Le
risorse arriveranno dalla spending review e dalla «pace fiscale», da legare
alla novità della flat tax. Si punta a ridurre lo sforzo sui conti richiesto
dalla Ue, confidando sul dialogo con Bruxelles Ecco la manovra giallo-verde
fisco, pensioni, investimenti
ROMA Fisco più leggero, sostegno al
reddito mentre si cerca lavoro, spinta agli investimenti. Le decisioni
politiche sono rimandate a settembre ma comincia a prendere forma la prima
manovra del governo gialloverde, che potrebbe contenere anche un primo
intervento sulle pensioni e si attesterebbero poco sopra i 25 miliardi. Le
risorse arriveranno dalla spending review e anche dalla «pace fiscale», da legare
all'introduzione graduale della flat tax.
In un contesto di rallentamento
della crescita (nell'aggiornamento al Def si dovrebbe indicare 1,2% anziché
1,5% per il 2018 e 1-1,1% per il 2019), il governo punta a ridurre lo sforzo
sui conti richiesto dall'Ue per poter finanziare la legge di Bilancio in
deficit per 10-11 miliardi, confidando nel buon esito del dialogo con
Bruxelles. Ecco i 'pilastrì della manovra, che sarà varata in autunno dopo la
nota di aggiornamento al Def di fine settembre.
CLAUSOLE IVA PER 12,4 MILIARDI: il
primo impegno che il governo dovrebbe mantenere è quello di evitare l'aumento
dell'Iva che, senza interventi, da gennaio porterebbe l'aliquota ordinaria dal
22% al 24,2% e quella agevolata dal 10% all'11,5%. Tutte le simulazioni in
corso, ha assicurato il ministro Giovanni Tria, si basano sulla sterilizzazione
per intero delle clausole.
REDDITO DI CITTADINANZA: per il
sostegno al reddito si partirà dalla riforma dei centri per l'impiego (costo
stimato 2 miliardi) che si cercherà di finanziare anche con il Fondo sociale
Ue. Il nuovo strumento, che dovrebbe essere introdotto con una proposta di legge
ad hoc, ingloberà vari strumenti, come il reddito di inclusione.
FLAT TAX: avvio dal 2019 con un
ampliamento della platea dell'attuale regime forfettario al 15% per le partite
Iva, portando le soglie di ricavi da 30-50mila euro a 65mila euro. Obiettivo, abbassare
le tasse a regime per 1,7 miliardi per oltre un milione di piccole e piccolissime
imprese. Si starebbe valutando anche la possibilità di far salire a 100mila
euro la soglia, in un secondo momento e previo via libera Ue. La tassa piatta
sostituisce Iva, Irpef, Irap e tasse locali.
TAX EXPENDITURES: per finanziare la
tassa piatta si potrebbe mettere mano agli sconti fiscali, compresi quelli per
le imprese. Il progetto però, politicamente molto delicato e finora sempre
rimandato, dovrebbe essere legato all'intervento generale sul sistema fiscale, con
l'introduzione della dual tax (al 15% e al 20%) anche per le famiglie che
potrebbe essere già impostata per partire dall'anno d'imposta 2020.
REGOLE SEMPLICI PER INVESTIMENTI: l'idea,
perseguita già negli ultimi anni, è quella di sbloccare le risorse già a
bilancio per fare avanzare le piccole opere pubbliche e di proseguire con lo sblocco
(probabilmente per un altro miliardo) degli avanzi di bilancio di Comuni ed
enti locali. Prevista anche una revisione del codice appalti.
SUPER IPERAMMORTAMENTO: in cantiere
la riconferma delle due misure (la prima al 130% e la seconda al 250%),
ricomprese nel piano Impresa 4.0, per chi rinnova macchinari o software. Si
stanno studiando anche altri meccanismi per stimolare gli investimenti privati
QUOTA 100: potrebbe arrivare una
prima revisione della legge Fornero, con l'introduzione di 'quota 100' tra età
(probabile minimo
64 anni) e contributi. La misura,
con paletti, costerebbe circa 4 miliardi. Più difficile la possibilità di
uscire a qualunque età con 41 anni e mezzo di contributi.
INCENTIVI PER ASSUNZIONI STABILI:
dopo la proroga per altri 2 anni del vecchio bonus assunzioni under 35 (con 300
milioni in 3 anni) il governo punta ad altri sconti per rendere più conveniente
il contratto a tempo indeterminato.
