L' angolo della Zarina edizione straordinaria. È crollato il
ponte strallato, Genova è di nuovo in ginocchio. L Italia è di nuovo nell’occhio
del disastro ambientale e pubblico. Il suo gemello a Moracaibo in Venezuela, é già
parzialmente fuori uso. Ora citando De André, io che sono una ragazza
impertinente, mi chiedo ma sempre da un giudice devo andare per capire fi chi é
la colpa, chi sono i colpevoli? NOOO.
Cito solo questo... "la continua manutenzione
straordinaria del ponte avevano portato l'ing. Brencich nel 2016 a sostenere
che "tra non molti anni i costi di manutenzione supereranno i costi di
ricostruzione del ponte: a quel punto sarà giunto il momento di demolire il
ponte e ricostruirlo."
In vacanza alla vigilia di ferragosto conosco le vicende di *Ilaria
Capua, che ha rischiato l ergastolo per fatti gravi legati all scoperta di un virus.
Non dico altro. meditate gente... Ai morti di Genova e alle loro famiglie, ai
lavoratori e alle lavoratrici morti sul camion da lavoro sia lieve la terra.
Agli scienziati e alle scienziata italiane in fuga siano immortali. Ad maiora
*Ilaria Capua (Roma, 21 aprile 1966) è una virologa e politica italiana. Nota per i suoi
studi sui virus influenzali e, in particolare, sull'influenza aviaria. È stata deputata dal
2013 al 2016, durante la XVII legislatura, eletta nelle liste di Scelta Civica.
Nel 2006 Ilaria Capua ebbe notevole
risonanza internazionale la sua decisione di rendere di dominio pubblico
la sequenza genica del
virus dell'aviaria,
che diede il via allo sviluppo della cosiddetta scienza open-source, e iniziando a
promuovere una campagna internazionale a favore del libero accesso ai dati
sulle sequenze genetiche dei virus influenzali. Per questo la rivista Seed l'ha eletta "mente rivoluzionaria"ed è
entrata fra i 50 scienziati top di Scientific American.
Nell'aprile 2014, secondo quanto scritto dal
settimanale L'Espresso il
4 aprile 2014, viene iscritta nel registro degli indagati per associazione a
delinquere finalizzata alla corruzione, abuso di ufficio e traffico illecito di
virus.
L'indagine coinvolgerebbe in tutto 38 persone, tra cui il
Direttore Generale dell'Istituto Zooprofilattico, Igino Andrighetto, il
Direttore Sanitario Stefano Marangon, alti funzionari del Ministero della
Salute tra cui Romano Marabelli, Gaetana Ferri ed Ugo Santucci, oltre al marito
della Capua.
Il settimanale l'Espresso riporta di una presunta cessione
illecita di stipiti virali ad aziende farmaceutiche per la produzione di
vaccini veterinari e sfruttamento illecito dei diritti del brevetto DIVA con la
costituzione di un cartello di industrie farmaceutiche veterinarie per il
controllo di epidemie H7 nel pollame negli anni 1999-2006.
Oltre a rigettare pubblicamente tutte le accuse, la stessa
Capua querelava il settimanale l'Espresso, in una lettera del 6 aprile 2014
al Corriere del Veneto:
"Le accuse false e sorprendenti che mi sono state mosse dal settimanale
l'Espresso danneggiano la mia immagine e reputazione. Sono certa che sarò
scagionata."
Dopo il trasferimento dell'inchiesta partita da Roma a tre
procure del Veneto,[19] nel luglio del 2016 è
stata prosciolta da tutti i capi di accusa nell’inchiesta della procura di
Verona, con la motivazione "il fatto non sussiste" .
In seguito a questa vicenda, Ilaria Capua ha lasciato la
Camera dei Deputati il 28 settembre 2016 e ha deciso di trasferirsi negli Stati
Uniti, dove ha accettato il ruolo di direttore di un centro di eccellenza all'Università
della Florida. Ad aprile 2018, perde la causa per diffamazione
contro il settimanale L'Espresso.
Informazioni
tratte da Wikipedia.
