martedì 10 aprile 2018

Rassegna stampa 10 Aprile 2018


Unione Sarda


La Corte d'appello di Roma: «Legittimo lo stop ai lavori»
Tuvixeddu, Cualbu avrà “solo” un milione

«La Regione autonoma della Sardegna deve essere ritenuta responsabile solo per i giorni di ritardo compresi tra il 9/8/2006 e l'8/9/2006». La Corte d'appello di Roma ha ridimensionato le responsabilità della Regione per aver bloccato i progetti edilizi sul colle di Tuvixeddu della società Nuova Iniziative Coimpresa. Ad agosto del 2006 era arrivato un provvedimento della Giunta regionale per bloccare i lavori della società di Gualtiero Cualbu ma quell'atto in seguito era stato dichiarato illegittimo dal Tar assieme ad altri atti successivi.

Nel frattempo, però, la Giunta di Renato Soru aveva dato vita al Piano paesaggistico regionale e secondo i giudici romani i vincoli introdotti da quello strumento erano regolari e la responsabilità della Regione - coi relativi danni economici - va limitata all'intervallo di tempo tra i due provvedimenti: 31 giorni. Il lodo arbitrale che si era occupato di fare chiarezza tra le due posizioni contrapposte aveva stabilito che all'impresa spettavano in tutto 77,8 milioni di euro di danni, la Regione aveva chiesto la sospensione dell'esecuzione del lodo ma la Corte d'appello di Roma aveva detto di pagare subito.

Considerati gli interessi, nel 2014 la Regione era così stata costretta a pagare 83 milioni e 850 mila euro ma la sentenza pubblicata ieri ha drasticamente ridimensionato l'importo. «Tenuto conto che per ogni giorno di ritardo è stato calcolato un pregiudizio della società Coimpresa pari a euro 38.900 - si legge nel documento - la Regione deve essere condannata al pagamento dell'importo complessivo di euro 1.205.900 (38.900 per 31 giorni)».

Sono questi gli effetti principali del ricorso presentato dagli avvocati della Regione Federico Sorrentino e Giovanni Parisi che hanno portato all'esame dei giudici romani il lodo arbitrale che aveva dato ragione alla Nuova Iniziative Coimpresa, difesa dagli avvocati Francesco Astone, Alberto Picciau e Marcello Vignolo. Non sono state accolte tutte le richieste della Regione, ma quelle principali, riducendo notevolmente il risarcimento per il privato. Allo stesso tempo stesso la sentenza certifica alcuni errori: dal primo stop dichiarato illegittimo fino all'entrata in vigore del Ppr la Regione targata Renato Soru ha provocato un danno da un milione e duecentomila euro.

La seconda sezione civile della Corte d'Appello di Roma, presieduta da Edoardo Cofano e composta dai consiglieri Benedetta Thellung e Patrizia Mannaciom ha stabilito che i vincoli introdotti dal Ppr del 2006 potevano essere applicati anche su atti precedenti, come l'accordo di programma del 2000 che aveva dato il via libera all'intervento su Tuvixeddu. Condividendo la linea della Regione i giudici hanno puntato sull'articolo 49 delle norme tecniche di attuazione del Ppr evidenziando che in più circostanze il Consiglio di Stato e il Tar avevano confermato questa interpretazione. La sentenza precisa che sui lavori a Tuvixeddu sono intervenuti provvedimenti della Soprintendenza che hanno contribuito al blocco delle ruspe.

A Coimpresa non resta che il ricorso in Cassazione: i giudici non potranno più entrare nel merito della vicenda, ma valutare solo gli aspetti di legittimità della sentenza pubblicata ieri. L'introduzione del Piano paesaggistico regionale del 2006 ha previsto che per un intervento delicato come quello nell'area tra via Is Maglias e la necropoli punica fosse necessario passare per lo strumento della copianificazione. Tutte le parti coinvolte si sono poi sedute intorno allo stesso tavolo, il lavoro è ormai alle battute finali e i risultati formali non ci sono ancora ma appare chiaro che gli spazi a disposizione per le nuove costruzioni di Coimpresa saranno ridimensionati rispetto ai progetti iniziali.
Marcello Zasso


