martedì 17 aprile 2018

Rassegna stampa 17 Aprile 2018


Metro, Zedda va in Tribunale - Il primo cittadino sentito per un'ora e mezza dalla procuratrice. Aperta d'ufficio un'inchiesta dopo le dichiarazioni pubbliche sulla modifica del percorso.

«La metropolitana di superficie verso Quartu è il più grande progetto di speculazione edilizia in corso a Cagliari. L'unico percorso che ho visto snodarsi toccando stranamente determinate proprietà è l'autostrada di Capaci, che doveva sfiorare i terreni dei mafiosi». Queste frasi, pronunciate dal sindaco metropolitano Massimo Zedda lo scorso 24 marzo durante un'iniziativa pubblica di “Campo progressista”, movimento del quale è esponente, hanno inevitabilmente richiamato l'attenzione di chi lavora al terzo piano del Palazzo di giustizia.

Davanti a simili dichiarazioni, sfociate nello stop a un'opera milionaria, la Procura della Repubblica ha deciso di sondare il terreno: si tratta di un'uscita prettamente politica o il primo cittadino ha voluto sottintendere la presenza di interessi realmente illeciti dietro l'attuale disegno del tracciato?

INDAGINE Dubbi all'origine dell'indagine esplorativa aperta dalla Procuratrice Maria Alessandra Pelagatti e della conseguente convocazione di Zedda, ieri mattina, nel suo ufficio. Passo che potrebbe essere stato compiuto per il possibile arrivo (così era stato promesso) di un «incartamento» col quale l'assessore regionale ai Trasporti, Carlo Careddu, il 26 marzo, aveva assicurato di ricostruire il processo amministrativo compiuto» per realizzare la metropolitana; oppure su propria iniziativa, dopo aver letto su L'Unione Sarda le esternazioni del sindaco.

NESSUN INDAGATO Tecnicamente si chiama “modello 45”: un fascicolo privo di indagati e ipotesi di reato, utile per approfondire e verificare l'eventuale sussistenza delle affermazioni. Zedda, sentito come testimone, è entrato alle 12 nella stanza della procuratrice ed è uscito alle 13,20. All'incontro era presente anche il pubblico ministero Diana Lecca. «Secondo me l'attuale percorso non è funzionale, non serve», avrebbe sostenuto il sindaco, ribadendo la sua contrarietà al tracciato attuale.

IL PERCORSO Perché i binari passano in una zona incolta e priva di utilità?, è la domanda del capo della Giunta cittadina, il quale ha sottolineato la necessità di collegare direttamente Cagliari e Quartu con una linea che passi magari lungo viale Marconi. Col percorso attuale, punto dolente sottolineato in più occasioni da Zedda, i passeggeri dovrebbero compiere un giro complesso e troppo lungo: sarebbero necessari, secondo i suoi calcoli, circa 80 minuti per partire dalla terza città della Sardegna e arrivare nel capoluogo.

LE ACCUSE Già al Teatro Massimo il sindaco aveva parlato di un itinerario «tortuoso, lontano dalle esigenze di mobilità del territorio» e per questo «esposto al rischio di speculazione edilizia. La metro con questi percorsi potrebbe costarci dieci milioni di perdita d'esercizio l'anno: attraversa terreni dove nulla c'è e nulla può esserci per via del rischio idrogeologico.

I binari devono essere dove la gente abita o lavora, non in mezzo al nulla. Sono tutti binari morti, tracciati che a un certo punto finiscono. Occorrono gli anelli di collegamento tra le varie linee. Quella del Poetto deve ricollegarsi a Quartu: non ha senso dalla spiaggia tornare a Cagliari e poi cambiare linea verso Quartu. Il tracciato deve servire il territorio, non gli interessi di chi costruirà. Rischiamo di veder viaggiare treni semivuoti.

Il passaggio dei convogli tra un Comune e l'altro non può avvenire nel perimetro del Piano di assetto idrogeologico, dove nulla c'è e nulla può essere costruito. La metro deve andare dalla gente, non il contrario. Il percorso nei centri abitati deve comprendere le zone principali.

