giovedì 19 aprile 2018

Rassegna stampa 19 Aprile 2018


Unione Sarda

Governo, alta tensione M5S-Lega Casellati riceve da Mattarella l'incarico esplorativo ma le consultazioni regalano nuove incertezze Di Maio a Salvini: «Decida in settimana». La replica: «Basta veti».

ROMA Il primo giro di consultazioni non ha accorciato le distanze tra le forze vincitrici delle elezioni ed Elisabetta Alberti Casellati ha tempo fino a domani per verificare se si può fare il nuovo esecutivo. È il termine posto dal Capo dello Stato che ha affidato alla presidente del Senato un mandato esplorativo per valutare se ci sono le condizioni per un governo di centrodestra e Movimento 5 Stelle, e con quale premier. Ma i primi colloqui servono solo a confermare la situazione di stallo, con M5S e Lega fermi nelle rispettive posizioni.

Di Maio conferma: «Il veto su Berlusconi resta». Mentre Salvini, che all'incontro con Casellati ha mandato i capigruppo, replica: «Il secondo arrivato non può imporre le regole: mi pare che Di Maio non voglia governare o che abbia già scelto il Pd». Oggi è probabile una nuova tornata anche perché la presidente del Senato dovrà riferire entro domani al presidente della Repubblica l'esito degli incontri.

ANCORA AUT AUT La delegazione dei 5 Stelle si è presentata per prima a Palazzo Giustiniani. «Casellati ha tempi stretti e un mandato ben preciso per verificare i presupposti per una maggioranza con M5S e centrodestra - ha detto Luigi Di Maio -. Il centrodestra è un artifizio elettorale, che si presenta diviso anche a queste consultazioni. Quindi le abbiamo ribadito che noi siamo pronti a sottoscrivere un contratto di governo solo con la Lega. Salvini deve decidere in fretta, entro questa settimana».

La replica del leader della Lega è arrivata subito: «Nessuno la tiri in lungo. Io non ho bisogno di una settimana per dire che gli italiani hanno votato in modo chiaro un mese fa». Se fallisce Elisabetta Alberti Casellati, «lasciamo nelle mani del presidente della Repubblica la possibilità di dare una sveglia a chi sta impedendo la nascita del governo. La domanda è: sono tutti disposti a evitare ambizioni personali oppure no? Se la risposta è sì, allora si lavora». Quanto al veto su Berlusconi, ha aggiunto: «Ho il dubbio che i 5 Stelle usino Berlusconi per non andare al governo».

DIVISI MA INSIEME Ieri la coalizione di centrodestra non si è presentata alle consultazioni come un'unica delegazione. Così Silvio Berlusconi ha guidato la delegazione di Forza Italia e Giorgia Meloni quella di Fratelli d'Italia. «Abbiamo insistito sul fatto che essendo la coalizione del centrodestra quella vincente, spetta a questa indicare il presidente del Consiglio», ha detto Berlusconi. È quel che ha ribadito Giorgia Meloni: «Siamo disponibili a dialogare con altri, ma non prescindiamo dalla guida del governo per un esponente di centrodestra. Che abbiamo indicato in Matteo Salvini».

IL FORNO CHIUSO Luigi Di Maio, dopo le consultazioni, è tornato sull'apertura dei pentastellati verso il Pd: «Ci siamo rivolti alla Lega e al Pd perché si può fare una convergenza, però vogliamo che il Pd ci risponda. Siamo noi che abbiamo preso l'iniziativa già da settimane per un contratto di governo». Ma tra i dem dell'ala renziana prevale, nonostante qualche apertura, il no alla possibilità di un'intesa di governo coi 5Stelle.

«Con il mandato alla presidente Casellati di verificare le condizioni per una possibile maggioranza di governo tra centrodestra e Cinque Stelle si pone fine alle ambiguità di questi 45 giorni - ha puntualizzato il segretario reggente Maurizio Martina -. Altro che aspettare le elezioni regionali, ora è il momento della verità per chi dopo il 4 marzo ha pensato solo a tatticismi e personalismi».


