lunedì 12 giugno 2017

Rassegna stampa 12 Giugno 2017


Unione Sarda

Partecipazione al voto poco oltre il 62%. Secondo turno a Oristano e Selargius Sardegna, in calo l'affluenza I grandi centri al ballottaggio

È l'unico partito che cresce a ogni appuntamento elettorale, magari senza avanzate clamorose, ma inarrestabile. Il partito dell'astensione non conosce mai sconfitte, e ormai in Sardegna sfiora il 40 per cento. Ha prevalso anche ieri, in una giornata che per il resto stenta a dare indicazioni politiche precise, visto che nei due principali centri alle urne (Oristano e Selargius) si profila un ballottaggio.

Nei 64 Comuni al voto, alla chiusura dei seggi, l'affluenza si è fermata al 62,74 per cento: quasi sette punti al di sotto di quella fatta registrare negli stessi centri nelle elezioni precedenti (che non in tutti i casi risalgono al 2012, visto che alcuni municipi sono andati al voto anticipato).

IL CALO Una flessione molto netta, eppure si temeva un crollo persino peggiore: il confronto con le altre regioni d'Italia fa capire come gli elettori sardi non siano i meno affezionati al diritto di voto. I dati definitivi pubblicati sul sito internet del ministero dell'Interno confermano che l'Isola si colloca sopra l'affluenza media nazionale, che non supera il 60,07 per cento. E le regioni che fanno meglio sono di fatto solo cinque, ossia Campania, Umbria, Puglia, Abruzzo e Calabria (il Lazio, che raggiunge il 62,78, è sostanzialmente in parità).

Andando a valutare i dati territorio per territorio, è la provincia di Sassari quella che va meglio, con il 68,73 per cento di partecipazione al voto. Segue il Sud Sardegna con il 65,61, mentre Nuoro e Oristano si attestano in pratica sullo stesso risultato: la prima poco più su, col 61,72 per cento, rispetto al 61,68 degli elettori oristanesi. Ultima in classifica è l'area metropolitana di Cagliari, al 53,56 per cento: va detto però che in questo caso erano chiamati al voto i cittadini di soli tre Comuni, per quanto importanti, e cioè Pula, Selargius e Quartucciu. Proprio quest'ultimo centro, con la sua affluenza molto bassa (non ha raggiunto neppure il 50 per cento, fermandosi al 47,20), condiziona negativamente il risultato complessivo del territorio.

I MIGLIORI Per quanto riguarda i singoli Comuni, gli elettori più diligenti si sono rivelati quelli di Santa Maria Coghinas, in provincia di Sassari, che alle 23 di ieri hanno fatto segnare una percentuale dell'83,51. Ottima anche la partecipazione, in provincia di Nuoro, dei cittadini di Lodine (82,55 per cento), e di quelli di Siamanna in provincia di Oristano (81,40). Nella provincia del Sud Sardegna è Castiadas, col 79,31 per cento, il centro in cui la contesa elettorale ha portato più gente alle urne. Invece nella Città metropolitana il Comune con la migliore affluenza è Pula che, in ogni caso, non supera il 64,85 per cento: neppure due elettori su tre.

I PEGGIORI È invece gallurese la località con l'affluenza più bassa tra i 64 Comuni isolani che dovevano eleggere il sindaco e l'assemblea civica: a Palau, complice il fatto che si fosse presentato un solo candidato sindaco, si è presentato al seggio solo il 39,66 per cento degli aventi diritto. Ovviamente, non avendo raggiunto il quorum del 50 per cento necessario per la validità dell'elezione (nei casi in cui corra una sola lista), sarà inevitabile l'arrivo del commissario.

Stessa sorte per Magomadas, che col suo 41,19 per cento risulta il Comune con la percentuale più bassa della provincia di Oristano. Invece Lula, pur essendo l'ultima - per partecipazione elettorale - nel Nuorese, col suo 51,26 per cento riesce a eleggere un sindaco: Mario Calia, l'unico candidato. Già detto dell'astensionismo record di Quartucciu nel Cagliaritano, nella provincia del Sud Sardegna la maglia nera la merita San Sperate, col 57,90 per cento.

GLI ESITI A causa della chiusura dei seggi alle 23, a notte inoltrata gli scrutini erano quasi ovunque in alto mare: perciò solo stamattina, alla luce dei risultati consolidati, si potranno trarre compiute valutazioni politiche della consultazione amministrativa nell'Isola. Dalle primissime indicazioni, il centrodestra spera di andare in vantaggio al ballottaggio sia a Oristano che a Selargius, mentre Ignazio Locci tenta il colpo a Sant'Antioco.

Il Pd conta di essere il contendente in entrambe le città che vanno al secondo turno, ma tenta anche di strappare Lanusei con Davide Burchi, di confermare Sergio Murgia a Serramanna e di garantirsi la continuità a Ozieri tra l'uscente Leonardo Ladu e Marco Murgia. Numeri non esaltanti per il Movimento 5 Stelle, fuori dal ballottaggio a Selargius e anche a Oristano.

