martedì 11 aprile 2017

Rassegna stampa 11 Aprile 2017

Unione Sarda

Colpo di scena nella vicenda che vede coinvolto il padre dell’ex premier Il figlio Matteo: «Fiducia nei Carabinieri, non credo ai complotti». Attacco a Grillo «Falsi documenti su Renzi» Indagato capitano del Noe.

ROMA Colpo di scena nella vicenda Consip: la procura di Roma indaga per falso il capitano del Noe Giampaolo Scafarto con l'accusa di aver attribuito ad Alfredo Romeo invece che a Italo Bocchino una frase su un incontro con Tiziano Renzi. Notizia che Matteo Renzi racconta di aver dato personalmente nel pomeriggio al padre che si sarebbe messo a piangere.

Non è commosso, invece, l'ex premier che, ribadendo fiducia nella magistratura e negando «complotti», si dice certo che «la verità verrà a galla» attaccando M5S di «demagogia» e doppio-pesismo sugli avvisi di garanzia. Dopo la sconfitta al referendum, l'inchiesta Consip era stata un'altra dura botta per l'ex premier.

Oggi Renzi tira un sospiro di sollievo, pur dicendosi sempre certo dell'estraneità del padre e di Luca Lotti dall'inchiesta. «Sarebbe facile per me venire qui oggi e dire, essendo in corso un'indagine per falso, 'avete visto...', ed invece oggi come da due mesi ribadisco che abbiamo totale fiducia nella magistratura e se un carabiniere non risponde è un problema suo, io credo nell'Arma dei Carabinieri». Certo, ammette, «la vicenda è strana ma la verità verrà a galla».

Fin qui il Renzi politico e istituzionale, poi, a telecamere spente, fuori dal salotto di Porta a Porta, l'ex premier racconta la reazione umana del padre alla notizia - sul fronte giudiziario i legali dicono di aspettare l'archiviazione - aggiungendo che stasera porterà i figli, anche loro scossi dalla vicenda, a cena dal padre. La svolta nell'indagine Consip arriva a venti giorni dalle primarie del Pd che eleggeranno il nuovo segretario.  Renzi preferisce non usare la buona notizia nella sfida interna, ma non rinuncia ad affondare il colpo sui «Cinque Stelle, 2 morali».

«Forse - attacca - bisognerebbe dire a qualche partito che fa finta di niente quando qualcuno dei suoi ha un avviso di garanzia e poi, quando lo riceve qualcun altro, attacca: prima di aprire bocca, almeno si leggano le carte e prima di sputare sentenze sui social aspettino la magistratura». E a Grillo che ha messo in discussione il rapporto con mio padre dico: vergogna».

Un assaggio dello scontro frontale che l'ex premier intende ingaggiare per le elezioni politiche, pur escludendo le urne ad ottobre. «Il governo Gentiloni lo conosco un pochino e sta attuando le nostre riforme e se c'è qualche rallentamento lo spingiamo un pò», è l'atteggiamento rispetto al presidente del Consiglio in vista della manovra correttiva di domani che, garantisce l'ex leader Dem, «non avrà nuove tasse».

E a suo avviso si poteva anche non fare «perchè il buco di 3 miliardi è una fake news». Anzi, rilancia, «noi abbiamo lasciato un tesoretto di 47 miliardi per gli investimenti». Meno propositivo è, almeno fino al 30 aprile, l'atteggiamento rispetto alla riforma elettorale: per Renzi la colpa dello stallo non è del Pd ma degli altri partiti che dicono no alle proposte Dem. Comunque lui si dice «disponibile a togliere i capilista bloccati» come chiedono i grillini ma anche gli sfidanti al congresso Pd e gli ex compagni Mdp. A Orlando che lo accusa di voler «bombardare il quartier generale» del partito provocando divisioni, Renzi preferisce non rispondere: «Chi voleva andarsene se ne è andato, pensiamo a cose concrete», dice escludendo nuove scissioni.

Ma Michele Emiliano, dimesso dall’ospedale dopo l'intervento al tendine d'Achille, non sembra convinto che una vittoria di Renzi faccia bene al Pd: «Spero che non torni segretario, un segretario che pensa a se stesso demolisce il partito. Come peraltro è già avvenuto».

di Cristina Ferrulli


La Nuova

Pd, troppe liste per Renzi area Fadda-Cabras in bilico
Caso unico in Italia: due gruppi a sostegno dell’ex premier. Deciderà Roma

CAGLIARI C’è una lista in più o almeno così pare nella corsa sarda per
l’Assemblea nazionale del Pd. Caso unico in Italia, nei cinque collegi
isolani Matteo Renzi avrà il sostegno di ben due gruppi: uno composto
dai renziani doc e dai soriani, alleati a Roma ma nemici in casa,
l’altro è quello dei popolari-riformisti dell’area Cabras-Fadda. Ma
non è detto che l’ex premier accetti l’inaspettato affollamento: entro
domani dirà sì o no. In altre parole, la corrente che ha più potere in
Sardegna, i popolari-riformisti per l’appunto, rischia la clamorosa
esclusione dalle primarie nazionali previste a fine aprile. La loro
partecipazione è appesa a un filo molto sottile, dicono gli esperti
del complicato regolamento del Pd, anche se come gruppo di sostegno
hanno presentato lo stesso le liste nei cinque i collegi.

