Questa è la macchina da scrivere di mia madre. Sono entrato
in possesso della Olivetti L32 nel 1998, l'ho portata con me da Jerzu. Ricordo,
aveva anche una sacca verdolina, stile anni ottanta, per proteggerla dalla
polvere. Dunque arrivai nella mia stanza, a Cagliari, la sistemai su un mobile,
e vi ho infilato l'intera poesia "Urlo" di Allen Ginsberg, il
manifesto della Beat Generation. Una
poesia su cui è stato girato anche un film bellissimo, che parla anche delle
vicende giudiziarie che lo stesso libro ha dovuto attraversare nella bigotta
America, un po' come accadeva nella bigotta Italia per i libri di Pier Paolo
Pasolini. Comunque...
Si tratta di poesia intricata, complessa, astrusa, perché
Ginsberg era intelligentissimo e, insomma, non disdegnava droghe ed
allucinigeni, molti allucinogeni: per ogni frase ho dovuto rileggerlo con un
intero libro che la spiegasse. Tuttavia a me piaceva, mi piaceva sopratutto il
suo inizio:
"Ho visto le menti migliori della mia generazione
distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche,
trascinarsi per strade di negri all’alba
in cerca di droga rabbiosa,
hipsters dal capo d’angelo ardenti
per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata
nel macchinario della notte,
che in miseria e stracci e occhi infossati
stavano su partiti a fumare
nel buio soprannaturale di soffitte
a acqua fredda fluttuando
sulle cime delle città contemplando jazz..."
distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche,
trascinarsi per strade di negri all’alba
in cerca di droga rabbiosa,
hipsters dal capo d’angelo ardenti
per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata
nel macchinario della notte,
che in miseria e stracci e occhi infossati
stavano su partiti a fumare
nel buio soprannaturale di soffitte
a acqua fredda fluttuando
sulle cime delle città contemplando jazz..."
Eccolo dunque l'inizio, leggevo la prima parte ogni giorno,
perché mi confortavano. Soltanto l'anno scorso mi sono sbarazzato di quei fogli
di carta ingialliti, in cui non si leggeva più nulla, le lettere erano bagnate,
quelle cinquanta pagine erano una palude, non restava quasi più nulla. Perché
mi davano conforto? Perché quando leggevo "le menti migliori della mia generazione" io pensavo di far
parte di un'insieme straordinario di persone, "le migliori menti della mia generazione"... e nella mia mente
di diciannovenne immaginavo che le menti di questi ragazzi, pur distrutte dal
vivere quotidiano, erano pur sempre collegate tutte insieme, grazie ad un
"antico contatto celeste",
"con la dinamo stellata nel
macchinario della notte."
Insomma, pensavo di essere divino, insieme alle menti
migliori della mia generazione che da ragazzino attendevo di conoscere , e che
ora posso dire di aver conosciuto. Non tutte certo, altre mi aspettano, ma
ovviamente mi son reso conto che non siamo delle divinità. Ogni tanto riusciamo
a rientrare in contatto con la volta celeste, ma il più delle volte ci
perdiamo, dimentichiamo di essere le menti migliori della nostra generazione.
Oggi, che ho quasi 39 anni (e vent'anni son trascorsi),
attendo ancora le menti migliori, ma attendo sopratutto la mia generazione.
Aspetto d'invecchiarci insieme, anche con coloro che non conosco, e quando
penso a queste persone non immagino più un insieme ristretto d’individui che il
mio super ego di ragazzino suggeriva: oggi immagino tutte le persone che
vivono, od hanno vissuto, insieme a me, in questi giorni così profondamente
foschi, così profondamente bugiardi, ma soprattutto ricchi di molteplici spunti
di riflessione per la nostre menti avide di sapere.
Immagino allora mia madre, mio figlio e mio padre, tutta la
mia famiglia, gli scrittori con cui ho lavorato e con cui lavorerò, immagino il
ragazzo che lavora al distributore del margine rosso, alla mia ragazza che
lavora anche la domenica, all'anziano delle bombole sotto casa, al ragazzo
all'angolo, che chiede le monete dinanzi al supermercato, all'impiegato di un
comune nel New Messico che mai ho visto e mai vedrò, al giovane industriale non
corrotto dalle ricchezze di famiglia, al poeta squattrinato ma sopratutto a te,
che leggi queste righe, e mai saprai della straordinaria potenza di cui fai
parte, facciamo parte, perché il potenziale risiede in tutti, anche nelle persone
che ci appaiono più ottuse, più violentate della potenza esasperante e acritica
dei mass media che non informa la massa ma produce massa. E’ come un seme
nascosto nel cuore di ognuno, un seme che ha necessità di essere curato per
crescere, e soprattutto che va alimentato per non morire.
Io so con assoluta certezza, che ogni singolo individuo ha
la sua mente collegata alla volta celeste, ed allora scoprirà le sue qualità
migliori, e noi ci complimenteremo con lui, per il suo cambiamento. Tutto
questo tuttavia non accadrà, se non continueremo a produrre cultura con tutti i
mezzi che abbiamo. Perché la cultura è la chiave che chiuderà le porte dell'abisso
mentale, in cui tutti possiamo precipitare.
Di Vincenzo Maria D’Ascanio
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