La
Nuova
Vertice
tra Pd e Cp: allarghiamo la coalizione Cani e Uras gettano le basi per un
accordo: puntiamo ai temi condivisi. I Dem vogliono la convergenza anche con il
progetto del Pds: sono fondamentali
SASSARI. Professione rianimatore.
Emanuele Cani, segretario del Pd, cerca di soffiare un po' di vita dentro un
partito ancora ansimante dopo il grande crash delle Politiche. Riparte dal
dialogo in vista delle Regionali e dal confronto interno tra i Dem. Confermata
l'assemblea di lunedì. Ma in questi giorni Cani si dedica al faccia a faccia
con i segretari dei partiti con cui si cerca di costruire una coalizione di governo.
Di certo c'è il faccia a faccia di
queste ore tra la delegazione Dem, guidata da Cani e dal vicesegretario Franco
Sabatini, con quella di Campo progressista composta dal presidente Luciano Uras
e dal consigliere regionale Francesco Agus. E il feeling tra i due partiti
sembra essere a livelli altisssimi. «Un confronto utile che intende coinvolgere
tutte le forze democratiche sarde di ispirazione liberale, cattolica, di
sinistra e identitaria. Oggi hanno convenuto il segretario del Pd e il
presidente di CP - dice Uras -.
È iniziato un percorso innovativo
che mette al centro il merito delle cose da fare piuttosto che le ragioni di
uno schieramento politico preconfezionato. L'unità per dare forza ai diritti
dei sardi e per praticare una nuova stagione della responsabilità». E anche
Cani non nasconde la soddisfazione. «Incontro positivo anticipato da fitti
contatti - spiega il segretario Pd -. Abbiamo affrontato in termini generali il
lavoro che ci sarà da mettere in campo da qui alle Regionali. Siamo in sintonia
sui temi dei sardi. E abbiamo condiviso la necessità di costruire un'alleanza
ampia per le Regionali, che vada al di là di quella tradizionale del
centrosinistra».
Resta da capire se ci sarà una convergenza
con il Partito dei Sardi. Maninchedda ha detto che non aspetterà i Dem, e che
il Pds continuerà a portare avanti il suo progetto. «Ma anche noi siamo
convinti che il centrosinistra storico è destinato alla sconfitta ed è stato
superato. Per noi il Pds è un interlocutore importante e prezioso.
Porta avanti temi e idee che condividiamo.
Siamo convinti ci si debba incontrare sulle cose. E voglio anche aggiungere che
in queste settimane abbiamo portato avanti un dialogo in cui ci si pone con
pari dignità davanti agli interlocutori. Nessuno prevale sugli altri. Così come
sono convinto che il candidato governatore possa essere scelto solo attraverso
il confronto con tutti i partiti.
Sono convinto che la coalizione
debba essere il più ampio possibile sulla base di temi e idee condivise. Non credo
che nessuno voglia vedere in Sardegna ripetersi il modello di governo Lega-5
Stelle che c'è a Roma». Cani rimanda anche l'idea del Pd sardo che era stata
lanciata da una parte del partito subito dopo il flop delle politiche.
«È un'idea interessante e
importante. Ma credo che debba essere oggetto del congresso che si svolgerà
subito dopo le Regionali. In questo caso si parla di una scelta importante, di
una strada da prendere che deve necessariamente coinvolgere tutti gli iscritti
del partito». (l.roj
Lapia,
M5s: la legge Severino va rivista
La
deputata contro il ritorno in aula di tre consiglieri condannati
SASSARI
Tre consiglieri regionali - il
leader dell'Uds Mario Floris, l'ex
assessore Oscar Cherchi e il
consigliere Alberto Randazzo, entrambi di
Forza Italia - sono tornati in aula
dopo 18 mesi di sospensione per la
condanna per peculato aggravato.
