giovedì 9 agosto 2018

Rassegna stampa 09 Agosto 2018


Le risorse arriveranno dalla spending review e dalla «pace fiscale», da legare alla novità della flat tax. Si punta a ridurre lo sforzo sui conti richiesto dalla Ue, confidando sul dialogo con Bruxelles Ecco la manovra giallo-verde fisco, pensioni, investimenti

ROMA Fisco più leggero, sostegno al reddito mentre si cerca lavoro, spinta agli investimenti. Le decisioni politiche sono rimandate a settembre ma comincia a prendere forma la prima manovra del governo gialloverde, che potrebbe contenere anche un primo intervento sulle pensioni e si attesterebbero poco sopra i 25 miliardi. Le risorse arriveranno dalla spending review e anche dalla «pace fiscale», da legare all'introduzione graduale della flat tax.

In un contesto di rallentamento della crescita (nell'aggiornamento al Def si dovrebbe indicare 1,2% anziché 1,5% per il 2018 e 1-1,1% per il 2019), il governo punta a ridurre lo sforzo sui conti richiesto dall'Ue per poter finanziare la legge di Bilancio in deficit per 10-11 miliardi, confidando nel buon esito del dialogo con Bruxelles. Ecco i 'pilastrì della manovra, che sarà varata in autunno dopo la nota di aggiornamento al Def di fine settembre.

CLAUSOLE IVA PER 12,4 MILIARDI: il primo impegno che il governo dovrebbe mantenere è quello di evitare l'aumento dell'Iva che, senza interventi, da gennaio porterebbe l'aliquota ordinaria dal 22% al 24,2% e quella agevolata dal 10% all'11,5%. Tutte le simulazioni in corso, ha assicurato il ministro Giovanni Tria, si basano sulla sterilizzazione per intero delle clausole.

REDDITO DI CITTADINANZA: per il sostegno al reddito si partirà dalla riforma dei centri per l'impiego (costo stimato 2 miliardi) che si cercherà di finanziare anche con il Fondo sociale Ue. Il nuovo strumento, che dovrebbe essere introdotto con una proposta di legge ad hoc, ingloberà vari strumenti, come il reddito di inclusione.

FLAT TAX: avvio dal 2019 con un ampliamento della platea dell'attuale regime forfettario al 15% per le partite Iva, portando le soglie di ricavi da 30-50mila euro a 65mila euro. Obiettivo, abbassare le tasse a regime per 1,7 miliardi per oltre un milione di piccole e piccolissime imprese. Si starebbe valutando anche la possibilità di far salire a 100mila euro la soglia, in un secondo momento e previo via libera Ue. La tassa piatta sostituisce Iva, Irpef, Irap e tasse locali.

TAX EXPENDITURES: per finanziare la tassa piatta si potrebbe mettere mano agli sconti fiscali, compresi quelli per le imprese. Il progetto però, politicamente molto delicato e finora sempre rimandato, dovrebbe essere legato all'intervento generale sul sistema fiscale, con l'introduzione della dual tax (al 15% e al 20%) anche per le famiglie che potrebbe essere già impostata per partire dall'anno d'imposta 2020.

REGOLE SEMPLICI PER INVESTIMENTI: l'idea, perseguita già negli ultimi anni, è quella di sbloccare le risorse già a bilancio per fare avanzare le piccole opere pubbliche e di proseguire con lo sblocco (probabilmente per un altro miliardo) degli avanzi di bilancio di Comuni ed enti locali. Prevista anche una revisione del codice appalti.

SUPER IPERAMMORTAMENTO: in cantiere la riconferma delle due misure (la prima al 130% e la seconda al 250%), ricomprese nel piano Impresa 4.0, per chi rinnova macchinari o software. Si stanno studiando anche altri meccanismi per stimolare gli investimenti privati

QUOTA 100: potrebbe arrivare una prima revisione della legge Fornero, con l'introduzione di 'quota 100' tra età (probabile minimo
64 anni) e contributi. La misura, con paletti, costerebbe circa 4 miliardi. Più difficile la possibilità di uscire a qualunque età con 41 anni e mezzo di contributi.