SPENDING REVIEW: alle
amministrazioni verrà chiesto uno sforzo (nel caso dei ministeri 1 miliardo
l'anno) di tagli. Congelamento della spesa corrente, eccezione fatta per
sanità, scuola e ricerca.
PACE FISCALE: il «saldo e stralcio»
riguarderà i piccoli debitori (possibile entro i 100mila euro) e non i grandi
evasori. Si tratterà di un pagamento forfait per chiudere il contenzioso con il
fisco. L'obiettivo di gettito parte da circa 3,5 miliardi.
Unione
Sarda
Pd, Cani
vara la nuova segreteria: «Basta liti, ora ascoltiamo la gente»
Rappresentate
tutte le componenti del partito tranne i soriani che
scelgono
di restare fuori
«Ascoltare tutti quei mondi che in
questi ultimi anni sono stati
fortemente trascurati». Ecco il
leitmotiv al quale dovranno fare
riferimento i nuovi membri della
segreteria del Pd presentati ieri da
Emanuele Cani . Sette in tutto,
qualche volto nuovo. «Ho chiesto ai
colleghi che mi affiancheranno di
lavorare da subito per intercettare
le esigenze dei territori», dice.
LA NUOVA SEGRETERIA In questo senso
va letta la decisione di affidare
a ciascuno settori specifici. Così,
a parte il ruolo da vicesegretario
affidato al renziano presidente
della commissione Bilancio, Franco
Sabatini , Sebastiano Mazzone
(renziano) avrà la delega
all'“Organizzazione”, Cesare
Moriconi (Popolari-riformisti) si
occuperà di Attività produttive,
Laura Pisano (ex civatiana, vicina a
Silvio Lai e quindi ai
popolari-riformisti) di Welfare e terzo
settore, Mirko Lai (area renziani)
di Enti locali.
Poi due facce
nuove: Federica Pierazzi , area
popolari-riformisti (vicina al sindaco
di Iglesias Mauro Usai) avrà il
dipartimento “giovani e
partecipazione”, Roberta Muscas
(renziani) avrà “Eventi e
partecipazione”. Di diritto in
segreteria, «per funzione», il
capogruppo dem in Consiglio
regionale Pietro Cocco, il tesoriere
Franco Pinna e il sindaco di
Iglesias, Mauro Usai , per i giovani
democratici.
SORIANI ESCLUSI Anche se Cani parla
di «una segreteria che non è
l'espressione plastica della
ripartizione tra aree interne al partito,
ma rappresenta tutti quelli che
hanno creduto nel mio progetto», è
difficile non notare che, tolto il
componente di diritto Cocco, non
c'è l'ombra di un soriano. In occasione
dell'elezione di dieci giorni
fa, lo stesso Cani non aveva
nascosto l'intenzione di aprire ai
soriani, addirittura Siro Marrocu
aveva detto che «questo partito ha
bisogno di Renato Soru e di chi vede
in lui un punto di riferimento,
per questo gli dico di partecipare
alla segreteria che Cani costituirà
e di condividere con noi momenti
difficili per costruire assieme una
grande coalizione che sia in grado
di dare prospettiva alla Sardegna».
IL NO DELL'EX SEGRETARIO Ma Renato
Soru, evidentemente, ha deciso di
non raccogliere l'invito. E d'altra
parte l'ex segretario non ha mai
nascosto di essere per la
celebrazione del congresso subito e
contrario invece alla figura di un
“traghettatore” fino alla tornata
di febbraio 2019. Diversità di
vedute che nell'assemblea di Abbasanta
del 9 luglio aveva portato quasi
alla rissa.
COSTRUIAMO L'UNITÀ Ma un mese dopo
fanno già parte del passato. Almeno
così le vuole vedere Emanuele Cani:
«Ora serve costruire una grande
unità nel Pd e automaticamente nel
centrosinistra che si presenta alle
prossime elezioni». E niente più
liti: «Sono un capitolo chiuso e in
questi primi giorni da segretario
rilevo una buona disponibilità in
questo senso». Sul dialogo con le
altre forze del centrosinistra:
«Ripartiamo come base di lavoro
dalla coalizione che con Francesco
Pigliaru ha vinto le elezioni nel
2014, ma ci rendiamo conto che il
campo non è più autosufficiente, ha
bisogno di essere arricchito:
guardiamo al mondo del civismo
diffuso in tutta la Regione, penso al
mondo dei sindaci».