Giuseppe Meloni

Deiana (Anci): «Bisogna interrogarsi». Cucca (Pd): «Non c'è allarme»

«L'astensionismo resta un nemico subdolo»

Il «nemico più subdolo», come lo definisce il presidente dell'Anci
Sardegna, Emiliano Deiana, non è stato sconfitto. L'astensionismo
aumenta e quando succede alle elezioni comunali è un campanello
d'allarme. Le forza politiche si interrogano sull'efficacia della
propria azione e sui nuovi scenari che rischiano di offuscare i
partiti più strutturati a favore del civismo.

L'ALLARME Il calo di circa il 7% dei votanti rispetto alle precedenti
elezioni è un dato che «deve allarmare tutti», dice Deiana, convinto
che le forze politiche non abbiano «considerato la pericolosità civile
e politica dell'allontanamento di larghi strati di popolazione dalla
pratica elettorale e democratica». Per questo motivo diventa
importante il ringraziamento a chi «in un momento difficile della vita
politica della Sardegna, ha deciso di uscire dagli egoismi per
mettersi a disposizione della propria comunità».

IL CAMBIAMENTO Il coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo
Cappellacci, è lapidario: «La gente è sfiduciata perché è alla ricerca
di interpreti di identità e la strada intrapresa dalla politica è
sbagliata». Un giudizio a caldo, maturato non appena si capisce che i
sardi che sono andati a votare sono poco più del 60%. Un dato che
necessita di una riflessione sul futuro e sulla necessità di «tornare
ai valori fondanti come la famiglia e il lavoro. La politica è
diventata soltanto un racconto della propria carriera». Per il
segretario del Psd'Az, Christian Solinas, è un momento in cui «la
rissosità non premia perché la gente chiede sobrietà». Davanti a un
doppio fenomeno in cui «la politica è incapace a dare risposte e i
cittadini si orientano sulle liste civiche», il segretario sardista
rivendica il ruolo del partito: «La visione di Sardegna è il vero
grande progetto che può rappresentare il futuro». E in chiave
sovranista ragiona anche il segretario del Partito dei Sardi,
Franciscu Sedda: «È evidente che bisogna ripartire da una buona
politica di attivismo. Dobbiamo restituire il protagonismo alle
persone, grazie all'autodeterminazione».

L'ATTACCO Il coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, Salvatore
Deidda, indica il colpevole di una situazione di disinteresse da parte
degli elettori. «È il Pd che governando a tutti i livelli, con
alleanze alternate, allontana sempre di più i cittadini dalla
politica». Deidda, guarda con favore all'esperienza delle comunali per
il proprio partito: «Sono elezioni ostiche ma permettono di radicarci
nei territori».

IL FRENO Controcorrente il segretario del Pd, Giuseppe Luigi Cucca,
convinto che il dato sull'affluenza «non sia così allarmante e
significativo per la crisi della politica». Poi, aggiunge: «Credo che
la gente non abbia perso interesse nei confronti della politica, ci
sono stati diversi appuntamenti elettorali in cui la risposta è stata
ottima».
M. S.

SELARGIUS. Spoglio lento, astensione record: alle urne solo il 53,47
per cento dei votanti Concu in vantaggio su Lilliu
Si va verso il ballottaggio senza la “grillina” Valeria Puddu

In vantaggio Gigi Concu (45 per cento), candidato sindaco di Forza
Italia. Francesco Lilliu del Pd insegue (41 per cento). A meno di
grosse sorprese, a Selargius si va verso il ballottaggio tra i leader
degli schieramenti di centrodestra e centrosinistra. Dopo le prime tre
ore dello spoglio delle schede, secondo i risultati parziali raccolti
dai rappresentanti di seggio, sarà questo il verdetto del primo turno
delle Comunali in uno dei centri più importanti dell'Isola.
Si annuncia una sconfitta per la candidata grillina (con il 14 per
cento), che non ha saputo trasformare in consensi utili per le
amministrative il grande risultato ottenuto a Selargius dal Movimento
Cinque Stelle tre anni fa alle Europee (era stato il secondo partito
dietro il Pd, 35,2 per cento contro il 35,1). Ma i dati si riferiscono
alle due di stanotte, con neanche il trenta per cento delle schede
scrutinate.

ASTENSIONISMO Ma il dato più rivelante e che dovrà far riflettere
tutti, vincitori e vinti, è quello dell'astensionismo. Soltanto il
53,47 per cento dei selargini (contro il 59,69 di cinque anni fa) si è
presentato nei seggi per il rinnovo del Consiglio comunale e per
eleggere il nuovo sindaco dopo i dieci anni di mandato di Gian Franco
Cappai (Udc). Un segnale importante. E non può essere spiegato
soltanto riflettendo che ieri è stata la prima domenica davvero estiva
capace di spingere le famiglie verso il mare e che si poteva votare
solo nella giornata di ieri dalle 7 alle 23 a differenza di altre
consultazioni.