CENTROSINISTRA. «Reis e Lavoras, serve una svolta»
Non solo l'urbanistica tra i temi al centro del vertice di domani con Pigliaru
La maggioranza chiede procedure più snelle sui due programmi

«La burocrazia è il nemico numero uno». Il centrosinistra lo sa ed è
per questo che nel vertice di domani un altro tema chiave sarà
snellire le procedure per il Reis (Reddito di inclusione sociale) e
Lavoras, il piano da 130 milioni. A dieci mesi dalla fine della
legislatura e con un basso gradimento da parte dell'elettorato, la
maggioranza che governa la Regione non può permettersi di non giocarsi
bene le proprie carte. Nell'incontro di domani si parlerà, dunque,
anche di come dimostrare all'esterno che i due provvedimenti sono cosa
buona e giusta, per poi affrontare il nodo sull'urbanistica.

Lo stesso presidente Pigliaru nei giorni scorsi ha ribadito la necessità di
migliorare il percorso per dare un segnale importante ai cittadini.
«UN CAPPIO» Il presidente della commissione Bilancio del Consiglio
regionale, Franco Sabatini (Pd), non ha dubbi: «La burocrazia è il
cappio al collo della Regione». Per quanto riguarda le azioni concrete
da mettere in campo, Sabatini si sofferma sul Piano per il lavoro:
«Sta partendo, non credo ci saranno problemi per i cantieri, la parte
che rimane sospesa è quella dei bonus sulle assunzioni che possono
essere la risposta definitiva». Per evitare difficoltà sarebbe
opportuno «verificare bene i criteri e non sovrapporli a quelli
ministeriali, ma integrarli».

Il capogruppo di Art.1-Sdp, Daniele
Cocco, su questo aspetto propone di «studiare una norma che permetta
di non far entrare i beneficiari dei bonus nelle piante organiche dei
Comuni per la questione dei vincoli sulle assunzioni». Ma c'è un'altra
questione sulla quale Cocco si sofferma e riguarda il bando Terre ai
giovani che può «aiutare soprattutto le zone interne» e il contratto
dei dipendenti di Forestas.

LE DIFFICOLTÀ Il Reddito di inclusione sociale è una misura studiata
per consentire a chi si trova in difficoltà economica di intraprendere
un percorso per uscire da questa condizione. Si realizzerà attraverso
dei progetti che i Comuni devono presentare, anche se in questa prima
fase la difficoltà da parte delle amministrazioni sta relegando il
Reis a un sussidio a fondo perduto.

«Bisogna facilitare le procedure,
renderle più snelle e aumentare la dotazione finanziaria di ulteriori
20 milioni rispetto ai 45 già stanziati», propone Pierfranco
Zanchetta, capogruppo dei Cristiano popolari socialisti. Per fare
questo sarebbe utile «un coinvolgimento dell'Aspal (Agenzia sarda per
le politiche attive del lavoro) che potrebbe avere un ruolo
fondamentale». La difficoltà dei Comuni a strutturare progetti è stata
sollevata da molti primi cittadini, soprattutto di amministrazioni
costrette a portare avanti la macchina con un personale ridotto.
Daniele Cocco propone di «interagire maggiormente perché se i Comuni
saranno messi in condizione di progettare, le risorse arriveranno a
chi ne ha diritto».

«TEMPI LUNGHI» La burocrazia si traduce anche in tempi lunghi per
portare a termine le procedure, allungando l'attesa e lo stato di
difficoltà dei potenziali beneficiari. Il presidente della commissione
Autonomia, Francesco Agus (Cp) chiede un «cambio di passo soprattutto
sui temi che impattano sulla qualità della vita di chi ne ha più
bisogno». Su Lavoras «non è possibile che si debba attendere mesi per
ottenere risposte dal ministero», dice Agus, «il Reis è partito a
rilento ma grazie ai Comuni si sta uscendo dalla situazione di
difficoltà».
Matteo Sau

MONSERRATO. Piero Comandini (Pd) commenta la crisi politica
«Occorre creare un'alternativa a Locci»

«Non rinnego l'amicizia con Tomaso Locci, ma non c'è assolutamente
nessuna vicinanza politica». Così il consigliere regionale del Partito
democratico Piero Comandini commenta le affermazioni del sindaco
dimissionario di Monserrato che in più occasioni ha sbandierato la sua
amicizia con lui. «Cappellacci è un caro amico - ha detto Locci
durante l'inaugurazione del nuovo asilo cittadino, giustificando la
presenza del leader di Forza Italia all'incontro - Come lo è anche
Piero Comandini e tanti altri».

