giovedì 12 aprile 2018

Rassegna stampa 12 Aprile 2018


LA NUOVA

Politica regionale - Il centrosinistra riparte: puntiamo sul sociale di Umberto Aime

Quattro ore di conclave, una trentina di consiglieri intorno al tavolo e cinque assenze confermate, quelle del Partito dei sardi. Il centrosinistra s'è ritrovato, dirà il governatore Francesco Pigliaru, dopo la batosta alle Politiche. Dal vertice pare che sia uscito compatto, stringendo fra le mani quella che sarà l'agenda politica e di governo per riconquistare gli elettori che a marzo non l'hanno votato.

«Sarà incentrata molto sul sociale e dovrà essere ancora di più dalla parte degli esclusi. Lo faremo col piano straordinario per il lavoro e aumentando la dotazione del reddito di cittadinanza», hanno detto, uno dopo l'altro, i portavoce dei partiti all'uscita dalla riunione. Dal primo all'ultimo, meno il Partito dei sardi, che fa ancora parte o no della maggioranza? Se lo sono chiesto in molti consiglieri durante il faccia a faccia col presidente della Regione, qualcuno ha accennato persino a un continuo e insopportabile ricatto da parte di chi non s'è presentato.

Pigliaru ha risposto con fermezza a tutti: «Per me il Pds è ancora in maggioranza. Certo, ci sono alcuni aspetti politici da chiarire, lo faremo presto, ma sono convinto che su come affrontare le emergenze ritroveremo presto l'accordo». Dunque, la legislatura non è in pericolo come poteva sembrare alla vigilia, ci sono un bel po' di bulloni da stringere, ma ad esempio la parola rimpasto è stata bandita definitivamente dall'ordine del giorno.

Le ferite aperte. Il tracollo elettorale ha lasciato più di uno strascico. Ogni alleato pare si sia caricato sulle spalle una quota importante di responsabilità, ma poi è passato questo concetto: «Abbiamo fatto molto nei primi quattro anni abbondanti di legislatura, ma spesso e soprattutto nelle riforme non siamo stati capiti». La prima sterzata sarà proprio il rilancio del «rapporto diretto con la gente, indispensabile e necessario», ma non con le parole.  «I prossimi undici mesi - dirà Pigliaru all'uscita - li riempiremo di fatti concreti e cercheremo sempre, con anche maggiore insistenza rispetto al passato, la condivisione in ogni scelta».

L'agenda. Al vertice, come si sapeva, il governatore s'è presentato da solo. Nessun assessore al seguito, neanche il vicepresidente Raffaele Paci: ha preferito il faccia a faccia multiplo, o forse così è riuscito ad evitare che la riunione fosse avvelenata dai troppi scontri personali di cui spesso si sente parlare dopo ogni contrapposizione, che ci sono state e ci sono ancora, fra Giunta e Consiglio. A quel punto l'ordine del giorno è stato riempito solo di contenuti. «Saranno queste le nostre priorità», dirà Pigliaru, dimostrando di essere sereno, determinato e pare anche più forte, perché «questa maggioranza ha voglia di fare, lo farà bene e riuscirà a dimostrarlo».

La priorità. Sono quattro: lavoro, sanità, urbanistica e Forestas. Il primo braccio operativo sarà Lavoras: ci sono i soldi, sono oltre 126 milioni, il progetto è avviato, ora «dobbiamo accelerare le procedure», perché i Comuni possano ingaggiare i disoccupati e le imprese assumere. Tutto dovrà essere rapido e con un effetto il più veloce possibile, per scalfire lo zoccolo duro della disoccupazione soprattutto quella giovanile.

Un altro braccio operativo sarà il reddito di cittadinanza o inclusione sociale: ci sono a disposizione una quarantina di milioni, qualche altro potrebbe arrivare, ma anche in questo caso l'obiettivo è accelerare il meccanismo: al più presto i Comuni dovranno essere messi nelle condizioni di tamponare il fenomeno della povertà.

Poi c'è la sanità: abbattere le liste d'attesa, confermare per giugno luglio l'avvio dell'elisoccorso e soprattutto far «marciare come si deve la riorganizzazione degli ospedali», che può essere stata anche «digerita male da buona parte della gente», ma se cominceranno invece a esserci i primi effetti, leggi qualità e meno costi, potrebbe essere metabolizzata più in fretta.