INCENTIVI PER ASSUNZIONI STABILI: dopo la proroga per altri 2 anni del vecchio bonus assunzioni under 35 (con 300 milioni in 3 anni) il governo punta ad altri sconti per rendere più conveniente il contratto a tempo indeterminato.

SPENDING REVIEW: alle amministrazioni verrà chiesto uno sforzo (nel caso dei ministeri 1 miliardo l'anno) di tagli. Congelamento della spesa corrente, eccezione fatta per sanità, scuola e ricerca.

PACE FISCALE: il «saldo e stralcio» riguarderà i piccoli debitori (possibile entro i 100mila euro) e non i grandi evasori. Si tratterà di un pagamento forfait per chiudere il contenzioso con il fisco. L'obiettivo di gettito parte da circa 3,5 miliardi.


Unione Sarda

Pd, Cani vara la nuova segreteria: «Basta liti, ora ascoltiamo la gente»
Rappresentate tutte le componenti del partito tranne i soriani che
scelgono di restare fuori

«Ascoltare tutti quei mondi che in questi ultimi anni sono stati
fortemente trascurati». Ecco il leitmotiv al quale dovranno fare
riferimento i nuovi membri della segreteria del Pd presentati ieri da
Emanuele Cani . Sette in tutto, qualche volto nuovo. «Ho chiesto ai
colleghi che mi affiancheranno di lavorare da subito per intercettare
le esigenze dei territori», dice.

LA NUOVA SEGRETERIA In questo senso va letta la decisione di affidare
a ciascuno settori specifici. Così, a parte il ruolo da vicesegretario
affidato al renziano presidente della commissione Bilancio, Franco
Sabatini , Sebastiano Mazzone (renziano) avrà la delega
all'“Organizzazione”, Cesare Moriconi (Popolari-riformisti) si
occuperà di Attività produttive, Laura Pisano (ex civatiana, vicina a
Silvio Lai e quindi ai popolari-riformisti) di Welfare e terzo
settore, Mirko Lai (area renziani) di Enti locali.

Poi due facce
nuove: Federica Pierazzi , area popolari-riformisti (vicina al sindaco
di Iglesias Mauro Usai) avrà il dipartimento “giovani e
partecipazione”, Roberta Muscas (renziani) avrà “Eventi e
partecipazione”. Di diritto in segreteria, «per funzione», il
capogruppo dem in Consiglio regionale Pietro Cocco, il tesoriere
Franco Pinna e il sindaco di Iglesias, Mauro Usai , per i giovani
democratici.

SORIANI ESCLUSI Anche se Cani parla di «una segreteria che non è
l'espressione plastica della ripartizione tra aree interne al partito,
ma rappresenta tutti quelli che hanno creduto nel mio progetto», è
difficile non notare che, tolto il componente di diritto Cocco, non
c'è l'ombra di un soriano. In occasione dell'elezione di dieci giorni
fa, lo stesso Cani non aveva nascosto l'intenzione di aprire ai
soriani, addirittura Siro Marrocu aveva detto che «questo partito ha
bisogno di Renato Soru e di chi vede in lui un punto di riferimento,
per questo gli dico di partecipare alla segreteria che Cani costituirà
e di condividere con noi momenti difficili per costruire assieme una
grande coalizione che sia in grado di dare prospettiva alla Sardegna».

IL NO DELL'EX SEGRETARIO Ma Renato Soru, evidentemente, ha deciso di
non raccogliere l'invito. E d'altra parte l'ex segretario non ha mai
nascosto di essere per la celebrazione del congresso subito e
contrario invece alla figura di un “traghettatore” fino alla tornata
di febbraio 2019. Diversità di vedute che nell'assemblea di Abbasanta
del 9 luglio aveva portato quasi alla rissa.

COSTRUIAMO L'UNITÀ Ma un mese dopo fanno già parte del passato. Almeno
così le vuole vedere Emanuele Cani: «Ora serve costruire una grande
unità nel Pd e automaticamente nel centrosinistra che si presenta alle
prossime elezioni». E niente più liti: «Sono un capitolo chiuso e in
questi primi giorni da segretario rilevo una buona disponibilità in
questo senso». Sul dialogo con le altre forze del centrosinistra:
«Ripartiamo come base di lavoro dalla coalizione che con Francesco
Pigliaru ha vinto le elezioni nel 2014, ma ci rendiamo conto che il
campo non è più autosufficiente, ha bisogno di essere arricchito:
guardiamo al mondo del civismo diffuso in tutta la Regione, penso al
mondo dei sindaci».

