martedì 27 giugno 2017

Rassegna stampa 27 Giugno 2017

Unione Sarda

LO SCENARIO NAZIONALE. Mentre Berlusconi, Salvini e Meloni litigano per la leadership Renzi conta i sindaci: «Noi di più».
Ma è polemica.

Matteo Renzi cerca di ovattare il risultato elettorale e si prepara ad attutire gli assalti alla diligenza in casa dem. Il segretario del Pd non canta vittoria, ma mette in rete un grafico che assegna 69 sindaci al centrosinistra e 57 al centrodestra. Sull'altra sponda del rinato bipolarismo, Silvio Berlusconi festeggia la vittoria ma deve già fare, i conti con le mire leaderistiche di Fratelli d'Italia e Lega.

I SEGNALI Per Renzi il risultato «non è affatto una sconfitta», e comunque «la soluzione non è la coalizione larga di centrosinistra» Il segretario dem, riferendosi a chi richiama la necessità di una coalizione, ricorda che la coalizione «c'era dove si è vinto e dove si è perso». Con la maggioranza dei sindaci al centrosinistra, per Renzi non suona nessun campanello d'allarme perché «in un Comune perdi e in quello accanto vinci». Certo alcuni risultati come quello di Genova e L'Aquila «sono sconfitte che fanno male».

Ma le sue parole suscitano polemiche, anche nel Pd. Tra tutti Andrea Orlando, ex rivale del segretario alle primarie: «Renzi prenda atto che una posizione solitaria e autoreferenziale dentro il Pd lo porta a sbattere. Si tratta di riaprire un dialogo con forze sociali e politiche».

VITTORIA E SPINE Nel centrodestra affiorano le prime tensioni tra Berlusconi, il leader della Lega Salvini e Giorgia Meloni, protagonisti di un botta e risposta. Per il numero uno di Forza Italia, il centrodestra «può ripartire in vista della sfida decisiva per tornare a guidare il paese». Ma è necessaria una coalizione di «forze politiche diverse, con un chiaro profilo liberale, moderato, basato su radici cristiane».

Pungolo che non piace a Salvini: «Sono moderato e liberale», risponde, «se il centrodestra con un piede in una scarpa e non in 10 vince in tante città vuol dire che c'è spazio per governare. Dico però “no” a ricette che andavano bene 23 anni fa». Risposta piccata anche da Giorgia Meloni: «La moderazione è una categoria che in politica non esiste più, non mi interessano le etichette, ma i contenuti». (m. s.)

FI festeggia e sogna la Regione
Centrodestra rinfrancato dal voto nei Comuni. Dem e alleati
concordano: serve unità Cappellacci: bocciato Pigliaru. Cucca (Pd): 
niente drammi

Colpe, colpevoli, qualche rimpianto e attacchi frontali. Sono questi i
sentimenti della politica sarda nel “day after” dei ballottaggi di
Oristano e Selargius, che hanno sancito la vittoria del centrodestra.
Un successo che riaccende l'entusiasmo e rimette i partiti in rampa di
lancio per la conquista della Regione e i prossimi appuntamenti
elettorali.

Si lecca le ferite, invece, il centrosinistra che paga le divisioni e,
secondo qualche esponente delle ali più estreme, anche errori di
governo, sia nazionale che locale.
«UNITI SI VINCE» Le prime amministrative da segretario non saranno di
quelle che rimarranno nella bacheca dei successi per il segretario del
Pd, Giuseppe Luigi Cucca . Sicuramente la sua elezione molto a ridosso
della campagna elettorale non ha permesso di organizzare il partito,
ma i tempi sono maturi per cogliere il segnale giunto dalle urne:
«Quando il centrosinistra si presenta unito è competitivo, come il
caso di Selargius».

Cucca, poi, frena sull'ipotesi di «lacerazioni che onestamente non ci
sono», e sgombra il campo da ipotetiche nubi che si addensano sui
governi regionale e nazionale: «Le amministrative non raccolgono il
voto d'opinione e non bisogna drammatizzare». L'appello all'unità
arriva anche dal senatore di Campo progressista, Luciano Uras ,
convinto che per il centrosinistra sia un «dovere». Nei mesi che
separano dalle elezioni politiche «è indispensabile tornare al
progetto originario di responsabilità di governo e attenzione sociale,
perché non esistono due centrosinistra, ma uno solo: quello del buon
esempio di Cagliari».

