martedì 12 settembre 2017

Rassegna stampa 12 Settembre 2017

Unione Sarda

E sugli ospedali Soru attacca Zedda: «Pensi a fare il sindaco» La Giunta approva gli atti aziendali dell'Ats e delle Assl, ma ci dovranno essere correzioni Asl unica, via libera a denti stretti.

Approvazione con riserva. L'atto aziendale dell'Ats e quelli delle aziende sanitarie ottengono il via libera dalla Giunta, ma servirà qualche modifica. Dopo le tensioni dei giorni scorsi le aziende dovranno modificare e riapprovare gli atti. Nel frattempo si accende un nuovo scontro sulla rete ospedaliera con l'eurodeputato del Pd, Renato Soru, all'attacco del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, colpevole di «eccessivo campanilismo».

ATTI E RISERVA Cambiare e riapprovare. Sono i prossimi passaggi che l'Azienda ospedaliera Brotzu e le aziende ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari dovranno fare. La Giunta ha chiesto di specificare le motivazioni sulle deroghe ai posti letto (rispetto al decreto ministeriale) e di rivedere il numero delle strutture complesse, superiore a quanto previsto. Per l'Ats, invece, di chiarire meglio il ruolo di alcune strutture territoriali.

CONCETTI A CONFRONTO Il concetto di “vicinanza” contrapposto a quello di ”qualità”. Il dibattito sulla rete ospedaliera pesa questi due aspetti per capire quale, alla fine, sia più importante.

L'ATTACCO Il concetto di vicinanza è una delle frecce che Soru scaglia verso Zedda: «Non può lamentarsi di perdere posti letto a Cagliari per Monserrato. È consapevole di essere il sindaco metropolitano?». Nei prossimi giorni la riforma entrerà in Consiglio regionale e «sarà l'occasione il confronto assente nei i partiti». L'ex governatore difende l'accordo del 2006 in cui la Regione si assunse la responsabilità di pagare la sanità in cambio dei 9/10 dell'Iva: «Pagavano già i due terzi, il problema è che adesso non ci stiamo facendo dare quello che ci spetta. Forse abbiamo fatto male a ritirare i ricorsi».

NESSUN TAGLIO L'assessore Luigi Arru difende la riforma: «Nessun principio ragionieristico. Se avessimo seguito il decreto del ministero 14 strutture su 29 sarebbero diventate ospedali di base». Sui tagli l'assessore sottolinea che «si confonde questa riduzione destinata agli acuti con il taglio dei servizi. Noi puntiamo sulla chirurgia programmata e sulle cure territoriali».

BOTTA E RISPOSTA Il presidente dell'Anci Sardegna, Emiliano Deiana, ribadisce la posizione contraria dei sindaci e ricorda che «dopo due anni di blocco si vuole approvare la riforma in una settimana». Davanti alla certezza che «tutti i sindaci reputano la riforma necessaria», spiega Deiana, «quello che preoccupa è partire dalla difesa strenua della salute a prescindere da dove si vive». La senatrice del Pd ed ex assessora della Sanità, Nerina Dirindin, ricorda a Deiana che «i sindaci non devono preoccuparsi di quante strutture complesse ci sono, ma della qualità delle cure».

L'AFFONDO La senatrice dem non risparmia qualche bacchettata: «Questa epidemia di accorpamenti non è il modo migliore per affrontare i problemi almeno nel breve e medio periodo». Inevitabile il riferimento all'esperienza sarda in Giunta e alle differenze: «Quando in una Giunta non c'è una condivisione forte sui temi della salute, si mettono a rischio interventi delicati. La vicenda del Mater Olbia ha segnato questo esecutivo sulla sanità».

«RIFORMA MORBIDA» Il direttore generale dell'Ats, Fulvio Moirano, mette le cose in chiaro: «La riforma è molto morbida». Severità, però, quando si parla di strutture complesse: «In Sardegna devono essere 156», sottolinea il manager, «mentre adesso sono 216». Moirano difende l'Ats, convinto «sia un bene per evitare la frammentazione» e promuove l'atto aziendale: «È importante per mettere un po' d'ordine nelle procedure». I ritardi, però, non aiutano ad aggredire un disavanzo che l'anno scorso è stato di «298 milioni di euro in più rispetto al previsto».

