lunedì 16 dicembre 2019

Reddito di cittadinanza: i furbetti sono sotto tiro


LA Nuova Sardegna

Reddito di cittadinanza: i furbetti sono sotto tiro
In aumento i casi di chi percepisce l'assegno mensile e lavora in nero

di Silvia Sanna
SASSARI

Le segnalazioni alle Procure sono in costante aumento, tra lo sconcerto di chi ignorava la gravità del reato commesso: è questa la caratteristica comune dei "furbetti" che percepiscono il reddito di cittadinanza perché disoccupati e nel frattempo arrotondano le entrate con un lavoro in nero. Oppure continuano a incassare come se niente fosse l'assegno mensile nonostante nel frattempo uno o più componenti del nucleo familiare abbia trovato un'occupazione. Le regole sono chiare ma non tutti le conoscono.

Soprattutto, chi è consapevole di commettere un atto illecito ignora i risvolti penali: non basta restituire il maltolto e salutare il sussidio, la legge contempla anche la possibilità del carcere da 1 a 3 anni. «Ma quasi nessuno lo sa - spiega Eugenio Annicchiarico, direttore dell'Ispettorato del lavoro per Cagliari e Oristano - in particolare molti credono che la variazione del reddito da parte di un familiare che vive sotto lo stesso tetto non possa incidere sul diritto a ricevere il sussidio».

Sarà anche per questo se il numeri dei furbetti è in costante crescita in tutta l'isola. Da aprile, da quando il reddito di cittadinanza è diventato legge «il nostro ispettorato ha rilevato almeno una trentina di casi - dice Annicchiarico - con circa dieci segnalazioni alla
Procura». A questo numeri bisogna aggiungere quelli degli altri ispettorati isolani che evidenziano la diffusione del fenomeno in tutta la Regione: «Sono 10 i casi scoperti nel nostro territorio - conferma Massimiliano Mura, direttore dell'Ispettorato del lavoro di Sassari - - ma è chiaro che si tratta solo di una piccola parte rispetto al totale».

E poi ci sono le operazioni portate avanti – su precisa segnalazione - da alcune forze di polizia. Il caso più recente due giorni fa: gli investigatori della guardia di finanza del comando provinciale di Sassari hanno scoperto e denunciato per truffa 9 lavoratori in nero che percepivano il reddito di cittadinanza tra il Sassarese e la Gallura.

Le denunce. Sono le statistiche a confermare che i numeri degli illeciti sono in aumento: proprio la guardia di finanza di Sassari ha reso noto che su 16 casi esaminati nell'ultimo periodo, sono risultati irregolari più del 50%, 9 su 16. «Il fenomeno è diffuso - dice Eugenio Annicchiarico - molto più di quanto emerga in seguito ai controlli incrociati». Dal momento che è impossibile effettuare verifiche dirette sui beneficiari dei sussidi - in Sardegna sono state accolte circa 40mila domande - i controlli vengono eseguiti sui lavoratori in nero individuati nelle ispezioni.

Spiega Annicchiarico: «I codici fiscali degli irregolari vengono incrociati nella banca dati dei percettori del reddito di cittadinanza. Se coincidono, significa che il lavoratore in nero è titolare del sussidio o fa parte di un nucleo familiare che comprende un altro soggetto percettore del reddito. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a un comportamento illegittimo».

A quel punto dall'ispettorato parte la segnalazione all'Inps che provvede alla sospensione immediata del sussidio. La procedura va avanti, come spiega Massimiliano Mura, direttore dell'Ispettorato del lavoro di Sassari, «con la comunicazione della notizia di reato alla Procura competente nel territorio». Lo stesso Mura aggiunge che il fenomeno non è circoscritto solo a determinati comparti produttivi: «In maniera speculare al sommerso - spiega - non c'è un settore immune: nel nostro territorio i casi individuati riguardano lavoratori in edilizia, nei mpubblici esercizi come bar e ristoranti più uno nell'autotrasporto».

E, soprattutto nel periodo estivo, le strutture ricettive come gli hotel: l'estate scorsa sono stati intensificati - proprio alla luce dell'entrata in vigore della legge sul reddito di cittadinanza- i controlli sui lavoratori stagionali. È venuto fuori che tra i percettori del reddito era usanza abbastanza diffusa non segnalare il fatto di avere trovato un'occupazione con conseguente variazione del reddito, per paura di perdere il sussidio per tutto il resto dell'anno.

Chi viene scoperto deve restituire il maltolto Temussi, Aspal: noi aiutiamo a trovare un impiego ma c'è chi rinuncia per non perdere il sussidio

SASSARI

È l'Aspal, l'agenzia regionale per il Lavoro, a prendere in carico i beneficiari del reddito di cittadinanza con l'obiettivo di aiutarli a trovare un lavoro. Da qualche mese nei centri per l'impiego sono operativi con il medesimo scopo anche i 121 navigator. Spiega il direttore regionale dell'Aspal Massimo Temussi: «Noi operiamo nella prima fase, già abbastanza onerosa. I controlli sono successivi e competono agli ispettorati o agli organi di polizia». I quali intervengono in una fase successiva all'erogazione del sussidio. «Noi esaminiamo le variazioni del reddito non segnalate – dice Massimiliano Mura - e che comportano la decadenza del diritto a ricevere l'importo stabilito».

Soprattutto nei casi in cui l'assegno mensile viene giudicato insufficiente, tanti provano a integrare con un lavoro in  nero, stagionale e non. Se beccati, perdono la misura di sostegno che viene immediatamente sospesa: poi, nel caso di condanna, la sospensione viene confermata per i successivi dieci anni.

I controlli sui furbetti a volte svelano una situazione illegittima sin dall'inizio: significa che il beneficiario del reddito non ne ha mai avuto diritto perché ha esibito una documentazione falsa per rientrare nei parametri stabiliti dalla legge. In questo caso sarà chiamato a restituire gli importi indebitamente percepiti a partire dal primo giorno.

Se è vero che manca la consapevolezza della gravità del reato, è anche vero che proprio la paura dei controlli incrociati ha indotto tanti a rinunciare al reddito: solo nel mese di maggio, poche settimane dopo l'entrata in vigore della legge, gli uffici dei Caaf sono stati letteralmente sepolti dalle domande di disdetta, più di 130mila. Ma a incidere sulla scelta è stata anche l'estate alle porte: tanti - soprattutto se l'importo assegnato era basso - hanno deciso di rifiutare il reddito per non rinunciare a un impiego stagionale di durata variabile dai 3 ai 6 mesi e pagato meglio.

Al contrario, dagli uffici dell'Aspal riferiscono anche di diversi casi di persone che hanno detto no a un'offerta di lavoro per non privarsi del sussidio mensile: le regole prevedono che in presenza di un secondo rifiuto il reddito venga definitivamente ritirato. (si. sa.)

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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