In modo pragmatico, osserva il numero due
Sabatini, «l'obiettivo è quello di essere competitivi alle prossime
regionali, non sarà semplice ma siamo fiduciosi, e lavorando bene in
questi mesi potremmo riuscire a dire la nostra». Roberto Murgia

Periferie, a rischio 130 milioni
Niente risorse per Carbonia, Nuoro, Sassari e Tempio. Forse si salvano
Cagliari e Oristano
Il governo taglia i fondi per riqualificare i quartieri popolari

Progetti congelati, speranze evaporate, cantieri sbarrati, occupazione
sfumata. E tanta rabbia da parte degli amministratori locali. Lo stop
al bando periferie deciso dal governo nel decreto Milleproroghe - si
parla di un grande piano da 3,8 miliardi voluto dagli esecutivi Renzi
e Gentiloni che finanzia 120 interventi in altrettanti Comuni e Città
metropolitane italiani per riqualificare quartieri popolari e
disagiati - rischia di causare un cataclisma politico, economico e
sociale.

In Sardegna dovrebbero essere salvi Cagliari e Oristano,
mentre Nuoro, Carbonia, Sassari e Tempio, allo stato attuale delle
cose, perderanno i fondi. Il provvedimento (nello specifico si tratta
di un emendamento che fa slittare al 2020 i finanziamenti) è stato
approvato all'unanimità dal Senato e a settembre approderà alla Camera
per la conversione in legge.

IL CAPOLUOGO «Cagliari - con la nostra operazione su Sant'Avendrace da
27 milioni (di cui 18 ottenuti da Roma) - non dovrebbe rientrare nel
definanziamento», spiega l'assessora all'Urbanistica Francesca Ghirra.
«Anche se sono costretta a utilizzare il condizionale, perché non c'è
niente di ufficiale. Finora abbiamo saputo in via informale che non
dovrebbero perdere le risorse i primi 24 progetti in graduatoria,
quelli della prima tranche da 500 milioni di euro». E in questa
classifica di probabili fortunati si trova pure Oristano.

Prosegue Ghirra: «Il governo a guida Lega-M5S cancella in un colpo solo
centinaia di azioni fondamentali per le nostre città, oltre a mesi di
lavoro, con una decisione molto grave e in contrasto con ogni logica e
principio di continuità amministrativa. Trovo assurdo che tanti Comuni
siano ora messi in difficoltà da una decisione che, anziché andare
incontro alle amministrazioni locali e favorire la valorizzazione
delle periferie, punta a mettere gli enti locali in una posizione
reciproca di scontro.

La speranza è che con il voto alla Camera si
riesca a rimediare a questa scelta che espone i Comuni a danni gravi».
SASSARI Furibondo il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, che ha scritto
una nota alla presidenza del Consiglio dei ministri, chiedendo il
rispetto degli impegni. «La riqualificazione delle periferie urbane di
Sassari non può aspettare», avverte. «L'impegno preso dal governo deve
essere rispettato. Violarlo, o anche solo posticiparlo,
            significherebbe nuocere al futuro di molte città».

E continua: «Spiace
constatare che i sedicenti “amici del popolo” oggi al governo puntino
a minare l'efficacia di un intervento atteso da oltre quarant'anni, e
ispirato da uno dei migliori architetti al mondo, Renzo Piano».
I PARLAMENTARI Romina Mura, deputata del Pd, sottolinea: «Questo
governo sta azzerando ogni cosa fatta nella precedente legislatura.
Dopo l'obbligo dei vaccini ora tocca agli importanti investimenti per
le periferie. Sarebbero 130 milioni in meno per l'Isola. Domani
cos'altro smonteranno? Forse il gasdotto e gli investimenti per
ferrovie e viabilità del Patto per la Sardegna? Il Milleproroghe a
settembre sarà alla Camera, faremo una battaglia campale per non farlo
passare».