STILETTATE Eppure qualche stilettata che contribuisce a mettere i
dubbi su una coalizione unita arriva proprio dalla sinistra. Il
deputato di Art.1-Mdp, Michele Piras , non ha dubbi su chi sia il
responsabile della sconfitta: «Gli anni del renzismo hanno diviso e
avvelenato un popolo e distrutto una storia politica». Un giudizio
fortemente negativo che ha portato a un «voto contro qualcuno, mentre
la nostra gente si rifugia nell'astensionismo e le destre risorgono
dolorosamente».

Punta la lente all'interno dei confini regionali, invece, il
consigliere regionale di Campo progressista, Francesco Agus , che sul
progetto di coesione della coalizione rileva «l'azione in direzione
ostinata e contraria da parte della Giunta e del presidente». Con una
coalizione che ha «perso pezzi», dice Agus, l'effetto è un
«allontanamento dal programma elettorale, da parte di chi ha
sviluppato un'allergia, inutile e dannosa, alla critica».
«VINCITORI» Si gode la vittoria Forza Italia, rinsavita dalla vittoria
«dei territori, delle donne e degli uomini che non si sono mai
arresi», dice il coordinatore regionale, Ugo Cappellacci . Davanti
alla «crescita di una nuova generazione di amministratori locali», il
risultato delle elezioni comunali «punisce una Giunta tutta teoria e
zero pratica e sancisce la fine dell'esperienza del centrosinistra»,
affonda l'ex governatore. Pietro Pittalis e Alessandra Zedda ,
capogruppo in Consiglio regionale e coordinatore provinciale di
Cagliari, sottolineano come «Forza Italia unita e sostenuta da liste
composte anche da donne e giovani abbia rappresentato un mix vincente
di competenza ed esperienza». Il risultato fa «ben sperare per le
prossime competizioni elettorali» e rappresenta un «segnale politico
per la Giunta e la maggioranza a cui è arrivato un segnale di
sfratto».

IN CORSA L'ebbrezza della vittoria spinge il coordinatore regionale
dei Riformatori, Pietrino Fois , a rilanciare il partito per
«governare la Regione e rimediare ai danni fatti dalla Giunta
Pigliaru». Anche perché in casa Riformatori la sensazione è che il
partito, «l'unico a essere davvero sardo», sia stato «determinante per
la vittoria», come sottolinea il consigliere regionale Michele Cossa .
Il futuro sono «le primarie per la scelta del candidato alla
presidenza della Regione». Concorda il capogruppo Attilio Dedoni ,
convinto che i Riformatori «si confermano elemento centrale e
indispensabile dello schieramento».

Il coordinatore di Fratelli d'Italia Salvatore Deidda interpreta il
risultato elettorale come il segnale «dell'esistenza di un'alternativa
alla maggioranza di centrosinistra. A noi e ai nostri colleghi di
coalizione l'onere di dimostrarlo con un programma e un'azione di
opposizione forte e decisa». (m. s.)

La gioia di Gigi Concu: lavoro e umiltà,  così ho vinto a Selargius

SELARGIUS All'indomani del successo elettorale, Gigi Contu lo ammette:
«Pensavamo di vincere al primo turno». La delusione c'è stata, ora
lascia spazio alla soddisfazione: «Al ballottaggio ho voluto fare di
testa mia. Basta con gli eventi, le apparizioni: sono uscito per
strada, a piedi, al ritmo di dieci chilometri al giorno, per parlare
con la gente, discutere, chiedere suggerimenti».
PER STRADA Il risultato, urne a parte, si vede sulla pelle del viso:
un'abbronzatura da far invidia. Concu sorride: «Dirò di più: negli
ultimi tre giorni ho realizzato che avrei intercettato un numero più
elevato di concittadini se fossi uscito in bici. Così ho copiato i
grillini: 35-40 chilometri di pedalata al giorno». Sulla strada sino
alla vittoria.

