martedì 28 febbraio 2017

Rassegna stampa. 28 Febbraio 2018

Unione Sarda

ROMA. Dp debutta in Parlamento: «Matteo ossessionato da D'Alema». Renzi sfida i bersaniani: «Io tradito come Ranieri»

ROMA Si mischiano le carte nel centrosinistra, la galassia nata dagli ex Pd ed ex Sel è pronta ad annunciare il nuovo gruppo parlamentare oggi, dopo un'assemblea alle 9 alla Camera e al Senato. Tra i nodi da sciogliere non c'è solo il sostegno al governo Gentiloni, che non tutti gli ex Sel digeriscono con facilità, ma anche i nomi dei due capigruppo. A Palazzo Madama il presidente dei parlamentari Mdp sarà una donna, a Montecitorio un uomo.

Ed è proprio tra i deputati che i toni si fanno più accesi perché ci sarebbe più di un concorrente alla carica. Dal toto nomi sono già esclusi l'ex capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana, Arturo Scotto, e Roberto Speranza, che sarà impegnato nel tour in vista delle prossime scadenze elettorali. Tra una riunione e l'altra, i cinquanta (37 o 38 alla Camera, dei quali 17 ex Sel, e 13 o 14 al Senato, tutti bersaniani di ferro) si preparano a riconquistare un centrosinistra «aperto, plurale e di governo», con uno sguardo rivolto a Giuliano Pisapia, e a sfidare Matteo Renzi.

IL LEICESTER A loro l'ex segretario Pd si rivolgeva ieri nella sua eNews paragonandosi all'allenatore del Leicester Claudio Ranieri. «A distanza di otto mesi la squadra gli si è rivoltata contro: gli stessi che esaltavano l'impresa hanno maramaldeggiato sul mister romano. Ma anche se le favole finiscono, prima o poi, le persone vere restano. Chi conosce Ranieri sa che lui tornerà, mentre i giocatori che lo hanno tradito? chissà», scrive Renzi di ritorno dalla California e prima della visita a Cernusco sul Naviglio in provincia di Milano.

BURATTINAI Parole di fuoco sugli scissionisti anche dal salotto di Fabio Fazio su RaiTre domenica sera: «Era tutto scritto, ideato e prodotto da Massimo D'Alema». Le repliche non si fanno attendere. Enrico Rossi, Carlo Pegorer, Miguel Gotor, Danilo Leva, tutti accusano l'ex premier di avere «un'ossessione» per D'Alema. «Chi sta fondando un nuovo grande movimento non è spinto da un burattinaio ma dalla volontà di essere sinistra, una sinistra larga, quella che Renzi voleva ridurre a minoranza etnica», mette nero su bianco il governatore toscano. Parole riprese in serata dallo stesso D'Alema: «Non vorrei alimentare ossessioni, hanno già risposto in tanti». L'ex premier dice basta alla «guapperia» di Renzi e rifiuta il ruolo del mandante.

ORLANDO Nell'area più vicina a Speranza il ragionamento è semplice: «Stiamo ancora ragionando sul simbolo, a dimostrazione che nulla era premeditato». E a distinguersi da Renzi tiene anche il guardasigilli Andrea Orlando, che giudica «riduttivo» ricondurre la frattura nel Pd soltanto a un piano di D'Alema.


Giunta, l'ultimo nodo è la Cultura Oggi l'esecutivo si riunisce nella “vecchia” formazione, ma Pigliaru. ora è pronto al rimpasto
Per il valzer degli assessori manca solo il via libera su Dessena

Giuseppe Dessena a un passo dall'assessorato regionale alla Pubblica
istruzione. Ancora non è sciolta la riserva, ma nello scorso fine
settimana il governatore avrebbe esaminato il curriculum dell'ex capo
di gabinetto di Claudia Firino. L'eventuale via libera alla nomina
sbloccherebbe il rimpasto, e così la seconda Giunta Pigliaru vedrebbe
la luce entro pochi giorni. Oggi intanto l'esecutivo si riunisce nella
vecchia “formazione”: sarà forse l'ultima volta prima degli
avvicendamenti.