Amicizia sì, ma avversari sul ring politico. «Ho amicizie anche con
esponenti di Forza Italia e di Fratelli d'Italia - dice Comandini - Ma
la politica non si deve confondere. Nel 2016 abbiamo concorso alle
elezioni comunali di Monserrato con due schieramenti opposti: noi con
un candidato di centrosinistra, Locci con uno schieramento civico e
autorevoli esponenti del centrodestra. La situazione non è cambiata:
politicamente non c'è nessuno avvicinamento, anzi. Personalmente
faccio politica per il Pd e il centrosinistra, e a Monserrato non
siamo al governo con Locci».

Sulla sua assenza all'inaugurazione del nuovo asilo monserratino di
sabato scorso, nonostante l'invito del sindaco esteso a tutte le
cariche della Regione, Comandini precisa: «Avevo altri impegni
istituzionali». E poi lancia un appello al Pd e all'intero
centrosinistra cittadino: «Occorre ragionare insieme per trovare una
soluzione alternativa a un momento politico che non è particolarmente
esaltante. Sono preoccupato per il clima che si sta creando e che i
cittadini non meritano». (f.l.)

Azioni Alcoa, il 5% ai dipendenti - Piace la proposta del ministero.
Attesa per il piano industriale
Calenda: un operaio nel consiglio di sorveglianza. Pigliaru:
confermata prospettiva positiva

«Cinque per cento di azioni ai lavoratori e una partecipazione di
Invitalia»: sono queste le novità presentate dal ministro Carlo
Calenda alle organizzazioni sindacali durante il vertice che si è
svolto al Ministero dello Sviluppo con la Sider Alloys. La
partecipazione degli operai, con un loro rappresentante nel Consiglio
di sorveglianza e una partecipazione agli utili, sarebbe il primo caso
in Italia. Va avanti il percorso tracciato il 15 febbraio scorso,
quando gli svizzeri sono subentrati ad Alcoa nella fabbrica di
Portovesme. «È stata confermata e consolidata una prospettiva molto
positiva», ha detto il Presidente della Regione, Francesco Pigliaru,
«frutto di un lavoro lungo e complesso che abbiamo condiviso fin dal
primo giorno». «Entro aprile», ha detto l'ad Giuseppe Mannina, «saremo
nelle condizioni di scegliere tra le tre proposte di revamping e di
presentarvi il piano industriale».

Un piano che dipenderà, nei numeri
e nei tempi, da quale proposta (tra quella cinese, americana e
italiana) sarà scelta per il riavvio. C'è già una data fissata per il
prossimo incontro: il 3 maggio. Oltre ai dettagli del piano
industriale, si avranno maggiori informazioni anche sulla proroga
degli ammortizzatori sociali: fino ad ora la copertura è garantita al
30 giugno, l'auspicio è arrivare a fine anno.

I SINDACATI Moderatamente soddisfatti i sindacati. «È apprezzabile lo
sforzo del Ministro per spingere Sider Alloys a fornire risposte in
tempi certi», dice Antonello Congiu, segretario della Cgil del Sulcis.
Per Massimo Cara, della Cisl del Sulcis, «siamo all'interno del
percorso che ci era stato già ipotizzato, adesso aspettiamo di
conoscere i dettagli del piano industriale». Soddisfatto per la «quota
di azioni ai lavoratori», Simone Loi, Cub, «ma preoccupato per i fondi
della mobilità e per gli organici». La vera novità, che sarebbe
davvero unica nel panorama industriale italiano, è la partecipazione
dei lavoratori: un'ipotesi già molto avanzata nei ragionamenti del
Ministero. «È un'operazione positiva», commenta Rino Barca, Fsm Cisl,
«sia per la partecipazione diretta degli operai, che avrebbero diritto
ad una parte di utili, sia per la partecipazione di Invitalia, che dà
garanzie sugli investimenti futuri».