La metro dev'essere vantaggiosa, altrimenti le persone continueranno a spostarsi in auto. Da Quartu si sfiorano soltanto Quartucciu e Selargius e si segue un percorso periferico a Monserrato, dove si cambia convoglio: a piedi si fa prima. E poi si deve avere attenzione al versante di Capoterra, Sarroch, Villa San Pietro e Pula: da lì entrano in città 38 mila veicoli al giorno, che intasano Cagliari e ai quali è impossibile garantire parcheggio».

L'ARST Poi il passaggio sulla gestione. «In tutto il mondo è in carico alla società che cura i trasporti della città metropolitana e la integra con gli altri mezzi. Qui invece c'è l'Arst: ma perché? Gli orari coordinati e il biglietto unico non saranno mai realizzabili se non sarà affidata al Ctm». Difficile ipotizzare che ieri mattina in Procura Zedda non abbia parlato anche di questo.

Andrea Manunza



La Nuova

Pd, i soriani sfidano Cucca: convocata l'assemblea

CAGLIARI

La corrente capeggiata dall'ex presidente della Regione Renato Soru ha
raccolto le firme e ottenuto quello che voleva: l'assemblea regionale
del Pd. Sarà la prima dopo il rovescio elettorale di marzo ed è stata
convocata sabato ad Abbasanta - ore 9.30 all'hotel «Su Baione» - senza
aspettare le decisioni del segretario quasi dimissionario Giuseppe
Luigi Cucca. La lettera. A firmare in autonomia la convocazione è
stata Lalla Pulga, presidente del partito, in quota Soru, che comunque
non poteva fare diversamente. Alla fine della scorsa settimana, sulla
sua scrivania era arrivata la richiesta di un'assemblea straordinaria
sottoscritta da 45 delegati su 160. Cioè: da più di un quinto degli
aventi diritto, mentre, come prevede il regolamento, sarebbero bastate
anche solo 32 firme per raggiungere l'obiettivo.

Dunque, il silenzio
durato oltre un mese è stato spazzato via da questa prova di forza dei
soriani e fra qualche giorno dovrebbe essere più chiaro che fine farà
la segreteria di Cucca. Che in direzione, a metà marzo, s'era detto
pronto a dimettersi, ma solo «nelle mani dell'assemblea del partito».
Assemblea che doveva essere convocata dallo stesso segretario subito
dopo Pasqua, però così non è stato ed è per questo che i soriani hanno
forzato i tempi.Ordine del giorno. Nella convocazione c'è scritto:
«Discussione sul Pd Sardegna e analisi della situazione politica a
seguito delle elezioni del 4 marzo 2018».

Un tema caldissimo e di
stretta attualità visto che il partito non si è ancora ripreso dallo
scivolone delle Politiche, in cui s'è classificato al terzo posto
dietro i 5 stelle e il centrodestra, e lontanissimo rispetto alle
percentuali di voti raccolte dai diretti avversari. Con in più anche
questo particolare non da poco: in Sardegna è rimasto al di sotto del
15 per cento, 14,8 per l'esattezza, ottenendo uno dei peggiori
risultati nazionali, nonostante guidi la coalizione di centrosinistra
in Regione.

La data. L'assemblea regionale è stata convocata lo stesso
giorno in cui, a Roma, si sarebbe dovuta svolgere quella nazionale. È
un caso, oppure c'è dell'altro? Scritto che il segretario reggente di
via Del Nazareno, Maurizio Martina, sta per rinviare ufficialmente a
data da destinarsi l'assise nella Capitale, quindi i due eventi non
dovrebbero sovrapporsi, resta in piedi l'ipotesi che la scelta di quel
«doppio sabato 21 aprile» possa essere anche una provocazione. In
sostanza, un voler dimostrare - da parte della presidenza regionale -
che il Pd sardo è sempre più autonomo e non sente più l'obbligo di
aspettare le altrui decisioni per scegliersi un nuovo segretario.

Se così fosse, la prova di forza innescata dalla corrente soriana sarebbe
evidente, ma la concomitanza invece potrebbe essere solo uno scherzo
del calendario, oppure Lalla Pulga quando ha convocato l'assemblea
regionale, aveva già la certezza che quella nazionale sarebbe stata
rinviata. Chissà.Forze in campo. L'assemblea del Pd è composta da 160
delegati. Ad avere la maggioranza relativa, 57, è il gruppo capeggiato
dal segretario Cucca e formato dai renziani e dagli ex Ds. Corrente
che, nelle primarie dell'anno scorso, era alleata coi
popolari-riformisti dell'area Cabras-Fadda (53 delegati), però dopo la
sconfitta elettorale anche quel patto è finito in pezzi. Sono invece
50 i soriani in assemblea e sono tutti per le dimissioni immediate di
Cucca, dopo aver abbandonato anche la segreteria regionale.