Ricominciamo da capo: Ilaria Capua nasce a seconda vita alle
16 del 3 aprile 2014, quando riceve un avviso di garanzia via copertina
dell’Espresso. È gialla con un uomo in scafandro che maneggia scatoloni col
simbolo del pericolo biologico. Titolo: «Trafficanti di virus. Accordi tra
scienziati e aziende per produrre vaccini e arricchirsi. L’inchiesta sul grande
affare delle epidemie». Ilaria sta per compiere 48 anni. È una deputata di
Scelta civica.
È una scienziata di prestigio internazionale. La prima donna
a vincere il Penn Vet World Leadership Award, il più importante al
mondo nel campo della veterinaria. È entrata nell’elenco dei cinquanta
scienziati più importanti al mondo della Scientific American. Ha
trasformato due stanze di Legnaro, provincia di Padova, in una delle capitali
mondiali della virologia. La stampa specializzata la definisce «mente
rivoluzionaria».
È conosciuta alla platea dei profani perché nel 2006 ha
codificato la sequenza genetica del primo ceppo africano di influenza H5N1 (la
famigerata aviaria) e, anziché depositarlo in un database limitato, accessibile
solo ai centri più autorevoli, lo ha condiviso coi centri di tutto il pianeta,
sfidando e ribaltando il sistema. Ha inventato Diva, la prima strategia di
vaccinazione contro l’aviaria. Fino alle 15.59 del 3 aprile 2014, Ilaria Capua
è un capolavoro, di quelli che l’Italia sa produrre. Poi è il mostro.
«Due giorni prima avevo ricevuta un mail da un giornalista
dell’Espresso. Progettava un articolo sull’aviaria e aveva bisogno di
me. Ci siamo sentiti per telefono. Mi ha detto: “Sto scrivendo un pezzo su un
traffico illegale di virus e di vaccini. Sa di essere coinvolta
nell’inchiesta?”. Non sapevo nemmeno che ci fosse un’inchiesta. Lui lo sapeva, io
no. Lui sapeva tutto, io niente. Quando è uscito l’articolo l’ho letto, una
mitragliatrice». L’Espresso elenca i capi d’accusa. Il più
grave è procurata epidemia. Pena prevista: ergastolo.
«Sono accusata di avere
diffuso virus pericolosissimi per guadagnare sui vaccini in combutta con le
case farmaceutiche. Sono accusata di aver attentato alla salute del mio paese e
del resto del mondo per arricchirmi. Scoprirò che l’indagine dura dal 2005, da
nove anni e i fatti risalgono al ’99, quindici. Sono anni che mi intercettano,
sentono le mie conversazioni, le equivocano, le rimettono insieme secondo un
ordine arbitrario e delirante. E mi chiedo: perché non mi hanno arrestata
allora? Se sono una mente criminale, un’untrice che diffonde malattie, perché
non mi hanno fermata quando ero in laboratorio?».
E perché non l’hanno mai
interrogata? «L’articolo è il più clamoroso ammasso di errori, inesattezze,
fraintendimenti, la più incredibile collezione di falsità scientifiche che mi
sia capitato di leggere». L’articolo sgorga dalle carte della procura.
«L’epidemia del 1999, di cui sarei artefice, è causata da un virus H7N1 e non
da un virus H7N3, come riportato sull’Espresso. Cambia una cifra, ma
sono due virus diversi.
Il virus H7N3 non è mai arrivato in Europa, è come
essere accusati di omicidio di un uomo che è vivo. Mi accusano di avere
provocato un’epidemia fra gli esseri umani, ma il virus H7N3 non infetta le
persone, soltanto gli animali. Imparerò che i pm mi accusano di avere creato
una società segreta all’estero, la 444, su cui avrei versato le tangenti, ma il
444 è un capitolo contabile dell’Istituto di Legnaro, il fondo da cui
attingiamo per tutte le spese. Davvero non lo sanno? Non hanno fatto una
telefonata? O credono che incassi le tangenti su un conto dell’Istituto?».
Ilaria non ha in mano nulla, né l’avviso di garanzia né
l’atto di chiusura indagini. Niente su cui gli avvocati possano lavorare. Le
prime strategie difensive si studiano sull’articolo dell’Espresso. Così
funziona la giustizia. Così funziona il giornalismo: escono su tutta la stampa
le intercettazioni, con gusto quelle in cui una collega la definisce
«zoccolaccia», in cui qualcuno dice «quest’anno il pacco non è ancora
arrivato», e sarebbe la prova provata. Di che cosa, boh. Il Movimento cinque
stelle rende giustizia al mondo dei reietti.