Subito dopo l'urbanistica, uno dei grandi nodi di questa parte finale della legislatura, Pigliaru ha annunciato che il dibattito pubblico sulla bozza presentata dalla giunta è stato spostato dal 20 al 27 aprile e aggiunto: «Sarà a tutto campo, senza ostacoli, per un solo motivo: il testo finale dovrà essere condiviso al massimo dal primo all'ultimo articolo, perché questa legge non dovrà essere di questo o quello, ma della Sardegna intera».  Infine il centrosinistra ha deciso di risolvere velocemente la vertenza sul contratto dei forestali e s'è impegnata anche a correggere qualcosa della legge elettorale anche se la grande riforma è ormai bloccata.

Il calendario. Dalla prossima settimana, il primo sarà mercoledì, cominceranno invece i vertici aperti anche agli assessori. Con la scaletta imposta dall'attualità e quindi a tagliare il nastro sarà l'urbanistica. Subito dopo toccherà al lavoro e alla sanità su cui le richieste non mancano di sicuro. Nel frattempo ci sarà anche un matrimonio da rimettere in piedi, quello fra i partiti del centrosinistra e il Pds. È anche questa un'urgenza? Sì, ma politica, le altre sono tutte sociali e la differenza non è da poco.

Congiu: parliamo di sanità e centro Sardegna, non di soglie di sbarramento
Pds: legge elettorale non è priorità

CAGLIARIIn molti hanno indicato il Partito dei sardi come uno dei
responsabili del naufragio della proposta di riforma della legge
elettorale proposta dal presidente Gianfranco Ganau, ma il consigliere
del Pds Gianfranco Congiu ne dà una spiegazione diversa, più politica
che tecnica. Anche se il partito non nega che non condivida la legge
anche da un punto di vista più tecnico. «È vero che siamo stati noi i
primi a uscire dall'aula, ma siamo stati seguiti da Forza Italia, e a
dire il vero non mi è parso di vedere grande consenso - dice Congiu -.

La legge è saltata perché non c'era una condivisione reale in
maggioranza. Non ne abbiamo mai parlato. Le uniche due volte che Ganau
ha vagamente accennato a un'idea di riforma della legge è stato lo
scorso anno. La prima volta durante la discussione sulla doppia
preferenza di genere. Ma abbiamo preferito non inserire una riforma
della legge che potesse creare rallentamenti alla doppia preferenza.
Questa volta Ganau ci ha presentato una doppia opzione una legge
proporzionale o un correttivo di quella in vigore ora. Alla fine si è
optato per quest'ultima. In realtà è un correttivo in peggio. Ma per
prima cosa questo correttivo non andava calato in conferenza dei
capigruppo. Andava presentato con anticipo e discusso. Non c'è stato
neanche tempo per maturare una posizione.

Se vuole fare un Rosatellum
in salsa sarda non siamo disponibili. Ho visto che si fa finta di
abbassare la soglia dal 10 all'8, e altri interventi che di fatto
sembrano proteggere i partiti che rischiano di perdere le elezioni. Ma
non mi interessa entrare nel dettaglio di una legge che non ci è stato
dato il tempo di leggere». Ma Congiu contesta la stessa impostazione.
«Non entro neanche nel merito della legge. Il motivo è semplice Per me
le priorità sono altre. Noi vogliamo parlare della sanità, della
assenza di lavoro. Delle emergenze del centro Sardegna, della
situazione di grande sofferenza del settore dell'allevamento. Del
tariffario unico delle prestazioni veterinarie.

Per noi sono questi i
temi fondamentali di cui parlare in questo momento e di cui la
maggioranza di centrosinistra si deve fare carico. Per questo mi sono
alzato e me ne sono andato. Non siamo sull'Aventino, ma la nostra
priorità sono i sardi». Congiu rilancia su un altro tema. «La consulta
sardo-corsa per noi resta uno dei punti cardine, per questo abbiamo
dato il nostro assenso».

