lunedì 27 febbraio 2017

Rassegna stampa 27 Febbraio 2017


La Nuova Sardegna.

Piras: serve una sinistra più ampia Il deputato aderisce al nuovo gruppo formato dagli ex Sel con i fuoriusciti dal Pd.

SASSARI La sinistra sarda si dà appuntamento nel Campo progressista di Giuliano Pisapia, ma per ora gli ex Sel vanno ognuno per la propria strada. Il deputato Michele Piras, per esempio, dopo l’addio a Sinistra italiana, ha virato verso il nuovo gruppo parlamentare costituito insieme ai fuoriusciti del Pd. Un gruppo che vede insieme gli ex Sel che fanno capo all’ex capogruppo Arturo Scotto e gli ex dem guidati da Bersani, D’Alema, Speranza e Rossi che hanno rotto con Renzi.

In tutto 38 deputati e 14 senatori. «Ho aderito al nuovo gruppo parlamentare Art.1 democratici e progressisti – spiega il deputato nuorese – perché lo considero un primo importante punto di ricongiunzione fra noi - provenienti da Sel e dalla breve esperienza di Sinistra italiana - e gli ex Pd, il nodo parlamentare di una rete più ampia che stiamo costruendo e che vede nel Campo progressista di Giuliano Pisapia una grande occasione e un decisivo punto di riferimento per la costruzione di un'area e di una formazione politica ampia della sinistra e di un nuovo centrosinistra». La nuova
formazione starà a sinistra del Pd, con cui sarà inevitabile dialogare in vista delle elezioni.

«Non costruiamo l'ennesimo recinto ma scegliamo il mare aperto e terremo le porte aperte – dice ancora Piras –. Il richiamo alla Costituzione significa per noi sovranità popolare, quindi democrazia e uguaglianza, valori dispersi e traditi nell'era del neoliberismo, anche negli errori commessi dal centrosinistra, che ha trovato nel renzismo il suo punto apicale e di definitiva rottura con una parte ampia del nostro popolo».

Al loro interno i democratici e progressisti hanno una posizione diversa sul governo: i bersaniani appoggiano Gentiloni, gli ex Sel sono all’opposizione. Diversa è la situazione in Sardegna, dove l’intero centrosinistra sostiene Pigliaru. Anche se proprio queste divisioni a sinistra potrebbero provocare più di un grattacapo al governatore in vista del rimpasto. In ballo c’è l’assessorato alla Cultura, occupato da Claudia Firino, indicata da Sel nel 2014, ma oggi sostenuta solo dall’area che fa capo al senatore Luciano Uras, il primo insieme al sindaco di Cagliari Massimo Zedda, ad avere aderito al Campo progressista di Pisapia. Il gruppo consiliare degli ex Sel, che guarda verso i progressisti di Speranza, ha invece chiesto la testa della Firino.

Tutti tranne il capogruppo Francesco Agus, schierato invece con Uras. Sulla questione non interviene direttamente Piras, che però in passato non era mai stato tenero con la giunta Pigliaru. «Vogliamo aprire un cantiere ampio e in Sardegna rivolgerci a tutti – spiega il deputato –, valorizzando le specificità politiche e culturali, lavorando a una proposta innovativa sulla questione sarda, contribuendo a cambiare e rilanciare l'azione del governo regionale, oggi in forte crisi di azione e di consenso. Al centro della nostra ricerca i grandi temi del lavoro e del reddito garantito, la scuola e l'ambiente, la partecipazione democratica, la ricerca e l'innovazione.

Costruiremo una sinistra ampia, popolare, senza steccati e di governo, perciò avvieremo da subito l'interlocuzione con chiunque oggi sia rimasto orfano e senza casa». (al.pi.)

Pd-Dp, è già scontro L’ex segretario: «La scissione porta la firma di D’Alema» Orlando: «Il partito è prigioniero di un algoritmo oscuro» Tra Renzi e Speranza volano accuse in tv. di Fiammetta Cupellaro.

ROMA In attesa che la scissione si compia formalmente domani in parlamento, con la creazione del nuovo gruppo che nasce alla sinistra dem, ieri i big del Partito democratico e di Democratici e progressisti, si sono fronteggiati in tv.