STAFFETTE I nuovi ingressi saranno quasi sicuramente quattro: l'ex
assessora alle Attività produttive del Comune di Cagliari, Barbara
Argiolas (Pd, area Soru), al Turismo al posto di Francesco Morandi;
l'ex consigliere regionale di Olbia, Pier Luigi Caria (Pd, area
renziani) all'Agricoltura per occupare la casella lasciata libera
dalla dimissionaria (ormai tre mesi fa) Elisabetta Falchi; Filippo
Spanu, capo di gabinetto di Pigliaru, agli Affari generali, altra
casella vacante dopo le dimissioni di Gianmario Demuro; e Dessena,
appunto.

Il cerchio si chiuderà non senza lasciare strascichi. Se sui nomi di
Caria e Spanu la partita si è giocata dentro il Pd, i problemi sono
nati quando si è ragionato su possibili alternative a Firino (Pubblica
istruzione) e Morandi (Turismo). La prima è vicina agli ex Sel Luciano
Uras e Francesco Agus, che hanno aderito al Campo progressista di
Giuliano Pisapia. Dessena, invece, è espressione degli altri tre
consiglieri ex Sel - Daniele Cocco, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai - che
hanno già avviato interlocuzioni con il nuovo movimento “Articolo
1-Democratici Progressisti” fondato dai fuoriusciti del Pd, e che sono
pronti ad annunciare la costituzione di un nuovo gruppo consiliare, a
cui potrebbero aderire anche Raimondo Perra (Psi) e Paolo Zedda
(Rossomori).

ATTRITI Pigliaru, insomma, ha dovuto fare una scelta tra le due
fazioni, anche guadagnandosi le bordate di Uras e di Roberto Capelli
(Cd, prossimo con la consigliera Anna Maria Busia all'ingresso nel
Campo progressista) che gli hanno fatto presente che «il governo della
Regione non è un piatto di poker», e l'hanno invitato a «convocare la
maggioranza politica, quella costituita dalle forze in campo che lo
hanno sostenuto ed eletto, per affrontare con loro le questioni
urgenti per l'Isola».

Quanto a Morandi (espressione del Cd), Pigliaru lo vorrebbe anche
“salvare”. Ma contro di lui conta anche la necessità, con l'uscita di
Firino, di far entrare in Giunta un'altra donna perché - per la parità
di genere - devono essere almeno quattro. Morandi potrebbe però
diventare consulente del governatore al posto di Gianluca Serra, a sua
volta destinato a prendere il posto di Filippo Spanu.
Roberto Murgia

La Nuova

Nuova giunta Pigliaru venerdì via al rimpasto Argiolas al Turismo, Spanu alle Riforme, Caria all’Agricoltura, Dessena alla Cultura

Ma si rischia l’addio del Centro democratico e di parte di Sel dalla maggioranza
SASSARI Tutto pronto per il grande valzer delle poltrone. Il rimpasto
in giunta sarà ufficializzato con molta probabilità venerdì. Ma sarà
un ballo degli assessori senza nessun mistero. Vittime e new entry
sono già noti da tempo. Uno tsunami nato in casa Pd, ma che abbatte
soprattutto i rappresentanti delle altre forze della maggioranza. Via
l’assessore del Centro Democratico Francesco Morandi. La sua
iperattività che ha portato crescite a due cifre dei turisti
nell’isola negli ultimi due anni e l’organizzazione del Giro d’Italia
non sono bastati a salvarlo. La Ragion di Stato vale più di quella dei
risultati. La sua poltrona sarà occupata dall’ex assessore del Comune
di Cagliari Barbara Argiolas. In quota Soru, di cui è cugina. Anche
l’assessorato alla Cultura avrà un nuovo responsabile, figlio della
spaccatura profonda che divide gli ex Sel. Via l’assessore Claudia
Firino. Al suo posto l’ex capo di gabinetto Giuseppe Dessena. Una
piccola rivincita per Dessena, che era stato silurato dall’assessore
per fare posto a Sandro Serreri.

Dessena è sostenuto dai tre
consiglieri Daniele Cocco, Eugenio Lai e Luca Pizzuto, vicini ora ai
Democratici e Progressisti di Speranza e Bersani. La Firino era
sostenuta da Francesco Agus e Luciano Uras, più legati al progetto di
Luciano Pisapia. Questa doppia scelta rischia di portare qualche
turbolenza in maggioranza. Il Centro Democratico, con la consigliera
Anna Maria Busia e l’ex Sel Francesco Agus potrebbero anche scegliere
di abbandonare la maggioranza. Ma Pigliaru forse è anche pronto a
correre questo rischio per riuscire nella impossibile operazione di
mantenere l’equilibrio delle mille anime della sua maggioranza. Il
vero nodo, come sempre, resta il Pd. E gli assessori lo sanno: per
resistere a tutte le correnti bisogna avere una salute di ferro. Ogni
posto in giunta è assegnato in base alla rigida dottrina del
vituperato, ma mai davvero fuori moda, manuale Cencelli. Due posti
spettano ai soriani. L’assessore alla Sanità Luigi Arru e la nuova
responsabile del turismo Barbara Argiolas. L’area Fadda-Cabras
conserva i gli assessori Cristiano Erriu agli Enti Locali e Massimo
Deiana ai Trasporti. La minoranza ex Ds conferma Virginia Mura al
Lavoro.