Calcolatrice alla mano, se sabato i popolari-riformisti e il gruppo di
Soru dovessero votare insieme, Cucca finirebbe in minoranza. Anche se
per capire come potrebbe finire, bisogna leggere con attenzione il
regolamento del partito. Perché se fra pochi giorni Cucca dovesse
dimettersi ufficialmente, l'assemblea potrà nominare subito il
successore, mentre se dovesse essere sfiduciato sarà necessario un
nuovo congresso per eleggere il segretario.Possibile rinvio.

Nonostante l'assemblea sia stata convocata, rischia comunque di essere
rinviata. Da chi? Dalla segreteria di via Del Nazareno, che potrebbe
imporre quanto deciso alcune settimane fa proprio dal reggente
Martina. Cioè: «Le assemblee regionali sono sospese fino a quando non
si svolgerà quella nazionale».

Il diktat romano sarà riproposto o
semmai sollecitato? È possibile, ma non è detto. Comunque c'è il
rischio che il Pd sardo ripiombi tempi bui del tutti contro tutti. Non
solo, un nuovo scontro interno vorrebbe dire anche altre due cose: la
legnata del 4 marzo non è servita e i tentativi di tenere assieme la
coalizione, leggi il ripetersi dei vertici di maggioranza in
Consiglio, rischiano di essere solo accademia. Perché la verità è
un'altra: tutti i partiti sono già in campagna elettorale anche se
mancano ancora 10 mesi all'apertura dei seggi per le Regionali. (ua)

La resa dei conti nel Pd Renziani contro Calenda
Si attende la rottura tra leghisti e pentastasellati. Fassino parla di
nuovi scenari Da Rosato disponibilità a incontrare chi
riceverà l'incarico dal Capo dello Stato

Un drappo rosso a coprire una statua raffigurante il politico e
militare tebano Epaminonda in un teatro di Cario Montenotte, località
del Savonese, in occasione di un convegno sul dialogo interreligioso
organizzato dalla confederazione islamica italiana insieme alla
federazione islamica ligure e immediate sono scattate le polemiche. Il
drappo è stato posto sabato dalle due associazioni musulmane. Sui
social, Mario Capelli Steccolini che ha restaurato l'opera, ha
scritto: «Sia chiaro Epamindonda è stato coperto dai musulmani per
esigenze cerimoniali», riferendo di avere anche provveduto
personalmente a spostare un quadro «su richiesta» degli organizzatori
musulmani che raffigurava una donna con la schiena scoperta.

«Nessuna censura», ha replicato Chams Eddine Lahcen, presidente della comunità
musulmana valbormidese e della federazione islamica della Liguria. «Ho
coperto io la statua ma soltanto per esigenze cerimoniali e per poche
ore. Stonava con l'ambientazione marocchina. Il nostro Islam è
moderato questa polemica ci ferisce. Abbiamo organizzato un dialogo
interreligioso per avvicinare tutti. Non ci permettiamo di coprire
statue per motivi culturali», ha sottolineato negando di avere chiesto
lo spostamento del quadro. Minimizza il sindaco di Cairo Montenotte
Paolo Lambertini che parla di «malinteso».

«La comunità islamica ha
affittato una sala per un evento volto a favorire l'integrazione», ha
osservato. «Solo a me questa sembra una follia?» ha twittato il leader
della Lega Salvini, linkando una foto della statua con le pudenda
coperte. «Un danno all'immagine dell'Italia agli occhi del mondo» ha
polemizzato il Codacons.di Giovanni Innamorati

Pd comincia a
ragionare a quelli che Piero Fassino ha chiamato «scenari nuovi», nel
caso in cui non prenda corpo il patto tra M5s e Lega per dar vita al
governo. Scenari nuovi che non destano l'entusiasmo al Nazareno ma
rispetto ai quali si potrebbe dover modulare la risposta in modo nuovo
rispetto al semplice «siamo all'opposizione».

