venerdì 29 marzo 2019

I Sindaci sardi e la sfilata del 02 Giugno a Roma. Di Maurizio Onnis.


Arriva dal governo l’invito a sbrigarsi. Ci sono 300 posti, che vanno a ruba. Il 2 giugno, a Roma, 300 sindaci sfileranno in testa alla parata per la festa della repubblica. Fasciati. Chi vuole partecipare deve candidarsi, in fretta. Può essere tra i prescelti a rappresentare l’unità della nazione. Appunto.

Vorrei chiedere ai sindaci sardi in procinto d’aderire se si rendono conto che, quasi 160 anni dopo la nascita del Regno d’Italia, la “nazione italiana” non esiste. Abbiamo uno Stato. Abbiamo un territorio, un popolo e un governo. Abbiamo gli elementi che definiscono lo Stato in qualsiasi testo giuridico. Ma non abbiamo la nazione. E non possiamo averla, perché dentro la penisola italiana, questo gran contenitore geografico, vivono molti popoli diversi. Il tentativo di ridurli a uno si è rivelato fallimentare.

I sindaci sardi che ci vanno a fare a Roma? Nel nostro caso, neanche la geografia giustifica l’appartenenza alla presunta “nazione italiana”. Men che meno la storia o le tradizioni: millenni di diversità non si cancellano per decreto. La vernice d’italianità che copre noi sardi è fatta in sostanza di vincoli statuali, imposti e comunque revocabili, e di lingua, la stessa nella quale scrivo questa nota: anch’essa imposta. La “non-nazione italiana” è formata da tante nazioni: una è la nostra, ancora da rivendicare e risvegliare. Quindi: che sfilano a fare, il 2 giugno, i sindaci sardi a Roma?

Di Maurizio Onnis

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