L'ANCI Il presidente dell'Anci Sardegna, Emiliano Deiana, scrive su
Facebook: «Incredibile. Il Governo taglia 2,1 miliardi di investimenti
nelle periferie italiane, nonostante si tratti anche di interventi con
convenzioni già sottoscritte su opere che stanno per partire. Credo
sia indispensabile che il Governo spieghi se i cittadini dovranno
attendere 2 anni in più o queste risorse son proprio volate via e
dovremo cercare altre strade di finanziamento. Perché bloccare quello
che era il più grande investimento in periferie della storia del
Paese? Solo perché lo avevano deciso Renzi e il Pd? Perché ogni volta
che toccano qualcosa questi signori fermano appalti, opere, lavoro e
sviluppo?».

L'ALLARME Dice il consigliere comunale di Cagliari dei Popolari
Federico Ibba: «Il governo “SalviMaio” introduce il regime del terrore
e usa la ghigliottina sugli Enti locali. Un'altra performance tipica
dei parvenu della politica, che cercano di mettere i comuni gli uni
contro gli altri, disattendendo gli accordi firmati dai governi
precedenti, alla faccia del diritto ed infischiandosene delle imprese
edili e dei lavoratori che trarrebbero una boccata di ossigeno da quei
fondi».
Cristina Cossu

Parla il deputato M5S Mario Perantoni, figlio di un ex consigliere regionale
«I vitalizi sono da cancellare, anche quello di mio padre»

Il benvenuto sulla sua pagina Facebook lo danno gli occhi spiritati
del dottor Frankenstein interpretato da Gene Wilder: «Addio vitalizi?
Si-può-fare!». Eppure Mario Perantoni sulla carta non si presenta come
il prototipo dell'anticasta: avvocato civilista sassarese, 54 anni, ha
cominciato a respirare politica molto prima di essere rapito anima e
corpo dal Movimento 5 Stelle, che a marzo lo ha portato in Parlamento,
sulla sponda della Camera dei Deputati.

Il padre Manlio, classe 1930, anche lui uomo di legge, è stato
consigliere regionale nella quinta legislatura, alla fine degli anni
Sessanta. Una breve esperienza tra i banchi del Psdi (partito
socialista democratico italiano), prima di ritornare ad occuparsi di
cause e tribunali: ancora oggi quella parentesi nel Palazzo di via
Roma gli assicura un vitalizio di 1.899 euro al mese.

Mario Perantoni
garantisce che quell'assegno non ha mai cambiato la vita al padre né
alla sua famiglia. Certo, non lo nega: è un privilegio. E proprio per
questo motivo va eliminato o nella migliore delle ipotesi pesantemente
ritoccato, come ha deciso di fare la Camera con le pensioni d'oro
degli ex deputati. Demagogia? No: questione di principio, ribatte lui,
che come tutti gli avvocati è abituato a pesare le parole prima di
parlare.

Perché è contrario?
«Tutti i cittadini sono uguali e devono avere pari diritti. Il
vitalizio deve essere considerato esattamente come una pensione,
dunque calcolato in base a quanto è stato versato dal politico: lo
stesso parametro utilizzato per tutti coloro che non hanno mai goduto
di simili privilegi».

L'ex parlamentare Giorgio Carta, del Psdi come suo padre, ripete che è
una «guarentigia» necessaria per l'autonomia del mandato politico.
«Innanzitutto va sottolineato che i vitalizi vengono pagati dopo la
cessazione dalle funzioni. Inoltre, a mio parere, chi è condizionabile
dalle lobby, e dunque non pienamente in grado di perseguire
l'interesse generale, lo è a prescindere dal fatto che percepisca o
meno una rendita di questo tipo».

In Sardegna c'è ancora chi ottiene il vitalizio a 55 anni. Claudia
Lombardo addirittura lo ha ricevuto a 41 anni.
«Ecco, questi casi dimostrano che le pensioni degli ex consiglieri o
degli ex parlamentari vanno armonizzate con gli analoghi trattamenti
previdenziali, attraverso l'applicazione del sistema contributivo».
Da quanto tempo suo padre incassa il vitalizio del Consiglio?
«Non so esattamente da che età lo percepisca».

È servito a difendere la sua indipendenza durante il mandato o è solo
un privilegio?
«Conoscendolo a fondo, posso garantire che l'autonomia di mio padre
non è mai stata, né potrà mai essere, influenzata da eventuali
condizionamenti personali o dall'offerta di soldi».

