sabato 14 marzo 2020

Il problema non è stare in casa, ma la pressione psicologica negativa. Di Pier Franco Devias.




In questo momento ci troviamo all’interno di una grande esperimento. Macchè, niente complottismi, non siamo le cavie di nessuno. Dico che ciò che sta accadendo ha dello straordinario dal punto di vista scientifico, perché abbiamo sotto i nostri occhi il comportamento della società occidentale sottoposta a pressioni psicologiche quotidiane e continue.

Una situazione veramente interessante che certamente è già, e ancor più sarà, oggetto di montagne di studi e riflessioni in ambito sociologico, psicologico, politico, economico, ma anche strategico militare ecc. In una manciata di giorni chiuse in casa le persone hanno iniziato – o almeno questa è la percezione che ne ho tramite i media, essendo anche io chiuso in casa – a stravolgere il loro abituale comportamento.


Per cui ho iniziato a vedere persone che normalmente sono sobrie e riflessive, trasformare a tempo di record il loro carattere e diventare impulsive e smodatamente emotive, o altre che normalmente sono spiritose ed espansive diventare riservate e rancorose.


Inizia a farsi sentire in maniera fortemente accelerata l’effetto della pressione mediatica su persone isolate, una forma di pressione molto simile ad alcune moderne forme di tortura psicologica, che appunto agiscono su una persona che viene tenuta sotto isolamento e bombardata con frasi o suoni o informazioni ripetute ossessivamente fino a fare crollare la resistenza psicologica.


Nel grande esperimento in cui ci troviamo le persone, anche quelle che paiono meno soggette alle pressioni esterne, iniziano a trasformarsi. E non parlo solo di quelli che hanno assaltato supermercati e farmacie presi dal panico e poi si sono messi a disturbare tutto il vicinato stillando dalla finestra che erano pronti alla morte. Perché ne conosco parecchi che non canterebbero mai quella ridicola pacchianata ma, pur mansueti ed equilibrati, li ho visti prendere atteggiamenti da giustizieri della notte offrendosi come cacciatori di accenti.


Credo che questi siano i primi effetti di alcuni giorni sotto pressione mediatica “coattiva”, in parte somministrata, in gran parte autosomministrata come fuga dalla noia. Ma gli effetti non sarebbero di una simile aggressività se questa pressione mediatica non fosse intrisa di paura e psicologia dell’assedio. Ci sono quelli che erano convinti che gli arresti domiciliari fossero una pacchia serena e divertente, che dopo tre giorni chiusi in casa erano già al secondo tentativo di suicidio.


Eppure è capitato decine di volte a tutti noi di stare tre, quattro o anche più giorni chiusi in casa, senza contatti col mondo se non con i familiari, ma nei social pubblicavamo agnelli arrosto, bottiglioni di vino, piatti di pasta, foto allegre e barzellette. Evidentemente la situazione era diversa. E dunque non è di per sé lo stare in casa il problema, ma semmai la pressione psicologica negativa a cui siamo sottoposti, altrimenti avremmo dovuto avere quelle reazioni anche sotto Natale.


Se, dunque, ciò che ci sta trasformando non è lo stare in casa, ma la pressione psicologica, mi permetto di consigliare innanzitutto un contenimento del bombardamento mediatico, limitando il ricorso alla televisione e anche a facebook.


Non si può pensare di stare sereni sentendo tutto il giorno, tutti i giorni, telegiornali che parlano di morti, contagi, malati, posti che non bastano, premier inglesi (candidati al Nobel per la pessima comunicazione) che avvisano la popolazione che vedranno i propri cari morire prematuramente…


E non si può stare sereni nemmeno stando tutto il giorno attaccati a facebook con la home piena delle stesse notizie di cui sopra, condivisioni di notizie allarmistiche, teoremi di complottisti, minacciosi, isterici, linciatori da tastiera che sperano di esserlo anche da strada, foto di persone impaurite, notizie di gggente che sta facendo cose che ora per colpa sua ne moriamo tutti…
Ma insomma, diamoci una svegliata, usciamo dall’incubo in cui ci stiamo infilando!


Approfittiamo di tutto questo tempo per leggere, fare un po’ di ginnastica, dedicarci un po’ di più ai nostri cari, cucinare qualcosa di particolare, ascoltare musica, dipingere, disegnare, giocare, scrivere. Ci passiamo la vita a dirci che non possiamo fare questo o quello perché siamo sempre troppo incasinati… e ora che abbiamo il tempo anche da buttare, lo passiamo su facebook a rovinarci le giornate. E prendiamola con filosofia, sù!


Stiamocene sereni, lasciamo passare questa manciata di giorni, preserviamo la nostra salute anche psicologica ed evitiamo di creare complicazioni alle tante persone che generosamente si stanno sbattendo per noi: non hanno veramente bisogno di trovarsi con persone in crisi di panico, gente che inventa scuse per andare in giro perché non ce la fa più a stare a casa, gente che intasa i telefoni perché è terrorizzata e sente sintomi, sente rumori, vede untori, ha sentito quella del terzo piano che diceva “oh mia bela madunina”…


Insomma comportiamoci da società seria e responsabile: ognuno faccia il suo dovere, serenamente e senza intralciare la vita di nessuno. E soprattutto senza disturbare il prossimo. Nemmeno per strillargli dalla finestra che l’Italia lo chiamò.


Di Pier Franco Devias

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