LE NOVITÀ «Dobbiamo valutare nel dettaglio la partecipazione dei
lavoratori alle azioni, a carico della stessa Invitalia», dicono
Samuele Piddiu e Roberto Forresu, segretario regionale e territoriale
Fiom Cgil. Vincenzo Marrocu, segretario della Uilm: «Abbiamo visto che
Sider Alloys ha fretta di iniziare a produrre, è un dato positivo,
inoltre abbiamo avuto certezza che si sono sbloccate le pratiche sulla
mobilità fino a giugno».

Moderatamente ottimista si dichiara Manolo
Mureddu, segretario dei metalmeccanici Cisl :«Un ottimismo
condizionato agli altri passaggi per discutere nel merito il piano
industriale». Sul documento «i tempi sembrano abbastanza brevi, quello
sarà un passo avanti», dice Renato Tocco, Uilm. Intanto si organizza
la prossima assemblea dei lavoratori. «È fissata per mercoledì alle
9,30, all'oratorio di San Ponziano», dice Bruno Usai della Rsu Fiom
Cgil.
Antonella Pani


Veleni nel mare di Porto Torres La Cassazione: processo da rifare
La Corte costituzionale ha raddoppiato i tempi di prescrizione per i manager

Si riapre il processo sul petrolchimico dei veleni. Resta in piedi il
reato di disastro ambientale a carico dei quattro imputati per
l'inquinamento del tratto di mare davanti allo stabilimento del
Petrolchimico di Porto Torres.

COLPO DI SCENA I giudici della Cassazione hanno annullato senza rinvio
la sentenza del gip di Sassari Carla Altieri che il 6 marzo del 2014
aveva prosciolto Gianfranco Righi, 52 anni, Guido Safran (72), Diego
Carmello (62), rispettivamente rappresentanti legali all'epoca dei
fatti della Syndial, della Sasol e della Ineos e Francesco Maria
Apeddu, 70 anni, ex direttore dello stabilimento Ineos a Porto Torres.

Cancellati quattro anni fa per intervenuta prescrizione i reati per i
veleni scaricati in mare, i giudici romani hanno raddoppiato i termini
della prescrizione solo per il reato di disastro ambientale,
portandoli da sei a quindici anni. Una decisione che riporta in
tribunale i quattro manager che secondo le accuse organizzarono fino
al 2006 lo smaltimento a mare di sostanze inquinanti provenienti da
alcuni impianti dell'ex petrolchimico, attraverso le fogne dello
stabilimento, scaricando cadmio, mercurio, cromo, rame, cianuri e
solventi tra i pesci nelle acque di La Marinella.

GLI AVVOCATI Tutto da rifare per Piero Arru e Fulvio Simoni, legali
dell'ex manager Eni, Gian Franco Righi. «Io e Simoni avevamo
presentato una mozione di illegittimità dicendo che la legge che
raddoppiava i termini della prescrizione era incostituzionale», spiega
l'avvocato Piero Arru, «la Corte di Cassazione ci ha dato ragione
ritenendo che la questione non era manifestamente infondata invece la
Corte Costituzionale aveva detto che era valida, quindi occorre
partire dall'udienza preliminare».

Nell'articolo 157 del codice
penale, la prescrizione, ossia il tempo necessario per estinguere un
reato è passato da sei a dodici anni, un termine raddoppiato per i
reati di disastro ambientale. Dunque si arriva a 12 anni che aumentano
di altri tre quando il processo subisce interruzioni, come nel caso
dello sversamento delle sostanze che avrebbero avvelenato la Darsena.
I termini del processo dell'inquinamento, iniziato nel 2006, scadranno
dunque nel 2021.