Quasi duemila euro netti al mese: come sarebbe stata la sua vita senza
quell'assegno?
«Mio padre ha lavorato duramente tutta la vita: questo gli permette di
avere risorse economiche congrue, indipendentemente dal fatto che nel
suo patrimonio confluisca un vitalizio. E posso affermare con serenità
che il fatto che mio padre percepisca un assegno simile non ha
minimamente influito su di me».

Dunque volete rivedere l'intero sistema. Ma non si tratta di diritti acquisiti?
«Segnalo che a proposito dell'abolizione dei vitalizi dei senatori si
è da pochi giorni espresso il Consiglio di Stato. Dal parere si evince
che un intervento in questo senso non esporrebbe i suoi promotori ad
alcuna responsabilità. Così anche per la Camera dei deputati».

Gli ex parlamentari e gli ex consiglieri sono pronti alla battaglia.
Non c'è il rischio che una riforma di questo tipo venga fermata dai
giudici?
«La magistratura esprime uno dei tre poteri dello Stato, applica le
leggi e potrebbe essere chiamata a intervenire anche in questo caso.
Non possiamo escludere che possano essere presentati dei ricorsi. Ma
in ogni caso il Movimento 5 Stelle, nel predisporre i provvedimenti
sui tagli, ha recepito tutti i principi fondanti del nostro
ordinamento».

Come reagirebbe suo padre se tagliassero l'assegno del Consiglio?
«Questo dovrebbe chiederlo a lui. Per quanto mi riguarda, e lo
ribadisco, credo fermamente che i cittadini siano tutti uguali e che i
privilegi vadano aboliti. Le pensioni d'oro e i vitalizi non fanno
eccezione».

Crede che, da vecchio avvocato, suo padre darebbe battaglia in tribunale?
«Probabilmente, nel caso venisse tagliato anche il suo vitalizio, lo
inviterei ad adeguarsi. Senza fare alcun ricorso».
Michele Ruffi

CAGLIARI COMUNE. Prevista l'assunzione a tempo di 160 persone. Zedda:
«Miglioreremo la città»
Cantieri lavoro e piste ciclabili: via libera della Giunta

Via libera al progetto definitivo per collegare le piste ciclabili in
città e apertura di 31 nuovi cantieri lavoro che porteranno
all'assunzione - per otto mesi - di oltre 160 persone. Importanti
novità ieri dalla giunta comunale di Cagliari.

CANTIERI LAVORO La misura è stata finanziata con 2 milioni e 300 mila
euro provenienti dalla Regione nell'ambito del programma regionale
LavoRas. «I progetti rappresentano una misura volta a sostenere
l'inserimento o il reinserimento lavorativo di tanti concittadini -
spiega l'assessore al Personale Danilo Fadda -, ma anche lo strumento
attraverso il quale dare una risposta a vecchie e nuove esigenze della
città.

Gli assunti con i progetti di cantiere saranno infatti
impiegati in attività e iniziative in diversi settori, sia nel campo
dei servizi sia in quelli della valorizzazione delle risorse
ambientali, patrimoniali e culturali». Le assunzioni saranno per un
periodo di otto mesi. «La presentazione di questi progetti -
sottolinea il sindaco Massimo Zedda -, è il risultato di un notevole
sforzo organizzativo da parte degli uffici e di una stretta
collaborazione fra tutti gli assessorati. Alcuni progetti hanno
contenuto innovativo, tutti contribuiranno a un ulteriore
miglioramento nella qualità dei servizi erogati ai nostri
concittadini».


LE PISTE CICLABILI Il progetto per 3 nuovi chilometri di piste
ciclabili - inserito nell'ambito del Pon Metro su proposta
dell'assessora Luisa Anna Marras - prevede invece la connessione dei
percorsi già esistenti e consentirà di realizzare una rete ciclabile
in cui si rafforzano i collegamenti tra le diverse zone della città,
che andrà a inserirsi nel disegno più ampio di ciclabilità verso gli
altri comuni della Città Metropolitana.