I CONTROLLI A Selargius il voto è proceduto senza sussulti e problemi,
a differenza di cinque anni fa, quando un rappresentante di lista,
approfittando della sua posizione giuridica, aveva votato più volte.
Ieri Marco Cantori, comandante della polizia urbana di Selargius, ha
dato mandato ai suoi uomini di effettuare tutti i controlli del caso
nell'eventualità che qualcuno volesse riprovarci.
I tre candidati sindaci si sono presentati nelle rispettive sezioni in
tarda mattinata. Qualche stretta di mano, il saluto al presidente e
altri componenti del seggio, poi la fotografia di rito mentre
imbucavano nell'urna la scheda appena compilata. Quindi è cominciata
la lunga attesa, nella speranza di raccogliere quanto seminato in una
campagna elettorale lunga, complicata e tesa. Culminata con una multa
di 208 euro inflitta a un imprenditore che aveva esposto un enorme
cartello con una lettera aperta al candidato sindaco del
centrosinistra Francesco Lilliu.

CONTINUITÀ Gigi Concu, esponente di Forza Italia, ha imperniato il suo
programma sulla continuità amministrativa con la politica di Gian
Franco Cappai di cui è stato il vice sindaco. Negli incontri con i
concittadini nei diversi quartieri selargini, ha illustrato «il nuovo
piano urbanistico», ha ricordato «l'apertura di alcuni parchi, i
lavori nelle scuole, le prospettive legate al polo universitario di
astrofisica oltre la statale 554. Nessuna promessa, bisogna fare i
conti con la realtà, le leggi, il bilancio, la concretezza che abbiamo
dimostrato in questi dieci anni nei quali Selargius è diventata più
bella».

STRAPPO Più destruens , inevitabilmente, i discorsi dei due rivali
alla corsa al Municipio. Se Valeria Puddu ha puntato sui capisaldi del
movimento grillino («maggiore coinvolgimento della popolazione nelle
scelte dell'amministrazione, mercatini e iniziative per rivitalizzare
un centro storico ridotto a dormitorio di Cagliari», Francesco Lilliu
(segretario provinciale del Pd) ha cercato di mettere a frutto gli
ultimi cinque anni trascorsi all'opposizione in Consiglio: «Siamo
dalla parte dei negozianti che soffrono per l'apertura dei grandi
centri commerciali, per le piste ciclabili che tolgono spazio ai
parcheggi, per la mancanza di sicurezza. Crediamo in uno sviluppo di
Selargius imperniato sull'agricoltura e sui servizi. Occorre
modificare il Piano urbanistico che oggi prevede zone di espansione
proprio quando gli imprenditori stanno rinunciando a costruire nelle
aree già edificabili perché il mercato non richiede nuove case».
Discorsi che verranno ripetuti adesso nelle prossime due settimane che
precedono il ballottaggio del 25 giugno. Sarà importante riportare i
selargini alle urne e conquistare i voti andati ai grillini. Concu
contro Lilliu è una sfida anche politica tra Forza Italia e il Pd.
Paolo Carta

Sconfitta clamorosa del Movimento 5 Stelle. Tengono le civiche di
Martinez e Uras Oristano va al ballottaggio
Dalle urne testa a testa tra Lutzu e Obinu, insegue Pecoraro

La sfida a sei in realtà non è terminata alla chiusura dei seggi. I
dubbi sono continuati sino all'alba di oggi. Intanto sino all'una e
mezzo di lunedì le sezioni che avevano chiuso lo spoglio erano tre su
trentasei. Si va a rilento a causa del voto disgiunto ma non solo. Si
dice, ma di ufficiale non arriva nulla, è che su queste sezioni, che
valgono 200 voti in tutto Andrea Lutzu, candidato sindaco del
centrodestra, è avanti di un soffio su Maria Obinu, leader del
centrosinistra e su Vincenzo Pecoraro, alla guida del polo civico.
Dietro, ma con un discreto distacco Anna Maria Uras, “Coraggio e
Libertà”, e Filippo Martinez, “Capitale Oristano”. Ben ultima Patrizia
Cadau del Movimento Cinque Stelle. Tante pare siano le schede nulle
che si sono contate in tutte le sezioni cittadine, forse a causa del
voto disgiunto e delle preferenza di genere.

AFFLUENZA I dati dell'affluenza già dalla prima mattina non
promettevano nulla di buono.
A mezzogiorno della domenica i votanti erano 6.018 (21,55 per cento).
Sette ore dopo invece la soglia dei votanti è salita a 11.746 (42,07
per cento).
Alle 23 di ieri, orario di chiusura dei seggi, l'affluenza ha toccato
quota 68.07 per cento, praticamente la stessa di cinque anni quando
Guido Tendas, sindaco uscente, è andato al ballottaggio con Giuliano
Uras, all'epoca candidato sindaco di un polo di centro.