A gettare il sasso nello
stagno è stato un neo-tesserato di peso come Carlo Calenda che, in
caso di fallimento dell'entente Di Maio-Salvini, ha ipotizzato che sia
il Pd a proporre «un Governo di transizione sostenuto da tutte le
forze e la formazione di una commissione bicamerale sulle riforme
istituzionali». Ipotesi che ha ricevuto subito il «non possumus» dei
renziani, come Anna Ascani, Dario Parrini, Ernesto Magorno e Sandro
Gozi: l'iniziativa «spetta ad altri, a chi ha avuto maggiori consensi
il 4 marzo» ha detto Luca Lotti.

Non che i Dem si tirino fuori da un
possibile governo istituzionale («il governo che Mattarella
prefigurerà» lo definisce Luigi Zanda), tanto è vero che Ettore Rosato
ribadisce la disponibilità a incontrare chi riceverà l'incarico dal
Capo dello Stato. Ma occorre che prima Salvini e Di Maio «prendano
atto del loro fallimento» dice Lorenzo Guerini.

A fare innervosire
tutti i dirigenti democrat, compreso il premier Paolo Gentiloni, sono
state le affermazioni di Matteo Salvini che ha rinviato le trattative
del governo a dopo il voto in Molise (il 22 aprile) e nel Friuli (28
aprile). «Trovo veramente assurda - è sbottato il reggente Maurizio
Martina - l'idea di Salvini per cui il Paese deve aspettare i suoi
tornaconti elettorali. Il Paese ha già votato e adesso chiede
risposte, non propaganda», per di più usando Molise e Friuli come
«cavie da laboratorio».

E anche il premier prende posizione:
«Francamente mi sembra un modo imbarazzante di interpretare il
carattere speciale dell'autonomia del Friuli dire che le elezioni di
questa regione servono a decidere i rapporti di forza e di
schieramento politico a Roma». Il timore è dunque quello che il
prolungato tira e molla interno al centrodestra e tra questo e M5s,
faccia saltare un successivo tentativo di governo istituzionale, visto
che Lega e M5s potrebbero sfilarsi, conducendo a un ulteriore
scenario, imbarazzante per il Pd: quello di un rinvio del governo
Gentiloni alle Camere, per chiedere una fiducia tecnica che gli
consenta di arrivare a elezioni in autunno.

Uno scenario su cui da
ieri i boatos hanno cominciato a rimbalzare nel Palazzo. In casa Dem
non si crede molto a questa ipotesi ma tutti i rinvii della soluzione
imposti da Salvini e Di Maio, bloccano anche l'avvio della
sistemazione interna del Pd, a cominciare dall'Assemblea nazionale che
verrà convocata solo dopo la nascita del governo. Ieri i delegati
hanno ricevuto la lettera di rinvio, che Martina sperava comunque di
poter convocare l'Assemblea dopo poche settimane. Il reggente ha
partecipato alla Direzione regionale dell'Emilia Romagna e oggi sarà
nell'importante circolo romano dell'Ostiense: lavora cioè sui
territori, sul rilancio dell'attività dei circoli, necessaria per
rivitalizzare il confronto interno nei prossimi mesi.

Martina infatti
intende confermare la propria candidatura a segretario da portare in
Assemblea, evitando un immediato congresso che provocherebbe «conte e
divisioni» se prima non ci sarà un confronto sulle prospettive del Pd
e del centrosinistra. Ieri Matteo Renzi è volato in Qatar, rimarcando
la propria distanza dal dibattito interno, ma la decisione se tenere o
meno subito il congresso divide anche la sua area.

Unione Sarda

Pd, l'assemblea si convoca da sola
La presidente Pulga fissa la riunione per sabato 21. Si attendono le
mosse di Cabras-Fadda
Accolta la richiesta dell'area Soru malgrado il silenzio di Cucca

L'assemblea nazionale slitta a data da destinarsi, quella regionale
invece si farà sabato 21 aprile. La presidente Lalla Pulga non l'ha
convocata su richiesta del segretario Giuseppe Luigi Cucca, ma di 45
membri dell'organismo. Tutti soriani, come la stessa Pulga. I delegati
sono in tutto 160 e per celebrare l'assemblea basta la firma di un
quinto di loro.