Alessandro Di Battista scrive un
tweet con l’hashtag #arrestanovoi, anche se non è stato arrestato nessuno. Il
web chiede vendetta. «Poi la fanno ministro della Sanità, troia». «Grandissima
zoccola». «Meriterebbe di iniettarglielo a forza il virus». «Iniettateglielo a
lei!!!!». «Alla gogna!!!!». Il Movimento chiede le dimissioni dalla commissione
Cultura (che si occupa anche di scienza) e dal Parlamento. «Ti dici: non è
possibile. Chiedi come puoi urlare al mondo che non è vero, quella non sono io.
Poi quasi ti convinci, pensi che qualcosa forse lo hai fatto, in qualcosa sei
rimasta impigliata, e sei sola contro tutti perché quella sbagliata sei tu. Mi
vergognavo a camminare per strada. Mi guardavo allo specchio e mi vedevo
vecchia, brutta. Ancora oggi dormo poco, mi sveglio di soprassalto. Non se ne
esce mai per davvero. Ecco perché ho deciso di ricominciare a raccontare,
perché voglio bene a questo Paese, perché penso a chi oggi è nelle mie
condizioni di ieri, e ha meno voce di quanta ne avessi io».
Nel 2013, Mario Monti aveva chiamato Ilaria per offrirle la
candidatura, e lei aveva detto sì. «Penso che tutti debbano restituire qualcosa
al loro Paese. Mi sono laureata a Perugia in Veterinaria, cinque anni; specializzata
a Pisa in Sanità pubblica veterinaria, due anni; il dottorato di ricerca a
Padova, tre anni. Dieci anni di studio pagati dallo Stato. Anche grazie allo
Stato ero una scienziata di rilievo internazionale e mi sentivo in debito.
L’Italia ha investito in me e mi ha fatto diventare quella che sono.
Alla
Camera ho rinunciato allo stipendio e alla previdenza, per me un servizio
civile. E tutto questo è stato spazzato via, come da un fiume in piena che
dietro di sé non lascia niente, da una inchiesta folle, superficiale, da un
meccanismo delirante, in cui ogni regola e ogni garanzia è saltata, in cui
nessuno si chiede il danno irreparabile che sta procurando a una persona, ai
suoi figli, a suoi genitori». Ilaria decide di andarsene. La chiama la University
of Florida per dirigere un dipartimento dell’Emerging Pathogens Institute.
Va
al colloquio. Dice: «Sapete che in Italia sono accusata di un reato che prevede
l’ergastolo?». «Sì». «E quindi?». «Abbiamo verificato su internet. Non si
capisce di che parlino, hanno chiaramente sbagliato un virus con un altro,
hanno ignorato i fatti scientifici. Per noi lei è innocente». Sono bastati
quindici minuti, alla giustizia italiana sono serviti dieci anni. «Come
vorreste che impostassi l’attività scientifica?». «Pensa che abbiamo preso una
come lei per dirle che fare? Deve essere lei a dirlo a noi. Vogliamo il suo
successo per il bene dell’università». Benvenuti nel mondo della logica.
Università della Florida, 6 luglio 2016. Ilaria manda un sms
all’avvocato: «Mi devo preoccupare?». Due minuti e l’avvocato richiama:
«Prosciolta!». Non si va nemmeno a processo. La giudice scrive:
«L’insussistenza del delitto va affermata, peraltro, sulla base delle seguenti
circostanze: mancanza prima di tutto dell’evento». Per lei hanno finito col
«costruire accuse del tutto prive di fondamento». Ma chi conosce i tribunali sa
che questi non sono i momenti dell’esultanza, ma in cui, ancora, si piange.
Parte
di questo articolo è tratto da “La stampa”. Per chi volesse leggerlo per
intero, può digitare il link:
http://www.lastampa.it/2017/06/25/italia/il-caso-ilaria-capua-radiografia-del-suicidio-italiano-Loj8cxa8ae4QyOxd7OLidO/pagina.html
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