venerdì 6 aprile 2018

Rassegna stampa 06 Aprile 2018


La Nuova

L'invito di Fois: sì al centro nazionalitario Amministrative, il coordinatore dei Riformatori chiama a raccolta Pds e Autodeterminatzione

Prima delle elezioni regionali del 2019, ci sono le amministrative di giugno. «È l'occasione perché i partiti lontani dagli schemi tradizionali si ritrovino intorno a una tavolo per mettere assieme una piattaforma in cui la Sardegna sia al centro del programma e in cui i sindaci siano lo scheletro di una Regione da rifondare». A dirlo, come se fosse un appello, è Pietrino Fois, coordinatore regionale dei
Riformatori. «Bisogna avere il coraggio - aggiunge - di mettere assieme un centro nazionalitario in cui siano i sardi a decidere il loro futuro e non più i soliti partiti italiani tra l'altro usciti malconci dalle Politiche.

È indispensabile - continua - provare a far nascere qualcosa di fresco proprio in queste settimane, ancor prima delle amministrative. Dobbiamo dare forma e sostanza a una nuova alleanza intorno a cinque o sei punti decisivi per la Sardegna. Penso alla vertenza per l'insularità, ai rapporti con Roma e Bruxelles. E ancora: i trasporti, l'energia e il lavoro. Sono tutti temi su cui i sardi continuano a essere lasciati soli e sarà così anche con qualunque prossimo governo nazionale».

L'appello di Fois è rivolto al Partito dei Sardi ma anche al movimento per l'Autoderminatzione: «Noi Riformatori - dice - non siamo certo indipendentisti, ma mai ci siamo fusi con i partiti nazionali e quindi la nostra matrice sarda è evidente. Per questo vorremmo aprire un canale di confronto con interlocutori politici diversi dal solito». Finora i Riformatori sono stati un tassello del centrodestra, però in quella coalizione cominciano a sentirsi stretti.

«Anche nelle Politiche - dice il coordinatore regionale - la vertenza Sardegna è rimasta ai margini della campagna elettorale, ma è arrivato il momento di uscire dai soliti schemi. Centrodestra e centrosinistra sono blocchi ormai vecchi per gli elettori sardi e quindi è arrivato il momento giusto per altri accordi solido». Secondo Fois «le amministrative potrebbero essere la palestra giusta per mettere alla prova il centro nazionalitario che proponiamo».

Per poi puntare alle Regionali: «Dove un punto fermo dovranno essere le primarie. Solo da quel percorso - ribadisce – dovrà uscire il nome del candidato-premier, non da accordi segreti o imposizioni che arrivano dalla terra ferma. Di tutto questo i sardi non hanno più voglia, lo hanno confermato nei seggi, e quindi è indispensabili uscire dal tracciato in cui i partiti italiani schiacciano tutto quello che sta loro intorno».

La conclusione dei Riformatori è una sola: «Riapriamo subito e in fretta un confronto politico serrato in cui la Sardegna ritorni a essere al centro di quello che i sardi vorrebbero per uscire dalla crisi ed essere di nuovo competitivi. Cioè avere tutto quello che finora c'è stato negato».

UNIONE SARDA

CAGLIARI - POLITICA. «Entro aprile le novità in Giunta»
Verso la nomina dell'assessore ai Lavori pubblici, a rischio Marcialis e Secchi
Zedda: deciderò dopo aver incontrato i gruppi di maggioranza

Palazzo Bacaredda come il Quirinale. Mentre il presidente della
Repubblica Sergio Mattarella è impegnato a incontrare le forze
politiche, nel suo piccolo anche Massimo Zedda sta facendo le
consultazioni: in ballo non c'è la formazione del Governo, ma la
sistemazione della Giunta comunale.

GLI INCONTRI DI ZEDDA C'erano già malumori in maggioranza nei mesi
scorsi, ma dopo la cacciata di Gianni Chessa - a causa dell'accordo
tra i sardisti e la Lega - la squadra di governo del sindaco è rimasta
incompleta e dopo 73 giorni non ha ancora rimesso in ordine la Giunta.
«Sto incontrando i gruppi consiliari ma, tra giorni di Pasqua e
impegni per portare lo schema di bilancio in Giunta, ho dovuto
interrompere», spiega il sindaco Massimo Zedda, «in questi giorni
proseguirò gli incontri ma i tempi saranno rapidi, di sicuro entro la
fine di aprile».