Fra molti
mugugni perché «prima di tutto le regole non possono essere cambiate
in corsa. Secondo: vediamo se Roma ci boccerà e soprattutto vogliamo
leggere la motivazione visto che gli accordi sulla nostra presenza
erano decisi da tempo», fanno sapere abbastanza stizziti. Terzo, ma
non sono loro a dirlo, l’esclusione dei popolari-riformisti dal
congresso nazionale potrebbe avere pesanti ripercussioni su quello
regionale. Dove i candidati – da eleggere sempre il 30 aprile – sono
due: Giuseppe Luigi Cucca, proposto dai renziani doc e dagli ex Diesse
(che invece per la segreteria tricolore sono schierati con Andrea
Orlando e quindi contro Renzi) e Francesco Sanna, proposto dalla
corrente Soru. Ci sarà una rivoluzione in queste settimane? È
possibile ma non è detto. Il riepilogo. La Sardegna eleggerà 26
delegati. Sono due le liste a sostegno di Renzi: i renziani-soriani,
sicuri, e i popolari-riformisti in forse. Mentre gli ex Ds sono
schierati per Orlando insieme alla Rete Dem (ex civatiani, Sinistra
autonomista e altri), invece esclusa dal congresso regionale. Alla
fine anche Michele Emiliano, che nelle primarie interne in Sardegna è
andato male, è riuscito a presentare le liste a Sassari, Oristano,
Cagliari 1 e 2. Sassari-Gallura.

In questo collegio il capolista dei
renziani-soriani è Gavino Manca, consigliere regionale e fedelissimo
dell’ex premier toscano, al secondo posto Pier Angela Corda
(renziana), al terzo Salvatore Demontis, consigliere regionale di
stretta osservanza soriana. La lista dei popolari riformisti è guidata
da Esmeralda Ughi. Mentre i sostenitori di Orlando hanno scelto Tomaso
Visicale, consigliere comunale di Tempio-Rete Dem, e la deputata
Giovanna Sanna (ex Diesse). Nuoro-Ogliastra. L’ordine scelto dai
renziani è questo: Franco Sabatini, consigliere regionale, e
Pasqualina Borrotzu. Saranno loro a guidare la prima lista a sostegno
dell’ex presidente del Consiglio, con i soriani che nello stesso
raggrupamento saranno solo comprimari.

I popolari-riformisti hanno
puntato sul dentista Davide Montisci vicino al consigliere regionale
Roberto Deriu. Gli ex Diesse su Giovanni Deiana. Oristano-Campidano. I
renziani-soriani hanno indicato Roberto Muscas, Stefano Musanti,
segretario provinciale di Sanluri, e Antonio Biancu, che fa parte
della segreteria dell’assessore regionale Pier Luigi Caria. Il
capolista dei popolari-riformisti è Antonio Solinas, consigliere
regionale. La lista degli ex Diesse a favore di Orlando ha nei fatti
invece un doppio capolista: Teresa Pani, moglie del deputato Siro
Marrocu, e il consigliere regionale Mario Tendas. Cagliari. Nell’area
metropolitana, gli ex Diesse-Orlando hanno schierato in testa il
deputato Marco Meloni, i renziani Chiara Cortese, l’area Cabras-Fadda
la deputata Romina Mura. Ancora più forte sarà la contesa nel collegio
Cagliari hinterland, con i popolari-riformisti che in cima hanno uno
dei due loro fondatori, l’ex sottosegretario Paolo Fadda, alleato nel
sostenere Renzi ma bisognerà vedere fino a che punto col
renziano-soriano Pietro Cocco, capogruppo in Consiglio regionale,
mentre gli ex Ds hanno lasciato il primo posto ad Anna Crisponi,
portavoce di Rete Dem. (ua)

Unione Sarda

Nell'Isola due correnti per Renzi. Decisione entro domani
Congresso Pd, a rischio la lista Cabras-Fadda

Il congresso nazionale del Pd rischia di diventare una sfida tra la
corrente popolare-riformista e il candidato Matteo Renzi. Tutto nasce
dalla richiesta dell'ex premier di avere una sola lista collegata al
suo nome per la corsa alla segreteria.
In Sardegna (unica regione in Italia) le liste sono due: la prima
formata da renziani e soriani, l'altra dai popolari-riformisti che
fanno riferimento a Cabras e Fadda. Serviranno quarantotto ore per
capire se l'ex premier accetterà questa deroga tutta in salsa isolana,
oppure andrà dritto per la sua strada e lasciare fuori dai 26 posti
dell'assemblea nazionale i rappresentanti dell'area più forte in
Sardegna. Ieri sera sono state consegnate anche le liste a sostegno di
Andrea Orlando e in tre collegi anche per il terzo candidato, Michele
Emiliano.