Il neodeputato si dimette
Pittalis saluta l'aula dopo 24 anni Al suo posto Coinu

Dopo 24 anni Pietro Pittalis lascia il Consiglio regionale per il
ricoprire la carica di deputato. Ieri mattina, l'esponente di Forza
Italia ha rassegnato le dimissioni dopo «aver trascorso quasi cinque
lustri, scanditi spesso da passioni e irruenze sempre con la volontà
di servire il popolo sardo». Nel saluto di Pittalis l'ammissione di
«non essere forse sempre riusciti nei nostri intenti, come
testimoniano le tante questioni aperte come quella dei disoccupati,
precari e poveri per i quali bisogna fare molto di più in Sardegna e a
Roma».

Dopo aver salutato il presidente Pigliaru, la Giunta, il presidente
del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, i colleghi consiglieri, il
personale e i giornalisti delle testate sarde, Pittalis ha dedicato un
pensiero particolare al gruppo di Forza Italia e alla collega,
Alessandra Zedda che diventa capogruppo.

Al posto di Pittalis entra in
Consiglio regionale, Stefano Coinu, ex sindaco di Fonni che ha giurato
durante la seduta di ieri pomeriggio. Il neo senatore e segretario del
Psd'Az, Christian Solinas, invece, presenterà le dimissioni in Aula
sabato 28 aprile, quando l'assemblea si riunirà per le celebrazioni di
Sa Die de sa Sardigna quando verrà approvato anche l'inno della
Sardegna. Al posto di Solinas entrerà in Consiglio regionale Nanni
Lancioni. (m. s.)


IGLESIAS. Ma Forza Italia ha chiesto ancora qualche giorno di riflessione
Centrodestra (quasi) unanime: «La candidata è Ilenia Mura»

Il terzo candidato a sindaco di Iglesias è una donna.
LA SCELTA Si tratta di Ilenia Mura, 42 anni, giornalista, indicata dal
gruppo “Piazza Sella-Udc” per conquistare la fascia tricolore alle
elezioni del prossimo 10 giugno. Il suo nome circolava in città da
diversi giorni (insieme a quello di Margherita Collu, laureata in
Economia con alle spalle esperienze nel campo della dirigenza
aziendale) ma è stato confermato dagli esponenti del partito di cui è
leader regionale Giorgio Oppi, nel corso della riunione che la
coalizione di centrodestra (formata anche da FI, Fratelli d'Italia e
la civica Ainnantis) ha avuto martedì sera.

IL DISSENSO Un incontro che, tuttavia, non si è concluso con un
accordo unanime: Forza Italia, in particolare, avrebbe manifestato
palesemente dissenso, chiedendo qualche giorno di tempo per
riflettere. La rottura, fino al tardo pomeriggio di ieri, sembrava
dietro l'angolo. Tanto che circolavano indiscrezioni su una possibile
candidatura di uno dei consiglieri uscenti, in primis il capogruppo
Luigi Biggio. Il condizionale è d'obbligo, giacché nessuno degli
esponenti forzisti (da quelli locali fino al coordinatore regionale,
il parlamentare Ugo Cappellacci), ieri, ha risposto al telefono. Ha
risposto, invece, Gianluigi Rubiu (consigliere di Piazza Sella e
capogruppo Udc in Consiglio regionale) il quale ha confermato la
scelta di Ilenia Mura: «Il candidato, per noi, è lei ed è una
decisione definitiva.