Duecentocinquanta preferenze lo scarto con il candidato sindaco del
centrosinistra, Francesco Lilliu. Molti di più i messaggini via sms e
whatsapp di congratulazioni che ieri, alle 11, in Municipio, Gigi
Concu non riusciva neanche a leggere: «Continuano ad arrivare, spero
di riuscire a rispondere a tutti».

IN MUNICIPIO Una stretta di mano con il suo predecessore Gian Franco
Cappai, per un simbolico passaggio di consegne nella stanza del
Municipio con il gonfalone, poi la confessione: «Domenica, dopo la
chiusura delle urne, sono andato con un cugino a bere una bibita
fresca a Quartu. Non reggo la tensione del conteggio delle schede e
poi sono scaramantico, avevo il telefono staccato. Quando l'ho
riacceso era mezzanotte e mezza, la prima chiamata è stata di Omar
Zaher, consigliere comunale del Pd: Hai vinto, complimenti . La
seconda di Francesco Lilliu: In bocca al lupo . Mi hanno fatto molto
piacere».

Savoir faire, fair play e gesti signorili da entrambe le parti
fondamentali per chiudere ogni polemica dopo una campagna elettorale
lunga e nervosa.

AL LAVORO Concu è già al lavoro: ha quindici giorni di tempo per
convocare il primo Consiglio e un po' di più per la presentazione
della Giunta. Qualche anticipazione? «Troppo presto. Sicuramente -
dice Concu - non escludo la presenza di qualche tecnico, ma sarà una
giunta prevalentemente politica, anche se terrò conto delle
professionalità tra i consiglieri eletti».

Sarà un'assemblea civica profondamente rinnovata, parecchi gli addii,
alcuni illustri, molti i volti nuovi. Probabile la riconferma di
alcuni assessori che erano presenti nell'esecutivo uscente. Ma Concu,
eletto nel segno della continuità amministrativa con la Giunta Cappai
in una cittadina in cui la maggioranza degli elettori pende da tanti
anni verso il centrodestra, cercherà di portare qualche innovazione.

PRIORITÀ Mentre la gente continua a bussare alla porta per salutare il
nuovo sindaco, Gigi Concu pensa soprattutto alle priorità: «Abbiamo
tre mesi di tempo per far trovare ai ragazzi le scuole agibili e
perfettamente a norma alla ripresa delle lezioni». L'altro chiodo sul
quale hanno battuto i suoi avversari per la corsa al Municipio sono le
storiche incompiute delle amministrazioni precedenti: «Vogliamo
finalmente mettere a disposizione non solo di Selargius ma anche delle
città vicine il teatro comunale, i cui costi di gestione sono
effettivamente alti.

E anche per la zona industriale e il centro
servizi non ancora aperto, vogliamo coinvolgere Settimo e Quartucciu».
I settemila disoccupati su trentamila abitanti scarsi sono stati
l'argomento che ha tenuto banco negli ultimi giorni prima del voto:
«Non credo nei contributi a pioggia o nei lavoretti che possono
affidare i Servizi sociali: dobbiamo aiutare le aziende con fondi da
destinare all'inserimento professionale». Chiusura d'obbligo con il
Piano urbanistico: «Oggi è approvato ma servono i piani attuativi
affinché non resti una mappa colorata».

Lutzu: la Giunta? Pronta in 10 giorni

L'emozione e la felicità sono ancora stampate in volto. Quattro ore di
sonno, ma l'adrenalina è troppa per sentire la stanchezza e, dopo la
nottata di festa, Andrea Lutzu è in marcia. La prima giornata da
sindaco di Oristano, per l'ingegnere di 54 anni scivola via tra
strette di mano per la strada, interviste e un primo saluto ai
dipendenti del Comune. Si apre così la nuova stagione del
centrodestra: dopo un'assenza di cinque anni, la coalizione formata da
Forza Italia, Riformatori, Fortza Paris, Fratelli d'Italia e la civica
Un'altra Oristano torna al governo della città. Forte di una vittoria
nettissima contro il centrosinistra, arrivato al ballottaggio, guidato
dall'ex assessore ai Servizi sociali Maria Obinu.

Un 65 per cento di consensi, un dato tra i più alti anche a livello
nazionale. In città non lo si vedeva da tempo.
«Un risultato inaspettato nelle dimensioni. Nessuno di noi immaginava
di arrivare a una vittoria così netta e questo è uno stimolo in più
per fare bene e non deludere quanti ci hanno dato fiducia e hanno
creduto nel nostro programma».