In modo pragmatico, osserva il
numero due
Sabatini, «l'obiettivo è quello di
essere competitivi alle prossime
regionali, non sarà semplice ma
siamo fiduciosi, e lavorando bene in
questi mesi potremmo riuscire a dire
la nostra». Roberto Murgia
Periferie,
a rischio 130 milioni
Niente
risorse per Carbonia, Nuoro, Sassari e Tempio. Forse si salvano
Cagliari
e Oristano
Il
governo taglia i fondi per riqualificare i quartieri popolari
Progetti congelati, speranze
evaporate, cantieri sbarrati, occupazione
sfumata. E tanta rabbia da parte
degli amministratori locali. Lo stop
al bando periferie deciso dal
governo nel decreto Milleproroghe - si
parla di un grande piano da 3,8
miliardi voluto dagli esecutivi Renzi
e Gentiloni che finanzia 120
interventi in altrettanti Comuni e Città
metropolitane italiani per
riqualificare quartieri popolari e
disagiati - rischia di causare un
cataclisma politico, economico e
sociale.
In Sardegna dovrebbero essere salvi
Cagliari e Oristano,
mentre Nuoro, Carbonia, Sassari e Tempio,
allo stato attuale delle
cose, perderanno i fondi. Il
provvedimento (nello specifico si tratta
di un emendamento che fa slittare al
2020 i finanziamenti) è stato
approvato all'unanimità dal Senato e
a settembre approderà alla Camera
per la conversione in legge.
IL CAPOLUOGO «Cagliari - con la
nostra operazione su Sant'Avendrace da
27 milioni (di cui 18 ottenuti da
Roma) - non dovrebbe rientrare nel
definanziamento», spiega l'assessora
all'Urbanistica Francesca Ghirra.
«Anche se sono costretta a utilizzare
il condizionale, perché non c'è
niente di ufficiale. Finora abbiamo
saputo in via informale che non
dovrebbero perdere le risorse i
primi 24 progetti in graduatoria,
quelli della prima tranche da 500
milioni di euro». E in questa
classifica di probabili fortunati si
trova pure Oristano.
Prosegue Ghirra: «Il governo a guida
Lega-M5S cancella in un colpo solo
centinaia di azioni fondamentali per
le nostre città, oltre a mesi di
lavoro, con una decisione molto
grave e in contrasto con ogni logica e
principio di continuità
amministrativa. Trovo assurdo che tanti Comuni
siano ora messi in difficoltà da una
decisione che, anziché andare
incontro alle amministrazioni locali
e favorire la valorizzazione
delle periferie, punta a mettere gli
enti locali in una posizione
reciproca di scontro.
La speranza è che con il voto alla
Camera si
riesca a rimediare a questa scelta
che espone i Comuni a danni gravi».
SASSARI Furibondo il sindaco di
Sassari, Nicola Sanna, che ha scritto
una nota alla presidenza del Consiglio
dei ministri, chiedendo il
rispetto degli impegni. «La
riqualificazione delle periferie urbane di
Sassari non può aspettare», avverte.
«L'impegno preso dal governo deve
essere rispettato. Violarlo, o anche
solo posticiparlo,
significherebbe nuocere al futuro
di molte città».
E continua: «Spiace
constatare che i sedicenti “amici
del popolo” oggi al governo puntino
a minare l'efficacia di un
intervento atteso da oltre quarant'anni, e
ispirato da uno dei migliori
architetti al mondo, Renzo Piano».
I PARLAMENTARI Romina Mura, deputata
del Pd, sottolinea: «Questo
governo sta azzerando ogni cosa
fatta nella precedente legislatura.
Dopo l'obbligo dei vaccini ora tocca
agli importanti investimenti per
le periferie. Sarebbero 130 milioni
in meno per l'Isola. Domani
cos'altro smonteranno? Forse il
gasdotto e gli investimenti per
ferrovie e viabilità del Patto per
la Sardegna? Il Milleproroghe a
settembre sarà alla Camera, faremo
una battaglia campale per non farlo
passare».