Matteo Sau

La Nuova

L'eurodeputato apre ad alcune modifiche: «Non c'è fretta, ascoltiamo i Comuni»
L'ex assessore Dirindin: i sindaci pensino più ai servizi che al
numero di primari Ospedali, Soru sta con Arru «No a scontri sulla sanità»

CAGLIARINon sparate sul pianista, che è l'assessore alla sanità Luigi
Arru e che fra l'altro sta con lui, ma oltre a questo avviso ai
naviganti o meglio ancora alla maggioranza di centrosinistra, Renato
Soru ha detto: «Una volta per tutte la politica dovrebbe smetterla,
anzi deve finirla, di voler governare ospedali, posti letto,
primariati e tutto il resto del mondo della salute. Ci sono troppe
lobby in giro, la politica non deve farsi condizionare e tanto meno
accompagnarsi con chi difende nicchie di potere». Nel convegno
organizzato dalla sua corrente «SardegnaEuropa», l'europarlamentare
del Pd è entrato, con passo felpato, nell'acceso dibattito sulla
contesta riorganizzazione della rete ospedaliera.

Se sull'urbanistica
spesso ha usato frasi forti per contestare la giunta Pigliaru,
stavolta il suo è sembrato essere di fatto un via libera alla proposta
dell'assessore Arru, già licenziata dalla commissione sanità del
Consiglio regionale e prossima a essere discussa in aula. Ma con un
suggerimento chiaro: «Non dobbiamo avere fretta. Se ci sono ancora dei
punti da limare o da spiegare meglio, facciamolo. Soprattutto con i
sindaci, che sono le prime sentinelle degli umori dei Comuni». Senza
fretta, quindi, «perché sulla sanità chi governa deve sempre cercare
il massimo della condivisione nell'interesse dei cittadini, e non
certo delle aspirazioni di bottega o del potere spicciolo». Per Soru
«la sanità non può essere terreno di scontro soprattutto all'interno
della maggioranza, ma momento di confronto per trovare le soluzioni
migliori, per rassicurare chi oggi è preoccupato dal cambiamento
annunciato». Cambiamento comunque necessario, ha aggiunto: «Non si
tratta solo di ridurre i costi, ma puntare a un servizio sanitario più
efficiente di cui la Sardegna ha bisogno subito».

Però, come aveva
detto in precedenza, «non dobbiamo farci del male da soli. Riforme
come queste arrivano ogni trent'anni (l'ultima è stata quella
approvata dalla sua giunta poi però bocciata dal Tar) e quindi se è
necessario allarghiamo il dibattito che dev'essere costruttivo, per
uscire il prima possibile dallo scontro di queste settimane». A
sostegno della sua tesi, quella di una politica che finalmente non
divora più la sanità, Soru ha convocato in sala anche l'ex assessore
Nerina Dirindin. «I sindaci - ha detto chi oggi è senatrice del Pd -
non dovrebbero preoccuparsi del numero delle guardie mediche o di
quanti primariati avranno o meno negli ospedali di riferimento, ma
della qualità del servizio sanitario nei territori e invece su questo
punto mi pare che il dibattito sia ancora bloccato su questioni
amministrative e non di sostanza».

Quella sostanza che Luigi Arru, uno
dei primi a parlare nel convegno coordinato da Giuseppe Frau, ha
difeso a spada tratta: «Lo ripeto ancora una volta - sono state le sue
parole - non ci saranno tagli e chiusure, ma una riorganizzazione del
sistema, con un obiettivo dichiarato che non è certo solo quello di
ridurre i costi, anche se questo è un traguardo importantissimo, bensì
migliorare gli standard di qualità in tutti i distretti sanitari.
Capisco la paura in arrivo da alcuni territori, ma siamo pronti a
dimostrare che la novità sarà molto meglio del passato». È stata la
sua anche una risposta ad Emiliano Deiana, presidente
dell'associazione dei Comuni, che invece era stato perentorio nel
dire: «I sindaci non difendono l'esistente e neanche si oppongono a un
cambiamento indispensabile, chiedono soltanto che certe scelte epocali
siano condivise e non imposte, mentre finora non è stato così».