Tutto come previsto dalla legge
Severino. La norma, infatti, prevede
che la sospensione venga
prolungata di altri 12 mesi solo in
caso di sentenza di secondo grado.
Che, però, non è ancora arrivata.
Così prevede la legge. Ma per la
parlamentare del Movimento 5 stelle,
Mara Lapia, si tratta di uno
scandalo.
E così la deputata prende carta e
penna per esprimere la sua
solidarietà a Ornella Piredda, la
funzionaria della Regione da cui era
partita l'inchiesta. «Voglio
esprimere la mia vicinanza e solidarietà
a Ornella Piredda, che con grande
coraggio 10 anni fa denunciò l'uso
illecito dei fondi destinati ai
gruppi del Consiglio regionale, dando
vita a un'inchiesta che ha coinvolto
circa 100 politici appartenenti a
tutti gli schieramenti e ha portato
al momento 13 condanne. Voglio
condividere con lei l'indignazione
nel vedere questi personaggi
tornare a sedere sui banchi del
Consiglio nonostante le condanne in
primo grado. Immagino che per
Ornella sia stato difficile, se non
impossibile, durante questi
lunghissimi 10 anni, non chiedersi: "chi
me l'ha fatto fare?".
L'attuale seppur parziale evoluzione
dell'inchiesta, certamente non è da
incentivo per gli onesti cittadini
- continua - che oggi, confidando
nella giustizia, vorrebbero
denunciare malefatte, ancor peggio
se perpetrate dai potenti di turno.
Come si può avere fiducia in una
giustizia così lenta e così debole
con i forti? Ci sono voluti 10 anni
per una condanna di primo grado, e
ora si attende l'appello a ottobre.
Segnalerò al ministro Bonafede
questo caso emblematico, affinché si
avvii un serio percorso di
correzione di queste storture
legislative».
Unione
Sarda
Tutti i
tormenti del centrosinistra
C'è chi
guarda fino a Forza Italia. Vertice Uras-Cani, il Pds cerca la
convergenza
nazionale
Coalizione
tradizionale o nuovi confini? I partiti appaiono divisi
Forse il centrosinistra non sarà più
il centrosinistra. Almeno non
quello che ha governato in Sardegna
negli ultimi cinque anni. È
l'effetto polarizzazione di Lega e
Movimento Cinquestelle che,
complice anche l'allontanamento
progressivo tra Carroccio e Forza
Italia, in vista delle Regionali
induce le forze politiche a cercare
nuove soluzioni.
«È tempo di decisioni coraggiose e
innovative», ripete da giorni
Luciano Uras (Campo Progressista).
Lo ha ribadito anche ieri nella
sede del Pd a Cagliari, in occasione
di un incontro con il segretario
dem, Emanuele Cani: «Lo schema degli
schieramenti ideologici va
superato», è l'idea dell'ex
senatore, «lavoriamo per una nuova
alleanza per i sardi che sia la più
ampia possibile, fino a
coinvolgere tutte le forze
democratiche di ispirazione liberale,
cattolica, di sinistra e
identitaria».
I TEMI Una coalizione che metta «al
centro le questioni
dell'insularità, della continuità
territoriale, dei rapporti
economico-finanziari con lo Stato».
I temi, insomma, perché l'urgenza,
sostiene Uras, «non è quella di
vincere le elezioni ma di risollevarci
da una crisi decennale». Cani ha
condiviso, e d'altra parte fin dal
giorno in cui è diventato segretario
ha insistito sulla necessità di
“allargare” in vista di febbraio
2019, in particolare al mondo del
civismo e dei sindaci. Ma allargare
fino a che punto?
«Il campo politico è in piena
ridefinizione - dice il segretario Pd -
e ciò che accade a livello nazionale
ci invita a guardare a qualcosa
che sia fortemente innovativo, che
restituisca ai cittadini gli
strumenti per un'opposizione al
populismo che non condividiamo».