«NESSUNA PROVA» Per Giovanni Mattu avvocato difensore di Apeddu, ex
direttore dello stabilimento Ineos, «la palla ora passa alla Procura
di Sassari perché tutto si gioca sulla configurazione del reato
colposo o doloso. Ritengo che manchi l'anello di congiunzione tra il
sistema unico di scarico adottato dalle tre realtà industriali e lo
sversamento a mare; non esiste, infatti, nessuna prova conclamata di
doloso sversamento dei veleni collegato al sistema consortile. Si
tratta di capire cosa farà il nuovo pm designato». Per ora la strada
tracciata resta quella dell'ipotesi colposa e non dolosa, come era
stata ipotizzata all'inizio dall'allora pubblico ministero Michele
Incani. La differenza sta nella responsabilità e nella pena massima in
caso di condanna: quasi 15 anni in meno.

LE ACCUSE Fino al 2006 nello specchio acqueo dell'ex petrolchimico ci
fu una probabile violazione delle norme di tutela ambientale le cui
conseguenze furono insanabili. La nuova imputazione di reato colposo
firmata anche dal procuratore Roberto Saieva, sosteneva che i manager
avessero scaricato i reflui industriali attraverso la rete fognaria
del petrolchimico poi dismesso, collegando gli scarichi degli impianti
produttivi con quelli di raffreddamento e usando un canale unico.

Un sistema per condurre tra i flutti di La Marinella sostanze cancerogene
e pericolose, idrocarburi pesanti in grado di alterare in modo
permanente la flora e la fauna marina non potendo essere oggetto di
risanamento. Di sicuro quell'inquinamento disseppellito nel 2003, dopo
il blitz degli indipendentisti di Irs nella collina di Minciaredda, la
cosiddetta collina dei veleni , ha fatto partire un'inchiesta fatta di
continui colpi di scena che si spera non lasci nel territorio, come
unica eredità, le drammatiche conseguenze ambientali, visto che le
bonifiche sono ancora da realizzare.
Mariangela Pala

Governo, Di Maio gela Salvini: «No ammucchiate col centrodestra»
Il leader della Lega aveva chiesto un incontro all'M5S. Oggi vertice
del Pd sulle trattative

ROMA Altro che intesa vicina, altro che accordo fatto: tra Matteo
Salvini e Luigi Di Maio volano gli stracci. «Ci sono il 51% di
possibilità di fare governo tra centrodestra e Cinquestelle», ha detto
ieri il segretario del Carroccio. Il leader del M5s affida la sua
replica a Twitter: «C'è lo 0% di possibilità che il Movimento 5 stelle
vada al governo con Berlusconi e con l'ammucchiata di centrodestra».
Sullo sfondo l'attesa per il secondo giro di consultazioni al Colle in
vista della formazione del nuovo Governo, dove Lega, FI e FdI, come
annunciato dopo il verice domenicale di Arcore, si presenterà unito.

LO STALLO Durante un comizio a Spilimbergo, in Friuli, Salvini ha
chiarito: «È ovvio che per dialogare con uno, questo deve aver voglia
di ascoltare e rispondere. Se questo mi dice “il presidente del
Consiglio lo faccio io, la squadra è mia, il programma è mio, comando
io, quello là non mi piace, parlo con chi ho voglia”, capite che non è
esattamente il modo migliore per dialogare. Di quello che dice Di Maio
me ne frega meno di zero». Parole che confermano la fase di stallo
nelle trattative con il capo politico del M5s.

DIALOGO Il segretario del carroccio ha poi aggiunto: «Per governare
una famiglia, un'azienda occorrono umiltà, buonsenso, voglia di
ascoltare e spirito di sacrificio. A nome della coalizione che ha
preso più voti alle elezioni io sono pronto a dialogare con tutti. Ma
se mi rendessi conto che dall'altra parte c'è gente che non vuole
dialogare e ha voglia solo di dire no, no e no per mantenere la
poltrona, piuttosto che tirare a campare senza combinare niente,
torniamo dagli italiani e chiediamo un mandato per governare da soli
senza star lì a perdere tempo. Il nostro obiettivo non è regalare 800
euro a chi sta a casa, in attesa che succeda qualcosa. In un Paese
normale non si fa l'elemosina, si fanno pagare meno tasse a chi crea
ricchezza e a chi crea lavoro».