Si tratta, comunque, di una convocazione unilaterale,
e questo significa che i dem sardi vivono una situazione di stallo e
disarmonia, dove le diplomazie interne lavorano non bene. È certo,
comunque, che come un mese fa in occasione della direzione regionale a
Oristano, sabato alle 9.30 all'hotel “Su Baione” Cucca non si
presenterà dimissionario. Il segretario arriverà all'incontro con la
disponibilità a rimettere il mandato nelle mani dell'Assemblea, pronto
a fare un passo indietro se fosse la maggioranza a chiederglielo. Ma
le dimissioni a prescindere non sono contemplate.

I CONTI I numeri, d'altra parte, potrebbero dargli ragione: in teoria
sono 110 i delegati che in Assemblea dovrebbero sostenerlo, i 57
eletti alle scorse primarie nella lista “Insieme per Cucca”, e i 53
della corrente dei Popolari-riformisti (Cabras-Fadda); i contrari,
sulla carta, sono i 50 soriani. Il fatto che la richiesta di
convocazione sia esclusivamente di matrice soriana potrebbe anche
voler dire che Cucca ha ancora la maggioranza. Il condizionale è
imposto dalla posizione dei Popolari riformisti, per nulla scontata.

Dopo il voto del 4 marzo - in realtà anche prima, a causa delle
polemiche sulle candidature - gli equilibri sono cambiati. Il 17
marzo, in direzione a Oristano, il senatore uscente Silvio Lai aveva
lanciato la discussione sull'articolo 13 dello statuto nazionale del
Pd che prevede la possibilità di costituire un Partito sardo federato
rispetto a quello nazionale. Una soluzione che certo non potrà
incontrare i favori dei renziani sostenitori di Cucca, ma nemmeno dei
soriani. Lai, come tutti gli uomini dell'area Cabras-Fadda, avevano
insistito per una convocazione rapida dell'Assemblea. Nel documento
finale si era parlato di «dopo Pasqua», comunque prima di quella
nazionale allora in programma l'11 aprile.

IL CALENDARIO Poi però Roma ha deciso per il rinvio al 21 aprile, e
ieri ha fatto saltare anche questo appuntamento: è stato il reggente
Maurizio Martina ad aver annunciato venerdì scorso di aver chiesto la
“sconvocazione” al presidente del partito Matteo Orfini.

I renziani potrebbero fare la stessa cosa in Sardegna. Un quinto dei
delegati ha ottenuto di riunire il Pd sabato, allo stesso modo un
quinto potrebbe chiedere che l'incontro del 21 non si tenga. Già oggi
gli uomini che sostengono Cucca potrebbero muoversi in questo senso.
Anticipare Roma è sconveniente, sostengono. Perché le decisioni prese
a livello nazionale potrebbero vanificare quelle che saranno assunte
sabato, e del resto - dato che il Pd sardo non è (ancora) un partito
federato - è Roma che ha l'onere di definire un percorso: sulla base
di questo l'Assemblea sarda si dovrebbe riunire per poi ratificarne i
punti con ricaduta regionale.

ARGOMENTI C'è poi un altro motivo per cui in tanti (Popolari
riformisti compresi) non vedono di buon occhio l'appuntamento del 21
aprile: l'ordine del giorno. Nella lettera inviata dalla presidente
Pulga si parla di «Discussione sul Pd Sardegna e analisi della
situazione politica a seguito delle elezioni del 4 marzo 2018». La
seconda parte è considerata la più discutibile: le elezioni si sono
celebrate un mese e mezzo fa, fanno notare gli esponenti della
corrente Cabras Fadda. Che invece andrebbero oltre, proiettati verso
le elezioni regionali, magari a discutere di candidature, fino a porre
la questione se sia opportuno che chi ha già ricoperto due mandati
possa correre per un terzo.
Roberto Murgia

Nasce la Casa rossoblù
Progetto definitivo ed esecutivo affidato al consorzio internazionale
Il Cagliari Calcio sceglie la proposta di Sportium

L e antiche mura della città hanno ispirato il disegno vincente. Gli
spalti - interamente coperti - sembrano incombere impetuosi sul campo
di gioco. E l'acustica dovrebbe rendere lo stadio con vista sul Golfo
un catino assordante, un fortino inespugnabile. In cima s'immagina
persino una piscina panoramica, nel ventre dello stadio il museo del
Cagliari e anche un albergo di lusso.