GLI ALLEATI Qualcosa che possa
sfiorare magari parti politiche
tradizionalmente avverse come Forza
Italia? Uras intanto rivendica il
fatto di essere stato uno dei primi
a firmare la proposta di legge
popolare per l'introduzione del
principio di insularità in
Costituzione. Una battaglia lanciata
da esponenti dei Riformatori
sardi e abbracciata da FI.
«Ci troviamo in una fase in cui
l'interesse
della comunità deve superare i
limiti che ci siamo posti», osserva. E
comunque «anche in Parlamento mi è
capitato di lavorare in tandem con
Emilio Floris su alcuni
provvedimenti nell'interesse della Sardegna».
Cani si sbilancia meno ma ammette:
«La situazione generale ci obbliga
a una riflessione profonda».
Niente da nascondere sulle relazioni
intessute nell'ultimo periodo dal
segretario del Partito dei Sardi,
Paolo Maninchedda, lanciato in un
progetto di convergenza nazionale
che elimini gli steccati delle
coalizioni consolidate, per riunirsi
sul tema di una Costituente
sarda.
«Abbiamo contatti frequenti con i
Riformatori sardi - afferma -
con Più Europa di Emma Bonino, con i
socialisti, abbiamo riaperto il
dialogo con i Rossomori,
partecipiamo con numeri rilevanti alla rete
degli amministratori indipendentisti
della Sardegna, e abbiamo
relazioni frequenti con Forza Italia,
abbiamo incontrato ripetutamente
il Psd'Az».
LA SINISTRA All'ampiezza delle
alleanze però c'è un limite. «Una
coalizione deve comunque porre dei
paletti su posizioni che da sempre
sono in antitesi rispetto a noi»,
avverte il capogruppo in Consiglio
regionale di Art. 1-Sdp, Daniele
Cocco.
Che confessa di condividere in
pieno la posizione del presidente
dell'Anci, Emiliano Deiana, il quale
scrive su Facebook che «se il
centrosinistra si presenta in modo
classico verrà travolto anche se
candida Maradona. Bisogna fare come
si faceva anticamente nei Comuni:
proporre una grande coalizione
Civica con un passo indietro dei
partiti per promuovere altre idee e
persone».
Vale anche per l'ipotesi di Massimo
Zedda come candidato alla
presidenza: «Funzionerebbe - osserva
Deiana - solo se il passo
indietro fosse sostanziale e se si
mettesse davvero al centro del
programma la Sardegna, i sardi in
Europa e nel Mediterraneo, e
un'azione dialettica con lo Stato
italiano».
Roberto Murgia
Lapia
(M5S): segnalerò il caso al ministro Bonafede
«Condannati,
ma in Consiglio»
«In Sardegna i politici condannati
in primo grado per peculato
aggravato torneranno a legiferare
per conto della collettività, sono
indignata nel vedere questi
personaggi di nuovo in Consiglio
regionale. Se avessero un briciolo
di dignità eviterebbero di tornare
a occupare quei banchi. Dovrebbero,
se sono certi della loro
innocenza, rinunciare alla
prescrizione per ottenere una assoluzione
piena, nel merito del processo».
Mara Lapia, avvocato, deputato del
M5S, in una nota esprimere
«vicinanza e solidarietà a Ornella
Piredda, la funzionaria regionale
che con grande coraggio 10 anni fa
denunciò l'uso illecito dei fondi
destinati ai gruppi del Consiglio
regionale sardo, dando vita a
un'inchiesta che ha coinvolto circa
100 politici appartenenti a tutti
gli schieramenti e che ha portato al
momento 13 condanne». E aggiunge:
«Ci sono voluti 10 anni per una
condanna di primo grado, e ora si
attende l'appello a ottobre.
C'è da prendere atto che la legge
Severino non è sufficientemente
rigorosa, perché diversamente non
consentirebbe a condannati in primo
grado per peculato (reato tra i
più odiosi e gravi per un
amministratore pubblico) di continuare a
svolgere l'importante ruolo di
consigliere regionale. Segnalerò al
ministro Bonafede questo caso
emblematico, affinché si avvii un serio
percorso di correzione di queste
storture legislative».
