mercoledì 11 marzo 2020

Cagliari, la vita sospesa, ma i cafoni non mancano mai.




Martedì mattina, ore 9,30. Da Castello a Piazza L'Unione Sarda scorre uno spicchio rappresentativo della città. Il centro dei negozi, quello dove si passeggia, dove si smoccola alla ricerca di parcheggio. Il quartiere più alto della città non è granché rappresentativo come punto di partenza. Questo è un paese, molti camion che rivelanom ristrutturazioni in corso poche persone. Eppure ieri anche Castello aveva una faccia inedita. Panificio e farmacia aperti, autentici presìdi democratici in servizio permanente effettivo, il bar De Candia, nient'altro.

Vie strette e vuote, rimbombo dei passi, odori di soffritto a ricordare che dietro i portoni qualcuno si muove. Primo incontro alla rotonda di via Mazzini: «È consentito portare i cani a fare pipì?». Perplessità nell'aria. Si decide che sì, è ammesso, come si può altrimenti. Sotto il Bastione, due vigili urbani: vuoi vedere che la passeggiata, pur in solitaria, è vietata? Invece fila liscia.

Via Manno è un deserto urbano sotto un cielo bellissimo. Cartello d'ordinanza in tutte le vetrine: « No baci no abbracci no strette di mano ». Non c'è il rischio per carenza di materia prima (i clienti). Vuoti i templi della moda low cost, vuoti i negozi importanti, chiusa la chiesa di Sant'Antonio Abate. Nei manichini è già primavera, i cartelli raccontano che all'interno ci sono gli ultimi scampoli di saldi. Purtroppo tira aria che i registratori di cassa oggi riposeranno.

In Piazza Yenne, un timido assaggio della vita di ieri che sembra improvvisamente fantastica: parcheggio selvaggio, finalmente. Tre-furgoni-tre dei corrieri in sosta disordinata, addirittura uno sulle strisce pedonali. Sembra niente in questa città lunare dove gli individui sono scomparsi, eppure fa ben sperare: oggi è così perché è giusto ma le nostre abitudini, quelle villane comprese, sono lì che ci aspettano. Domani o dopo, ma le cose cambieranno.

Stalli vuoti fra le strisce blu di via Manno, cinque in cento metri, a ricordare che questa volta il messaggio è arrivato forte e chiaro: state a casa, del resto se ne parlerà dopo. Al Caffè Svizzero una parvenza di socialità, pur rivista e corretta secondo le nuove e indispensabili regole. Un tavolino occupato all'esterno da una coppia con mascherina regolamentare. Il personale ricorda con garbo il nuovo mantra: stiamoci alla larga, non meno di un metro fra noi e chiunque altro.

Da un certo punto di vista anche Piazza del Carmine ha qualcosa di familiare che non riesce però a sfumare in nostalgia. Si spaccia droga alacremente, anzitutto, si beve vino in brik come se fosse the verde, si conversa con tono già alticcio e impastato. In altri tempi, l'altro ieri, si sarebbe potuto fare un abbozzo di polemica sui cagliaritani sfrattati de facto, oggi sarebbe accademia.

In Viale Trieste iniziano le ferie, sono decine le serrande abbassate con il cartello che improvvisamente ha perso il suo intrinseco senso di festa e levità. Sarebbe bello conoscerli uno ad uno questi commercianti in vacanza nel più drammatico marzo che sia dato immaginare. Giusto per essere sicuri che stiano bene da qualche parte a riposare e non a versare lacrime sugli affari. Andati quelli sì
altrove.

Nei ruderi davanti all'assessorato comunale, buste di spazzatura nuove di zecca, umido appena prodotto come segnala il percorso olfattivo. Vuol dire che qualche teppista della differenziata, pur nell'emergenza, si è cimentato con successo nel lancio della busta ai danni della collettività. C'è vita sotto il sole, poca ma c'è. I cafoni invece sono tutti in salute.

Lorenzo Paolini

Articolo tratto da “La Nuova Sardegna”, 11.03.2020

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Federico Marini
skype: federico1970ca



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