OGGI VERTICE DEL PD Intanto nel Pd resistono i dialoganti con l'M5S.
Oggi è previsto un vertice del partito proprio per fare il punto su
questo tema e potrebbe trasformarsi in una resa dei conti. Anche se
non ci sarà un voto finale. Franceschini prenderà la parola per
ribadire la sua tesi: bisogna guardare agli interessi del Paese e
all'Europa e non consegnare i Cinque stelle nelle mani della Lega,
occorre aprire un dibattito. «Mentre regna il caos tra i cosiddetti
vincitori del 4 marzo, noi proviamo a fare buona politica», ha detto
il segretario reggente Maurizio Martina.

La Nuova

I vincoli erano legittimi Cualbu deve rendere i soldi

tuvixeddu »la sentenza di roma
di Mauro Lissia

CAGLIARINon c'è stato alcun danno economico all'impresa perché non ci
sono stati atti illegittimi e comunque il bene-paesaggio viene prima
degli interessi imprenditoriali: quando l'amministrazione regionale
guidata da Renato Soru ha bloccato la costruzione di decine di edifici
attorno alla necropoli punico-romana di Tuvixeddu non ha fatto altro
che applicare le norme del piano paesaggistico, che prevedevano tutele
rigorose su compendi storico-archeologici come quello di Cagliari.

A stabilire la legittimità di quei vincoli imposti sui colli della città
era stato già nel 2011 il Consiglio di Stato ed ora, a distanza di
quasi cinque anni dal ricorso firmato dall'ufficio legale della
Regione, è arrivata la sentenza della Corte d'Appello civile di Roma a
cancellare gli effetti del lodo arbitrale definitivo del 23 aprile
2013, che aveva disposto un risarcimento milionario a favore
dell'impresa per la mancata realizzazione del piano immobiliare di
Tuvixeddu, allineando le statuizioni civili all'esito del procedimento
amministrativo.

Per la Nuova Iniziative Coimpresa di Gualtiero Cualbu
è un colpo durissimo: non appena la sentenza verrà messa in esecuzione
il costruttore dovrà restituire alla Regione i 77 milioni e 827 mila
euro che il collegio arbitrale gli aveva assegnato con una decisione
assunta a maggioranza, in aperto contrasto con la relazione di uno
degli arbitri, l'ex magistrato Gianni Olla, il solo nominato dal
tribunale. Quella relazione, riletta oggi, è molto simile a quella
emessa ieri dai giudici ordinari di Roma e ricalca le posizioni
manifestate a suo tempo dalle associazioni ecologiste.

Con gli
interessi maturati negli anni la cifra da riportare nelle casse
pubbliche dovrebbe salire a circa 83-84 milioni, dai quali Cualbu
potrà detrarre il milione e 205 mila euro che i magistrati romani gli
hanno riconosciuto come risarcimento per 31 giorni di stop ai lavori,
peraltro mai iniziati - tra il 9 agosto 2006 e l'8 settembre 2006 -
imposto dalla Regione con un provvedimento di vincolo giudicato a suo
tempo illegittimo e quindi annullato, il solo in tutta la lunga
vicenda: sono 38.900 euro al giorno, esattamente quanto calcolato
dalla Deloitte Financial Advisory Service spa a conclusione della
consulenza tecnica fornita al collegio arbitrale nel 2013 ma esteso,
nel lodo, ai tredici anni di ritardo sulla realizzazione del piano
immobiliare a partire dalla firma dell'accordo di programma del 2000
tra Regione, Comune di Cagliari e Coimpresa.

Per il collegio arbitrale
la Regione avrebbe dovuto rimborsare l'impresa per il mancato guadagno
sulla vendita degli immobili, calcolata sulla previsione dei valori di
mercato. In altre parole la Coimpresa avrebbe dovuto prendere dalle
casse pubbliche l'intero profitto atteso dalla vendita senza neppure
la fatica di cercare gli acquirenti. Per altro verso la Regione
avrebbe dovuto rispondere anche dei provvedimenti assunti dalla
Soprintendenza ai Beni culturali, che ha sempre difeso il compendio
archeologico dal cemento.