LA SFIDA Per risolvere la diatriba e fare una sola lista il tempo non
sarebbe bastato. La richiesta di Renzi, infatti, è stata formalizzata
a poche ore dalla scadenza della consegna dei nomi. Questo perché
l'ipotesi delle deroghe in alcune regioni stava creando non pochi
malumori e così Renzi ha decisio per la chiusura. Una mediazione
politica eccessivamente delicata per chiuderla nel giro di poche ore e
così si è preferito procedere. Adesso la responsabilità politica è in
capo a Renzi che dovrà decidere se concedere l'apparentamento alla
lista dei popolari-riformisti.

I RISVOLTI Se l'ex premier forzasse la mano in Sardegna lo scenario
potrebbe cambiare radicalmente. Anche gli equilibri perché a quel
punto una parte importante del partito sarebbe fuori dai giochi e
quindi potrebbe inficiare la parte nazionale del congresso. Il
tentativo di mediazione riguarda soprattutto la specialità della
Sardegna che potrebbe, facendo leva su questo aspetto, ottenere una
deroga. Tutto dipenderà dalla decisione di Renzi che per dare un
segnale di coesione nei territori ha chiesto che le liste fossero
unitarie, nonostante il regolamento del congresso ne preveda più di una.

LE LISTE Nessun problema, invece, per i sostenitori di Andrea Orlando
che chiudono le liste, inserendo anche rappresentanti della sinistra e
della Traversata. Sostegno, anche se non in tutti i collegi della
Sardegna, anche per il terzo candidato, il presidente della Regione
Puglia, Michele Emiliano. (m. s.)

Unione Sarda

CONSIP. Il militare del Noe avrebbe alterato gli atti dell'indagine
Renzi senior, false accuse: indagato un carabiniere

ROMA Secondo l'accusa ha manipolato gli atti dell'inchiesta Consip e
per questo il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto è indagato per falso
aggravato. Ieri l'ufficiale è stato convocato in Procura a Roma ma si
è avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo gli inquirenti
avrebbe dichiarato il falso in un'informativa legata all'indagine e,
in particolare - accreditando erroneamente la tesi della presenza dei
servizi segreti nelle verifiche - ha attribuito ad Alfredo Romeo
(l'imprenditore napoletano in carcere per la corruzione di un
funzionario Consip) una frase riferita a Tiziano Renzi, padre dell'ex
premier, intercettata dagli inquirenti a dicembre: «...Renzi, l'ultima
volta che l'ho incontrato». Una frase che in realtà, hanno scoperto
gli investigatori dopo che il procuratore Giuseppe Pignatone ha
disposto l'analisi di tutti i nastri, era stata pronunciata dall'ex
parlamentare Italo Bocchino.

RENZI SENIOR «Tiziano Renzi ha accolto con piacere ma senza stupore
questa novità, perché conferma di non aver mai incontrato Alfredo
Romeo», ha detto l'avvocato Federico Bagattini. Non c'è dunque alcuna
prova di un incontro tra Tiziano Renzi (indagato per traffico di
influenze illecite) e Alfredo Romeo. Il capitano Scafarto avrebbe
quindi manipolato almeno due atti d'indagine, con un depistaggio messo
in atto prima che i magistrati decidessero di ritirare la delega sulle
indagini al Noe per affidarla ai carabinieri del Comando provinciale.

LA VOCE SUL NASTRO «Non conosco e non ho mai incontrato Tiziano Renzi.
La frase “l'ultima volta che ho visto Renzi”, che sarebbe stata
pronunciata da me e attribuita ad Alfredo Romeo, si riferiva
presumibilmente all'ex presidente del Consiglio e a valutazioni
politiche estranee ai fatti dell'inchiesta», ha scritto in una nota
l'ex parlamentare Italo Bocchino, al tempo collaboratore di Romeo.
L'EX PREMIER «La verità inizia a venir fuori», ha commentato Matteo
Renzi, intervistato a “Porta a Porta”. «Questa è una vicenda che
umanamente mi colpisce molto. Noi siamo fortunati, ma quanti sono i
cittadini che si trovano di fronte a un falso e non hanno la
possibilità di difendersi? Io non credo ai complotti, credo all'Italia
e ai giudici di questo Paese. Se le sentenze le fanno i giornali o i
politici è un problema, ma non se le fanno i giudici».



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Federico Marini

skype: federico1970ca

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