Quella del primo cittadino è una scelta obbligata:
«Manca una casella nella Giunta, giocoforza bisogna intervenire e
dovrò di sicuro fare una nomina». Non si sbilancia sui nomi che
circolano per i Lavori pubblici, temporaneamente affidati alla vice
sindaca Luisa Anna Marras, e nemmeno sul destino degli altri assessori
ma ci sono i presupposti perché a quasi due anni dal voto metta mano
alla sua Giunta.

LE RICHIESTE DEL PD Il primo cittadino aveva rimandato ogni scelta a
dopo le elezioni, che non hanno avuto un esito positivo per tutta la
sua maggioranza. A partire da Zedda, quasi metà dei consiglieri che lo
sostengono sono in pratica rimasti senza un partito di riferimento e
resiste solo la squadra del Pd che rinnova l'invito a correggere
l'attribuzione delle deleghe.

«Attendiamo le proposte del sindaco
perché spetta a lui: il Consiglio dà gli obiettivo e la Giunta li
attua», commenta il capogruppo Pd Fabrizio Rodin, «abbiamo già detto
che col passare del tempo c'è la necessità di fare una messa a punto e
verificare se le risposte sono rispondenti alle esigenze. Se sono
cambiate le esigenze rispetto a due anni fa, vanno cambiate anche le
risposte».

PROMOSSI E BOCCIATI Il capogruppo Dem promuove la vice sindaca Luisa
Anna Marras («è una garanzia»), l'assessora all'Urbanistica Francesca
Ghirra («l'abbiamo incontrata in commissione col nuovo dirigente,
stanno lavorando bene») e Marzia Cilloccu alle Attività produttive («è
il suo campo, c'è molto dialogo con gli interessati»). Diverso il
giudizio di Rodin su Yuri Marcialis allo Sport e Pubblica istruzione
(«basta parlare coi dirigenti scolastici e vedere come la pensano») e
su Ferdinando Secchi alle Politiche sociali («lì ci sono anche
problemi politici: è espressione di un partito che non è più in
maggioranza»).
Marcello Zasso

ASSEMINI. Il Pd blinda la linea Caddeo Dissidenti a rischio espulsione
Verso le Comunali: democratici divisi sull'idea di un'alleanza “larga”

«Antonio Caddeo è il segretario cittadino del partito, punto di
riferimento locale per il Pd provinciale e regionale. Sarà lui e solo
lui a depositare la lista elettorale con il nome e il simbolo del
Partito democratico alle elezioni comunali»: è quanto sostengono i
vertici provinciali e regionali del Pd in merito alla spaccatura
interna al partito di Assemini. Tre circoli (Rosa Parks, Fratelli
Rosselli e Velio Spano) su cinque non appoggiano Caddeo, accusato di
voler formare una coalizione con elementi di centrodestra, e la
maggioranza del direttivo (21 su 31) si era dimessa: per il
regolamento dei circoli ciò comporta la sfiducia del segretario.

I VERTICI Non per i vertici del Pd che precisano come «la sfiducia
possa avvenire solo con la maggioranza degli aventi diritto
dell'assemblea cittadina, mai convocata. Seguiamo con attenzione
questa fase, lavorando a una ricomposizione». I dissidenti avrebbero
ora tre alternative: ricucire i rapporti con la segreteria locale e
avviare un percorso congiunto, non presentarsi alle elezioni, oppure
proporsi ma senza il simbolo del Pd. Quest'ultima soluzione, per
statuto, «comporterebbe l'espulsione dal partito».

CONSALVO «Il segretario cittadino - dice il consigliere comunale
Francesco Consalvo, del circolo Rosa Parks - può anche continuare a
far finta di non essere stato sfiduciato. In questo modo però non
aiuta il partito né alcuna ricomposizione al dialogo interno. Le beghe
interne non sono di alcun interesse per i cittadini: ciò che conta è
che stiamo lavorando a un programma e a un progetto di centrosinistra.
Altri stanno guardando da altre parti, questo è l'aspetto dirimente.
Il resto delle questioni annoia e non produce alcun valore aggiunto».