A leggere le 29 pagine della sentenza
firmata dal presidente Edoardo Cofano emerge come la Corte abbia
accolto in pieno le ragioni del ricorso presentato dagli avvocati
regionali Federico Sorrentino e Gianni Parisi, bocciando la difesa dei
legali privati Francesco Astone, Alberto Picciau e Marcello Vignolo:
senza entrare nella complessità delle argomentazioni, per i giudici la
Regione ha solo tutelato l'interesse pubblico a conservare un bene
storico-culturale. Difficile che la lunga e complessa battaglia legale
sulla necropoli più grande del Mediterraneo si chiuda qui: Coimpresa
dovrà restituire subito i soldi, ma potrà ricorrere per Cassazione.

Di contro la Regione potrebbe presentare un ricorso incidentale sulla
quota residua di risarcimento riconosciuta a Coimpresa: la Corte
sostiene infatti che per quanto lo stop ai lavori iniziale fosse
illegittimo, la precedente adozione del Ppr li avrebbe fermati
comunque. Però poi - in apparente contraddizione - gli stessi giudici
dispongono il risarcimento. Se i lavori dovevano essere comunque
bloccati, dove starebbe il danno?

Ancora: venuta meno l'efficacia
dell'accordo di programma del 2000 il costruttore Cualbu potrà
chiedere di riavere indietro le aree cedute al Comune per la
realizzazione del parco archeologico. Dall'altra parte la decisione
della Corte, riconfermando la legittimità dei vincoli paesaggistici
imposti col Ppr, sancisce l'illegittimità delle palazzine costruite da
Coimpresa sotto il colle dei Punici prima del blocco imposto dalla
Regione. Facile prevedere l'apertura di nuovi contenziosi, la storia
non finisce qui.

Vertice, trattative con il Pds
Forse un incontro tra Pigliaru e la delegazione del partito prima della riunione

CAGLIARIQualche spiraglio potrebbe esserci per far sì che domani il
vertice di maggioranza, convocato in Consiglio regionale dal
governatore Francesco Pigliaru, sia al completo con la partecipazione
anche del Partito dei sardi. Sarebbero in corso diverse trattative per
evitare che i cinque consiglieri del Pds non siano presenti, come
hanno annunciato, per protestare contro il silenzio del centrosinistra
sul caso Ottana, con all'orizzonte le possibili dimissioni della
giunta comunale allarmata da una «desertificazione industriale in
corso», e poi denunciare - era scritto nel comunicato firmato dai
cinque - anche per «le troppe partite aperte sulla sanità».

Anche se
il capogruppo del Pds, Gianfranco Congiu, ha fatto sapere: «Per adesso
non siamo stati convocati a incontri bilaterali o, se vogliano
chiamarli così, di chiarimento. Se ci saranno prima del vertice di
domani pomeriggio, andremo ma con la stessa richiesta avanzata nei
giorni scorsi: chiediamo chiarezza sulla mancanza di lavoro nel Centro
Sardegna e sulla sanità. Se le risposte non arriveranno, in queste
ore, a quel punto non ci resterebbe che confermare la nostra assenza».
Come accennato, qualche piccolo passo avanti ci sarebbe stato fra
domenica e lunedì, con diversi mediatori che avrebbero aperto più di
un canale per la trattativa.

C'è chi ipotizza, non ci sono però
conferme, anche la possibilità di un incontro preliminare fra oggi e
domani mattina fra il governatore e una delegazione del Partito dei
sardi. Uno simile c'è stato ad esempio alcuni giorni fa fra lo stesso
Pigliaru e, in quell'occasione, il gruppo di Mpd per sbrogliare pare
con successo la matassa della legge urbanistica, quindi stavolta
l'eventuale vertice bilaterale potrebbe servire a ricucire lo strappo
col Pds. Con o senza i cinque consiglieri dissidenti, ci sarà comunque
la prima riunione di maggioranza dopo la sconfitta elettorale del
centrosinistra alle Politiche di marzo.

L'urbanistica sarà uno dei
punti forti del vertice, ma «troveremo di sicuro anche lo spazio -
fanno sapere dal Pd -per discutere di lavoro, sanità e di tutto quello
che siamo decisi a portar avanti e in porto negli ultimi dieci mesi
della legislatura».


-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca


Nessun commento:

Posta un commento