La
Nuova
Il
cardinale in Sardegna per la prima volta dopo la nomina: «Grande emozione
La
politica superi le divisioni e lavori per risolvere i problemi e
ridare
speranze». «All'isola serve un progetto Soffro per i disoccupati»
di Gianni Bazzoni
PATTADA. Il ritorno nel suo paese nel
giorno della festa di S. Sabina,
quando arrivano i pattadesi che
stanno fuori, anche quelli più
lontani. Oggi è anche la sua festa:
Angelo Becciu torna da cardinale e
non dimentica le origini umili, la
famiglia, gli amici. Parla a tutto
campo della Sardegna, delle
difficoltà e delle speranze. Ma anche dei
temi forti che scuotono la Chiesa,
della pedofilia, dei migranti,
della politica.Che sensazioni prova
nel tornare a Pattada nel giorno
della festa patronale, sempre molto
sentita, che coincide anche con i
festeggiamenti in suo onore dopo la
nomina a cardinale?«Un misto di
sensazioni di gioia, nostalgia,
serenità e senso di appartenenza
comunitaria pervade il mio animo
ogni volta che rientro nel paese
natìo tra la mia gente e i luoghi
della mia infanzia. Particolarmente
nel giorno della festa di S. Sabina
che per tradizione, è il periodo
del rientro dei pattadesi che vivono
fuori e del rinnovo della fede ai
piedi della Santa Patrona».
Qual è il suo rapporto con la
famiglia, in
particolare con i suoi fratelli ai
quali sappiamo essere molto
legato?«Si, è vero; siamo una
famiglia unita. Ritengo che l'esperienza
dell'emigrazione di nostro padre sin
da quando eravamo piccoli,
unitamente al valore dell'unità
familiare trasmessoci dai nostri
genitori, abbiano inciso sul legame
tra noi 5 fratelli. Ritengo,
inoltre, che il mio stare lontano a
servire la Chiesa in varie parti
del mondo abbia consolidato il
legame unitario e il radicamento alle
origini familiari».
Cosa ricorda della sua infanzia nel
piccolo paese
del Logudoro?«Tanto. Dai colori
delle campagne, agli odori della
natura, alle feste comunitarie
attorno a semplici eventi di vita, alla
vita dura dei pastori e degli
agricoltori, ai cambiamenti del paese
nel dopoguerra, al fenomeno
dell'emigrazione che spopolava la nostra
comunità, alla centralità della
chiesa nella vita della comunità.
All'educazione progressiva alla fede
in casa e con bravi sacerdoti, al
cammino di formazione a scuola con
maestri e compagni di classe, ai
giochi in strada, alla solidarietà
tra le famiglie nei momenti di
gioia e di dolore».
Ci parli della vocazione, come è
nata? «Sin da
piccolo sentivo che il mio cammino
di vita sarebbe stato quello
sacerdotale. In ciò hanno influito
senz'altro i sacerdoti della mia
infanzia, zio Toeddu, uno zio
materno riconosciuto come uomo di grande
fede, le diverse esperienze
infantili e adolescenziali che mi
portarono progressivamente a vivere
l'esperienza del seminario minore
sin dagli 11 anni. L'incoraggiamento
dei miei, seppur non sia stato
facile per una famiglia povera dover
sostenere gli studi di uno dei
cinque figli lontano da casa, e la
"Grazia di Dio" hanno fatto il
resto. Proprio in questi giorni, mi
hanno voluto omaggiare della loro
vicinanza una ventina di compagni di
studi del seminario maggiore di
Cuglieri. Con la maggior parte di
essi non ci si incontrava da 52
anni. È stato bello rinsaldare
l'amicizia e constatare come la
Provvidenza ci abbia destinati
ciascuno nel proprio cammino di vita
familiare, sacerdotale, sociale».