In particolare saranno
realizzati i collegamenti delle piste ciclabili tra via Paoli e via
Sonnino lungo piazza Garibaldi, tra via dei Giudicati e via Is
Mirrionis attraverso via Liguria e via Campania, tra via Dante e via
Sonnino lungo via San Lucifero e tra via Sonnino e la Darsena
attraverso via Campidano, con l'attraversamento protetto nella
rotatoria di via Sonnino.

La Nuova

Tagliati i fondi alle periferie stop ai progetti dei Comuni
I restyling di Sassari, Nuoro e Tempio slittano al 2020, in salvo
Cagliari e Oristano Pigliaru: atto sbagliato e incomprensibile. Insorge il Pd: uno
schiaffo ai cittadini

di Alessandro Pirina
SASSARI
La riqualificazione delle periferie può attendere. Il Decreto
milleproroghe ha fatto slittare al 2020 il restyling dei sobborghi
delle città voluti dai governi Renzi e Gentiloni. Dei 120 progetti
finanziati solo 24 avranno un futuro certo, e tra questi ci sono
Cagliari e Oristano, mentre gli altri 96 sono stati posticipati. Uno
stop - inserito in un emendamento congiunto di M5s e Lega approvato al
Senato - che riguarda anche Sassari, Nuoro e Tempio. Circa 1,6
miliardi destinati al miglioramento delle periferie sono stati
bloccati per rimpinguare le casse dei Comuni italiani sempre più
vuote. Un travaso di risorse che rischia però di scontentare tutti.

E infatti subito è partito il tiro al governo M5s-Lega. Dal Pd alla
Regione, dai sindaci all'Anci, tutti criticano il provvedimento
dell'esecutivo Conte e chiedono al Parlamento di porvi rimedio. I
bandi. La riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie sono
stati uno dei cavalli di battaglia dei governi Pd. Due obiettivi su
cui avevano deciso di investire quasi 4 miliardi. Una prima tranche di
convenzioni tra la presidenza del Consiglio e i Comuni era stata
siglata il 6 marzo 2017. E tra questi 24 Comuni c'erano anche Oristano
e Cagliari. Il primo si era classificato al 16esimo posto: un sì che
in soldi equivale a 34 milioni - 17 dallo Stato, altrettanti in
cofinanziamento - per la riqualificazione della zona di Oristano est.

Oltre 26 milioni li aveva ottenuti Cagliari, 23esima, per il restyling
del quartiere di Sant'Avendrace. I due progetti andranno avanti come
previsto. Tutto rimandato invece per i Comuni classificati tra il
25esimo e il 120esimo posto. Tra questi Nuoro, 32esima: il rilancio
delle sue periferie aveva ottenuto un finanziamento di 39 milioni.
Tutto stoppato. Stesso discorso per Sassari e per i 18 milioni
stanziati per la riqualificazione di Latte Dolce, Santa Maria di Pisa,
Sassari 2 e Baddimanna. Nulla da fare neanche per i 517mila euro
ottenuti da Tempio per le sue periferie.Pd all'attacco.

A guidare la
rivolta contro lo stop al bando è il Pd. «È uno schiaffo ai cittadini
e un danno ai Comuni - attacca il deputato Gavino Manca -. Il governo
di Salvini e Di Maio blocca il primo intervento di carattere
strutturale per mettere davvero mano alle periferie italiane, alla
cattiva gestione urbana e al disagio sociale che in certi casi può
sfociare in vero e proprio allarme.

Un vergognoso caso di cattiva
politica». «Molte amministrazioni hanno già investito nelle
progettazioni e le risorse devono avere copertura - aggiunge il
segretario regionale Emanuele Cani -. Gli impegni assunti siano
onorati. Da chi amministra il Paese ci si aspetta un segnale che
guardi al futuro e ai cittadini. Non si può pensare a una crescita
fatta di investimenti navigando a vista e bloccando i progetti
futuri».Regione. Dalla Regione si leva la voce del governatore
Francesco Pigliaru. «Il piano sulle periferie è importantissimo anche
per la Sardegna. Fin da principio lo abbiamo sostenuto e condiviso,
affiancando azioni mirate concertate con le amministrazioni.