A fronte del 65 per cento di voti, c'è stato un fortissimo
astensionismo: appena il 43 per cento degli oristanesi alle urne.
«Una bassa affluenza in linea con la media nazionale e non molto
distante da quella di 5 anni fa. Di certo però l'astensionismo è un
chiaro segnale di quanto le persone siano sempre più lontane dalla
politica. Noi cercheremo di riavvicinarle con un confronto costante
con i cittadini e con l'intero Consiglio comunale, a iniziare
dall'opposizione dove siedono anche gli altri candidati sindaci che
rappresentano una fetta importante di elettorato».
Quale è stato il segreto della vittoria?

«L'arma vincente è stata l'umiltà, l'essere stati sempre noi stessi.
Abbiamo portato avanti una campagna elettorale moderata mettendo in
primo piano il programma e lasciando da parte le polemiche. Abbiamo
guardato avanti senza attacchi o critiche verso chi ci ha preceduto.
C'è stata una grande coesione, abbiamo messo su una squadra affiatata
e credo che gli oristanesi abbiano colto la genuinità del nostro
progetto».

Adesso il primo impegno sarà la formazione della Giunta Lutzu: la
città si aspetta tempi rapidi per iniziare a governare.
«Io ho già in mente una squadra di governo ma non ho ancora avuto modo
di parlare con i consiglieri che potrebbero diventare assessori.
Dovremmo confrontarci con la coalizione, ma credo che tra dieci giorni
potremo presentare la squadra. Di certo per il ruolo di assessore si
terrà conto del consenso ottenuto, delle competenze e della capacità
di dialogare con tecnici e dipendenti. E avremo almeno due donne
nell'esecutivo».

Qualcuno suggerisce un allargamento della maggioranza ad altri partiti
e gruppi, soprattutto centristi.
«Con una vittoria così ampia è chiaro che abbiamo avuto anche il
sostegno di altre forze che al primo turno avevano votato in maniera
diversa. Nelle frazioni abbiamo stravinto, anche se non è facile
individuare da chi è arrivato il sostegno. Ne terremo conto con
giudizio e buon senso, valuteremo bene i risultati all'interno della
coalizione poi insieme decideremo il da farsi».
Si parla di un assessorato all'Udc (in corsa nel polo
civico-indipendentista) e al leader di Fortza Paris Mauro Solinas e
qui potrebbe esserci un'incompatibilità per via della presenza della
figlia in Consiglio.

«Prematuro fare queste ipotesi, la fantapolitica non ci ha mai
appassionato. Su presunte incompatibilità valuteremo e, nel caso,
troveremmo la soluzione. Finora comunque non è stato fatto nessun nome
di assessore, mi sembra un po' azzardato fare simili ipotesi».
Un programma elettorale articolato, ma quali saranno le priorità della
Giunta Lutzu?

«Da subito cercheremo di organizzare qualche evento per la stagione
estiva a Torregrande ma anche in città. Poi vedremo quale eredità ci è
stata lasciata e da subito ci rimboccheremo le maniche. L'ho detto
tante volte in campagna elettorale: cercheremo di ripartire dalle cose
positive che troviamo e correggere eventuali errori o situazioni poco
chiare. Penso anche al teatro Garau: mi piacerebbe riaprirlo in tempi
brevi ma bisognerà verificare attentamente lo stato dell'arte. Un
altro aspetto che mi sta molto a cuore è il personale: già ieri ho
incontrato alcuni dipendenti e mi auguro di riuscire a salutarli uno
per uno».
Valeria Pinna


Caronte non dà tregua: caldo oltre le previsioni
Superati i 43 gradi. Le temperature saliranno ancora oggi e domani