Come si è sviluppato il percorso che
l'ha portata a ricoprire cariche
importantissime fino a
vice-responsabile della segreteria
di Stato. E in quale momento ha
sentito il peso maggiore di quella
missione?«Il percorso nella vita
della diplomazia vaticana è stato
non progettato e non voluto se non
come risposta a una precisa
richiesta che venne al mio Vescovo da
parte della Segreteria di Stato
quando iniziavo felicemente la mia
esperienza sacerdotale in Diocesi.
Fu non semplice da un punto di
vista emozionale aderire a una
richiesta così lontana dai miei
pensieri, ma in un'ottica di fede mi
considerai da subito figlio della
Chiesa senza confini geografici.
L'adesione in spirito ecclesiale al
servizio diplomatico mi ha aiutato a
vivere con serenità momenti belli
e difficili e ad accogliere tutto
come "volontà del Signore", inclusi
gli inaspettati posti di
responsabilità ai vertici della Segreteria di
Stato, in momenti non facili per la
vita della Chiesa».
Qual è stato e
qual è il suo rapporto con la
politica e i politici? «Di grande
rispetto, di stima e di ... debita
distanza! Il ruolo pastorale e
spirituale che ricopro mi guida a
giudicare la vita politica come uno
dei momenti più alti del servizio di
carità alla gente. In questi anni
ho incontrato e continuo ad
incontrare tanti politici con i quali
cerco d'intervenire per
incoraggiarli a servire sempre più le
comunità, soprattutto i più
bisognosi. Non nego di avere uno sguardo
particolare per i politici della
nostra terra affinché si uniscano nel
risolvere i problemi endemici della
regione, indipendentemente dal
colore politico e dalle diverse
visioni e appartenenze politiche».
Come
considera oggi il livello della
politica nel Paese? Cosa è cambiato
rispetto a prima? «Ritengo, come in
altri tempi della nostra storia,
che la politica debba riscoprire i
valori alti che sono il bene
comune, il rispetto dell'avversario,
visioni e progettualità a lungo
termine, il primato della
solidarietà e il ruolo di traino culturale
per le nuove generazioni».
Come vede la situazione della
Sardegna da
sardo che vive a Roma?«Continuo a
vedere tante eccellenze nei diversi
campi e tanti mali endemici che
fatichiamo a superare. L'aspetto che
mi rattrista di più è
l'inaccettabile livello di disoccupazione
giovanile e femminile della nostra
regione. Al pensiero che la nostra
terra si spopola delle sue risorse
giovanili migliori, diplomati e
laureati, mi vengono i brividi
pensando al futuro dell'isola».
E se fosse un sardo che vive qui,
cosa chiederebbe a chi governa?«Chiederei
la continuità territoriale come
priorità assoluta, l'investimento
nella formazione e nella scuola per
superare i dislivelli con le
regioni del nord Italia,
investimenti in settori che producano
occupazione a lungo termine».Ha mai
pensato a una "ricetta per la
Sardegna"?«No. Ho sufficiente
buon senso per ritenermi non all'altezza
di scoprire "ricette"
vincenti. So della complessità della situazione,
delle reali difficoltà di chi, mosso
da tanta buona volontà, fa fatica
a rendere politicamente concreti i
desideri. D'altra parte, non è
accettabile, vista la drammaticità
della situazione, che le varie
forze politiche non si uniscano
attorno ad un progetto di largo
respiro. Com'è possibile, mi chiedo,
non riuscire ad inventare una
economia vincente per un milione e
mezzo di persone, anche
considerando il fatto delle preziose
risorse della nostra terra? Parlo
del turismo, di una terra come la
nostra che può produrre bio in tutte
le filiere, della tradizione
artigianale, degli stili di vita
salutari. Elementi questi che una
buona fetta della popolazione
abbiente del mondo cerca oggi
disperatamente. Forse ci manca la
capacità progettuale a medio e lungo
termine. Eppure ritengo che vi
siano sufficienti risorse umane per
vincere questa sfida».