Ed è stata subito alta tensione tra i due schieramenti che potrebbe riflettersi sul lavoro del governo e del parlamento già da questa settimana. Intanto ieri lo scontro si è consumato a distanza. Roberto Speranza, uno dei leader di Dp, rispondendo a L’intervista di Maria Latella su Sky tg24 ha attribuito a Renzi la completa responsabilità della scissione del partito: «Passerà alla storia come il segretario che ha distrutto il Pd».

Mettendo in guardia il premier sulla tenuta del suo governo a causa di possibili sgambetti dell’ex segretario: «Gentiloni deve aver paura di Renzi, non di Speranza». In serata, la replica dell’ex segretario che ha lanciato il contrattacco dallo studio Rai Tre di Che Tempo che fa. «La scissione? Era già tutto scritto, ideato e prodotto da Massimo D’Alema», ha risposto Renzi a Fabio Fazio, liquidando così le cause che hanno portato alla nascita di Dp «è una cosa di palazzo, stanno facendo la scissione sulla data del congresso, sui codicilli.

Da quando c’è stato il referendum è tornata la prima Repubblica, stanno nascendo tanti partiti». Lavoro, la riforma dei voucher, il nuovo welfare, la pressione fiscale, sono molti i temi su cui i due schieramenti ieri si sono fronteggiati. «Abbassare le tasse è un dovere. Non sono soddisfatto di quello che abbiamo fatto per alleggerire la pressione fiscale, è stato solo un passettino» ha ammesso Renzi che ha ribadito che, grazie alle iniziative del suo governo «sono stati creati 600mila posti di lavoro».

Una visione “positiva” che Speranza ha criticato duramente: «Il problema in questi anni è stata una comunicazione di un’Italia che ce l’ha fatta. Di un lavoro che arriva e invece è una realtà che continua ad essere drammatica». Renzi ha poi bocciato senza appello anche il reddito di cittadinanza: «Dobbiamo trovare un paracadute per chi non ce la fa, ma non possiamo dire “reddito cittadinanza”. L’Italia muore così». Oggi si passa dallo scontro in tv alla realtà. Entro domani Speranza conta di battezzare i gruppi (50 deputati) per la formazioni del nuovo gruppo parlamentare Democratici e Progressisti.

Ma le prove di dialogo tra i due fronti della Sinistra si vedranno nella commissione Affari Costituzionali dove approda il decreto sicurezza, rispetto al quale il gruppo di Scotto e Speranza ha un approccio diverso dal Pd. Poi, in commissione Lavoro, governo e Pd portano avanti una legge di riforma dei voucher che eviterebbe il referendum della Cgil, ma Speranza ieri ha ribadito la richiesta di indire la consultazione.

Anche all’interno del Pd i toni si sono alzati. Critiche all’ex premier dal ministro della Giustizia Orlando, sfidante alla carica di segretario: «Siamo prigionieri di un algoritmo oscuro nel nostro partito. Sembra più importante confliggere con i propri compagni che con gli esterni. Questo anche con chi è fuoriuscito. Bisogna interrogarsi su come rompere questo algoritmo. Renzi è andato in California e ha detto, sbagliando, che “quelli lì sono rimasti a litigare”, come se non fossimo compagni di partito. Per capire il populismo Renzi non doveva andare in California, ma in Michigan dove gli operai hanno votato Trump».

Unione Sarda

Piras (ex Sel) aderisce al gruppo Dp.

Michele Piras, deputato eletto con Sel, è il primo parlamentare sardo ad aderire al nuovo gruppo “Articolo 1-Democratici e progressisti”, fondato dagli ex Pd. «Lo considero - dice Piras - un primo importante punto di ricongiunzione fra noi, provenienti da Sel e dalla breve esperienza di Sinistra italiana, e gli ex Pd (Speranza, Rossi, Bersani, D'Alema): il nodo parlamentare di una rete più ampia che vede nel Campo progressista di Pisapia una grande occasione e un decisivo punto di riferimento». L'intenzione è costruire «una sinistra ampia, popolare, senza steccati e di governo», dice Piras, e «aprire un cantiere ampio».

E in Sardegna, prosegue, ci si rivolgerà a tutti, «valorizzando le specificità politiche e culturali, lavorando a una proposta innovativa sulla questione sarda, contribuendo a cambiare e rilanciare il governo regionale, oggi in forte crisi di azione e di consenso». E anche «con quella parte del vasto mondo federalista, autonomista, identitario che condivide con noi i valori di solidarietà e democrazia».


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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