Ci sono andati vicini, è vero, ma questa volta Caronte ha stupito
anche i meteorologi: «Non si sarebbero dovuti superare i 41 gradi»,
dice Matteo Tidili, dell'associazione Sardegna Clima, «invece la
stazione di Villa Verde ha raggiunto e oltrepassato i 43».
L'ondata di calore non si ferma. Anzi: riesce soffocare ancora di più
l'Isola, dove ieri si sono registrate le temperature più alte
d'Italia. I professionisti del meteo sono stati costretti ritoccare al
rialzo i numeri che avevano già scritto sui loro taccuini.
LE CAUSE «Hanno sicuramente contribuito le correnti calde, lo Scirocco
e gli incendi in diverse località. Certo, questo è un cattivo segnale
per i prossimi giorni», sospira Tidili. Insomma: per oggi e domani
erano previsti da alcuni giorni 43 gradi, ma ora c'è chi si aspetta
che si arrivi fino ai 45 in alcune località. Vette che difficilmente
si sono raggiunte in passato.

I RILEVATORI La rete di stazioni di rilevazione ha cominciato a
segnalare temperature di fuoco già dalla mattina di ieri. Nel
pomeriggio si sono raggiunti i picchi: oltre all'Oristanese (dopo
Villa Verde, c'è Asuni: 41,7 gradi, le zone più calde sono state
Campidano e Sulcis, dove tanti centri hanno superato i 40 gradi. Ad
esempio: le colonnine di Carbonia e Barbusi (una sua frazione) hanno
segnalato rispettivamente 41,2 e 40,6 gradi. Ma a contribuire il
surriscaldamento del clima è stato anche l'incendio che per ore ha
devastato la periferia di Iglesias.

Gli altri Comuni in cui le temperature sono andate oltre le
aspettative sono Sanluri (40,3°), Guspini (40,2°) e Gonnosfanadiga
(40°) con tutti i paesi vicini. Temperature che saranno - come minimo
- confermate anche oggi. Secondo l'ufficio meteo dell'Aeronautica
militare si prevede un picco massimo di 43 gradi a Orosei.
LA PROTEZIONE CIVILE L'ultimo bollettino della Protezione civile ha
prolungato l'allarme per l'ondata di calore fino alle 18 di mercoledì.
Secondo i meteorologi dell'Arpas (l'agenzia regionale per la
protezione dell'ambiente) il peggio dovrebbe toccare «alle zone
interne del settore meridionale e occidentale dell'Isola», ovvero
Oristanese, Sulcis e Campidano, non a caso le aree già arroventate dal
vento caldo delle ultime ore.

ALLARME Gli avvisi di «condizioni meteo avverse» dominano i siti
internet di quasi tutti i Comuni della Sardegna. La città di Cagliari
è addirittura stata inserita dal Ministero della Salute tra le sette
più a rischio in Italia per oggi, insieme a Ancona, Campobasso,
Frosinone, Latina, Perugia e Pescara. Domani si aggiungeranno alla
lista anche Roma e Rieti. Il capoluogo dell'Isola è al livello 3
d'allerta, il più alto per i canoni ministeriali, «con possibili
effetti negativi sulla salute di persone sane e attive e non solo sui
sottogruppi a rischio come gli anziani, i bambini molto piccoli e le
persone affette da malattie croniche».
NEGLI OSPEDALI Nonostante il caldo da record, negli ospedali di
Cagliari non sono stati segnalati ricoveri legati all'ondata di
calore, né i medici del 118 sono dovuti intervenire per soccorrere
persone disidratate o con pressione bassa, abbastanza ricorrenti in
giorni simili.

INCENDI E con le temperature alte, cresce il pericolo di incendi. La
Protezione civile per oggi ha attribuito il codice arancione (alto
rischio) a quasi tutta l'Isola, fatta eccezione per le zone di Pula,
Bosa, parte della Gallura e il Nuorese, dove l'allerta è gialla (media
intensità).

I RISCHI Sole e caldo potrebbero essere seguiti da altri fenomeni
meteorologici preoccupanti. La temperatura del mare sardo oscilla da
alcuni giorni tra i 25 e i 26 gradi. Troppi, segnalano gli esperti:
c'è il rischio che ad agosto si raggiungano i 30 e a quel punto
arriverebbero i temporali.
Michele Ruffi

Da venerdì ecco Circe: porterà  il maestrale

Ancora tre giorni di caldo infernale. Poi, da venerdì sera, si
riprenderà a respirare. Non c'è però molto da festeggiare, perché
insieme al calo delle temperature potrebbero arrivare anche le nuvole.
Effetto del ciclone Circe, atteso sull'Italia - isole comprese - nel
prossimo weekend, che scaccerà Caronte, l'anticiclone africano
responsabile dei picchi da incubo di questi giorni.

