martedì 14 febbraio 2017

Il diritto allo studio non si tocca e non si denuncia! Di Pier Franco Devias (Libe.r.u. Setzione “Paschedda Zau” - Nùgoro)


Sembra uscita dalle lugubri cronache degli anni Sessanta la notizia della denuncia di sei giovani studenti di Galtellì a seguito della manifestazione del 5 ottobre scorso. Gli studenti della Baronia, stanchi di vedere continui rincari ai biglietti e di viaggiare in piedi per andare a scuola, su pullman fatiscenti, lenti, poco sicuri o addirittura pericolosi, decisero di bloccare i mezzi per farsi sentire dalla Regione e avere risposte alle reiterate richieste di veder garantito il diritto allo studio.

Nessuno, davanti a una manifestazione del genere, assolutamente pacifica, condivisa e partecipata da centinaia di genitori e amministratori, si potrebbe onestamente assumere la responsabilità di catalogare quella sacrosanta protesta come reato. Nessuno tranne le forze dell’ordine che, con sprezzo del ridicolo e medaglia al valore per ottusità burocratica, hanno inviato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Sassari una denuncia per interruzione di pubblico servizio per sei ragazzini individuati come “fautori dello sciopero”.

Chi sarebbe mai tanto capace da fargli capire che questi ragazzini stavano protestando proprio CONTRO l’interruzione di un pubblico servizio? Manifestavano infatti per avere mezzi di trasporto per poter andare a scuola in massima sicurezza e con tariffe accettabili, contro una politica che pensa che il diritto allo studio possa essere garantito caricando gli studenti su carri bestiame a cui si potrebbero rompere i freni da un momento all’altro. Niente da fare. I solerti tutori dell’ordine in tutto ciò si dimostrano incapaci di vedere solo delle giuste rivendicazioni e, decisamente con scarsa perspicacia, pensano bene di acciuffare sei ragazzini e dipingerli alla Procura come sabotatori del pubblico interesse.

E’ degna di lode la proposta del sindaco di Galtellì di fare una colletta tra tutti i genitori per pagare le spese legali degli studenti, ma ci sembra che ciò – per quanto utile – lasci in ombra il vero nocciolo del problema: la scandalosa persecuzione delle lotte per i diritti sociali. Non si tratta cioè solo di pagare avvocati ma soprattutto di accusare pubblicamente chi pensa di poter intimidire le lotte per i nostri diritti.
Non vogliamo che si celebri alcun processo, perché sarebbe il diritto allo studio ad essere processato! Perciò in questo momento è importante denunciare e rigettare in maniera chiara il tentativo intimidatorio contro le lotte sociali. Rivendichiamo il diritto a manifestare liberamente contro le ingiustizie e chiamiamo tutti i cittadini a far sentire la loro voce di sdegno, per esigere che la denuncia venga immediatamente archiviata.


Libe.r.u. Setzione “Paschedda Zau” - Nùgoro

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