Attorno, un parco. Chissà se
effettivamente tutti i dettagli progettuali saranno rispettati, ma
l'impianto delineato nel terzo dei tre concept, quello presentato dal
consorzio Sportium, è il preferito dai tifosi rossoblù e il Cagliari
l'ha scelto per dare forma alla sua nuova casa. Entro fine anno sarà
possibile completare il progetto definitivo e iniziare a dare
concretezza al nuovo tempio del calcio sardo. I costi? Euro più, euro
meno, 60 milioni. Lo stadio sorgerà sulle ceneri del vecchio
Sant'Elia: potrà contenere 24 mila spettatori ampliabili a 30 mila,
magari in previsione degli Europei del 2028, se saranno ospitati in
Italia.

LA SCELTA Il Cagliari Calcio - come recita una nota diffusa ieri dal
club presieduto da Tommaso Giulini - «ha individuato nel consorzio
Sportium il candidato per la progettazione definitiva ed esecutiva
della nuova Casa dei tifosi rossoblù». Gli altri due progetti sono
stati presentati da Tractebel Engie con Gau Arena e J+S con One Works.
E ora? «Prima dell'assegnazione formale dell'incarico, inizia una
necessaria fase di approfondimento con il gruppo prescelto volta alla
definizione di tutti gli aspetti contrattuali e operativi».

IL CONSORZIO Sportium raggruppa i soci Progetto CMR, iDeas, B&L Real
Estate e Manica Architecture, dello statunitense DavidManica ,
archistar che ha messo la firma su progetti di stadi e arene in tutto
il mondo.

IL PERCORSO I tre progetti, selezionati su 25 proposte, sono stati
illustrati in una conferenza, tenutasi il 28 febbraio al Lazzaretto, e
quindi esposti alla Sardegna Arena. La mostra, aperta a tutti dal
primo al 9 marzo, ha fatto registrare grande partecipazione.

IL COINVOLGIMENTO «Oltre 5 mila persone sono state coinvolte tra chi
ha scelto di visitare l'esposizione e di indicare, anche da casa, il
modello di stadio preferito, compilando un apposito questionario
online», recita la nota del club. «Il concept di Sportium è quello che
meglio degli altri ha superato l'analisi rispetto a decine di
parametri tecnici e di valutazione di impatto ambientale». Inoltre
«rappresenta un punto di partenza per la realizzazione del progetto
definitivo che sarà completato entro la fine del 2018».

I PROFESSIONISTI Collaboreranno allo sviluppo e al compimento
dell'opera gli ingegneri Ginevra Balletto , docente alla facoltà di
Ingegneria dell'Università di Cagliari, Alessandro Gosti e Mario
Marongiu . Come spiega in un'intervista a Unionesarda.itMassimo Roj ,
managing partner del progetto CMR, sede a Milano, che fa parte del
consorzio Sportium, «ora dobbiamo parlare con il Cagliari Calcio per
dare il via alla procedura amministrativa e a quella progettuale per
ridefinire il prospetto di partenza». I tempi: «Dovremmo - e lo
speriamo - rimanere nell'ambito dei 24, 30 mesi al massimo».
Lorenzo Piras

Ospedali, riforma ferma al palo - I partiti: il ritardo genera il caos
e rinvia l'operazione-risparmio A sei mesi dall'approvazione manca il via libera dei ministeri dell'Economia e della Salute

La rete ospedaliera sarda da sei mesi è soltanto un documento in
attesa di conoscere il suo destino. Manca il via libera da Roma e sino
ad allora la nuova geografia degli ospedali sardi è ferma al palo,
nonostante l'urgenza di riorganizzare le strutture e colmare una parte
del disavanzo. Lo stallo causa qualche malumore perché risulta
difficile far entrare a regime una riforma che ha subìto molte
critiche e che deve ancora dimostrare la sua efficacia. Un'attesa che
agita la maggioranza di centrosinistra e che subisce gli attacchi
delle altre forze politiche con un pensiero pressappoco unanime: il
ritardo genera caos e rinvia l'operazione di risparmio. Novità,
invece, per i diabetici con la possibilità di ottenere gratuitamente
il dispositivo per il monitoraggio della glicemia.