I CANDIDATI «Per adesso restiamo buoni terzi - ammette Filippo
Martinez , padre di “Capitale Oristano” all'una di domenica notte -
Purtroppo credo che gli oristanesi non abbiano capito la nostra
proposta e la voglia di cambiamento che abbiamo portato avanti e
cercato di fatto capire in tutti questi mesi».
«Per adesso mi pare che stiamo andando abbastanza bene - sottolinea
Maria Obinu , candidata sindaco del centrosinistra-sardista - Restiamo
in attesa di avere dati più certi nel corso di queste ore ma quel che
abbiamo promette bene».

«Restiamo ancora in attesa, so che ci sono stati dei problemi in una
sezione a Silì ma siamo fiduciosi - ammette Andrea Lutzu , candidato
sindaco del centrodestra - Per adesso siamo in testa ma la nottata è
lunga e spero che anche nelle altre sezioni venga confermata questa
tendenza».

«Probabilmente non arriviamo neanche al cinque per cento - ammette
Patrizia Cadau , alla guida del Movimento Cinque Stelle che per la
prima volta ha partecipato alla competizione elettorale del capoluogo
- Noi abbiamo messo la nostra faccia, abbiamo seguito un percorso di
trasparenza, ma se gli oristanesi preferiscono la vecchia politica non
so che dire: mi spiace veramente tanto».

«In linea di massima posso dire che Oristano ha scelto il “non
cambiamento”, e questo è una sconfitta per una persona come me che
invece credeva molto in una possibilità di svolta - afferma Anna Maria
Uras , capolista del movimento civico Coraggio e Libertà - Mi sembra
di capire che malgrado tutto stiamo tenendo il passo dei primi ma al
ballottaggio non credo di poter arrivare».
«È veramente troppo presto - afferma Salvatore Ledda , padre della
lista Idee Rinnovabili che appoggia Vincenzo Pecoraro - Fare qualsiasi
previsione a quest'ora è prematuro: lo spoglio sta andando molto a
rilento».
Michele Masala

L'outsider Silvio Carobbi in corsa per la seconda piazza. Affluenza
sotto il 65 per cento Lanusei, Burchi nuovo sindaco
Per il predecessore Davide Ferreli è una bruciante sconfitta

Vince Davide Burchi. I calcoli e le previsioni della vigilia sono
stati sbriciolati dentro l'urna dal severo giudizio degli elettori.
Non c'è stato nessun testa a testa. L'avvocato, 39 anni, segretario
provinciale Pd, mette tutti d'accordo. Un voto denso, esteso ben oltre
le fila del partito. Indietro i suoi contendente, Carobbi e Ferreli.
Per il sindaco uscente una sconfitta cocente.

LA CIVICA PD «Lavoriamo per unire il paese, ridare centralità a
Lanusei e all'Ogliastra. Il successo non è solo mio ma della squadra».
Queste le prime parole del vincitore.
La squadra è una lista civica zeppa di tessere Pd. C'è il coordinatore
del circolo cittadino Cinzia Marongiu, il candidato in pectore per
molti mesi Salvatore Zito. E poi Matteo Stochino, Sandra Aresu. Ci
sono figli d'arte (Renato Pilia), e numerosi portatori sani di
consenso. La lista degli avvocati (ben cinque) miete consensi
trasversali, asseconda lo stile del leader fatto di sobrio
pragmatismo. Burchi è un moderato, un giovane old school temprato da
vent'anni di politica militante.
Per la prima volta sulla scena da protagonista è uomo del match e si
porta via il pallone.
Chi auspicava il duello è rimasto deluso. La tenzone non è neppure
cominciata. Burchi potrà rivendicare, nel partito in primis, un
successo personale senza ombre.

VERSO LA SCONFITTA Davide Ferreli, 42 anni, imprenditore, a capo della
civica Avanti Lanusei, chiedeva strada per il bis, in nome della
continuità, dei progetti avviati, delle battaglie per i servizi a
rischio chiusura. Ha trovato un muro di gomma. Una sconfitta senza
attenuanti. Nell'ora del verdetto Ferreli e i suoi si tengono lontani
dai seggi. Le facce dei sostenitori diventano via via più scure con il
trascorrere del tempo. Dopo un'ora dall'inizio delle operazioni in
tutte le sezioni il distacco di Burchi verso Carobbi e Ferreli si
attesta tra i 50 e i 55 voti. Un trend costante, che non subisce
alterazioni.

Dalla verifica delle singole performance si potrà valutare il peso dei
singoli assessori in quello che è stato anche un referendum
sull'amministrazione uscente. Ferreli ha candidato in blocco la sua
squadra, in quello che lui stesso aveva definito un riconoscimento a
chi aveva resistito a cinque anni di amministrazione in un periodo di
particolari tensioni.