Ci auguriamo che gli amici di Forza Italia, dopo
la riflessione, proseguano insieme a noi, a Fratelli d'Italia e alla
civica “Ainnantis” il proficuo percorso iniziato per il bene della
città. Iglesias, soprattutto in questo momento, ha bisogno di una
coalizione compatta e capace di sostenere convintamente la candidata
sindaco». Anche Giancarlo Mameli, fondatore del movimento civico che
fa parte della coalizione di centrodestra, conferma pubblicamente il
suo convinto assenso alla candidatura della giornalista. «È un nome
che a noi va bene, anche perché non avevamo espresso preferenze sulle
candidature a sindaco. La nostra adesione alla coalizione di
centrodestra - precisa - è legata al fatto che ci ha convinti il
programma nel quale sono stati inseriti i punti che noi avevamo posto
come condizione».

ALTRI NOMI Al momento si conoscono ufficialmente soltanto altri due
candidati alla carica di sindaco: Valentina Pistis (“Cas@Iglesias”) e
Carlo Murru (“Progetto per Iglesias”); per il centrosinistra prende
sempre più piede il nome di Mauro Usai e c'è attesa per il candidato
del Movimento 5 Stelle. Cinzia Simbula

Iglesias
Centrosinistra orfano del Pci, adesso è ufficiale

Il Pci di Iglesias dà l'addio alla coalizione di centrosinistra e
ribadisce il sostegno alla candidata sindaco Valentina Pistis. A
ufficializzare che il partito «non ha partecipato all'ultima riunione
e non parteciperà in futuro ad incontri di coalizione a guida Pd» è il
segretario federale, Antonello Pinna.

È lui a scrivere che la presenza
“silenziosa” agli incontri precedenti a quello di martedì sera, «è
stato un tentativo estremo per comprendere se un reale cambiamento
potesse prefigurarsi nell'approccio e nella condivisione dei problemi
degli iglesienti con le soluzioni per affrontarli e risolverli». Il
partito (che si trova nella condizione paradossale di essere guidato
da due segretari: Sergio Murenu, che ha revocato le sue dimissioni, e
Renzo Piras, eletto in vista del congresso), già da tempo aveva
annunciato l'appoggio alla candidata di “Cas@Iglesias” (costola dei
Riformatori sardi) e la costituzione della civica “Iglesias in
Comune”.

La rottura si era consumata ben prima. E lo stesso Pinna lo ricorda:
«Siamo stati tra i primi a sollevare perplessità sull'operato del
sindaco Gariazzo e della sua Giunta quando, dopo solo un anno di
governo, facevamo ancora parte della maggioranza». Fino al passaggio
all'opposizione: «Siamo usciti dopo numerose richieste di cambi di
rotta, tutte cadute nel vuoto, certificando oggi il totale
fallimento».

Il Pci, con Piras uno dei due segretari cittadini, «prende le distanze
anche da “Potere al popolo” che, a oggi, ci risulta ancora un fedele
alleato del Pd e col quale non c'è mai stata condivisione di programmi
sui temi locali». (c. s.)

SASSARI. Pd spaccato
Dopo lo scontro Sanna attacca la capogruppo

Un Pd spaccato, uscito con le ossa rotte da un Consiglio comunale in
cui sul banco degli accusati sedeva Nicola Sanna, per la gestione del
Consorzio industriale e la sua difesa del presidente Taula. Invece
nella votazione finale il gruppo si è diviso e una maggioranza inedita
(i dem dell'asse Spissu-Lai con l'opposizione) si è alleata per
bocciare la mozione anti-sindaco.

È la sintesi di una situazione sempre più ingarbugliata a Palazzo
Ducale. Sanna, ancora una volta, è uscito (quasi) indenne, evitando il
voto di sfiducia. Il giorno dopo, usa toni più pacati, ma parole
sempre taglienti. «Sono stupito e amareggiato per quanto accaduto in
aula. Non volevo offendere nessuno, quello che è stato detto fa parte
della dialettica politica. Ora però chi deve prendere atto di quanto è
successo è la capogruppo Carla Fundoni. Deve assumersi le sue
responsabilità perché parte dei consiglieri non voleva quello che
voleva lei.