L'ANCI Il presidente dell'Anci
Sardegna, Emiliano Deiana, scrive su
Facebook: «Incredibile. Il Governo
taglia 2,1 miliardi di investimenti
nelle periferie italiane, nonostante
si tratti anche di interventi con
convenzioni già sottoscritte su
opere che stanno per partire. Credo
sia indispensabile che il Governo
spieghi se i cittadini dovranno
attendere 2 anni in più o queste
risorse son proprio volate via e
dovremo cercare altre strade di
finanziamento. Perché bloccare quello
che era il più grande investimento
in periferie della storia del
Paese? Solo perché lo avevano deciso
Renzi e il Pd? Perché ogni volta
che toccano qualcosa questi signori
fermano appalti, opere, lavoro e
sviluppo?».
L'ALLARME Dice il consigliere
comunale di Cagliari dei Popolari
Federico Ibba: «Il governo “SalviMaio”
introduce il regime del terrore
e usa la ghigliottina sugli Enti
locali. Un'altra performance tipica
dei parvenu della politica, che
cercano di mettere i comuni gli uni
contro gli altri, disattendendo gli
accordi firmati dai governi
precedenti, alla faccia del diritto
ed infischiandosene delle imprese
edili e dei lavoratori che
trarrebbero una boccata di ossigeno da quei
fondi».
Cristina Cossu
Parla il
deputato M5S Mario Perantoni, figlio di un ex consigliere regionale
«I
vitalizi sono da cancellare, anche quello di mio padre»
Il benvenuto sulla sua pagina
Facebook lo danno gli occhi spiritati
del dottor Frankenstein interpretato
da Gene Wilder: «Addio vitalizi?
Si-può-fare!». Eppure Mario
Perantoni sulla carta non si presenta come
il prototipo dell'anticasta:
avvocato civilista sassarese, 54 anni, ha
cominciato a respirare politica
molto prima di essere rapito anima e
corpo dal Movimento 5 Stelle, che a
marzo lo ha portato in Parlamento,
sulla sponda della Camera dei
Deputati.
Il padre Manlio, classe 1930, anche
lui uomo di legge, è stato
consigliere regionale nella quinta
legislatura, alla fine degli anni
Sessanta. Una breve esperienza tra i
banchi del Psdi (partito
socialista democratico italiano),
prima di ritornare ad occuparsi di
cause e tribunali: ancora oggi
quella parentesi nel Palazzo di via
Roma gli assicura un vitalizio di
1.899 euro al mese.
Mario Perantoni
garantisce che quell'assegno non ha
mai cambiato la vita al padre né
alla sua famiglia. Certo, non lo
nega: è un privilegio. E proprio per
questo motivo va eliminato o nella
migliore delle ipotesi pesantemente
ritoccato, come ha deciso di fare la
Camera con le pensioni d'oro
degli ex deputati. Demagogia? No:
questione di principio, ribatte lui,
che come tutti gli avvocati è
abituato a pesare le parole prima di
parlare.
Perché è contrario?
«Tutti i cittadini sono uguali e
devono avere pari diritti. Il
vitalizio deve essere considerato
esattamente come una pensione,
dunque calcolato in base a quanto è
stato versato dal politico: lo
stesso parametro utilizzato per
tutti coloro che non hanno mai goduto
di simili privilegi».
L'ex parlamentare Giorgio Carta, del
Psdi come suo padre, ripete che è
una «guarentigia» necessaria per
l'autonomia del mandato politico.
«Innanzitutto va sottolineato che i
vitalizi vengono pagati dopo la
cessazione dalle funzioni. Inoltre,
a mio parere, chi è condizionabile
dalle lobby, e dunque non pienamente
in grado di perseguire
l'interesse generale, lo è a
prescindere dal fatto che percepisca o
meno una rendita di questo tipo».
In Sardegna c'è ancora chi ottiene
il vitalizio a 55 anni. Claudia
Lombardo addirittura lo ha ricevuto
a 41 anni.
«Ecco, questi casi dimostrano che le
pensioni degli ex consiglieri o
degli ex parlamentari vanno
armonizzate con gli analoghi trattamenti
previdenziali, attraverso
l'applicazione del sistema contributivo».
Da quanto tempo suo padre incassa il
vitalizio del Consiglio?
«Non so esattamente da che età lo
percepisca».
È servito a difendere la sua
indipendenza durante il mandato o è solo
un privilegio?
«Conoscendolo a fondo, posso
garantire che l'autonomia di mio padre
non è mai stata, né potrà mai
essere, influenzata da eventuali
condizionamenti personali o
dall'offerta di soldi».