Posizione dura che ha ricevuto anche la replica di Raimondo Perra del
Psi, presidente della commissione sanità del Consiglio, «nessun
ospedale sarà chiuso, cambierà solo i loro ruoli nella nuova rete»,
del consigliere regionale pd Gigi Ruggeri, «sento circolare
soprattutto critiche a priori e spesso anche ingiustificate», e di
Fulvio Moirano, direttore generale dell'Asl unica: «Prima di tutto,
col nuovo sistema, abbiamo pensato alle periferie e infatti abbiamo
avviato l'apertura di cinque nuove case della salute, perché il
diritto alla sanità non deve avere confini e neanche privilegi: è e
sarà di tutti. (ua)

Unione Sarda

L'assessore Erriu denuncia: scaricati sulla Regione i costi dei servizi
Province abbandonate: «Dallo Stato niente fondi»

Le vecchie, vituperate, scandalosamente inutili Province, cancellate a
furor di popolo in nome dell'iconoclastia anti casta, proprio non si
riesce a metterle da parte. Sono rimaste in quattro, più la Città
metropolitana di Cagliari, con commissari nominati che vanno avanti di
proroga in proroga. E tutto perché, nonostante l'esito scontato del
referendum, non erano stati previsti dei paracadute, ovvero un
percorso indolore e una gestione amministrativa chiara prima della
“sepoltura”. Così le Province continuano a esistere, almeno sulla
carta, e a pretendere denaro. Sì, perché continuano a occuparsi di
scuole, ambiente e, soprattutto, manutenzione delle strade, senza
essere pagate. «È paradossale - spiega l'assessore regionale agli Enti
locali Cristiano Erriu - che continuino a svolgere servizi statali
mentre dallo Stato non arriva manco un euro. Ma questi servizi hanno
dei costi e da qualche parte i soldi devono pure uscire».

DISPONIBILITÀ Appunto. Alcuni giorni fa la Regione ha messo a
disposizione quattro milioni di euro. «I fondi destinati alle Province
non sono sufficienti, sia chiaro, servono giusto per alcune emergenze.
Sappiamo che questi enti si trovano in grande difficoltà e sofferenza
a causa dell'azzeramento dei trasferimenti statali». Erriu conosce
molto bene la situazione: «La nostra è la Regione italiana che
contribuisce in maniera più sostanziosa alle casse delle Province. E
posso assicurare che non è facile. C'è una vertenza aperta con lo
Stato che ha disposto trasferimenti a tutti gli enti intermedi
escludendo la Sardegna e le Regioni a statuto speciale».

SPESE RIDOTTE Intanto, in attesa che la burocrazia compia i suoi
passi, il voto del 2012 un risultato lo ha ottenuto: la riduzione
delle spese per i consigli e le giunte. «È vero - spiega Erriu - i
costi sono stati alleggeriti di molto. Il personale, per fare un
esempio, è passato dalle 2.000 unità pre referendum alle attuali
1.100. La Regione ha assorbito parte di questi dipendenti che si
occupano di turismo e lavoro. Ma, a quanto pare, non basta. Un aspetto
positivo, oltre a qualche risparmio, è stato quello di aver evitato i
conflitti tra Comuni e Province, prima all'ordine del giorno».

SECONDO LIVELLO Entro il prossimo dicembre, si diceva così anche due
anni fa, le Province - trasformate in enti di secondo livello -
saranno guidate da organismi politici. Probabile, come sostengono in
molti, che questo contribuisca a dar loro una maggiore autorevolezza
nelle rivendicazioni. «Il rischio - prosegue Erriu - è che rimangano
delle scatole vuote, e non possiamo permetterlo. Oggi è evidente che
qualcosa dobbiamo comunque farla, di più è impossibile».

ASSOCIAZIONISMO L'assessore da tempo ha avviato una serie di incontri
proprio per illustrare le difficoltà e come combatterle, partendo
dalla legge di riordino delle autonomie locali approvata l'anno
scorso. Dalla Regione alle Province, dalle Unioni dei Comuni agli
Ambiti territoriali ottimali, il verbo è lo stesso: promuovere
l'associazionismo e la pari opportunità all'accesso ai servizi,
rimuovere eventuali disparità tra i territori e garantire lo sviluppo
e l'equilibrio socio-economico delle popolazioni locali.