L'ANALISI I ministeri dell'Economia e della Salute stanno concludendo
l'analisi della nuova geografia degli ospedali nell'Isola,
controllando costi ed eventuali violazioni al Decreto ministeriale che
classifica le strutture in base al bacino d'utenza. Gli uffici romani
hanno chiesto chiarimenti sui piccoli ospedali, anche se «hanno capito
le difficoltà del territorio sardo», sottolinea l'assessore regionale
alla Sanità, Luigi Arru.

I MALUMORI In questa fase di passaggio sono gli atti dei direttori
generali a governare i cambiamenti: «Senza l'ufficialità della rete
ospedaliera questo può essere un problema», spiega il consigliere
regionale del Pd, Lorenzo Cozzolino, «modiche che possono scontentare
gli utenti e creare confusione». Il vice presidente della commissione
Sanità, Edoardo Tocco (Fi), infatti, chiede che «si fermino tutti i
provvedimenti perché se i ministeri impugnano qualche norma si blocca
tutto».

C'è il problema del disavanzo sul quale la rete ospedaliera dovrebbe
avere un effetto positivo, anche perché l'approvazione definitiva
prevede un bonus di 250 milioni di euro da parte dello Stato.
L'esponente dei Riformatori, Michele Cossa, è convinto che a subire
questa situazione siano soprattutto «i pazienti, costretti ad avere a
che fare con un sistema sanitario in attesa di un suo futuro». Arru,
però, ribatte: «Le lamentele sono per un sistema vecchio che verrà
migliorato con la nuova rete».

IL PRINCIPIO La nuova geografia degli ospedali ha l'obiettivo di
classificare le strutture sulla base della loro specializzazione che
deriva dal bacino d'utenza. Un principio contestato in Sardegna a
causa della conformazione geografica legata ai collegamenti interni.
Il senatore del Movimento 5 Stelle, Emiliano Fenu, reputa urgente
«risolvere i problemi legati alle risorse e ai debiti, visto che in
molti contesti mancano medicinali e forniture». Inoltre, prima di
adoperarsi per rivedere la rete ospedaliera «sarebbe stato meglio
migliorare la presenza delle cure nel territorio».

ELISOCCORSO Un ruolo chiave avrà il servizio di elisoccorso, che dovrà
garantire, a tutti i territori della Sardegna, interventi e trasporti
rapidi in caso di urgenza. Dopo l'affidamento alla Airgreen arriva
l'attacco da parte del Conapo (sindacato autonomo dei Vigili del
fuoco). Pietro Nurra, segretario della Provincia di Sassari, afferma:
«Il nuovo servizio non potrà fornire in alcun modo la stessa efficacia
ed efficienza dell'attuale configurazione Hetms garantita dalla
perfetta integrazione della componente tecnica dei Vigili del fuoco e
di quella sanitaria».

Nel mirino anche i costi del servizio, 71 milioni di euro per
l'affidamento di 8 anni. «Sarebbe stato meglio investire e migliorare
il servizio fornito dai vigili del fuoco, anche in funzione
dell'esperienza già maturata».

I DIABETICI Passi avanti sul monitoraggio della glicemia per i
diabetici. La Consulta, riunita ieri, ha dato il via libera in accordo
con l'assessorato, alla fornitura gratuita del dispositivo alternativo
alle strisce per controllare la glicemia.

Si tratta di un passo avanti che permetterà, anche in base al tipo di
professione, di sostituire la puntura con un dispositivo wireless che
comunica con un bottoncino attaccato al braccio per il controllo dei
valori. Sono esclusi da questa novità i bambini fino a 4 anni perché
l'azienda produttrice non ha rilasciato la licenza. Il dispositivo ha
un costo di circa 60 euro e dura 14 giorni.
Matteo Sau

Ma il Pd boccia la proposta
Idea Calenda: un governissimo di transizione

ROMA La soluzione della crisi potrebbe essere un governo di
transizione con tutte le principali forze politiche, che faccia poche
riforme urgenti tra cui quella della legge elettorale. È il senso del
ragionamento fatto dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda
in un'intervista al quotidiano La Repubblica, che riapre nel Pd le
polemiche sul ruolo del partito.