CASULA Per l'altra sponda interviene Alessandro Casula, segretario del
circolo Lecis, che ieri ha coordinato l'incontro “Il giardino delle
idee”: «Attualmente siamo noi a rappresentare il partito in città e
lavoriamo con il supporto degli organi provinciali e regionali.
Vogliamo ripartire dal basso, ascoltando le esigenze di lavoratori e
società civile. Se non riusciremo a formare una coalizione correremo
da soli: non abbiamo mai avviato trattative con il centrodestra e
contiamo di ufficializzare il nome del candidato a sindaco dopo il 15
aprile».

Casula puntualizza: «Il segretario cittadino era stato eletto
all'unanimità e i dissidenti non hanno mai convocato un'assemblea
degli iscritti per sfiduciarlo. Non chiudiamo le porte a nessun
iscritto del Pd: abbiamo più volte invitato i dissidenti al dialogo ma
non si sono mai presentati. Quello che vorremmo è un partito unito».
Lorenzo Ena

IGLESIAS. Aspiranti sindaci: in lizza Mauro Usai e Francesco Melis
Il centrosinistra aspetta la decisione di Gariazzo

Il sindaco uscente non ha ancora sciolto le riserve su una sua
eventuale ricandidatura e, nel frattempo, circolano nomi di altri
potenziali candidati a correre per la fascia tricolore. Nel
centrosinistra è ancora aperta la discussione in vista delle prossime
elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale.

EMILIO GARIAZZO Non ci sono certezze sulla conferma di Emilio
Gariazzo, anche perché lui stesso non avrebbe ancora comunicato cosa
intende fare. «Siamo in attesa che ci faccia sapere la sua eventuale
disponibilità», conferma Ubaldo Scanu, segretario cittadino del Pd,
partito che vede come alleati gli esponenti dell'ex Sel, Potere al
Popolo, Socialisti e quelli della lista civica che sostiene
attualmente il sindaco uscente. «Ci sembra corretto attendere che il
sindaco sciolga le riserve - aggiunge Scanu - prima di avanzare
ulteriori candidature e, eventualmente, decidere se sia o meno il caso
di fare le primarie. Ma le scelte saranno fatte dalla coalizione».

INDISCREZIONI Il segretario del Partito democratico non fa alcun nome
di eventuali aspiranti o disponibili a correre, ma come accade per
ogni tornata elettorale, in città ne circolano da tempo alcuni. E sono
nomi piuttosto noti. In “pole position” c'è quello di Mauro Usai,
attuale presidente del Consiglio comunale e segretario regionale dei
Giovani democratici. Ma è ricorrente anche la voce su Francesco Melis,
sempre del Pd, assessore all'Ambiente che, chiamato in causa, conferma
in sostanza le parole del suo segretario: «Per me e per la coalizione
ora il sindaco è Emilio Gariazzo e da lui attendiamo di conoscere
l'eventuale disponibilità.

Il resto si vedrà dopo e, tengo a
ribadirlo, dopo un confronto con tutta la coalizione». Un
centrosinistra “provato” dal risultato devastante ottenuto, anche in
città, alle elezioni politiche del mese scorso che hanno decretato il
successo del Movimento 5 stelle.

LE ALLEANZE La coalizione sembra ben disposta ad allargare l'alleanza
aprendo al centro. «La nostra coalizione ne ha discusso - conferma
Ubaldo Scanu - e ha convenuto di esplorare un'apertura al centro. Non
ci sono preclusioni: i tempi sono cambiati e credo sia importante
trovare unità d'intenti per il bene della città».

Una riflessione che si avvicina molto a quella fatta nei giorni scorsi
da Giorgio Oppi. «Al momento c'è una trattativa in corso con le forze
del centrodestra - ha detto - ma non è stato ancora definito nulla.
Non ci sono preclusioni nei confronti di alcuno e mi auguro che si
raggiunga un accordo più ampio possibile capace di restituire a
Iglesias quella forza per uscire da una condizione di forte crisi».
Cinzia Simbula

Verso l'assemblea del 21
E Renzi convoca i suoi fedelissimi Primarie in vista

ROMA Vacilla la candidatura di Maurizio Martina a segretario eletto
con pieni poteri dall'assemblea del 21 aprile. Anche di questo si è
discusso nella riunione di ieri con i fedelissimi, tenuta segreta fino
all'ultimo e convocata da Matteo Renzi in uno degli uffici della
famiglia Marcucci in via Veneto, nel cuore di Roma.