MALCONTENTO Enunciazioni che sembrano fare a botte con il malcontento
che la nuova organizzazione amministrativa ha già creato. A Seui,
nella Barbagia di Seulo, l'idea di aver come capoluogo Carbonia ha
subito scatenato la contestazione: sono state raccolte oltre 500 firme
per chiedere un referendum e dire no alla proposta. Altri centri,
esclusi dall'area metropolitana ne vorrebbero far parte. Altri ancora
preferirebbero Oristano a Nuoro e via a seguire. Senza dimenticare la
Gallura, che si sente orfana dopo aver assaporato un'autonomia voluta
e cercata per anni e anni.
DESTINO SEGNATO Il problema, in ogni caso, è sempre lo stesso:
l'incertezza finanziaria. Se non si dovesse risolvere questo aspetto,
il commissario o la guida politica non potranno fare altro che
certificare l'estinzione delle Province. Alla Suprema Corte l'ultima
parola.
Vito Fiori

Intanto sulla Città metropolitana piovono milioni
È l'unica ad aver ottenuto i contributi che il governo nega alle altre
istituzioni locali

Istituita con la legge regionale 2 del 2016 la Città Metropolitana di
Cagliari ha preso formalmente vita il primo gennaio scorso quando ha
cessato di esistere la Provincia di Cagliari. Il Comune capoluogo e
gli altri sedici (Assemini, Capoterra, Elmas, Monserrato, Quartu
Sant'Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Decimomannu, Maracalagonis,
Pula, Sarroch, Settimo San Pietro, Sinnai, Villa San Pietro e Uta)
hanno ereditato le competenze dell'ex ente intermedio, tutti gli altri
Comuni sono confluiti nella Provincia del Sud Sardegna.

La Città metropolitana ha già ottenuto grandi contributi dal governo e dalla
Regione. «Solo per essere annoverata tra le 14 città metropolitane
d'Italia ha potuto accedere a 168 milioni di euro garantiti dal
governo Renzi per progetti immediatamente cantierabili - spiega
Fabrizio Rodin, vicesindaco metropolitano - tutti i Comuni sono così
stati spronati a presentare progetti, ma la città metropolitana funge
da hub e questi progetti verranno poi portati avanti dai singoli
Comuni». Il Patto per Cagliari ha portato una pioggia di milioni su
singoli interventi mentre il prossimo impegno dell'ente di piazza
Palazzo è lavorare sulla mobilità per fare in modo che tutti i Comuni
coinvolti abbiano servizi di pari livello - solo 8 centri serviti dal Ctm.

Il primo cittadino di Cagliari diventa automaticamente sindaco
metropolitano e la durata del Consiglio è legata al suo mandato. Nella
prima versione il Consiglio metropolitano era composto da 40
consiglieri eletti ad aprile dai consiglieri comunali dei 17 Comuni,
dopo le elezioni nel capoluogo e la modifica delle regole si è
arrivati alla nuova composizione con 14 consiglieri eletti a ottobre
del 2017. Massimo Zedda presiede i lavori dell'assemblea dei sindaci e
quelli del Consiglio dove invece non sono rappresentati tutti i Comuni
della Città metropolitana. Sono diversi i centri che aspettano
l'allargamento dei confini: San Sperate, Villasimius, Ussana,
Monastir, Burcei e Donori sperano di far parte della Città
metropolitana.
Marcello Zasso

La provocazione dell'ex presidente della Regione Soddu a un convegno su Gramsci
«Serve una capitale amministrativa Si faccia a Ghilarza o Paulilatino»

All'auditorium di Ghilarza erano in pochi, sindaci cinque o sei, per
discutere della Sardegna “tra declino e sviluppo”, tema d'attualità
suggerito e organizzato dalla Fondazione Casa Gramsci nell'ottantesimo
anniversario della morte del gran pensatore universalmente sardo.
Un vero peccato perché, nonostante il forfait - causa voli in ritardo
- del giudice costituzionale Giuliano Amato, è stata ripercorsa una
lunga storia e, su quella, sovrapposta un'altra strada lunga ma
necessaria per uscire dal guado della crisi. Pietro Soddu, politico di
razza ed ex presidente della Regione, è stato il Virgilio lucido,
brillante e corrosivo quanto suggeriva il bon ton al netto dello
scontato mezzo vuoto-mezzo pieno. Si è parlato di spopolamento, di
zone interne, sanità e scuola, sconfinando (senza fatica) nelle tre
parole guida stravecchie ma sempre attuali, suggerite proprio da
Pietro Soddu: «Democrazia, autonomia e rinascita».