Il tema dei
migranti e dell'accoglienza è tra i
più attuali. Il caso della nave
Diciotti ha fatto emergere
contrapposizioni gravi, fino all'iscrizione
di un ministro nel registro degli
indagati con la contestazione di
sequestro di persona. Per dare un
contributo alle soluzioni è
intervenuta anche la Cei: cosa pensa
di tutta la vicenda?«Il fenomeno
è complesso e ha radici storiche che
si perdono nel periodo del
colonialismo in Africa. L'economia
mondiale è ingiusta e tristemente
disequilibrata a vantaggio di pochi.
Ce lo ricorda spesso Papa
Francesco. In troppi lucrano sui
destini dell'umanità sofferente. I
paesi ricchi si chiudono
pericolosamente a difendere risorse ottenute
anche e soprattutto a scapito delle
popolazioni più povere. I
trafficanti di essere umani
proliferano con la connivenza di governi
locali che traggono enormi vantaggi
da tali turpi mercati. Questo è lo
scenario su cui si stagliano le
tristi vicende recenti a cui lei fa
riferimento. A situazioni complesse
non si può rispondere con
pericolose semplificazioni o con
pseudo soluzioni a breve termine. La
sofferenza di una sola persona
merita rispetto e attenzione».
E a proposito della Cei, in che modo
si pone rispetto allo Stato italiano
in una emergenza così grave e
complessa?«Come una realtà di Chiesa che
è pronta a rispondere a richieste
che provengono dallo Stato o da
parti della società per risolvere
problemi soprattutto se di emergenza
umanitaria».Può dire qualcosa, anche
solo il suo pensiero, sulle
accuse rivolte al Papa dall'ex
nunzio apostolico negli Stati Uniti
Carlo Maria Viganò che ha chiesto le
dimissioni del Santo Padre.
Viganò lo accusa di avere coperto
gli abusi del cardinale McCarrik sui
seminaristi...«Triste vicenda che mi
fa sentire ancor più vicino a
Papa Francesco. Per quanto riguarda
il merito della questione faccio
mie le sue parole "... si
commenta da sé!". Cosa può fare e la Santa
Sede per contrastare il fenomeno
della pedofilia, considerato uno dei
drammi più devastanti cresciuti al
suo interno?
«A partire da papa
Benedetto e da papa Francesco si è
detta una parola definitiva:
"Basta!" È il misfatto più
atroce che si possa commettere. C'è da
interrogarsi quale messaggio Dio
abbia voluto inviarci con uno tsunami
del genere: è questa la Chiesa che
Gesù vuole o vi è molto da
riformare al suo interno? Non è
possibile che vi abbiano potuto
prosperare mostri terribili quali
sono i preti pedofili. Purtroppo
paghiamo una sottovalutazione
storica del fenomeno e una visione non
realistica della sua entità e
gravità. Dobbiamo fare tutto il
possibile per prevenire e combattere
simile flagello. Per prevenire
bisogna selezionare e formare meglio
il clero favorendo percorsi di
maturità umana, affettiva e sessuale
in contesti di vita normale e
naturali. Sarà necessario
coinvolgere totalmente il potere giudiziario
dei Paesi dove accadono tali crimini
e contrastare una mentalità
pseudospirituale che ha favorito la
copertura di tali nefandezze».
Quale messaggio vuole inviare ai
fedeli della Sardegna? «È un semplice
messaggio di incoraggiamento. Non
lasciamoci perturbare da scandali o
da critiche contro la Chiesa. Il
momento attuale è difficile, ma
questi non sono mai mancati nella
sua storia e sempre li ha superati
confidando nel Signore e rimanendo
uniti ai propri Vescovi e al Papa»
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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