Con il presidente dem Matteo Orfini, i capigruppo di Senato e Camera
Andrea Marcucci e Graziano Delrio, il tesoriere Francesco Bonifazi,
Maria Elena Boschi e Luca Lotti, ma anche Ettore Rosato e Lorenzo
Guerini, il segretario uscente del Pd ha fatto il punto della
situazione politica.

Renzi ha giudicato «positivo» il colloquio condotto da Martina al
Colle con cui sostanzialmente il segretario reggente si prepara a
un'opposizione “propositiva” in Parlamento. Ma il nodo di che cosa
farà il Pd da qui all'assemblea nazionale resta. Se fino a
ventiquattr'ore prima la riconferma di Martina sembrava quasi
scontata, ora - riferiscono fonti presenti all'incontro - non è più
così certa. Nella cerchia renziana, non tanto Renzi quanto altri non
esprimono un giudizio esaltante sull'operato di Martina.

Quindi soluzione ancora aperta per il 21 aprile quando oltre al nome di
Martina potrebbe spuntarne fuori un altro, oppure, come sembrano
preferire alcuni renziani, più semplicemente si potrebbe avviare da
subito un congresso di due o tre mesi per poi fare le primarie. Sembra
questa l'ipotesi che sta prendendo più quota nelle ultime ore. E ci
sarebbero, come candidati, Matteo Richetti, Debora Serracchiani e
Nicola Zingaretti.

Ci saranno nuove consultazioni. Berlusconi: no a odio e populismi
Mattarella: «Serve tempo» L'M5S: noi con Lega o Pd

ROMA Nulla di fatto. Le forze politiche saranno richiamate al Colle
tra una settimana, per il capo dello Stato, Sergio Mattarella, «non è
emersa nessuna maggioranza politica» e «nessun schieramento ha i voti
necessari per formare un governo», dunque, si spera che una ulteriore
pausa di riflessione aiuti alla formazione di una coalizione in grado
di governare. Le consultazioni si sono chiuse con una fumata nera,
anzi «nerissima» con i principali attori che sono rimasti arroccati
sulle loro posizioni.

BENZINA SUL FUOCO È Luigi Di Maio a gettare benzina sul fuoco,
sbarrando la strada non solo a Forza Italia ma a tutta la coalizione
che per lui «non esiste». Gli unici interlocutori per il capo politico
del Movimento CinqueStelle sono quindi la Lega e il Pd: «Chiederò
subito un incontro con Matteo Salvini e Maurizio Martina per parlare
del contratto di governo». Per Di Maio resta in piedi quindi un patto
alla tedesca, come quello siglato in Germania tra Spd-Cdu.

FORZA ITALIA Silvio Berlusconi chiude ai 5Stelle e apre al Pd,
sottolineando che Forza Italia è «disponibile invece a partecipare con
una presenza di alto profilo a soluzioni serie basate su accordi
chiari, su cose concrete, credibili in sede europea». Il Cav non cita
mai il movimento guidato da Luigi Di Maio ma il riferimento risulta
chiarissimo: «Non siamo disponibili a un governo fatto di pauperismi,
giustizialismi, populismi e odio». Questo governo «non potrà non
partire dalla coalizione che ha vinto le elezioni, il centrodestra» e
con alla guida «un premier della Lega».

LE PAROLE DI SALVINI Di segno opposto Matteo Salvini, che conferma:
«Non lavoriamo a governi raccogliticci o improvvisati, ma a uno che
duri almeno cinque anni». L'esecutivo, per il pallottoliere
parlamentare, si può fare solo «coinvolgendo il M5s», perché la Lega -
a differenza di Forza Italia - esclude il dialogo con il Pd. Salvini è
uscito dopo una ventina di minuti di colloquio, definito
«assolutamente positivo», dove «abbiamo espresso una linea
costruttiva». Ad ogni modo, definisce «unitaria» la coalizione di
centrodestra. «Continuerò a incontrare tutti, la prossima settimana
anche formalmente», spiega Salvini, aggiungendo che «bisogna smussare
degli angoli». Quest'ultima frecciata è per i 5 Stelle, e non è l'unica.