DIFENDERE L'AUTONOMIA Il padrone di casa, Giorgio Macciotta, aveva
segnato il percorso parlando delle politiche di sviluppo, della
necessaria riorganizzazione della pubblica amministrazione, di unione
dei comuni per uscire dallo spopolamento. «Difendere la scuola in
tutti i paesi sarebbe negare la scuola di qualità. Allo stesso modo è
difficile negare la necessità di modificare la rete ospedaliera».
Giorgio Macciotta alza e Pietro Soddu schiaccia. La prima pallonata
colpisce in viso il dirigente romano che ha contestato la legge
urbanistica dell'assessore regionale Cristiano Erriu. «Io sto con
Erriu e quindi con la Regione, al di là del merito, ma per un fatto
vero di autonomia. Gli artefici del nostro destino siamo noi e nessun
altro prima di noi».

Cristiano Erriu ascolta felice: «Detto da Pietrino Soddu è un gran
piacere. Per noi comunque il dialogo con Roma continua, nessun muro.
La proposta è oggetto di discussione, fermo restando che il tecnico
faccia il tecnico e il politico il politico». E su Soru che fa il giro
della Sardegna picconando la proposta dell'assessore? «Soru ha le sue
opinioni, noi le nostre; troveremo di sicuro un punto di mediazione»,
è convinto Erriu.

LE PROVOCAZIONI Pietro Soddu in proposito la dice così: «Un ex
presidente della Regione va in giro criticando la riforma di Erriu, su
questo bisogna fare chiarezza assoluta. Finiamola con la
programmazione dal basso senza prima sapere cosa fanno la Regione,
Roma e l'Europa». E giù una serie di provocazioni nate da quello che
chiama «senso comune, dominato da una cultura che non è più nostra ma
solo di pochi poteri in particolare anglosassoni».

INDIPENDENZA SENZA RISORSE Sardegna indipendente: «Abbiamo le risorse?
Un patto con la Corsica e le Baleari? E perché non con il Meridione e
la Sicilia?». Soddu lancia a Cristiano Erriu una proposta che,
anticipa, sarà irrealizzabile perché gli elettori sono «a Cagliari e a
Sassari. Un'idea grande: fare capitale amministrativa della Sardegna,
il cuore dell'Isola tipo Santa Cristina di Paulilatino, o anche
Ghilarza». Pura illusione. «Per la riforma sanitaria è bastato che si
togliesse anche una piccola cosa a Cagliari per far dire al sindaco
della città che la riforma ospedaliera è tutta sbagliata». Per il
futuro delle zone interne e non solo serve qualcosa che vada oltre il
turismo, l'agricoltura, i servizi. «Il futuro passa attraverso un
riassetto del governo regionale, una politica industriale, la fusione
dei Comuni, il senso comune».

L'amministrativista Vincenzo Cerulli Irelli ha suggerito l'obbligo
dell'unione dei piccoli Comuni e il professore di Diritto
costituzionale Oscar Chessa, è interessato a una vera riforma che
coinvolga gli enti locali.
Antonio Masala

ASPAL. I dati del Sistema informativo del lavoro. Temussi: noi più
precisi dell'Istat Gli occupati sardi aumentano
Nel secondo trimestre tredicimila in più rispetto al 2016

Nessun settore è rimasto escluso: agricoltura, turismo, servizi,
industria e persino costruzioni, nel secondo trimestre del 2017 hanno
visto salire gli occupati del 3% rispetto allo stesso periodo
dell'anno precedente. I numeri del Sil Sardegna (il Sistema
informativo del lavoro), elaborati dall'Osservatorio del mercato del
lavoro dell'Aspal (l'Agenzia sarda per le politiche attive per il
lavoro) hanno ufficializzato nell'Isola 453mila contratti registrati
complessivamente, contro i 440mila di dodici mesi prima. Cifre in
leggera discordanza con quelle fornite dall'Istat (per cui gli
occupati sono diventati 441mila) queste ultime tuttavia basate,
secondo i vertici dell'Agenzia regionale, su un rilevamento statistico
meno accurato.

IL QUADRO «I dati Sil ci offrono un quadro di aumentata fiducia -
commenta il direttore generale dell'Aspal, Massimo Temussi - sia in
riferimento alle passate rilevazioni, ma soprattutto rispetto alle
rilevazioni statistiche dell'Istat, che effettua una stima a campione,
mentre il Sistema informativo regionale si basa sul conteggio reale
dei lavoratori assunti e di quelli cessati».