CAROBBI DELUSO Silvio Carobbi, 59 anni, agronomo, alla guida della
lista Lanusei Punto e a capo, chiedeva agli elettori una scelta
coraggiosa, il messaggio è stato rispedito al mittente. Con un
manipolo di fedelissimi, tra cui alcuni autori di ottimi risultati
personali, tra tutti spicca il risultato di Maria Tegas, ha sfidato a
viso aperto il suo ex partito, quello che cinque anni fa lo aveva
accompagnato alla sconfitta contro Ferreli, quello abbandonato per una
storia di tessere mal lievitate e mai digerita.
È arrivata una sconfitta bis, addolcita da un bottino di voti che non
basta a colmare il bicchiere. Mezzo vuoto se l'obiettivo voleva solo
essere la vittoria. «La delusione è grande per il lungo percorso fatto
in questi anni - ha detto - basato su un cambiamento etico, faccio il
mio più grande augurio al paese». Il maestro di bel canto non è
riuscito a pescare voti nel campo avversario.

IL VOTO Già nel pomeriggio l'affluenza ridotta ai minimi termini, 47
per cento alle 19, alimenta cattivi pensieri. Il dato complessivo
fermerà la statistica al 62 per cento, in netto calo rispetto alla
precedente tornata elettorale. Le analisi diranno chi è stato
danneggiato dalla disaffezione verso il voto, ci sarà tempo per capire
chi ha deluso le aspettative. Le operazioni di scrutinio si sono
svolte in un clima disteso, senza le tensioni di qualche anno fa.
Neppure il tempo di aprire le urne e già Burchi è in testa, scavando
un solco netto, difficile da colmare, tra lui e i suoi avversari.
A metà spoglio l'avvocato figlio d'arte ha già doppiato Carobbi e Ferreli.
Neppure il tempo di insediarsi e il sindaco avrà una grana sulla
scrivania. Venti di declassamento soffiano sull'ospedale di Lanusei.
Simone Loi


Sono urne amare per i 5 Stelle L'ex comico beffato nella sua Genova. Orlando eletto per la quinta volta a Palermo
Nelle città principali sfida tra centrosinistra e centrodestra

Il Movimento Cinquestelle perde le sfide nelle grandi città, il
centrosinistra tiene e in molti comuni va al ballottaggio col
centrodestra che, unito, certifica la propria esistenza in vita.
Dopo i veleni, le scissioni e il ritorno di Renzi nel Pd e nella
settimana in cui è naufragato il patto sulla legge elettorale tra Pd,
M5S, FI e Lega, i partiti cercavano conferme.

Per i grillini, dopo i trionfi di un anno fa a Roma e Torino, quello
di ieri doveva essere l'affondo, l'antipasto delle politiche dell'anno
prossimo. I Dem puntavano alla rivincita dopo le cocenti sconfitte del
2016, le divisioni e le scissioni («voglio andare al ballottaggio in
almeno 22 Comuni», aveva detto alla vigilia il segretario), per la
Lega una prova dopo il riposizionamento nel perimetro della destra.
Il voto che oltre nove milioni di italiani hanno espresso nei 1004
Comuni italiani, almeno secondo gli exit poll, restituisce speranze a
due dei tre principali attori in campo lasciando delusi i
pentastellati. Cala l'affluenza, che si ferma al 60%.

LA RIVINCITA DI PIZZAROTTI A Parma, l'ex “cittadino” Federico
Pizzarotti, ricandidato con una sua lista Civica, è nettamente in
testa e salvo clamorosi e improbabili ribaltamenti andrà al
ballottaggio con il candidato del centrodestra Paolo Scarpa. Ma è
soprattutto Genova, la città del comico, a dare la misura della
sconfitta grillina. Luca Pirondini, uomo scelto dal leader al posto di
Marika Cassimatis, che era stata scelta dal blog salvo poi essere
defenestrata dal leader, si ferma tra il 18 e il 22%. È la
dimostrazione che il popolo pentastellato non ha gradito il colpo di
mano del capo che si è fatto beffa della volontà democratica degli
iscritti decidendo d'imperio che il voto on line vale solo quando lo
decide lui.

RINASCE IL CENTRODESTRA Certo, le politiche sono un'altra cosa e i
sondaggi continuano a dare l'M5S intorno al 30 per cento, sopra il Pd.
Ma i risultati delle amministrative rimettono tutto in gioco e
ribadiscono che quello assegnato al Movimento è un voto ideologico
molto condizionato dai leader nazionali e poco dai candidati locali.
Per Forza Italia il test di ieri doveva essere la prova che il partito
di Berlusconi ha ancora una base di consenso che gli consente di
sedersi ai tavoli che contano. È successo, soprattutto dove l'alleanza
con la Lega di Salvini e con Fratelli d'Italia si è dimostrata solida.
Per quanto riguarda le singole sfide, nel capoluogo ligure non va
meglio al centrosinistra che comunque approda al ballottaggio con
Giovanni Crivello (attorno al 34%) con il candidato del centrodestra
Marco Bucci vicino al 37. In una delle poche regioni governate dal
centrodestra (il governatore è Giovanni Toti), il risultato dà ai
berlusconiani la speranza di non essere marginali e che il
tripolarismo non sia un'utopia.