Prove di governo Contatti Lega-M5s
Attilio Fontana: «L'unico governo di cui ho paura è M5s-Pd»
Consigli al suo segretario Matteo Salvini non ne darebbe mai, ma il
nuovo governatore della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, ha ben
chiaro il governo che non vuole vedere nascere. «L'unico governo di
cui ho paura è uno formato da M5S-Pd», spiega nel corso di un forum
all'ANSA. La difficile formazione del governo nazionale uno dei temi
principali del forum.

Fontana motiva la sua contrarietà a un governo
Pd-M5S con il fatto che «il Pd ha dimostrato di essere contrario ad
ogni autonomia e i 5 stelle sono ondivaghi e quindi non ci
garantirebbero», anche se in Lombardia «hanno votato a favore
dell'autonomia». «Se il M5S avrà la stessa impostazione anche a
livello nazionale, allora sarà un bene», aggiunge, e quindi un
possibile accordo di governo si potrebbe stringere proprio partendo
dalla condizione che «si liberi subito la riforma» dell'autonomia che
è ancora nella sua fase iniziale. Secondo Fontana, infatti, il
preaccordo siglato con il governo Gentiloni «è un primo passo, ma è
necessario completarlo», dato che «l'autonomia dovrà riguardare tutte
le 23 materie.

Ma è chiaro - precisa - che sarà una strada graduale,
ma non sono preoccupato. Da questo referendum non si torna indietro».
Deve migliorare anche il sistema di controllo della Regione sulla
sanità, ma non solo, dopo i recenti arresti di 4 primari per
corruzione: «Abbiamo già dato incarico a un avvocato che ci seguirà
come parte offesa, e ci costituiremo parte civile», annuncia Fontana,
aggiungendo che «se le cose uscite dall'inchiesta sono vere, allora
divento giustizialista e dovremo cercare di intervenire sul sistema
dei controlli». Per prima cosa, la giunta lombarda sta mettendo a
punto «una legge per razionalizzarli», passando dagli attuali tre enti
ad uno solo, che si occupi di far rispettare la legalità in tutti i
settori. di Francesca Chiri.

Un nuovo accordo tra Matteo Salvini e
Luigi Di Maio sulla presidenza della Commissione speciale della Camera
assegnata ad un uomo del Carroccio sembra riportare la direttrice di
un possibile accordo di governo sull'asse Lega-M5s. I due leader si
sono sentiti al telefono e poi hanno diramato una nota congiunta in
cui annunciano l'accordo stretto con «spirito di collaborazione» per
rendere «operativo il Parlamento al più presto». L'intesa, a 24 ore
dal secondo giro di consultazioni al Quirinale, riporta il focus su
una possibile alleanza M5s-Lega su cui grava però sempre la figura
ingombrante di Silvio Berlusconi, alleato del Carroccio, ma la cui
presenza in un esecutivo di centrodestra con il Movimento resta
indigeribile per i 5 Stelle. Sul Cavaliere piovono infatti prima gli
attacchi del 5 Stelle Alessandro Di Battista che parla di lui come il
«male assoluto» e poi il più pacato appello del capo politico del
Movimento che gli rinnova la richiesta di farsi da parte e far partire
«un governo delle nuove generazioni, un governo del cambiamento».

Eppure anche dentro la coalizione di centrodestra qualcosa si muove:
oggi Salvini, Berlusconi e Meloni saliranno insieme al Colle ma prima
si incontreranno per un vertice. Ma gli umori che filtrano parlano di
un lento ma progressivo sganciamento di Salvini dal Cavaliere sorretto
da una quasi certa vittoria del Carroccio alle prossime Regionali. È
uno scenario in divenire che lascia spazi per un possibile
allentamento della morsa di Forza Italia sulla Lega per rendere
possibile la nascita di un governo con il Movimento. «Chi vota in
Molise come in Friuli, sappia che votando Lega può darci una mano ad
accelerare la nascita del governo. Se la Lega e il centrodestra
vinceranno queste due elezioni vedrete che il governo arriva in
fretta, qualcuno abbassa la cresta e noi finalmente cominciamo a
lavorare» è il messaggio che lancia Salvini e che pare diretto sia a
Di Maio che a Berlusconi. Con Di Maio, per altro, il segretario del
Carroccio è molto esplicito: «Di Maio scenda dal piedistallo, non può
dire 'io, io, io ho vinto, io faccio il premier.

