venerdì 20 aprile 2018

La legge elettorale sarda è una legge antidemocratica, che deve essere cambiata! Di Lucia Chessa.



La legge elettorale della Sardegna è un porcellum. Ha un funzionamento semplice. Crea sbarramenti tali che entrano in consiglio solo i partiti molto grandi oppure i piccoli che i grandi, bontà loro, prendono come alleati. Non tiene conto del voto di centinaia di migliaia di elettori nel senso che proprio li cancella, li elimina, fa come se non fossero andati a votare.

Poi prende i voti che rimangono, li conta, li gira, li rigira, li strizza e li distorce componendo un consiglio che non c’entra niente con i voti espressi e dove, per i primi due/tre anni, raffiche di ricorsi determinano file di insediamenti e decadenze perché non si capisce bene neanche chi è stato eletto e chi no. Con questo giochetto alle precedenti regionali sono rimasti privi di rappresentanti più di 100.000 sardi che sono andati a votare.

E con lo stesso giochetto, sempre alle precedenti elezioni, pur avendo preso più voti le liste di centro destra, abbiamo un consiglio regionale di centro sinistra perché il premio di maggioranza dato a Pigliaru ha stravolto tutto. Ecco! In queste condizioni, l’altro giorno, una combriccola di capigruppo in Consiglio regionale, che del resto si trovano li proprio grazie a questa legge elettorale truffaldina, hanno preso una decisione senza onore.

Hanno stabilito che va bene così, che non si cambia. Tutti d’accordo e tutti contenti perché si sa, stanno bene come stanno. La pietra l’ha lanciata il partito dei sardi di Manichedda dicendo che la legge elettorale non è un problema e che ci sono altre priorità, ad esempio la sanità e Ottana, e gli altri ne hanno approfittato tutti contenti. Prendendo subito la palla al balzo hanno sbrigativamente chiuso il discorso. Tranquilli come scolaretti che possono dire alla maestra: “io volevo fare il compito ma purtroppo non ci sono riuscito”.

Ora, a parte che non si capisce come possa migliorare la sanità sarda se si lascia sopravvivere questo schifo di legge elettorale. A parte che non mi risulta che Maninchedda abbia geniali idee di urgentissima applicazione per rilanciare Ottana. A parte che le sue percentuali non mi sembrano tali, se si volesse, da bloccare l’azione del Consiglio. A parte che ci sono intere aree della Sardegna dove a tutti è chiaro quale varietà del sardo si parla in certe asl.

A parte che mi sfugge la linearità del Partito dei Sardi che non si presenta alle politiche perché dice che ritiene la legge elettorale nazionale scarsamente democratica ma non ravvisa lo stesso problema nella legge regionale. Ecco, a parte tutto questo, rimane il fatto che andremo a votare alle regionali con un sistema indegno di una democrazia e a questi mediocri va bene così. Per ciò non vogliono cambiare.

Di Lucia Chessa.

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