Gli investimenti per recuperare contesti urbani difficili sono cruciali
per migliorare la qualità di vita anche nei nostri Comuni. Sospendere,
se non addirittura interrompere quest'azione - aggiunge -
significherebbe non solo fermare percorsi già avviati, ma negare
prospettive proprio dove ce n'è più bisogno. Ci auguriamo che questo
non succeda, sarebbe un atto sbagliato e incomprensibile». Anche
l'assessore Cristiano Erriu è stupito dallo stop di M5s-Lega. «La
sensazione è che, dietro la sospensione sino al 2020, si nasconda la
volontà del definanziamento - dice -. Se così fosse, si verificherebbe
un fatto molto grave.

I progetti di riqualificazione delle
periferierispondono a un'esigenza molto seria e importante, a cui la
Regione ha risposto con un analogo bando specifico. C'è poi un
evidente problema legato agli atti amministrativi posti in essere dai
Comuni, realizzati su un'aspettativa che viene a mancare, ledendo un
principio fondamentale di continuità amministrativa e di leale
collaborazione tra istituzioni».Anci. All'attacco anche il presidente
Anci, Emiliano Deiana.

«È il gioco delle tre carte. Si toglie ai
vincitori del Bando che avevano già firmato gli accordi con la
presidenza del Consiglio per redistribuire al resto degli enti locali.
È un metodo rozzo per mettere alcuni comuni contro gli altri. Noi
siamo naturalmente favorevoli a integrare i fondi per i comuni - ai
soli comuni sardi mancano 300 milioni - ma le coperture non possono
essere sottratte a progetti già finanziati. A settembre il Decreto
arriva alla Camera - conclude -. Credo che bisognerà correggere la
stortura».

Pd, Cani presenta i suoi magnifici sette
Vicesegretario è Sabatini, rappresentate tutte le aree eccetto il gruppo di Soru

CAGLIARI
Emanuele Cani, più sette, tre donne e quattro uomini. Eccola, la
squadra scelta dal neo segretario del Pd, eletto una decina di giorni
fa ad Abbasanta da due correnti su tre. «Peccato non da tutte», dirà
di getto, ma «quando metterò su i dipartimenti, spero davvero che
collabori anche il resto del Partito. C'è bisogno di tutti». Anche del
gruppo di Renato Soru, che in questa formazione non è voluto
entrare.La squadra. Franco Sabatini è il vicesegretario, poi Laura
Pisano, che avrà la delega al welfare, Federica Pierazzi, indicata dai
giovani Dem, mentre Roberta Muscas si occuperà degli eventi.

A Mirko Vacca sono stati assegnati i «rapporti con gli enti locali», a Cesare
Moriconi le relazioni col «mondo produttivo», dalle imprese ai
sindacati, e infine a Sebastiano Mazzone l'organizzazione.L'identikit.
Certo, ognuno dei sette ha una corrente di riferimento, dai
popolari-riformisti, sono quattro, ai renziani della prima ora più gli
ex Diesse, tre, ma «noi da questo momento in poi guarderemo molto
oltre le vecchie e inutili divisioni, perché il nostro primo impegno
sarà quello di ripresentarci compatti ai sardi e ai nostri alleati».

Tutti e otto, segretario compreso, sanno di avere un mandato a tempo,
fino alle Regionali del 2019, ma non si sentono degli anonimi
traghettatori. Tutt'altro, preferiscono essere chiamati «motivatori»,
perché «oggi più che mai il Pd deve ritornare a assere un punto di
riferimento per la comunità della sinistra». L'obiettivo.

Per risalire
l'Everest dopo la lunga e brutale stagione delle "botte intestine", ma
soprattutto rialzarsi all'indomani dell'ultima batosta elettorale,
quella di marzo, e infine provare a rivincere fra sei mesi le elezioni
regionali, «ho messo assieme una segreteria di persone motivate,
appassionate, attaccate alla maglie e per nulla rassegnate». Così le
ha presentate, in blocco, il segretario, che ha aggiunto: «Ci siamo
riuniti una prima volta, la seconda sarà dopo Ferragosto, poi tutti
andremo subito in missione nei territori e fra i 12mila iscritti.
Parteciperemo alle riunioni dei nostri 250 circoli, parleremo coi
sindaci, le associazioni, ascolteremo di nuovo la gente, quella che
sbagliando, abbiamo trascurato per troppo tempo». Sarà una segreteria
«sempre operativa» e in «continuo movimento».