Noi diciamo noi e
voi, con umiltà e buon senso». Matteo Salvini è convinto di riuscire a
convincere il leader di Forza Italia a tenere un atteggiamento
responsabile per consentire la nascita di un governo. «Ho chiamato Di
Maio per accelerare i tempi per l'operatività di Camera e Senato», e
«come centrodestra unito andremo al Colle dal presidente Mattarella».
Lo sostiene, per giocarsi la sua partita, anche Luigi Di Maio: «Io
comprendo che la Lega sia all'interno di una coalizione ma possiamo
dirci che questa coalizione è nata solo per il Rosatellum. È una Lega
molto diversa», prova a tentarlo. Anche il leader del Movimento prende
tempo: continua a rivendicare la sua premiership ma capisce che il suo
possibile alleato ha bisogno di tempo.

Per questo riferisce che al
Quirinale annuncerà la costituzione di un comitato scientifico che
studi le possibili convergenze di programma con Lega ma anche con il
Pd su cui tuttavia fa piovere una doccia gelata: «Le risposte che
attendevo non sono quelle giuste». Quanto ai dem, nonostante il fronte
del dialogo con il M5s cresca, le prospettive per un'apertura non sono
mature. A Mattarella Di Maio dirà che «ci sono dei passi in avanti».
Di fatto sia da Lega sia dal M5s arriverà, in forme e modi diversi,
una sostanziale richiesta di avere ancora tempo. Ma non è detto che
Mattarella acconsenta a lasciar finire nel nulla anche questa seconda
consultazione.

Unione Sarda

Fine legislatura, l'agenda di Pigliaru
Al vertice di maggioranza pesa l'assenza del Partito dei sardi. Busia
(Cd): «Fanno i furbi»
Le priorità: urbanistica, riforma sanitaria, rilancio di Reis e Lavoras

Luci e ombre sul primo vertice di maggioranza post-batosta elettorale
del 4 marzo. Un Pigliaru particolarmente ottimista ha lanciato lo
slogan per gli ultimi dieci mesi della legislatura: «Pensare molto
alla gente e non a questioni elettorali o legate alle poltrone». A
fare ombra, l'assenza - annunciata - di una delle forze della
coalizione che sostiene la Giunta e che, tra l'altro, esprime uno dei
suoi assessori: il Partito dei Sardi. Ma questo non ha impedito al
governatore di dettare l'agenda di fine mandato.

TRE PRIORITÀ Tre le priorità indicate dal governatore: “Comunicare
meglio ciò che è stato fatto, intensificare le azioni (Lavoras e Reis)
per stare più vicini a chi soffre di più, far arrivare subito i
benefici di riforme importanti». Il riferimento sull'ultimo punto è
alla sanità: «Abbiamo fatto una buona riforma, dobbiamo dimostrarlo
vedendo in tempi brevi una riduzione delle liste d'attesa». Non sarà
facile. Dietro le quinte del vertice si registrano preoccupazioni e
malumori: il ministero della Salute non si è ancora pronunciato sulla
riorganizzazione della rete ospedaliera varata dal Consiglio ormai sei
mesi fa, e questo congelerebbe, di fatto, i suoi effetti. Secondo
quanto emerge, Roma starebbe chiedendo aggiustamenti della riforma
mentre esamina il testo, così da non doverlo rimandare indietro. Il
via libera, comunque, dovrebbe essere vicino.

PIÙ FONDI AL REIS Sulle azioni da mettere in campo per tutelare chi ha
subito maggiormente la crisi, anche oggi il capogruppo dell'Upc,
Pierfranco Zanchetta, ha rilanciato sulla possibilità di implementare
il reddito di inclusione sociale (Reis) da 45 a 65 milioni di euro:
«Questo - ha detto - significherebbe innalzare l'erogazione per i
nuclei familiari oltre i 500 euro attuali e i 200 per i singoli,
inoltre bisogna tener conto che il contributo può essere cumulabile
con il Rei nazionale che va da un minimo di 80 euro a un massimo di
400».

