Guardo con grande sconcerto, e sinceramente con rammarico, i
tentativi dei leader del Movimento 5 stelle di avallare, giustificare, argomentare
le scelte del ministro Salvini. Tristi arrampicate sugli specchi e discese in
equilibrio, per giustificare un linguaggio razzista, una esibizione bullesca
senza prospettive politiche e senza vie d’uscita, un proliferare di ronde
leghiste, una scorrettezza sostanziale a volte sopra e a volte sotto traccia
che niente ha a che vedere con la necessità di governare i flussi migratori e
di intervenire doverosamente sull’indegno business che in Italia si è
organizzato attorno alla cosiddetta accoglienza.
Niente con la necessità di valutare politiche di
integrazione, di produrre posizioni chiare sui campi libici, di porre
all’attenzione dell’Europa, se non altro, l’origine dei traffici di esseri
umani. Mi chiedo se trattasi di impossibilità di uscire degnamente dal vicolo
cieco dell’alleanza con la lega (impropriamente e furbescamente chiamata
contratto).
Oppure se trattasi di una pericolosa fluidità di un
movimento con pochi principi e pochi valori che lo rende capace di adeguarsi a
tutto, se trattasi del più spinto machiavellismo di tutti i tempi per cui il
fine giustifica ogni mezzo, se trattasi di banalissima volontà di conservare
poltrone comode, se trattasi di incapacità a leggere la gravità di quanto
accade o, com’è probabile, se sono presenti, in varia misura, tutte queste
componenti.
Penso che l’Italia si stia incamminando su una china
pericolosa sostenuta da questo mix strano color giallo-verde di cui non
conosciamo, ma intuiamo, gli esiti nefasti. Con un Partito Democratico
completamente screditato e per ciò impossibilitato a rappresentare un argine e
una destra tradizionale schiacciata in un angolo dal salvinismo. A chi dissente
e protesta, e tra queste io, usate rispondere con un ricorrente “lasciateli
lavorare” espressione della quale stento a comprendere il senso: intanto perché
sono al governo ed hanno tutti gli strumenti, se vogliono, per lavorare,
secondo perché la democrazia non prevede unanimità e quindi sarà meglio che vi
abituiate, terzo perché non saremo noi che protestiamo a far cadere questo governo.
Sarà la Lega al momento del suo massimo consenso e a quel
punto sarà chiara la responsabilità enorme che voi, 5 stelle, vi siete assunti
stendendo questo tragico tappeto rosso su cui state lasciando, da solo, danzare
Salvini.
Lucia
Chessa
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