A questi si va ad aggiungere il nuovo assessore
all’Agricoltura Pierluigi Caria, espressione dei Renziani di Sardegna.
Questa divisione conferma che la più renziana delle regioni è quella
in cui dominano intatte le correnti prerenziane. Ma il governatore
deve cercare nel suo rimpasto di non creare malumori anche negli altri
alleati. Paolo Maninchedda mantiene intatto l’assessorato ai Lavori
pubblici, ma il suo Partito dei sardi, che ha raddoppiato la sua
presenza in consiglio, non porta a casa il secondo assessore. L’Upc di
Antonio Satta, conferma il suo assessore all’Industria Maria Grazia
Piras. Pigliaru conserva tre poltrone per i suoi fedelissimi.
Confermati Raffaele Paci al Bilancio e Donatella Spano all’Ambiente.
Al posto di Gian Mario Demuro sarà nominato agli Affari generali
l’attuale capo gabinetto Filippo Spanu. Questo complicato valzer di
poltrone deve riuscire a mantenere in equilibrio perfetto giunta e
maggioranza. Anche per questo per Francesco Morandi è previsto un
ruolo da consulente del presidente.

Mentre il posto di Spanu sarà con
molta probabilità preso da Gianluca Serra. Un complesso punto di
arrivo che con molta probabilità dovrà ancora passare per un vertice
di maggioranza. A non aiutare Pigliaru in questo momento è la tempesta
che devasta il Pd e cambia volto a tutto il centrosinistra. Anche
perché tutto quello che è a sinistra del Pd è diventato liquido.
Partiti, movimenti, campi, coalizioni, gruppi. Un magma in cui diventa
difficile piantare un puntello per mantenere in piedi l’architettura
della giunta. Ma per Pigliaru è diventato fondamentale dare una scossa
alla sua maggioranza finita in una sorta di catalessi da attesa.
(l.roj)

La Corte dei Conti ha condannato Ada Lai a risarcire i danni all’Erario
L’ex dirigente verserà 225mila euro

CAGLIARI La vicenda degli appartamenti per i sofferenti mentali presi
in affitto a peso d’oro dal comune di Cagliari ha portato nuovi guai a
Ada Lai, ex dirigente dei servizi socio-assistenziali ed ex capo della
segreteria della Regione quando il governatore era Ugo Cappellacci:
patteggiati a maggio del 2014 un anno e 11 mesi di carcere per
peculato, l’ex dirigente era stata condannata a pagare 255.671 euro
per danno erariale dalla Corte dei Conti. Ora la seconda sezione
giurisdizionale centrale d’appello di Roma ha dichiarato
inammissibile, perché presentato fuori termine, il ricorso in appello
firmato dall’avvocata Silvana Congiu.

La decisione del primo grado è
divenuta quindi definitiva e Ada Lai sarà costretta a versare
all’erario la somma dei canoni d’affitto giudicati fuori mercato per
locali ritenuti dall’Asl inadeguati allo scopo. La vicenda risale al
2008, ma solo nel 2011 salta fuori che gli appartamenti scelti dal
Comune per le persone disabili psichiche sono troppo piccoli e in
periferia. La Procura apre un'inchiesta, che parte dalla convenzione
firmata nel 2009 con la Baldinu costruzioni srl: ottomila euro al mese
per cinque appartamenti da 70 metri quadrati, un contratto di
locazione di quattro anni, quasi 700 mila euro che l'amministrazione
comunale s’impegna a sborsare per una serie di immobili che si
rivelano inutilizzabili. La responsabilità - come la magistratura
contabile ha accertato - è tutta di Ada Lai che ha gestito «in maniera
esclusiva e personalmente» ogni fase della trattativa e gli sviluppi
successivi. (m.l)