URBANISTICA Non potevano mancare una serie di passaggi sulla legge
urbanistica, che potrebbe essere l'ultima grande riforma di questa
Giunta. Al tema sarà dedicato il prossimo vertice di maggioranza in
programma mercoledì prossimo nella pausa tra due sessioni dei lavori
dell'Aula, mentre per il 27 aprile è già stato fissato il primo
dibattito pubblico partendo proprio dal ddl Erriu “Governo del
territorio”. I tavoli che seguiranno a ruota nei giorni successivi
saranno sempre tematici e riguarderanno la sanità, Forestas e
l'attuazione del piano LavoRas da 127 milioni di euro.

LEGGE ELETTORALE In quattro ore c'è stato anche il tempo per parlare
di legge elettorale, dopo che ogni possibilità di modifica è
naufragata due giorni fa. Il presidente della commissione Autonomia,
Francesco Agus, ha sottolineato che esistono i margini per apportare
piccole correzioni, «per esempio sono modificabili le soglie di
sbarramento». Martedì il presidente del Consiglio regionale,
Gianfranco Ganau, si è presentato in conferenza dei capigruppo con una
proposta di modifica del sistema vigente, ma il capogruppo Pds,
Gianfranco Congiu ha lasciato quasi subito il tavolo, sostenendo che a
dieci mesi dalle elezioni cambiare la legge non poteva essere una
priorità. In due giorni il Partito dei sardi ha abbandonato un vertice
a metà e ne ha disertato un altro.

MAGGIORANZA Ieri qualcuno ha posto il problema. «Esiste ancora una
maggioranza? - ha tagliato corto la consigliera del Centro
democratico, Anna Maria Busia - trovo vergognosa l'assenza del Partito
dei sardi, la loro è una forma di ricatto. Si sono comportati allo
stesso modo con la legge sugli appalti, e poi con la legge elettorale,
e ora non si presentano al vertice di maggioranza. Sono presenti in
Giunta ma fanno i furbi». E poi: «Chiedo una risposta al garante della
coalizione, il presidente Pigliaru».

IL NODO DEL PDS Risposta che non tarda ad arrivare: «Considero il
Partito dei Sardi ancora una forza della maggioranza - ha detto il
governatore a vertice concluso - loro pongono delle questioni, la
crisi industriale di Ottana, per esempio, oggi ce ne siamo occupati e
lo faremo anche nei prossimi giorni, chi ha proposte per risolvere
problemi avrà sempre il nostro ascolto». Uno dei motivi per cui il Pds
ha saltato il tavolo con gli alleati è proprio la mancanza di risposte
chiare su temi cruciali come la crisi nel centro Sardegna. L'assessora
all'Industria, Maria Grazia Piras, ha detto che la Regione farà
istanza di area di crisi complessa.
Roberto Murgia

Molti cambiamenti in Aula
Legge elettorale, bene la governabilità ma norme confuse

Questa legislatura verrà ricordata per i continui avvicendamenti tra
consiglieri regionali. Avant'ieri, Gianni Lampis (Fratelli d'Italia),
ha giurato per la seconda volta, un fatto non usuale per un'assemblea
regionale. Una parte dei cambiamenti nella composizione dell'assemblea
è dovuta a una legge elettorale che ha dimostrato molte lacune,
causando confusione e affidando ai tribunali la corretta
interpretazione.

Il Consiglio regionale non è intervenuto per modificare le regole,
visto che alcune proposte di modifica non sono state accettate dai
gruppi politici. I cambiamenti prevedevano l'inserimento di una soglia
di sbarramento all'interno delle coalizioni e l'abbassamento di quelle
per le coalizioni e per i singoli partiti (da 10 a 8% e da 5 a 3%). In
campo c'era anche l'idea di aumentare la soglia da 40 a 45% per
consentire al vincitore il premio di maggioranza del 60% dei
consiglieri e portare invece dal 25-40% al 35-45% il secondo scaglione
per avere il premio di maggioranza del 55%. Il clima, però, non era
dei migliori e anche i tempi, troppo stretti per avviare un
ragionamento per cambiare le regole del gioco.

L'auspicio è che dopo
le sentenze del Consiglio di Stato sia possibile migliorare
l'interpretazione della legge, evitando così i continui cambi in
Consiglio regionale, ricordato anche per la scarsa presenza femminile:
solo quattro consigliere su 60. (m. s.)