Di sicuro, «l'ondata di calore si prenderà una pausa» assicura il
meteorologo Matteo Tidili, «sabato e domenica arriverà l'aria fresca,
causata dalla bassa pressione sulle isole britanniche e sulla
Francia». In sintesi: la Sardegna verrà spazzata dal maestrale, che è
sempre sinonimo di fresco, specialmente d'estate.

«Le temperature caleranno anche di 15 gradi nelle aree costiere».
Dunque le medie si aggireranno intorno ai 25 gradi. Numeri
primaverili, che serviranno a tirare un sospiro di sollievo prima di
ripiombare nel cuore dell'estate. Nell'Isola il vento raggiungerà
probabilmente l'intensità della burrasca nel corso del weekend.
Il maltempo però potrebbe avere un antipasto già domani nel nord
Italia. Sono attesi temporali e addirittura grandinate soprattutto
sull'arco alpino e sulla Pianura padana. Ma nei prossimi giorni le
nuvole e le piogge sono previste in maniera generalizzata su tutto il
Settentrione. Da Giovedì le piogge potrebbero sorprendere anche
Toscana e Umbria. Non si escludono piccole trombe d'aria vicino alle
coste della Penisola.

CARBONIA. Nella Giunta gli ingegneri Valerio Piria e Luca Caschili
Nominati i nuovi assessori e il presidente del Consiglio

Due nuovi assessori, un nuovo presidente dell'assemblea civica, un
nuovo consigliere comunale.
IL CLIMA In un colpo solo i Cinque Stelle hanno reagito ieri sera in
Consiglio alla buriana delle ultime settimane, forse le più delicate
da quando un anno fa è iniziata la loro avventura alla guida della
città. Giorni contrassegnati da dimissioni a raffica e per i più
svariati motivi: personali quelli addotti dall'ex assessore alla
Scuola Carla Mario (poi firmataria di un documento polemico), politici
quelli di Emanuela Rubiu e del consigliere Sabrina Soru, legati ai
post sessisti apparsi su una pagina Facebook dei Cinque Stelle quelli
dell'ex presidente del Consiglio Massimiliano Zonza.

LE NOVITÀ In un clima torrido (e non solo dal punto di vista
climatico) il sindaco ha sciorinato le novità: entrano in Giunta
Valerio Piria e Luca Caschili. Il primo, di Carbonia, ingegnere
ambientale con esperienze anche nel mondo della scuola, ha ricevuto le
deleghe a Scuola, rapporti con Area, sport, patrimonio e politiche
della casa. Caschili, cagliaritano, pure lui ingegnere ambientale,
collaboratore della facoltà di Ingegneria, ha le deleghe a
Urbanistica, Pianificazione e Territorio.

POST ZONZA Ma siccome in Consiglio pendeva il caso Zonza (ed era
necessario capire se il gruppo M5S fosse compatto) ecco la risposta: a
maggioranza dei 5S, è stato eletto in seconda votazione il nuovo
presidente dell'assemblea ed è una donna, Daniela Marras, presidente
della commissione Politiche sociali. Per lei, a scrutinio segreto, 14
voti. Nove (quelli dell'opposizione) per Elio Loi. Ma l'elezione di
Marras è avvenuta dopo l'inevitabile dibattito sulla vicenda Zonza,
con l'opposizione (Ivonne Fraternale) che ha accusato il sindaco di
aver «taciuto all'inizio il nome dell'autore dei post su Fb», le
richieste di chiarezza di Daniela Garau e Massimo Usai, l'auspicio di
Michele Stivaletta che «il presidente mantenga sempre un profilo
alto».