Quasi duemila euro netti al mese:
come sarebbe stata la sua vita senza
quell'assegno?
«Mio padre ha lavorato duramente
tutta la vita: questo gli permette di
avere risorse economiche congrue,
indipendentemente dal fatto che nel
suo patrimonio confluisca un
vitalizio. E posso affermare con serenità
che il fatto che mio padre
percepisca un assegno simile non ha
minimamente influito su di me».
Dunque volete rivedere l'intero
sistema. Ma non si tratta di diritti acquisiti?
«Segnalo che a proposito
dell'abolizione dei vitalizi dei senatori si
è da pochi giorni espresso il
Consiglio di Stato. Dal parere si evince
che un intervento in questo senso
non esporrebbe i suoi promotori ad
alcuna responsabilità. Così anche
per la Camera dei deputati».
Gli ex parlamentari e gli ex
consiglieri sono pronti alla battaglia.
Non c'è il rischio che una riforma
di questo tipo venga fermata dai
giudici?
«La magistratura esprime uno dei tre
poteri dello Stato, applica le
leggi e potrebbe essere chiamata a
intervenire anche in questo caso.
Non possiamo escludere che possano
essere presentati dei ricorsi. Ma
in ogni caso il Movimento 5 Stelle,
nel predisporre i provvedimenti
sui tagli, ha recepito tutti i
principi fondanti del nostro
ordinamento».
Come reagirebbe suo padre se
tagliassero l'assegno del Consiglio?
«Questo dovrebbe chiederlo a lui.
Per quanto mi riguarda, e lo
ribadisco, credo fermamente che i
cittadini siano tutti uguali e che i
privilegi vadano aboliti. Le
pensioni d'oro e i vitalizi non fanno
eccezione».
Crede che, da vecchio avvocato, suo
padre darebbe battaglia in tribunale?
«Probabilmente, nel caso venisse
tagliato anche il suo vitalizio, lo
inviterei ad adeguarsi. Senza fare
alcun ricorso».
Michele Ruffi
CAGLIARI
COMUNE. Prevista l'assunzione a tempo di 160 persone. Zedda:
«Miglioreremo
la città»
Cantieri
lavoro e piste ciclabili: via libera della Giunta
Via libera al progetto definitivo
per collegare le piste ciclabili in
città e apertura di 31 nuovi
cantieri lavoro che porteranno
all'assunzione - per otto mesi - di
oltre 160 persone. Importanti
novità ieri dalla giunta comunale di
Cagliari.
CANTIERI LAVORO La misura è stata
finanziata con 2 milioni e 300 mila
euro provenienti dalla Regione
nell'ambito del programma regionale
LavoRas. «I progetti rappresentano
una misura volta a sostenere
l'inserimento o il reinserimento
lavorativo di tanti concittadini -
spiega l'assessore al Personale
Danilo Fadda -, ma anche lo strumento
attraverso il quale dare una
risposta a vecchie e nuove esigenze della
città.
Gli assunti con i progetti di
cantiere saranno infatti
impiegati in attività e iniziative
in diversi settori, sia nel campo
dei servizi sia in quelli della
valorizzazione delle risorse
ambientali, patrimoniali e
culturali». Le assunzioni saranno per un
periodo di otto mesi. «La
presentazione di questi progetti -
sottolinea il sindaco Massimo Zedda
-, è il risultato di un notevole
sforzo organizzativo da parte degli
uffici e di una stretta
collaborazione fra tutti gli
assessorati. Alcuni progetti hanno
contenuto innovativo, tutti
contribuiranno a un ulteriore
miglioramento nella qualità dei
servizi erogati ai nostri
concittadini».
LE PISTE CICLABILI Il progetto per 3
nuovi chilometri di piste
ciclabili - inserito nell'ambito del
Pon Metro su proposta
dell'assessora Luisa Anna Marras -
prevede invece la connessione dei
percorsi già esistenti e consentirà
di realizzare una rete ciclabile
in cui si rafforzano i collegamenti
tra le diverse zone della città,
che andrà a inserirsi nel disegno
più ampio di ciclabilità verso gli
altri comuni della Città
Metropolitana.
In particolare saranno
realizzati i collegamenti delle
piste ciclabili tra via Paoli e via
Sonnino lungo piazza Garibaldi, tra
via dei Giudicati e via Is
Mirrionis attraverso via Liguria e
via Campania, tra via Dante e via
Sonnino lungo via San Lucifero e tra
via Sonnino e la Darsena
attraverso via Campidano, con
l'attraversamento protetto nella
rotatoria di via Sonnino.