I DEM Prima di Berlusconi e Salvini, al Quirinale era salita la
delegazione del Partito democratico, guidata dal segretario reggente
Maurizio Martina. «L'esito elettorale, per noi negativo, non ci
consente di formulare ipotesi di governo che ci riguardino», dice. A
Martina sembra che «l'avvio della legislatura abbia fatto emergere una
potenziale maggioranza», con una sostanziale intesa tra centrodestra e
5 Stelle, i quali dovrebbero «dire chiaramente» in che direzione
stanno andando.

SANITÀ. Esami, i lunghi silenzi del Cup A Sassari i disagi durano da giorni.
Per fissare una visita bisogna andare all'ospedale
Ore per parlare con gli operatori. Ats replica: servizio perfetto

Il Cup? Un servizio fantasma. Provare per credere. In provincia di
Sassari nelle ultime due settimane è una lamentela continua. Chi ha
bisogno di prenotare degli esami clinici si rassegni. Raggiungere un
operatore del Centro unico di prenotazione può richiedere delle ore,
se va bene. Quando invece va male, e ci si è sorbiti mezz'ora di
musichetta d'ordinanza, può capitare di ricomporre il numero e di
sentire una voce metallica che riferisce di linee sovraccariche.

In un momento di riorganizzazione della sanità sarda, fra medicinali
che mancano e bandi ancora da bandire, anche il Cup vacilla. Gli
addetti ai lavori sussurrano: la Sanità è un carrozzone in perdita,
l'azienda sanitaria spinge più o meno apertamente verso la libera
professione. Con l' intramoenia si accorciano i tempi, i medici
lavorano oltre orario, non ci sono costi esorbitanti e addirittura si
guadagna. Ed ecco qui il potenziamento del Cup. Da qualche giorno la
segreteria del Centro unico di prenotazione si occupa, almeno sulla
carta, anche di libera professione. Sono sempre di più i medici che si
mettono a disposizione per l' intramoenia (prestazione in cui il
medico visita da privato ma usufruendo dei macchinari e dei servizi
dell'ospedale).

Il Cup Alpi, così si chiama, fa capo all'Associazione
liberi professionisti italiani, medici che si mettono a disposizione
dell'azienda al di fuori dell'orario di servizio. Il Cup Alpi c'è da
tanto ma la novità è che fra qualche giorno, a gestire l'agenda degli
appuntamenti, non sarà più il medico privato, ma la sanità pubblica.
Questa settimana dovrebbe diventare operativo uno sportello apposito,
sempre nel Centro unico di prenotazione. Chi ha fatto ricorso
all'intramoenia sa bene come, pagando, si liberino d'incanto
professionisti e macchinari: ma la salute, bene prezioso, non bada a
spese.

Nel frattempo l'agenda pubblica langue, nel senso che contattare gli
operatori è impresa ardua. Un servizio che fino a poco tempo fa
funzionava benissimo, almeno come reperibilità. Quanto agli esami era
un altro discorso. Tac impossibili entro l'anno, risonanze pure, per
prenotare una visita diabetologica non ne parliamo, bisogna
avvicinarsi al reparto, che dire congestionato è poco. Ed è facile
capire come bastino poche settimane di stallo ad ingolfare l'intero
sistema.

LA REPLICA L'Ats racconta un altro film. Fa sapere, in una nota
ufficiale, che nei primi tre mesi del 2018 il servizio Cup di Sassari
ha registrato un aumento delle telefonate del 10% rispetto allo stesso
periodo del 2017: «Nel mese di gennaio gli operatori hanno risposto a
circa 31.640 telefonate contro le 25.351 del 2017; a febbraio le
chiamate sono passate dalle 25.026 alle 28.393 attuali; a marzo sono
cresciute da 27.820 a 28.920».

Solo negli ultimi tre giorni, da martedì mattina a giovedì sera, «gli
operatori del call-center di Sassari hanno preso in carico circa 6mila
chiamate prenotando più di 3mila prestazioni sanitarie». Quest'ultimo
dato, leggermente al di sopra della media, è legato anche a un
problema tecnico-logistico sorto nella sede del call-center di Olbia.
Problema già superato con il relativo ripristino del servizio Cup nel
territorio gallurese.