I COMPARTI Una buona parte dei nuovi occupati è stata assorbita dal
comparto turistico-commerciale. La stagione estiva ha inevitabilmente
condizionato le assunzioni di alberghi, ristoranti e pizzerie (passate
dalle 88mila unità del secondo trimestre 2016 alle 95mila del 2017),
facendole impennare dell'8%.

Anche l'agricoltura ha registrato un
incoraggiante incremento, nonostante il caos innescato dall'abolizione
dei vecchi voucher voluta la scorsa primavera. Nelle campagne i nuovi
contratti hanno toccato quota 16mila (+6,5% rispetto ai 15mila del
2016). Stabili invece industria e costruzioni, ferme dallo scorso anno
rispettivamente a quota 43.000 e 28.000 nuovi occupati. Il resto dei
contratti stipulati tra aprile e giugno sono andati a rimpolpare la
forza lavoro di servizi e attività varie, cresciuti fino ad arrivare a
271mila occupati (+1,9%). Inferiore comunque all'aumento stimato dall'Istat.

L'ISTAT Utilizzando solo i dati Istat il rischio è di analizzare
errori statistici - ha aggiunto Temussi - e non i movimenti effettivi
del mercato del lavoro in Sardegna. Siamo l'unica Agenzia regionale di
politiche attive per il lavoro che rileva i dati aggiornati e
corrispondenti agli effettivi contratti attivati e cessati a una
determinata data. Siamo i primi ad aver avviato il sistema informativo
del lavoro e adesso abbiamo un consolidamento dei dati che ci consente
stime più precise e rispondenti alla reale situazione occupazionale
sarda».
Luca Mascia

IGLESIAS. Partiti e movimenti al lavoro in vista delle prossime
elezioni comunali Gariazzo in corsa per il bis? M5S e Unidos pronti alla sfida

La conferma della candidatura del sindaco uscente è probabile, ma non
scontata. A nove mesi dalla scadenza della consiliatura che - dal
giugno 2013 - vede il centrosinistra (azzoppato dalla fuoriuscita di
Cas@Iglesias-Riformatori e dall'ex Pdci) alla guida della città,
partiti e movimenti si apprestano ad avviare le interlocuzioni. Una
delle novità certe sembra essere la presenza del “Movimento 5 stelle”
e non è da escludere neppure quella di Unidos. Per tutti, la scelta
del candidato sindaco sarà uno dei passaggi conclusivi.

EMILIO GARIAZZO Lo stesso Emilio Gariazzo , alla domanda se pensi o
meno a una candidatura-bis, risponde così: «Non ho ancora affrontato
la questione con la mia maggioranza; siamo concentrati sugli sviluppi
della nostra azione amministrativa». E Ubaldo Scanu , consigliere e
segretario del Pd, conferma: «Per quanto riguarda il sindaco, ancora
nulla è deciso; a breve rinnoveremo gli organismi congressuali e
saremo pronti per avviare ufficialmente le interlocuzioni con partiti
e civiche del centrosinistra». Gianluca Tocco puntualizza: «per noi ex
Sel l'unità del centrosinistra è la base su cui impostare ogni
ragionamento. Per centrosinistra intendiamo le forze che hanno
sostenuto in maniera compatta e leale l'attuale amministrazione.
Dall'inizio alla fine». Anche Pierina Chessa (Rifondazione e
capogruppo “Il tuo segno per Gariazzo”) sottolinea: «Non spetta a me
decidere le alleanze, ma tengo molto alla coerenza: ci sono forze che
nulla hanno a che fare con la sinistra». L'incompatibilità tra alcune
forze del centrosinistra si evince anche dalle parole del consigliere
Alberto Cacciarru : «Mai più alleanze con il Pd».

CENTRODESTRA Nel centrodestra si cerca l'unità: «Quando siamo
compatti, vinciamo - dice il capogruppo Luigi Biggio - soprattutto
quando dall'altra parte c'è un centrosinistra fallimentare». Gian
Marco Eltrudis (Piazza Sella-Udc) propone di «ragionare su un progetto
più ampio, al di là delle bandiere». La ricerca di alleati non
impensierisce il M5S: «Non facciamo alleanze, ma interloquiamo con chi
si confronta con il nostro programma», dice Carla Cuccu , attivista
referente del gruppo cittadino. La prossima competizione potrebbe
vedere anche una lista di Unidos. «Non ho preclusioni legate alla
maglietta che si indossa - osservaPaolo Collu , coordinatore cittadino
- da sempre sostengo che si debba dialogare con chiunque abbia a cuore
le sorti della città e del territorio». Il movimento di Pili rimane
interlocutore privilegiato per il riformatore Roberto Frongia :
«Proporrei una coalizione di liste civiche, come quella degli anni
'90».
Cinzia Simbula