La
Nuova
Tagliati
i fondi alle periferie stop ai progetti dei Comuni
I
restyling di Sassari, Nuoro e Tempio slittano al 2020, in salvo
Cagliari e
Oristano Pigliaru: atto sbagliato e incomprensibile. Insorge il Pd: uno
schiaffo
ai cittadini
di Alessandro Pirina
SASSARI
La riqualificazione delle periferie
può attendere. Il Decreto
milleproroghe ha fatto slittare al
2020 il restyling dei sobborghi
delle città voluti dai governi Renzi
e Gentiloni. Dei 120 progetti
finanziati solo 24 avranno un futuro
certo, e tra questi ci sono
Cagliari e Oristano, mentre gli
altri 96 sono stati posticipati. Uno
stop - inserito in un emendamento
congiunto di M5s e Lega approvato al
Senato - che riguarda anche Sassari,
Nuoro e Tempio. Circa 1,6
miliardi destinati al miglioramento
delle periferie sono stati
bloccati per rimpinguare le casse
dei Comuni italiani sempre più
vuote. Un travaso di risorse che
rischia però di scontentare tutti.
E infatti subito è partito il tiro
al governo M5s-Lega. Dal Pd alla
Regione, dai sindaci all'Anci, tutti
criticano il provvedimento
dell'esecutivo Conte e chiedono al
Parlamento di porvi rimedio. I
bandi. La riqualificazione urbana e
la sicurezza delle periferie sono
stati uno dei cavalli di battaglia
dei governi Pd. Due obiettivi su
cui avevano deciso di investire
quasi 4 miliardi. Una prima tranche di
convenzioni tra la presidenza del
Consiglio e i Comuni era stata
siglata il 6 marzo 2017. E tra
questi 24 Comuni c'erano anche Oristano
e Cagliari. Il primo si era
classificato al 16esimo posto: un sì che
in soldi equivale a 34 milioni - 17
dallo Stato, altrettanti in
cofinanziamento - per la
riqualificazione della zona di Oristano est.
Oltre 26 milioni li aveva ottenuti
Cagliari, 23esima, per il restyling
del quartiere di Sant'Avendrace. I
due progetti andranno avanti come
previsto. Tutto rimandato invece per
i Comuni classificati tra il
25esimo e il 120esimo posto. Tra
questi Nuoro, 32esima: il rilancio
delle sue periferie aveva ottenuto
un finanziamento di 39 milioni.
Tutto stoppato. Stesso discorso per
Sassari e per i 18 milioni
stanziati per la riqualificazione di
Latte Dolce, Santa Maria di Pisa,
Sassari 2 e Baddimanna. Nulla da
fare neanche per i 517mila euro
ottenuti da Tempio per le sue
periferie.Pd all'attacco.
A guidare la
rivolta contro lo stop al bando è il
Pd. «È uno schiaffo ai cittadini
e un danno ai Comuni - attacca il
deputato Gavino Manca -. Il governo
di Salvini e Di Maio blocca il primo
intervento di carattere
strutturale per mettere davvero mano
alle periferie italiane, alla
cattiva gestione urbana e al disagio
sociale che in certi casi può
sfociare in vero e proprio allarme.
Un vergognoso caso di cattiva
politica». «Molte amministrazioni
hanno già investito nelle
progettazioni e le risorse devono
avere copertura - aggiunge il
segretario regionale Emanuele Cani
-. Gli impegni assunti siano
onorati. Da chi amministra il Paese
ci si aspetta un segnale che
guardi al futuro e ai cittadini. Non
si può pensare a una crescita
fatta di investimenti navigando a
vista e bloccando i progetti
futuri».Regione. Dalla Regione si
leva la voce del governatore
Francesco Pigliaru. «Il piano sulle
periferie è importantissimo anche
per la Sardegna. Fin da principio lo
abbiamo sostenuto e condiviso,
affiancando azioni mirate concertate
con le amministrazioni.