E non è certo questa la sua principale funzione». Per
Sanna è rimediabile il fatto che in Consiglio si sia formata una nuova
maggioranza. «Ci sono le condizioni per andare avanti. Penso che si
possa capire che sono stati commessi degli errori. Se ne traggano le
conseguenze. Il mio compito è solo quello di amministrare».

Nel partito tutto tace anche in vista dell'assemblea regionale in
programma sabato. Insistono invece le opposizioni: Fratelli d'Italia,
Forza Italia e Movimento 5 Stelle, avevano chiesto di votare la
sfiducia. Ribadiscono che «è stata persa un'occasione per staccare la
spina ad una amministrazione litigiosa sin dal primo giorno». ( fr.
fe. )

La Nuova

Il deputato di Fi saluta l'aula dopo 24 anni: al suo posto entra Coinu
Pittalis lascia, Zedda capogruppo

Ventiquattro anni fa, era il 1994, Pietro Pittalis entrava per
la prima volta in Consiglio regionale. Era all'epoca uno dei tanti
volti nuovi scelti da un altro esordiente in politica, Silvio
Berlusconi, per lanciare la neonata Forza Italia. Dopo ben cinque
legislature consecutive, sono arrivati i saluti di Pittalis, che il 4
marzo è stato eletto alla Camera e dal Consiglio s'è voluto dimettere
in aula. «Ho preferito - sono state le sue parole - ringraziare di
persona l'Assemblea. In questo momento il mio pensiero va alle
questioni ancora irrisolte del lavoro, dei precari e di chi vive
purtroppo ai margini della società.

A Roma andrò portando alto il
vessillo della sardità e la rivendicazione dell'insularità, perché ho
sempre inteso la politica come una scelta di servizio e dichiaro da
subito la mia piena disponibilità non solo ad ascoltare ma anche ad
intervenire per risolvere le vertenze che ancora impediscono alla
Sardegna di crescere». Al posto di Pittalis è subentrato Stefano
Coinu, ex sindaco di Fonni, primo dei non eletti nel 2014 nella lista
di Forza Italia nel collegio di Nuoro.

Dopo le dimissioni di Pittalis,
Alessandra Zedda è stata eletta all'unanimità nuovo capogruppo dai
consiglieri di Fi, mentre Marco Tedde è stato confermato
vicecapogruppo. Anche il neo senatore del Psd'Az, Christian Solinas,
formalizzerà le dimissioni in Aula. Lo farà sabato 28 aprile, nellla
seduta convocata per «Sa Die de sa Sardigna» e per l'approvazione
dell'inno. Sempre in aula dovrebbe presentare le dimissioni anche il
deputato Gavino Manca del Partito democratico

Fmi: «Il risanamento italiano sia credibile»
«Per il debito serve una traiettoria in calo»

La «priorità per l'Italia dovrebbe essere l'avvio di un risanamento di
bilancio credibile e ambizioso per incanalare il debito in una
traiettoria di calo». Lo afferma il Fondo monetario internazionale
(Fmi), secondo il quale l'Italia può seguire diverse vie per
raggiungere l'obiettivo, ovvero può aumentare le spese di capitale,
spostare la tassazione verso i ricchi e le proprietà e ampliare la
base imponibile». «Nelle economie avanzate alle prese con
l'invecchiamento della popolazione (Germania, Italia e Giappone) -
aggiunta sempre il Fmi - la spesa pubblica dovrebbe puntare ad
ampliare la forza lavoro aumentando l'accesso alla formazione e
aumentando la partecipazione femminile».