S. ANTIOCO. L'assemblea regionale deve decidere sull'eventuale incompatibilità
Locci sindaco e consigliere? Oggi la votazione

Sindaco di Sant'Antioco e consigliere regionale? Oggi si decide.
Questo pomeriggio il Consiglio regionale sarà chiamato a votare la
decadenza o meno per incompatibilità, come recita una (contestata)
norma dello statuto sardo, del consigliere di Forza Italia Ignazio
Locci, eletto sindaco di Sant'Antioco la scorsa primavera.
All'ordine del giorno della seduta pomeridiana della massima assemblea
sarda è, infatti, inserita la proposta di voto avanzata dalla
commissione regionale per le elezioni. Si concluderà in questo la
vicenda che sta appassionando da mesi la politica cittadina che si
protrae dal giorno della elezione a primo cittadino di Locci.
Tutto è iniziato in occasione del giuramento del sindaco durante il
primo Consiglio comunale. In quell'occasione le forze di opposizione
avevano sollevato l'eccezione di incompatibilità di carica tra
consigliere regionale e sindaco prevista per i comuni superiori ai
diecimila abitanti.

In quell'occasione Locci ha affermato di essere
pronto a dimettersi seguendo però le disposizioni di legge in materia.
La materia è risultata abbastanza complicato, le dimissioni non sono
arrivate, e la contestazione dell'opposizione è continuata anche nelle
riunioni successive dell'assemblea civica, con la presentazione di
proposte di deliberazioni da parte del Consiglio di decadenza del
primo cittadino dalla carica di sindaco. Richieste sempre respinte
dalla maggioranza che aveva così fermato i procedimenti di
contestazione all'incompatibilità del sindaco in quanto ritenuti non
pertinenti al Consiglio comunale. La polemica è diventata uno dei temi
più dibattuti dell'estate isolana ma al momento Locci continua a
mantenere entrambe le cariche. Oggi la parola spetta ai suoi colleghi
del Consiglio regionale
Tito Siddi

ALGHERO. La mano alzata del consigliere Nasone evita la fine
anticipata della consiliatura Voto notturno: il sindaco Bruno si salva al fotofinish

Il commissario può attendere. Le chiavi del municipio di Sant'Anna
restano al sindaco Mario Bruno. Alla fine la strategia del primo
cittadino ha pagato e la sua poltrona è salva. Almeno per il momento.
Una mossa vincente quella di rinviare all'11 settembre il voto sul
bilancio consuntivo, con il Consiglio comunale riunito in seconda
convocazione e riuscire, persino, a portare un rappresentante
dell'opposizione dalla sua (Alessandro Nasone, gruppo misto), mentre
un altro (Mimmo Pirisi del Pd), al momento di alzare la mano, ha
preferito uscire dall'aula. Tutto come da copione.

POLLICE ALZATO Il documento contabile è passato con 12 voti. «Questa
volta le garantisco una mano, signor sindaco. Ma si ricordi che non si
può continuare a governare in pochi e da domani bisogna lavorare tutti
insieme per cercare di allargare la maggioranza», ha spiegato il
consigliere Nasone nel suo breve intervento, tra i mormorii di
disapprovazione dei vicini di banco. Mario Bruno, poco prima, aveva
anticipato la necessità di una verifica con tutti i partiti, «cercando
di aprire al centrosinistra». Anche Giusy Piccone, dalla maggioranza,
aveva lanciato un appello per una ricucitura nel centrosinistra,
rivolgendosi in particolare al Pd. Avvelenati, invece, gli avversari
politici che hanno incolpato il primo cittadino di non essere stato
capace di tenersi salda la sua maggioranza. «Questo perché ha messo in
piedi una coalizione utile alla vittoria, ma inadeguata a governare
questa città», ha accusato Maria Grazia Salaris del Nuovo Centro
Destra, riferendosi a una squadra che contemplava esponenti dell'Udc e
dell'estrema sinistra.