Gli investimenti per recuperare
contesti urbani difficili sono cruciali
per migliorare la qualità di vita
anche nei nostri Comuni. Sospendere,
se non addirittura interrompere
quest'azione - aggiunge -
significherebbe non solo fermare
percorsi già avviati, ma negare
prospettive proprio dove ce n'è più
bisogno. Ci auguriamo che questo
non succeda, sarebbe un atto
sbagliato e incomprensibile». Anche
l'assessore Cristiano Erriu è
stupito dallo stop di M5s-Lega. «La
sensazione è che, dietro la
sospensione sino al 2020, si nasconda la
volontà del definanziamento - dice
-. Se così fosse, si verificherebbe
un fatto molto grave.
I progetti di riqualificazione delle
periferierispondono a un'esigenza
molto seria e importante, a cui la
Regione ha risposto con un analogo
bando specifico. C'è poi un
evidente problema legato agli atti
amministrativi posti in essere dai
Comuni, realizzati su un'aspettativa
che viene a mancare, ledendo un
principio fondamentale di continuità
amministrativa e di leale
collaborazione tra
istituzioni».Anci. All'attacco anche il presidente
Anci, Emiliano Deiana.
«È il gioco delle tre carte. Si
toglie ai
vincitori del Bando che avevano già
firmato gli accordi con la
presidenza del Consiglio per
redistribuire al resto degli enti locali.
È un metodo rozzo per mettere alcuni
comuni contro gli altri. Noi
siamo naturalmente favorevoli a
integrare i fondi per i comuni - ai
soli comuni sardi mancano 300
milioni - ma le coperture non possono
essere sottratte a progetti già
finanziati. A settembre il Decreto
arriva alla Camera - conclude -.
Credo che bisognerà correggere la
stortura».
Pd, Cani
presenta i suoi magnifici sette
Vicesegretario
è Sabatini, rappresentate tutte le aree eccetto il gruppo di Soru
CAGLIARI
Emanuele Cani, più sette, tre donne
e quattro uomini. Eccola, la
squadra scelta dal neo segretario
del Pd, eletto una decina di giorni
fa ad Abbasanta da due correnti su
tre. «Peccato non da tutte», dirà
di getto, ma «quando metterò su i
dipartimenti, spero davvero che
collabori anche il resto del
Partito. C'è bisogno di tutti». Anche del
gruppo di Renato Soru, che in questa
formazione non è voluto
entrare.La squadra. Franco Sabatini
è il vicesegretario, poi Laura
Pisano, che avrà la delega al
welfare, Federica Pierazzi, indicata dai
giovani Dem, mentre Roberta Muscas
si occuperà degli eventi.
A Mirko Vacca sono stati assegnati i
«rapporti con gli enti locali», a Cesare
Moriconi le relazioni col «mondo
produttivo», dalle imprese ai
sindacati, e infine a Sebastiano
Mazzone l'organizzazione.L'identikit.
Certo, ognuno dei sette ha una
corrente di riferimento, dai
popolari-riformisti, sono quattro,
ai renziani della prima ora più gli
ex Diesse, tre, ma «noi da questo
momento in poi guarderemo molto
oltre le vecchie e inutili
divisioni, perché il nostro primo impegno
sarà quello di ripresentarci
compatti ai sardi e ai nostri alleati».
Tutti e otto, segretario compreso,
sanno di avere un mandato a tempo,
fino alle Regionali del 2019, ma non
si sentono degli anonimi
traghettatori. Tutt'altro,
preferiscono essere chiamati «motivatori»,
perché «oggi più che mai il Pd deve
ritornare a assere un punto di
riferimento per la comunità della
sinistra». L'obiettivo.
Per risalire
l'Everest dopo la lunga e brutale
stagione delle "botte intestine", ma
soprattutto rialzarsi all'indomani
dell'ultima batosta elettorale,
quella di marzo, e infine provare a
rivincere fra sei mesi le elezioni
regionali, «ho messo assieme una
segreteria di persone motivate,
appassionate, attaccate alla maglie
e per nulla rassegnate». Così le
ha presentate, in blocco, il
segretario, che ha aggiunto: «Ci siamo
riuniti una prima volta, la seconda
sarà dopo Ferragosto, poi tutti
andremo subito in missione nei
territori e fra i 12mila iscritti.
Parteciperemo alle riunioni dei
nostri 250 circoli, parleremo coi
sindaci, le associazioni,
ascolteremo di nuovo la gente, quella che
sbagliando, abbiamo trascurato per
troppo tempo». Sarà una segreteria
«sempre operativa» e in «continuo
movimento».
