportamenti e con la violenza con cui li reprime, la comprensione della sofferenza, delle sue origini, del suo rapporto con la realtà della vita e con la possibilità di espressione che l'uomo in essa trova o non trova." (Franco Basaglia, da Follia/Delirio, in “Scritti” 1982)

(11 Marzo 1924) Nasce a Venezia Franco Basaglia, lo psichiatra a cui si deve la famosa legge 180 del 1978, che impone la chiusura dei manicomi e regola il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo servizi di igiene mentale pubblici. L’intenzione della legge è quella di favorire terapie che non ledano la dignità e la qualità di vita dei pazienti, che nei vecchi manicomi venivano spesso trattati con elettroshock e terapie farmacologiche decisamente invasive. Muore il 29 Agosto 1980.

Nel 1958 Basaglia ottiene la libera docenza in psichiatria. Per le sue idee innovative e rivoluzionarie non viene bene accolto in ambito accademico, cosicché nel 1961 decide di rinunciare alla carriera universitaria per trasferirsi a Gorizia, dove dirige l'ospedale psichiatrico della città.

Basaglia istituisce subito, all'interno dell'ospedale psichiatrico, laboratori di pittura e di teatro. Nasce anche una cooperativa di lavoro per i pazienti, che così cominciano a svolgere lavori riconosciuti e retribuiti. Ma ormai sente il bisogno di andare oltre la trasformazione della vita all'interno dell'ospedale psichiatrico: il manicomio per lui va chiuso ed al suo posto va costruita una rete di servizi esterni, per provvedere all'assistenza delle persone affette da disturbi mentali.
La psichiatria, che non ha compreso i sintomi della malattia mentale, deve cessare di giocare un ruolo nel processo di esclusione del "malato mentale", voluto da un sistema ideologico convinto di poter negare e annullare le proprie contraddizioni, allontanandole da sé ed emarginandole.

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