I PROGETTI Poco prima il sindaco aveva chiesto la parola per
illustrare tutte le iniziative e i progetti messi in cantiere e le
opere pubbliche che si stanno per realizzare in città. «Abbiamo
davanti due strade, proseguire questa consiliatura, oppure rimandare
tutto di un anno». L'aula lo ha assolto. Alessandro Nasone, ex Upc, è
tornato in maggioranza, mentre il Pd si è spaccato.

Tra il numeroso pubblico, intervenuto per assistere alla seduta di
Consiglio, pure Luigi Lotto, consigliere regionale dei democratici. La
sua presenza non è passata inosservata e preannuncia, probabilmente,
un ritorno di Mario Bruno tra le braccia del suo vecchio partito. (c. fi.)

La Nuova

Il documento approvato a maggioranza: decisivo il voto dell'ex Upc
Alessandro Nasone. Mimmo Pirisi è uscito dall'aula
Passa il bilancio e Bruno resta in sella

di Gian Mario SiaswALGHEROLa maggioranza è sempre relativa, ma ad
Alghero di più. A Mario Bruno bastano dodici voti, compreso il suo e
quello del presidente del consiglio comunale Matteo Tedde, per andare
avanti. Il bilancio consuntivo del 2016 passa. Alessandro Nasone,
eletto nell'Upc e passato al Gruppo misto di minoranza, vota con la
maggioranza. Il suo sì è stato decisivo per l'approvazione del conto
di gestione dello scorso anno. Oggi scade la diffida della Regione per
l'approvazione di quel documento contabile e Bruno, dopo essersi preso
tutto il tempo necessario per trovare una maggioranza pronta a
votarglielo, può legittimamente cantare vittoria. La sua esperienza
alla guida del Comune di Alghero va avanti. Al netto di qualsiasi
valutazione sull'attività dell'esecutivo e della coalizione con cui
governa la città, Bruno ha vinto questa sorta di referendum su di sé.

L'aveva promosso lui stesso, all'indomani dell'addio dell'Udc. Con il
passaggio dei consiglieri scudocrociati Alessandro Loi e Donatella
Marino all'opposizione, la minoranza era diventata inaspettatamente
maggioranza. E il sindaco si era trovato senza più i consiglieri per
votare un atto fondamentale. Dopo un mese e mezzo di rinvii,
trattative segrete e smentite, è riuscito a trovare i numeri minimi
indispensabili per superare l'ostacolo. Alessandro Nasone è stato
determinante, Mario Bruno ha vinto. Ma entrambi devono molto al Pd.

Meglio, a quella parte del Partito democratico che - mentre i vertici
cittadini ribadivano il loro no a questa amministrazione e si facevano
legittimare dalle dichiarazioni ufficiali del segretario regionale
democratico, Giuseppe Luigi Cucca - hanno lavorato per mantenere in
sella Bruno e preparare il ritorno del Pd algherese nel
centrosinistra. Per loro si trattava di anticipare quello che -
inevitabilmente, dicono - dovrà accadere domani, tra elezioni
politiche in vista, e poi le regionali, e poi ancora le
amministrative. Il ruolo determinante del Pd ha un nome e un cognome:
Mimmo Pirisi, capogruppo del Pd in consiglio comunale. È uscito
dall'aula al momento di votare.

D'altronde l'aveva già annunciato. Ma
la sua assenza ha permesso a Bruno di salvarsi con dodici voti a
favore e undici contrari. Il Pd algherese ha conservato la sua
coerenza, il pd soriano ha fatto un importante passo avanti verso la
normalizzazione di un'anomalia che vede Bruno e i suoi fuori dal
partito: il congresso cittadino di ottobre servirà per il vero
regolamento di conti in via Mazzini. Anche Pirisi ha mantenuto la sua
coerenza: aveva detto che non sarebbe stato in aula e così ha fatto.
Linda Oggiano, la consigliera ex Upc - e forse, a questo punto, anche
ex componente della maggioranza - coerentemente è stata assente. Vive
a Roma e torna sempre più raramente per le sedute del consiglio
comunale. E anche Alessandro Nasone, alla fin fine, è coerentemente
tornato lì dove è sempre stato e dove aveva iniziato il suo mandato da
consigliere. I Cinque Stelle e il centrodestra non si sono mossi dalle
loro posizioni. È finita come tutti sapevano. Coerentemente. Perché ad
Alghero la maggioranza è molto relativa, ma la coerenza no. È un
vessillo che rivendicano tutti.


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Federico Marini

skype: federico1970ca

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