mercoledì 18 aprile 2018

Partecipazione democratica e leadership sono entrambe indispensabili. Di Maurizio Onnis.



C’è una questione che appare frequentemente nei commenti del mondo indipendentista e della quale bisognerebbe discutere con equilibrio. Anzi, una doppia questione: partecipazione democratica e leadership. Che spesso vengono contrapposte in un duro bipolarismo, dimenticando quanto sarebbe utile armonizzarle per la crescita del nostro ambiente. Siamo tutti per la partecipazione democratica. Che significa militanza di base e possibilità di influire sulle decisioni dei vertici delle nostre associazioni, partiti, alleanze.

Spesso purtroppo il desiderio di partecipare si ferma alla volontà di esprimersi su Facebook: è per tale motivo che poi, in strada, ci troviamo in così pochi. Ma questa tendenza va comunque coltivata, favorita, espressa. Non c’è altro modo per farla crescere.

Naturalmente, perché si senta incoraggiato, a chi vuole partecipare bisogna dare movimenti trasparenti e veramente democratici. In altre parole, le decisioni non devono essere preconfezionate, la base deve essere equamente rappresentata in alto, i vertici devono lasciare periodicamente il passo al ricambio.

Altrimenti, i “partecipanti” diventano solo massa di manovra e abbellimento retorico. Sfido chiunque a dire che non abbiamo bisogno di leader decenti. Non ho nessuna intenzione d’idealizzare il leader, ma non capisco nemmeno perché dobbiamo arrenderci a cattive esperienze passate. Ci servono uomini e donne che sappiano fare sintesi, indicare una linea senza imporla, aiutare tutti a praticarla nella mediazione.

Capaci di dialogare senza alzare troppo la voce, affidabili per gli amici e per gli avversari, decisi, aperti al possibile e pronti al cambiamento. Leader di questa stoffa non sono più “capi”, ma “primi tra pari”. E non sono solo utili. Ne abbiamo grande necessità.

Esattamente come abbiamo bisogno di militanti che non si scoraggino alle difficoltà, credano nel progetto, si riconoscano nell’idea comune e perseverino, dandosi una mano l’un l’altro. D’altronde, militanti e leader vengono fuori dalla stessa terra. Possono maturare i primi, possono maturare i secondi. Partecipazione democratica e leadership non sono cose astratte. È inutile farci del moralismo sopra. 

È nocivo additare il movimentismo come un pericolo tale quale. Non è vero: dobbiamo molte delle conquiste di cui godiamo a gente che ha avuto il coraggio di farsi prendere a randellate dai tutori della legge. È stupido gridare al fascismo ogni volta che spunta un leader appena un po’ ruvido: l’educazione di un leader può durare decenni e bisogna lasciargli almeno il tempo di mostrare cosa sa fare. Partecipazione democratica e leadership sono entrambe indispensabili. Fingere di non accorgersene ci impedirà di progredire.

Di Maurizio Onnis.


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