Oggi si costituiscono i gruppi parlamentari di Mdp e si chiude il tesseramento del Partito democratico Emiliano lancia un appello a tutti gli elettori: votate per me se
volete mandare a casa l’ex segretario Bersani: «Renzi non sia umile È lui il regista della scissione»

di Maria Berlinguer wROMA «Renzi adesso ricerca il regista, ma non sia
così umile: il regista è lui, ha fatto tutto lui, la disgregazione di
questo partito ha un regista, e questo regista si chiama Renzi». Pier
Luigi Bersani rispedisce al mittente le responsabilità della
scissione. L’ex segretario del Pd ha scelto Modena per la sua prima
uscita pubblica dopo l’addio. E la sala è piena di militanti che hanno
prenotato anche la cena con l’ex segretario. Renzi, in tv da Fabio
Fazio, ha detto che è Massimo D’Alema il regista e l’ideatore della
scissione. Una ricostruzione che tanto Bersani che D’Alema smentiscono
categoricamente. «Non vorrei alimentare ossessioni, non c’è nulla di
personale tra me e Renzi ci sono di mezzo i grandi problemi del paese,
questa del fatto personale è una sua guapperia, una stupidaggine, con
quell’aria che ha», dice D’Alema da Genova. «È Renzi che è
ossessionato da D’Alema, chi sta fondando un grande movimento non è
spinto da un burattinaio, ma dalla volontà di essere di sinistra, una
sinistra larga quella che Renzi voleva ridurre a minoranza etnica»,
rincara il governatore della Toscana, Enrico Rossi. Oggi saranno
costituiti i grupi parlamentari di Mdp.

Saranno una cinquantina in
tutto gli ex Pd e gli ex di Sel che daranno vita alla nuova
formazione. I capigruppo non sono stati ancora scelti. Al Senato in
lizza ci sono due donne, Cecilia Guerra e Doris Lo Moro. Alla Camera
potrebbe essere Roberto Speranza il nuovo capogruppo. Ma ancora non è
detto. Intanto il nuovo movimento cerca casa a Roma e già si prepara
alla prima uscita pubblica, in concomitanza con l’inizio della
campagna per le primarie di Matteo Renzi, il 12 marzo. Una coincidenza
casuale, assicura Davide Zoggia. La campagna per le primarie intanto
si scalda anche per la segreteria del Pd. Con lo spettro del voto in
massa ai gazebo dem dei fuoriusciti che potrebbero decide di andare a
votare per i due candidati anti Renzi, Michele Emiliano e Andrea
Orlando. Parole di stima per il ministro della Giustizia sono arrivate
tanto da Rossi che da D’Alema.

Con Orlando segretario il dialogo
sarebbe è più facile, hanno detto entrambi. L’obiettivo è infatti
soprattutto quello di rottamare il rottamatore. Michele Emiliano è
l’unico ad esplicitare apertamente la sua richiesta di votarlo in
funzione antiRenzi. «I non dem che vogliono mandare a casa Matteo
Renzi possono votare per me e viceversa», ha detto il governatore
della Puglia. Quanto al possibile conflitto di interessi sulla vicenda
Consip sulla quale sarà chiamato dai pm a testimoniare per un sms
ricevuto da Luca Lotti, all’epoca sottosegretario di Renzi, di
segnalazione di un imprenditore poi finito nell’inchiesta sugli
appalti, Emiliano ha assicurato che non utilizzerà la vicenda nella
campagna per diventare segretario del Pd contro Renzi. Il congresso
del Pd entra nel vivo: oggi, come previsto dal regolamento, si chiude
il tesseramento per gli iscritti.

I dati dovrebbero essere in linea
con quelli del 2016, tra i 370mila ed i 400mila iscritti, garantiscono
al vertice dem escludendo emorragie post-scissione. Ma in realtà tutti
e tre i maggiori candidati Renzi, Emiliano e Orlando stanno già
guardando alla vera sfida, le primarie del 30 aprile, dalle quali
dipendono sia il vincitore sia gli equilibri dell'Assemblea nazionale
chiamata a votare il segretario nel caso in cui nessun candidato
superasse il 50 per cento. Per «festeggiare» la fine del tesseramento
oggi Matteo Renzi pranzerà nel suo circolo fiorentino a Vie Nuove.
«Bello avere dei luoghi in cui ti chiami per nome, dove comunque vada
ci sono sempre gli amici ad aspettarti», dice l'ex segretario.

-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca


Nessun commento:

Posta un commento