ORLANDO SI CONFERMA A Palermo c'erano pochi dubbi sulla
riaffermazione, per la quinta volta, di Leoluca Orlando. Il sindaco
uscente del centrosinistra ha confermato le attese conquistando il
43,4% dei voti e battendo Fabrizio Ferrandelli, portacolori del
centrodestra, anche grazie al meccanismo della legge elettorale
siciliana che prevede l'elezione a chi supera il 40% dei consensi.
In vantaggio il centrodestra anche a Verona, con Federico Sboarina,
mentre per il secondo posto nel ballottaggio è lotta serrata tra
Patrizia Bisinella, compagna dell'ex sindaco Flavio Tosi, e Orietta
Salemi del centrosinistra. Al secondo turno sarà sfida tra i due poli
tradizionali anche a Catanzaro e Taranto (centrodestra in vantaggio).
l'Aquila (Americo Di Benedetto del centrosinistra è in testa).

IL PD SI RAFFORZA Per i candidati del Partito democratico un risultato
forse inferiore alle attese ma giudicato positivo («siamo in corsa in
due comuni su tre», ha detto Roberto Speranza) che potrebbe sostenere
il tentativo di alleanza tra Pd e Campo Progressista.
In molti ora si affrettano ad attribuire la sconfitte del Movimento
Cinquestelle a quanto avvenuto recentemente con la legge elettorale
(«hanno tradito, hanno affossato loro legge elettorale con i collegi»,
aveva accusato il relatore Emanuele Fiano nelle ore successive al
fallimento del patto elettorale). (f. ma.)

I due poli cauti ma brindano per il crollo di Grillo
Scalfarotto: Beppe, il tuo Maalox non è scaduto. Gasparri: è un grande VaffaDay

Il primo commento è di Ivan Scalfarotto: «A occhio, Beppe, il Maalox
del 2014 non dev'essere ancora scaduto». Così su Twitter il
parlamentare Pd gongola per la sconfitta dei grillini. «Le
amministrazioni a guida M5S hanno lasciato un segno negli italiani.
Ora è più chiaro perché abbiano affossato una legge elettorale con i
collegi», dice il senatore dem Andrea Marcucci.
Per Matteo Ricci, responsabile Enti Locali del Pd, «siamo da alcuni
anni in un sistema tripolare. Se su 25 capoluoghi di provincia i
Cinque stelle non andranno al ballottaggio se non in pochissimi posti,
è un fatto politico. Perché vorrebbe dire che a un anno dalla vittoria
di Roma, messi alla prova del governo locale, c'è un giudizio
negativo».

«Dai primi dati emerge una difficoltà enorme del M5S che coincide con
la novità positiva di molte liste civiche e di sinistra con probabili
risultati clamorosi in alcune città. Per ora facciamo i nostri auguri
a Leoluca Orlando e a Federico Pizzarotti», dice Paolo Cento di
Sinistra Italiana. «A sinistra del Pd c'è aria nuova che ora bisogna
unire con una proposta alternativa a Renzi capace di aggregare».
Plaude Forza Italia: «Non abbiamo ancora archiviato i 5Stelle in
termini di consenso generale, ma risultati - twitta tranchant Maurizio
Gasparri - sono un grande VaffaDay contro Grillo».
«Due dati stanno emergendo: il primo è che pare che i cittadini
comincino a capire il bluff del M5S. Il secondo è che quando il
centrodestra fa il centrodestra raccoglie la fiducia dagli italiani. È
la chiarezza che convince, non gli inciuci», scrive su Facebook la
leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.

«Il centrodestra quando è unito è a traino leghista, e lo dico con il
massimo di rispetto. Valutiamo i dati ma è importante una coalizione
con idee chiare e non avere tentazioni renziane e inciuciste ma se
vediamo i voti di lista e in città storicamente di sinistra la Lega
traina e un significato ce l'ha», dice il leader della Lega Nord
Matteo Salvini.

La Nuova

Il centrodestra avanza a Oristano, buona affermazione degli indipendentisti
Il Centrosinistra resiste per il M5s battuta d'arresto

di Umberto AimewCAGLIARITroppi pochi 225mila elettori per essere un
test regionale, ma ogni volta che c'è uno spoglio, governatore e
governanti, oppositori e ambiziosi non possono e neanche devono
rimanere indifferenti. Sessantaquattro Comuni al voto erano comunque
un bel numero e, nella lunga volata fino al 2018, le Politiche, oppure
l'anno dopo per il Consiglio regionale, anche oggi ogni voto va letto,
interpretato fino a capire quant'è stato di pancia, localissimo,
oppure se con la croce sulla scheda l'elettore ha voluto esprimere
anche un giudizio seppure di carambola sullo stato dell'arte politica
in Sardegna. Ebbene, da questa domenica di metà giugno, il
centrosinistra, che dal 2014 sostiene la giunta Pigliaru, è uscito con
una certezza e neanche troppo nuova.