Secondo Calenda il governo dovrebbe lavorare a stretto contatto con
una «commissione bicamerale sulle riforme istituzionali» per un
sistema elettorale che dia «la possibilità di formare esecutivi
stabili in un sistema politico tripolare». L'idea è anche mettere mano
«ai tagli dei costi della politica e alla trasparenza nei partiti».
Molte le critiche arrivate dall'interno del Pd, tanto che poi il
ministro è dovuto intervenire con una nota ufficiale per specificare
che la sua era una chiamata alla responsabilità di tutti, per uscire
dall'impasse. Una posizione che non scontenterebbe la maggioranza
renziana. Ma questo non ha risparmiato al ministro l'ironia di Matteo
Orfini: «A Calenda vengono meglio i tweet che le interviste».

Intanto il segretario reggente, Maurizio Martina, accusa Lega e M5S di
tatticismo sulla pelle del Paese e di dare «uno spettacolo desolante
fatto solo di tatticismi e personalismi». Ettore Rosato ribadisce il
no secco a intese con M5S e Lega, pur con tutta la disponibilità a
dialogare con chiunque riceva un mandato da Mattarella. Chi, invece,
continua a spingere per la trattativa col M5S è Francesco Boccia,
esponente della minoranza vicina a Michele Emiliano


IGLESIAS. Alleanza tra Forza Italia e Udc, mistero sui candidati
La sfida del centrodestra: «Coalizione compatta»

L'alleanza “storica” resiste. Senza che si prefigurino, a Iglesias,
scenari diversi da quelli di un centrodestra composto, in primis, da
Piazza Sella (lista civica di area Udc) e Forza Italia, cui si
aggiungono Fratelli d'Italia e altre 2 liste civiche. A meno di due
mesi dalle consultazioni per il rinnovo del Consiglio comunale e
l'elezione del successore di Emilio Gariazzo (che ha comunicato al suo
partito, il Pd, di non volersi ricandidare), proseguono gli incontri
della coalizione uscita perdente alle scorse comunali.

CENTRODESTRA Questa assiduità delle riunioni porta a ritenere che stia
sfumando la possibilità di un accordo tra gli esponenti dell'Udc
cittadino e il centrosinistra, all'insegna di una coalizione allargata
che era stata caldeggiata pubblicamente da Giorgio Oppi, leader
dell'Udc. «Ormai dovremmo essere in dirittura d'arrivo, anche per la
scelta del candidato sindaco espressione della coalizione di
centrodestra», conferma Gianluigi Rubiu - consigliere comunale e
capogruppo Udc in Consiglio regionale - seppure lui stesso, nelle
scorse settimane, non avesse escluso possibili confronti per dare vita
a una coalizione allargata, senza escludere alcuno.

«Ma ci siamo fin
qui confrontati con i partiti di centrodestra e con gli esponenti di
liste civiche - aggiunge - e l'alleanza definitiva dovrebbe essere
questa». Sul tavolo ci sarebbero anche i nomi di possibili candidati
alla carica di sindaco: «Esaurita, per quanto riguarda il nostro
gruppo, la possibilità di proporre uno dei consiglieri comunali
uscenti - precisa Rubiu - si è convenuto di guardare nella società
civile, individuando persone non direttamente riconducibili ai
partiti».

FORZA ITALIA Un discorso analogo per Forza Italia, l'altro partito del
centrodestra presente in Consiglio comunale. E ciò rende sempre più
attendibili le indiscrezioni secondo cui il candidato a contendersi la
fascia tricolore possa arrivare da ambienti non partitici, come i
settori dell'impresa, dell'artigianato o della comunicazione. Facendo
cadere (salvo sorprese) l'ipotesi di una candidatura di Gian Marco
Eltrudis, Andrea Pilurzu, Angela Scarpa, Luigi Biggio e Gianfranca
Mannu. Nomi che, nei giorni scorsi, circolavano con insistenza in
città.

LA COALIZIONE «Sarà la coalizione a fare la scelta, continuando il
confronto democratico già ben avviato - dichiara Biggio, capogruppo
forzista - di sicuro posso affermare che per quanto ci riguarda non
c'è mai stato il pensiero di una possibile alleanza con il Pd: non per
un pregiudizio, bensì per una questione di coerenza in quanto
riteniamo il partito principale responsabile delle criticità nella
nostra città, in primo luogo dello sfascio della sanità».
Cinzia Simbula


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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