Che dovrà saper
sfruttare al massimo la grande
esperienza di alcuni, a cominciare da
quella dei consiglieri regionali
Franco Sabatini e Cesare Morriconi e
della memoria storica Sebastiano
Mazzone. «È un momento complicato per
il partito - è la sintesi dei tre
loro interventi - e proprio per
questo non potevamo tirarci indietro
e abbiamo scelto di metterci a
disposizione». Ma la nuova
segreteria dovrà saper sfruttare al massimo
anche «la freschezza rappresentata
dai volti nuovi». Freschezza che la
ventotenne Federica Pierazzi ha
riassunto: «Come mai finora è stato
fatto, spalanchiamo le porte del Pd
ai giovani, ai precari, alla mia
generazione che ha molte cose da
dire, da proporre e una gran voglia
di fare».
Per arrivare a tagliare questo
traguardo finale, quello
decisivo: «Azzerare il vuoto che
purtroppo oggi ancora esiste fra il
cosiddetto partito degli eletti e
quello dei nostri potenziali
elettori, molto dei quali abbiamo il
dovere di riconquistare uno a
uno».Le trattative. Da settembre in
poi saranno intense al tavolo del
centrosinistra, che «vedremo se sarà
più o meno allargato rispetto a
quello di cinque anni fa», ha
sottolineato Emanuele Cani, e «noi
speriamo di sì, perché nel frattempo
i confini dei progressisti sono
diventati molto più ampi».
Più che la scelta del futuro
candidato-presidente «seppure ci
stiamo pensando», quello che
interessa alla nuova segreteria è
«costruire un'idea di Sardegna verso
il 2019 che sia di partecipazione,
arricchita dalle idee più
disparate, perché rivogliamo un
Partito in cui il dialogo ritorni a
essere non una parola d'ordine, ma
la parola d'ordine dentro le nostre
stanze e sopratutto nelle piazze»
(ua).
L'assessore
replica a Manca: in questi anni abbiamo ridotto i costi
Affitti,
Erriu: dal M5s solo fake news
CAGLIARIBasta fake news, i fatti
sono altri. L'assessore Cristiano
Erriu replica duramente al deputato
del M5s Alberto Manca, che aveva
accusato la Regione e in particolare
lui, titolare di Urbanistica ed
enti locali, di non avere rispettato
le promesse fatte all'inizio
della legislatura in tema di canoni
d'affitto. «Vorrei ricordare a
Manca e a chiunque altro voglia
conoscere la verità dei fatti e non a
propagandare fake news - dice Erriu
- che gli obiettivi di riduzione
del costo delle spese intermedie
relative ai fitti passivi sono stati
rispettati. Più precisamente, in
questi anni si è ridotto del 18 per
cento circa rispetto all'inizio
della legislatura.
Questo risultato è
in parte sfumato a seguito della
sentenza della Corte Costituzionale
che, a decorrere dal 2017, ha
eliminato i benefici introdotti dal
decreto Monti che aveva imposto ai
proprietari di immobili in affitto
alla Pubbliche amministrazioni la
riduzione del 15% del canone annuo.
Questo però non fa venir meno il
lavoro fatto e che si sta portando
avanti proprio in quella direzione».
Erriu ricorda la chiusura della
locazione passiva per gli uffici che
prima ospitavano il Buras a
Cagliari e, da ultimo, il taglio dei
canoni corrisposti per la sede
della Forestale di Capoterra: oggi
sarà deliberato il trasferimento
dello stabile di Macchiareddu, a
Uta.
«Senza parlare degli interventi
sulle locazioni passive degli enti
strumentali e società in house, da
Enas, a SardegnaIT. La verità è che
Manca, forse anche per mascherare
la vicenda poco edificante del
deputato-velista Mura, mostra come
certa politica sia interessata
sempre e solo a seguire la bussola
della superficialità, del
pressapochismo e del perenne
sensazionalismo.
I sardi però stanno sempre più
prendendo coscienza
che il governo di cui fa parte il
M5s a trazione leghista, è un
governo di bugiardi, fomentatori
d'odio razziale e sociale, populisti
che ingannano il popolo con false
promesse. Quando Manca rinuncerà
alle fake news e vorrà confrontarsi
su queste cose, sarò sempre
disponibile. Decida lui luogo,
giorno e ora».
-----------------
Federico
Marini
skype:
federico1970ca
Nessun commento:
Posta un commento