Dove s'è presentato unito, a
Selargius per esempio, la coalizione continua a classificarsi bene, in
attesa del ballottaggio, mentre quando corre diviso, a Oristano è
successo, le legnate ritornano a essere frequenti. Sono arrivate di
nuovo dalla spina e spinta indipendentista. Che non è più soltanto un
semplice fastidio da sopportare, semmai con qualche mugugno, ma
qualcosa d'importante. Ormai è chiaro: il Pd, capofila dell'attuale
alleanza regionale, non potrà far finta che non esista e neanche
sottovalutarla. Tutt'altro: Partito dei sardi, Psd'Az e altri
movimenti ancora più scissionisti hanno dimostrato di avere ormai un
loro seguito fedele e consolidato. Perché - e non c'era bisogno di
aprire le urne - è evidente che da mesi fra molti sardi il distacco
dalla Patria è immaginato come possibile se non necessario anche a
breve scadenza.

È questa l'onda indipendentista su cui in molti
dovranno ragionare, e forse per primo proprio quello Stato sempre
lontano, irraggiungibile se non addirittura persecutorio, di recente
l'ha definito così il presidente della Regione, nei confronti della
Sardegna. Nell'ultimo anno e mezzo di legislatura regionale, sarà
proprio il confronto in maggioranza fra nazionalisti italiani e
nazionalitari sardi a tener banco o meglio diventerà quotidiano dopo
essere cominciato settimane fa con la crisi aperta e non chiusa in
Regione dal Partito dei sardi.Scritto del centrosinistra, nel
frattempo che farà il resto del mondo? Il Movimento 5 Stelle, in
queste amministrative, pare aver perso la spinta propulsiva degli
ultimi anni nei Comuni. Dov'era in lizza, non è riuscito a sfondare
come nel 2013, ad Assemini, poi a Porto Torres, l'anno successivo, e a
Carbonia nel 2016. A Oristano e Selargius rimarrà fuori dai
ballottaggi, ma quando ci sono di mezzo i pentastellati non è facile
valutare quanto abbia pesato o meno il nome del candidato-sindaco
scelto da una manciata di iscritti con qualche click. La verità è che,
in Sardegna, la consistenza del Movimento è stata censita una sola
volta, nel lontano 2013, quando alle Politiche conquistò il primo
posto assoluto col 29,7 per cento.

Però da allora, esclusi i botti in
alcuni Municipi, s'è tirato indietro - ha disertato le Regionali 2014
e il perché a tutt'oggi rimane un mistero - oppure alle amministrative
di Cagliari, l'anno scorso, non ha fatto saltare certo il banco. Solo
con i prossimi due appuntamenti elettorali, 2018 e 2019, si saprà se i
5 Stelle hanno attecchito in Sardegna e soprattutto se per loro la
conquista della Regione potrà essere possibile, come sostiene qualche
insistente sondaggista. In mezzo al guado c'è anche il centrodestra,
oggi all'opposizione in Regione, ma che a Oristano e Selargius ha
mostrato i muscoli, con la doppia possibilità di vincere al
ballottaggio il 25 giugno. Però in vista del 2019 pare non aver
ritrovato ancora l'unità per ribaltare lo scivolone del 2014. Batosta
per la verità subita allora solo nella gara verso la presidenza della
Regione e non nella somma dei voti conquistati dai suoi partiti contro
il centrosinistra. In queste elezioni, il centrodestra ha retto botta
e s'è tolto soddisfazioni non da poco. Ma allo stesso tempo ha intuito
di avere una necessità: dimostrare che dev'essere più autonomo o
autonomista, a cominciare da Forza Italia se vorrà essere ancora il
contenitore dei moderati. Ma da oggi in poi anche il centrodestra
dovrà fare i conti con l'onda indipendentista.

Oristano

Spoglio a rilento, nella notte risultato ancora incerto. Davanti a
tutti Andrea Lutzu Il secondo candidato tra Maria Obinu, Vincenzo Pecoraro e Filippo Martinez Centrodestra al ballottaggio
Poi lotta a tre. Flop 5 Stelle