SUGGERIMENTI Ad ogni buon conto, visto l'alto afflusso di telefonate
che si registra specialmente tra le 9 e le 12, l'Ats Sardegna
consiglia all'utenza di contattare il Cup anche nel pomeriggio,
preferibilmente tra le 13 e le 18, quando il traffico di chiamate è
inferiore. In alternativa - ricorda - si può prenotare la prestazione
sanitaria presso gli sportelli territoriali o attraverso il Cup web,

Infine l'Ats fa sapere
che, sulla base della riforma regionale e nell'ottica di migliorare il
servizio, è stata aggiornata da poco la documentazione sulle
prestazioni erogabili, per uniformare su tutto il territorio regionale
sia le denominazioni delle prestazioni sia i relativi importi.
Patrizia Canu

CAGLIARI - La maglia nera del disagio urbano.Secondo l'indagine
di Openpolis il 45 per cento dei cittadini abita in aree dove vivere è difficile
Servizi carenti e disoccupazione: qui le peggiori periferie del Paese

Il centro è lontano, tra i palazzi solo pochi negozi, gli autobus
passano di rado e anche la presenza di Comune, forze dell'ordine e
sistema sanitario è meno incisiva che altrove. Benvenuti in periferia
dove vivere è un po' più difficile.

Almeno in base ai dati raccolti dall'Istat ed elaborati
dall'osservatorio Openpolis secondo il quale il 45 per cento dei
cagliaritani abita in aree disagiate. Attenzione però, questo non
equivale a dire che la metà della città vive condizioni di povertà ma
che nella quotidianità deve fare i conti con una carenza di servizi
che rende tutto più complicato.

I parametri presi in considerazione
dagli esperti nel valutare i servizi presenti nelle periferie si
riferiscono al numero di farmacie, pronto soccorso, uffici postali,
stazioni di carabinieri o polizia, sportelli comunali, negozi e
supermercati. A questo si aggiungono i collegamenti offerti dal
sistema di trasporto pubblico con il centro e, infine, la percentuale
di disoccupati. Ecco, nella lista delle città italiane Cagliari occupa
il primo posto in termini percentuali. Una conferma a quello che i
cittadini in alcuni casi lamentano ormai da tempo.

IL CASO SANT'ELIA Benché non siano indicati i quartieri individuati
come disagiati, nell'indagine statistica sembra rientrare a pieno
titolo Sant'Elia dove manca «qualunque tipo di servizio dell'abitare»
spiega Anna Puddu, consigliera comunale e presidente della Commissione
Lavori pubblici. «Si tratta di un quartiere che paga le scelte
scellerate della politica, stiamo lavorando proprio per superare
questa situazione e cercare di dare a chi vive qui le stesse
opportunità garantite al resto della popolazione».

Tra le cose che
mancano: «Un presidio dei servizi sociali, dei punti di riferimento
che diano informazioni ai cittadini». Un cambiamento, almeno da queste
parti, potrebbe arrivare grazie a una mozione appena portata in
Consiglio. «Vogliamo trasformare l'ex asilo accanto al Lazzaretto in
un centro di quartiere che disponga di ambulatori e consultori, uno
spazio polivalente, un sportello per avere accesso ai bandi pubblici e
un luogo nel quale far giocare i bambini» continua Puddu.

PIRRI Diversa la situazione di Pirri. La vice presidente della
Municipalità Maria Laura Manca fa le dovute differenze. «Il territorio
presenta caratteristiche diverse. In generale sono presenti tutti i
servizi e il trasporto pubblico funziona bene. Esistono tuttavia delle
realtà dove la statistica può trovare qualche conferma. Mi riferisco a
Barracca Manna dove a causa dell'esplosione demografica i servizi
risultano carenti. Stiamo cercando di recuperare».

In alcuni casi,
però, la situazione sarebbe dettata anche dal comportamento dei
residenti. «Le persone che vivono a Barracca Manna spesso tornano a
casa solo per dormire. Il risultato è che i negozianti che avevano
deciso di aprire un'attività dopo qualche anno sono stati costretti a
chiudere. Stiamo lavorando anche al potenziamento della linea 13 del Ctm».