Che dovrà saper
sfruttare al massimo la grande esperienza di alcuni, a cominciare da
quella dei consiglieri regionali Franco Sabatini e Cesare Morriconi e
della memoria storica Sebastiano Mazzone. «È un momento complicato per
il partito - è la sintesi dei tre loro interventi - e proprio per
questo non potevamo tirarci indietro e abbiamo scelto di metterci a
disposizione». Ma la nuova segreteria dovrà saper sfruttare al massimo
anche «la freschezza rappresentata dai volti nuovi». Freschezza che la
ventotenne Federica Pierazzi ha riassunto: «Come mai finora è stato
fatto, spalanchiamo le porte del Pd ai giovani, ai precari, alla mia
generazione che ha molte cose da dire, da proporre e una gran voglia
di fare».

Per arrivare a tagliare questo traguardo finale, quello
decisivo: «Azzerare il vuoto che purtroppo oggi ancora esiste fra il
cosiddetto partito degli eletti e quello dei nostri potenziali
elettori, molto dei quali abbiamo il dovere di riconquistare uno a
uno».Le trattative. Da settembre in poi saranno intense al tavolo del
centrosinistra, che «vedremo se sarà più o meno allargato rispetto a
quello di cinque anni fa», ha sottolineato Emanuele Cani, e «noi
speriamo di sì, perché nel frattempo i confini dei progressisti sono
diventati molto più ampi».

Più che la scelta del futuro
candidato-presidente «seppure ci stiamo pensando», quello che
interessa alla nuova segreteria è «costruire un'idea di Sardegna verso
il 2019 che sia di partecipazione, arricchita dalle idee più
disparate, perché rivogliamo un Partito in cui il dialogo ritorni a
essere non una parola d'ordine, ma la parola d'ordine dentro le nostre
stanze e sopratutto nelle piazze» (ua).

L'assessore replica a Manca: in questi anni abbiamo ridotto i costi
Affitti, Erriu: dal M5s solo fake news

CAGLIARIBasta fake news, i fatti sono altri. L'assessore Cristiano
Erriu replica duramente al deputato del M5s Alberto Manca, che aveva
accusato la Regione e in particolare lui, titolare di Urbanistica ed
enti locali, di non avere rispettato le promesse fatte all'inizio
della legislatura in tema di canoni d'affitto. «Vorrei ricordare a
Manca e a chiunque altro voglia conoscere la verità dei fatti e non a
propagandare fake news - dice Erriu - che gli obiettivi di riduzione
del costo delle spese intermedie relative ai fitti passivi sono stati
rispettati. Più precisamente, in questi anni si è ridotto del 18 per
cento circa rispetto all'inizio della legislatura.

Questo risultato è
in parte sfumato a seguito della sentenza della Corte Costituzionale
che, a decorrere dal 2017, ha eliminato i benefici introdotti dal
decreto Monti che aveva imposto ai proprietari di immobili in affitto
alla Pubbliche amministrazioni la riduzione del 15% del canone annuo.
Questo però non fa venir meno il lavoro fatto e che si sta portando
avanti proprio in quella direzione». Erriu ricorda la chiusura della
locazione passiva per gli uffici che prima ospitavano il Buras a
Cagliari e, da ultimo, il taglio dei canoni corrisposti per la sede
della Forestale di Capoterra: oggi sarà deliberato il trasferimento
dello stabile di Macchiareddu, a Uta.

«Senza parlare degli interventi
sulle locazioni passive degli enti strumentali e società in house, da
Enas, a SardegnaIT. La verità è che Manca, forse anche per mascherare
la vicenda poco edificante del deputato-velista Mura, mostra come
certa politica sia interessata sempre e solo a seguire la bussola
della superficialità, del pressapochismo e del perenne
sensazionalismo.

I sardi però stanno sempre più prendendo coscienza
che il governo di cui fa parte il M5s a trazione leghista, è un
governo di bugiardi, fomentatori d'odio razziale e sociale, populisti
che ingannano il popolo con false promesse. Quando Manca rinuncerà
alle fake news e vorrà confrontarsi su queste cose, sarò sempre
disponibile. Decida lui luogo, giorno e ora».


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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