di Enrico CartawORISTANOLa notte porta voti. Ad Andrea Lutzu. Attorno
all'una, quando tutto si poteva dire tranne che lo spoglio fosse a
buon punto, il candidato sindaco del centrodestra appariva l'unico in
grado di mostrare il lasciapassare per il ballottaggio. Una fuga
solitaria, per quanto il dato fosse altamente parziale e
corrispondesse a circa un 15% delle schede scrutinate, che pare
lanciarlo senza dubbi verso il secondo turno di domenica 25
giugno.Dietro di lui il gruppo inseguiva, con un leggero vantaggio di
Maria Obinu. Ma dare per certa la sua presenza al ballottaggio dopo un
numero così esiguo di schede scrutinate non era possibile, perché la
candidata della coalizione di centrosinistra, civica e sardista aveva
il fiato sul collo di Filippo Martinez e Vincenzo Pecoraro. Più
indietro, sempre su un campione alquanto parziale, apparivano Anna
Maria Uras, sostenuta dalla lista civica Coraggio e Libertà, e
Patrizia Cadau, esponente del Movimento 5 Stelle, che non ha avuto
l'effetto dirompente che i suoi militanti si aspettavano. Così il
ruolo di terzo incomodo tra gli schieramenti tradizionali appare
conteso tra Filippo Martinez, con le sue liste civiche della
coalizione Capitale Oristano, e Vincenzo Pecoraro, esponente della
coalizione centrista, civica e identitaria.La mappa del voto però era
tutt'altro che definita e definibile quando lo spoglio era iniziato da
poco più di un'ora e mezzo, così si è andati avanti a sensazioni e
facendo riferimento a esperienze passate, anche se questa elezione era
parsa da subito indecifrabile proprio per via delle variabili legate
alla presenza di schieramenti che per la prima volta si presentavano
alle comunali di Oristano.

Così, se Andrea Lutzu appariva comunque o
avanti o al secondo posto in quasi tutte le sezioni, gli altri tre
aspiranti al ballottaggio hanno dovuto fare i conti con una serie di
alti e bassi. Vincenzo Pecoraro risultava in testa nei seggi di
Donigala; Filippo Martinez rispondeva con una schiacciante superiorità
in via Bellini. Maria Obinu era invece in testa nei seggi di via
Gennargentu nel quartiere di San Nicola, mentre in viale Diaz stava
viaggiando quasi alla pari con Andrea Lutzu.La piazza, insomma, non
mentiva. In questi ultimi giorni l'aria che si respirava era proprio
quella di un sicuro posto al ballottaggio per Andrea Lutzu e di una
lotta serrata per il secondo posto, dove forse la presenza di sei
liste in suo favore poteva far pensare a una leggera prevalenza di
Maria Obinu.

Ovviamente il dato dell'una del mattino è da considerarsi
fortemente parziale, per quanto sufficientemente indicativo rispetto
alla tendenza di voto. A rendere il lavoro degli scrutatori meno
spedito e agevole rispetto al passato, ci ha infatti pensato la
possibilità della doppia preferenza di genere che ha leggermente
rallentato le operazioni di spoglio e reso, in qualche caso, anche più
complicata la lettura delle schede con l'attribuzione dei voti o
l'annullamento delle stesse.

Il segretario del Pd candidato con una civica ha battuto il sindaco uscente
Secondo più votato è Silvio Carobbi, ma mancano molte schede da scrutinare
Il sindaco è Davide Burchi
bocciatura per Ferreli

di Giusy Ferreli

LANUSEI
Davide Burchi è il nuovo sindaco di Lanusei. Sono le 23,40 quando la
sezione 2 inizia lo spoglio delle schede che, sin dalle prime battute,
sancisce il vantaggio dell'avvocato, candidato a sindaco con la lista
Ripensiamo Lanusei. Lo scrutinio va avanti ed è chiaro che lo spoglio
è a favore dell'avvocato e segretario provinciale del Partito
democratico. Un vantaggio netto che si consolida con il passare dei
minuti anche nelle altre cinque sezioni accorpate in un unico
edificio, le scuole elementari di via Marconi. All'una meno un quarto
è chiaro che la vittoria è di Burchi. Il sindaco uscente Davide
Ferreli e l'altro sfidante, Silvio Carobbi sono indietro dii diverse
lunghezze. «A questo punto attendiamo fiduciosi l'esito finale» chiosa
il quasi neo sindaco che, però, non vuole sbilanciarsi prima del
verdetto ufficiale. I segnali, d'altra parte, erano più che positivi
almeno per la partecipazione.

 L'affluenza si è attestata sul 62, 61
per cento, indice dell'interesse dei cittadini per le sorti
amministrative dell'ex capoluogo di Provincia chiamato nei prossimi
mesi a sfide importanti come la difesa dell'ospedale. La giornata,
scandita dal flusso quasi ininterrotto di elettori che hanno raggiunto
il seggio elettorale, è stata vissuta dai tre candidati in maniera
pressoché identica, con una buona dose di rilassatezza. Silvio Carobbi
ha passato la giornata fuori dai seggi senza far pesare troppo la sua
presenza. «Credo che il ruolo del candidato sindaco si esaurisca il
venerdì col comizio conclusivo» spiegava l'agronomo prima dello
spoglio. Anche Davide Burchi ha atteso il verdetto girando per le sei
sezioni accorpate nella scuola elementare di via Marconi: «Sono stato
perlopiù ai seggi tranne il tempo che ho dedicato al lavoro perché ho
in scadenza un atto importante». Il sindaco uscente Davide Ferreli ha
preferito passarla in famiglia. Dopo il voto e un riposino pomeridiano
ha incontrato la sua squadra. E in serata non si è fatto vedere. Se i
numeri dovessero essere confermati sarebbe terzo.

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Federico Marini
skype: federico1970ca

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