La richiesta
Pd, i soriani: «Urgente l'assemblea»

Nel Partito democratico sardo c'è l'urgenza di un nuovo confronto. La
richiesta arriva da parte dell'ala soriana dell'assemblea regionale
che chiede al segretario del Pd sardo, Giuseppe Luigi Cucca, la
convocazione «straordinaria e urgente» dell'organismo. Quarantasei
richiedenti che pressano per riprendere la discussione sulla
situazione in cui versa il partito nell'Isola e fare un'analisi della
situazione politica a seguito delle elezioni del 4 marzo. Si tratta di
un segnale tangibile che il clima tra i dem è tutt'altro che sereno e
che lo strappo dei soriani dopo la direzione regionale del partito,
convocata subito dopo le elezioni a Oristano, è ancora da ricucire.

In tanti, dopo il risultato delle politiche, avevano chiesto le
dimissioni del segretario, che si era messo a disposizione delle
scelte del partito senza, però, rinunciare alla segreteria.
In realtà tutto è congelato in attesa della direzione nazionale del
Partito democratico, prevista per il 21 aprile al Nazareno, e solo
dopo sarà possibile capire quale strada imboccheranno anche i dem
sardi. Per ora l'unico atto formale è un documento di propositi,
maturato alla direzione regionale, in cui si annuncia l'avvio di
assemblee nei circoli e la necessità di avere maggiori forme di
autonomia rispetto ai vertici romani. Gli stessi soriani, però, erano
stati critici e la richiesta di convocare l'assemblea è la
testimonianza che c'è la necessità di definire nuovi equilibri. (m. s.)

Disgelo Salvini-Di Maio Oggi via alle consultazioni
I leader di Lega e M5S: «Il Parlamento dev'essere subito operativo»

ROMA Al via oggi il secondo giro di consultazioni convocate dal
Quirinale dopo la prima tornata della settimana scorsa. E mentre fra
oggi e domani il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
ascolterà prima i partiti e poi le alte cariche dello Stato, dopo il
botta e risposta dei giorni scorsi si rafforza l'ipotesi di un'intesa
Lega-5 Stelle per la formazione del nuovo governo.

L'INTESA Durante una telefonata i leader della Lega Matteo Salvini e
del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio hanno manifestato l'idea di
avviare al più presto i lavori parlamentari e si sono messi d'accordo
sul nome del presidente della Commissione speciale della Camera, il
deputato leghista Nicola Molteni. Su Facebook Matteo Salvini ha
confermato l'accordo annunciando oltretutto che oggi le forze di
centrodestra incontreranno insieme il Capo dello Stato. «Ho chiamato
Di Maio per cercare di accelerare i tempi dell'operatività di Camera e
Senato - ha scritto -.

Andremo come centrodestra unito dal presidente
Mattarella a ricordare che siamo la coalizione che ha preso più voti».
Il leader della Lega ha comunque rilanciato un avviso: «Ma Di Maio
deve scendere dal piedistallo, deve smettere di dire io, io, io... Lui
dice io, noi diciamo noi e voi con la voglia di cominciare a lavorare
il prima possibile per difendere i diritti degli italiani
dimenticati».

«NON CHIEDO UN TRADIMENTO» È evidente che tra Lega e 5 Stelle il nodo
più difficile da sciogliere resta quello della fedeltà dei primi alla
coalizione di centrodestra e in particolare a Silvio Berlusconi. «Non
chiedo un tradimento, ma dico, e lo dico a Berlusconi, dopo 24 anni è
momento di far partire un governo delle nuove generazioni, un governo
del cambiamento», ha detto il leader M5S ieri a Porta a Porta.

«BASTA TENTENNAMENTI» A Terni, dove ha presentato il candidato sindaco
alle prossime elezioni comunali Leonardo Latini, Matteo Salvini ha
aggiunto: «Il centrodestra deve dialogare coi secondi arrivati sia a
Terni che in Italia, se i secondi arrivati ci stanno a ragionare, se
ce la fanno a smettere di dire no si parte. Altrimenti, escludendo un
accordo contro natura Pd-Cinque stelle, le vie sono solo due: o le
elezioni, dove sentendo l'aria che tira vinciamo da soli e non abbiamo
più il problema di dover ascoltare, incontrare e sottostare a veti e a
capricci, oppure, extrema ratio, ci facciamo carico noi di tutti».


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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