Il Fmi sottolinea poi che gli
«sforzi in corso in Italia per ridurre l'attuale spesa (inclusa
l'elevata spesa pensionistica) potrebbero creare spazi per misure
pro-crescita e inclusive». Il Fmi ha rilevato infine che il debito
pubblico americano salirà nel 2023 al 116,9% del pil, superando il
116,6% di quello previsto per l'Italia. È quanto emerge dalle tabelle
del Fmi contenute nel Fiscal Monitor, secondo le quali fra le economie
avanzate nel 2023 solo due paesi faranno peggio degli States in
termini di debito: si tratta della Grecia e del Giappone. di Michele
Esposito

Pronto il piano B di Mattarella. Ipotesi Fico per un altro giro


Due mandati esplorativi e una manciata di giorni, poi
il tempo per i partiti sarà scaduto e si procederà con il
pre-incarico. A 4 giorni dalle Regionali in Molise il presidente
Sergio Mattarella spiazza tutti con un mandato esplorativo a tempo - e
delimitato al centrodestra-M5S - alla presidente del Senato Maria
Elisabetta Casellati. Un mandato che, nella strategia del Colle, ha
già un'ipotesi «b» qualora, come sembra al momento, dovesse saltare
questo percorso: inviare in esplorazione, dopo una pausa di
riflessione, il presidente della Camera Roberto Fico, con la
possibilità che cambi anche lo schema per un'eventuale maggioranza.

La mossa del Colle mette di fatto all'angolo Luigi Di Maio e Matteo
Salvini quasi «costringendoli» ad un ultimo tentativo. Tentativo che,
a questo punto, non si può più escludere che sfoci in un premier terzo
con un passo di lato di entrambi i leader. Anche perché nel caso anche
Fico non riesca a sbloccare lo stallo, Mattarella potrebbe procedere
senza più ascoltare i partiti e conferendo un pre-incarico. Per i
protagonisti in campo, a partire da Lega e M5S, a quel punto non ci
sarebbe più spazio per schermaglie e ipotesi di dialogo: un
pre-incarico metterebbe Lega e M5S di fronte alla prova,
delicatissima, del cercare i numeri in Aula. La strategia del Colle,
di fatto, dà ai partiti un'altra settimana circa prima che si proceda
al conferimento di un pre-incarico.

Una settimana durante la quale, si
sottolinea al Quirinale, un qualsiasi accordo tra i partiti che possa
sbloccare l'impasse vedrebbe Mattarella pronto a registrarlo. La mossa
del capo dello Stato arriva dopo giorni in cui non è stato registrato
nessun passo avanti, nei toni e nella sostanza. Ed è una mossa che
spiazza Salvini, che sperava di scavallare il voto in Molise prima di
affrontare le consultazioni di Casellati. La reazione del leader
leghista è veemente. Una volta venuto a sapere del calendario dei
colloqui, Salvini confida il suo disappunto a Giorgia Meloni per un
preavviso, a suo parere, irrisorio.

E sceglie di non rinviare il suo
comizio a Catania, producendo uno strappo istituzionale non da poco e
che potrebbe ricucirsi solo oggi quando, al nuovo giro di
consultazioni che Casellati organizzerà, Salvini dovrebbe esserci. Con
la sua accelerazione il Colle fa salire, e di molto, la pressione
anche su Di Maio. Il leader M5S non dà segni di cedimento e continua a
guardare al Pd, ma sul tavolo da gioco adesso non c'è solo il suo veto
a FI ma anche il tema della premiership.

La Lega formalmente chiede un
suo passo di lato e lo stesso, in un'ipotetico schema di governo con
il Pd e sotto la regia di Fico, faranno i Dem. E allora ecco che,
anche in qualche esponente del M5S si insinua il dubbio che la
rigidità di Di Maio sulla premiership e, contestualmente, su
Berlusconi, non paghi. «Su Di Maio premier non riusciranno a
spaccarci», avverte in mattinata un senatore del M5S. E Di Maio, in
serata, chiede all'assemblea congiunta se qualcuno, tra i
parlamentari, sia d'accordo con il via libera a FI e il passo indietro
su Palazzo Chigi. Nessuno, dalla platea, alza la mano. Ma la
questione, molto presto, tornerà a galla. E Di Maio sarà chiamato
all'amletica scelta tra un passo indietro che possa sbloccare
l'impasse di governo o il continuare su una strada che potrebbe
portare il M5S all'opposizione.

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Federico Marini
skype: federico1970ca

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