MULINU BECCIU Tra le zone più popolose anche Mulinu Becciu. «In
effetti qualche necessità c'è: prima di tutto un ufficio postale. E
poi dovrebbero essere migliorati i servizi magari grazie a un ufficio
di città che potrebbe servire i diecimila residenti. Si potrebbe
sfruttare il centro Area3 che sta per andare in appalto. Molte
attività sono dislocate a Su Planu. Ma dal punto di vista della sanità
abbiamo a portata di mano tutti gli ospedali» racconta il consigliere
Fabrizio Marcello, residente a Mulinu Becciu.

Per nulla d'accordo con
le stime di Openpolis il presidente provinciale dell'ordine dei
farmacisti Paolo Diana. «A Cagliari la distribuzione delle 52 farmacie
è omogenea e viene adattata alle esigenze della popolazione. L'ultima
modifica è stata fatta in questo senso proprio 10 anni fa».
Mariella Careddu

La Nuova

Goloritzè apripista. Ma in tutta l'isola crescono i litorali a numero chiuso
Ticket salva spiaggia l'idea convince i sindaci

di Luca Rojch
SASSARICome per l'ingresso al Louvre o alla finale di Champions
league. In futuro per fare il bagno si potrebbe pagare il biglietto.
Non è un'eresia, e sempre più sindaci vista mare pensano di mettere un
ticket di ingresso sui loro litorali. Spiagge come musei, capolavori
che non possono essere lasciati indifesi davanti all'invasione dei
turisti in infradito che da ogni parte del pianeta arrivano in
Sardegna. E pazienza se anche i residenti sono costretti a pagare un
obolo di ingresso o a doversi prenotare per poter fare il bagno in
alcune delle cale più pregiate dell'isola.

Dopo anni di spiaggia
libera, di deregulation balneare i sindaci iniziano a guardare con
interessata cupidigia le loro miniere di sabbia d'argento e mare
azzurrissimo. Sarà anche colpa di uno Stato sempre meno generoso con i
Comuni, ma i primi cittadini, per far quadrare bilanci sempre più in
rosso, cercano di monetizzare l'assalto dei turisti che invadono le
spiagge. Da qualche anno a Cala Goloritzè c'è un ticket di 6 euro, ma
il parcheggio è gratuito, il sentiero è curato, e all'ingresso della
spiaggia le guide dànno informazioni ai turisti.

Difficile trovare
qualcuno che si lamenti. In molte altre spiagge il numero chiuso è
virtuale. Non annunciato, ma praticato. Parcheggi a pagamento, fino a
2 euro all'ora, e limitati. Impossibilità di trovare posto nella
giungla di ombrelloni. In altri il numero chiuso è in previsione. A
Stintino, in cui la pressione antropica rischia di cancellare la
spiaggia, si pensa di contingentare gli ingressi. Chi non crede
all'emergenza provi a stendere il telo da mare a luglio sulla
spiaggia. A Cala Biriala e Cala Mariolu il sindaco di Baunei ha già
annunciato il numero chiuso per quest'anno.

La Spiaggia Rosa,
nell'arcipelago della Maddalena, è off limits per l'uomo dal 1994. Ma
sono tanti i sindaci che pensano a limitare gli accessi in litorali
sempre più stressati. Quello di Castiadas dopo il tutto esaurito del
2017 valuta di proteggere lo Scoglio di Peppino contingentando gli
ingressi. E in tanti pensano di unire la protezione dell'ambiente con
un aiutino alle casse stressate dell'amministrazione, magari con un
ticket di ingresso. In fondo si fruisce di un capolavoro.I

l dibattito
è appena iniziato. Per ora la Regione non sembra avere dato una linea
di indirizzo. È vero che per la prima volta lo scorso anno si è
iniziato a parlare di una eccessiva concentrazione di turisti ad
agosto. E di una difficoltà per le infrastrutture dell'isola di
reggere all'onda dei vacanzieri. Ma davanti alla possibilità di
pensare una strategia turistica che punti un po' meno sui grandi
numeri di agosto, e un po' più sui vacanzieri di qualità negli altri
mesi dell'anno è già partita la rivolta di chi di turismo vive.

