domenica 30 aprile 2017

Il papa denuncia, ma non c'è peggior sordo di chi non vuole ascoltare. Di Elisabetta Piccolotti.

Ieri il Papa parlando di immigrazione ha detto che in Italia esistono dei campi di concentramento. Ai giornalisti che sono sobbalzati sulla sedia ha anche rivolto queste parole: 'non era un lapsus, intendevo dire proprio dei campi di concentramento'. 

Se avesse fatto una dichiarazione così forte su qualsiasi altro tema (ad esempio le unioni civili o il fine vita) sarebbe stata la notizia del giorno. Invece questa volta non è stato così. 

In molti intanto si sono prodigati a prendere posizione contro il saluto dei fascisti al campo 10 del cimitero di Milano, a partire dal Sindaco della città Sala. Ecco, io mi sarei aspettata che il nostro antifascismo si sarebbe manifestato nel dire No sempre e comunque a quei saluti romani e contemporaneamente nel chiedere l'immediata chiusura di quei campi. Mi sarei aspettata una reazione del Governo - che di quei campi è responsabile - di fronte ad un Papa che lancia una tale denuncia e un così importante monito. Invece niente: la lotta contro fascismo e nazismo pare essere una questione simbolica, quasi estetica. La sostanza sfugge, sfugge la necessità di difendere i diritti umani, la libertà di ogni persona, affermare l'uguaglianza di ogni essere umano di fronte ad ogni discriminazione di Stato. 

Mi addolora questa situazione, ma non mi stupisce: in fondo basta leggere 'La banalità del male' di Hannah Arendt per sapere e capire. E per decidere che di fronte a quella banalità la cosa più importante è rifiutare ogni giorno della propria vita qualsiasi complicità.


Elisabetta Piccolotti

Nessun commento:

Posta un commento