L'offerta a Salvini di ministeri graditi. Fattore tempo cruciale
Il rischio del logoramento di Di Maio con il passare dei giorni

M5S, partita a scacchi Strategia dei due forni e piano B verso il Pd

A Sergio Mattarella non ha nascosto la preoccupazione per le
difficoltà nel formare il governo e per l'atteggiamento del Movimento
Cinque Stelle da cui non accetta continue umiliazioni. Raccontano che
Silvio Berlusconi non abbia usato mezzi termini per descrivere al Capo
dello Stato l'atteggiamento tenuto fino ad ora dai pentastellati
bollati dal Cavaliere come un partito «pigliatutto»: volevano fare
politica innovativa - è il ragionamento - ed invece pensano solo ad
occupare i posti. Ed il caso della mancata assegnazione di una
vicepresidenza all'opposizione ne è la dimostrazione.

E che l'ex premier non abbia intenzione di ammorbidire i toni verso il Movimento
lo dimostrano anche le parole usate al termine delle consultazioni con
il Capo dello Stato. Senza mai citare Luigi Di Maio, il leader di Fi
ha ribadito l'indisponibilità del suo partito a sostenere un governo
«pauperista, giustizialista e populista». Berlusconi non ha nessuna
intenzione di avere un ruolo da comparsa: se dobbiamo sostenere un
governo dobbiamo avere pieno diritto a farne parte.

Un avviso che l'ex
premier manda a Matteo Salvini. Il primo giro di consultazioni
certifica dunque l'aumento delle distanze anche tra i due alleati. di
Michele EspositowROMA Un forno «A» e un forno «B». Il primo vestito di
verde e con possibile «happy end» nel breve-medio periodo. Il secondo
di segno Dem e che - stando anche alla posizione del Pd - potrebbe
emergere all'orizzonte solo in un contesto dell'emergenza. Luigi Di
Maio sale al Quirinale con questo schema e a poche ore da una notte
fitta di contatti con la Lega.

Contatti finalizzati a mettere in campo
una bozza di schema di governo ma che si rivelano tutt'altro che
risolutivi. Ed è anche per questo che Di Maio incontra il presidente
Sergio Mattarella con in testa l'idea di rilanciare in maniera chiara
e senza veti, il suo appello al Pd. Il fattore tempo, per il leader
M5S, è cruciale. Il rischio è che con il passare dei giorni la
leadership di Di Maio si logori nella sua veste esterna e che, allo
stesso tempo, si formino le prime crepe all'interno dei gruppi. Il M5S
punta alla prossima settimana per trovare la quadra, annunciando di
voler incontrare in quei giorni sia Salvini sia Maurizio Martina,
proprio a ridosso del secondo giro di consultazioni.

Ma i nodi, tra
M5S e Lega restano e sono sempre concentrati sul duo premiership-FI.
Un percorso politico per rifare il bipolarismo, una riforma della
legge elettorale e una serie di ministeri pesanti - con la condizione
di Di Maio premier - sono, a quanto raccontano fonti parlamentari, le
«ultime offerte» che il M5S fa pervenire alla Lega e di rimando a FI.
Al quale, nello schema di Di Maio, non spetterebbero posti di governo
ma solo un atteggiamento non ostile nei confronti di Berlusconi nella
gestione dei dossier più delicati, dalle nomine alle

telecomunicazioni(Rai-Cdp).E secondo ambienti parlamentari Di Maio
sarebbe arrivato ad «offrire» a Salvini anche due-tre ministeri a
guida di personalità «gradite» a FI. All'offerta segue una fumata nera
che probabilmente infastidisce non poco Di Maio. «Il problema non è
più Berlusconi», è il refrain che filtra dal Movimento subito dopo
l'incontro con il capo dello Stato: quasi un'esortazione implicita a
Salvini a prendere una posizione chiara. E prima dell'incontro il M5S
fa sapere al Pd che Di Maio, dal Colle, non citerà Matteo Renzi,
smussando i termini di qualche giorno fa e mostrando come, per lui,
non sia la presenza di Renzi il problema ma la linea finora tenuta
dall'ex premier.

Ma il Pd, salvo colpi di scena, al tavolo con Di Maio
non si siederà. Il «no» dei renziani è netto e anche il resto del
partito non si dice disposto ad accettare la logica dei «due forni» di
Di Maio. Al momento, quindi, resta il «forno» leghista quello
percorribile. E non è un caso che Di Maio, quasi a far da contraltare
a Salvini, evidenzi al Colle l'importanza di Nato e Ue, mostrando il
suo lato più istituzionale atlantista. Aspetti che, per Di Maio, sono
anche «un'arma in più» per un governo a cui non si vuol rinunciare.


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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