E infine la provocazione di Federico Fantinel secondo cui «le
non dimissioni di Zonza da consigliere si devono al fatto che il primo
dei non eletti ha di recente sottoscritto un documento di accusa
contro la Giunta e quindi non manovrabile». Valutazione respinta al
mittente dal sindaco. Tutto ciò mentre, fuori dall'aula consiliare,
gli attivisti di Casa Pound esponevano uno striscione con la scritta
polemica: “No social, più sociale”, allusione alle polemiche esplose
proprio sui social. Infine, al posto di Sabrina Soru confermato il
nuovo consigliere Marco Craig.
Andrea Scano

SASSARI. Restituiscono la delega anche gli ultimi quattro assessori
Azzerata la Giunta Sanna: in Comune è crisi aperta

Crisi ufficialmente aperta al Comune di Sassari. Ieri mattina durante
la riunione di Giunta i quattro assessori rimasti in carica (sei si
erano già dimessi) hanno consegnato le loro deleghe al sindaco. Sono
Amalia Cherchi, Ottavio Sanna, Antonio Piu e Simone Campus,
quest'ultimo nominato appena tre mesi fa. Con le quattro dimissioni
consegnate ieri la Giunta è stata azzerata come volevano un po' tutte
le componenti rappresentate in Consiglio in maggioranza e
nell'opposizione.

RIUNIONE PD Nel corso della riunione di Giunta è stata esaminata la
situazione politica creata dalle dimissioni di ben sei assessori. Nei
prossimi giorni verranno fissati tempi e modalità «per arrivare
rapidamente alla conclusione della nuova crisi politica». Non sarà
impresa facile. Sanna non aveva più neppure la fiducia del suo
partito. Quando si è deciso di chiedere l'appoggio dei suoi il Pd ha
risposto: «Tu hai creato il problema, tu devi risolverlo». Il sindaco
si è sentito perso. Ha cercato da solo nuove strade nel tentativo di
ricucire i rapporti con l'intero centrosinistra ma inutilmente. A
questo punto il Pd ha capito che era il momento per intervenire. A
Sassari si è precipitato il segretario regionale Giuseppe Cucca per
presiedere un vertice allargato ai partiti alleati nella coalizione di
centrosinistra. Confronto difficile, a tratti polemico, con il sindaco
sempre più in difficoltà. Ma nessuno ha pensato di contrapporsi fino a
provocare la rottura con il sindaco e il suo partito e aprire le porte
di Palazzo Ducale a un commissario.

GLI OBIETTIVI Lo si capisce anche dal contenuto di due documenti
politici: quello firmato dal segretario regionale del Pd Cucca e il
secondo distribuito ieri al termine della riunione di Giunta. In
entrambi tutte le forze politiche hanno dato «la propria disponibilità
per un rinnovato vincolo di prosecuzione del mandato amministrativo,
sulla base di un articolato e impegnativo programma di fine mandato in
corso di elaborazione». Sul programma si è cominciato a lavorare ieri
sera e si continuerà oggi.

L'obiettivo è fissare alcune priorità, le più importanti per capienza
di risorse finanziarie disponibili per realizzare progetti di cui
Sassari ha disperato bisogno. Al sindaco viene chiesto di «annullare
quel deficit relazionale creato con i sassaresi». Niente più “un uomo
solo al comando”, come è stato definito per il suo presenzialismo, ma
un sindaco che sappia utilizzare la collegialità della squadra di
governo nel modo più utile ed efficace.
Gibi Puggioni

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La Nuova

Da febbraio 6 assessori hanno rimesso il mandato. Lasciano gli ultimi 4
Il sindaco obbedisce alle direttive dei vertici del partito e resetta
le poltroneCaos anche a Sassari Sanna azzera la giunta

di Luigi SorigawSASSARISul pacchetto politico di Sassari qualcuno
dovrebbe apporvi la scritta: «Fragile, maneggiare con cura». Perché il
futuro del Pd e del centrosinistra passa sicuramente dalla crisi
comunale di Palazzo Ducale. Dopo le ultime amministrative la tenuta
del partito nell'isola ha scricchiolato pesantemente, e quella di
Nicola Sanna è un avamposto di sopravvivenza. Se il progetto
amministrativo non riparte con convinzione, allora un'altra bandierina
rossa è destinata a capitolare.Il sindaco, dopo che da febbraio a oggi
sei assessori hanno abbandonato la nave, che si trova al suo fianco
soli quattro superstiti in una giunta ormai decimata, e messo con le
spalle al muro dal partito e dal segretario regionale Cucca, ha dovuto
lanciare un segnale forte: resettare tutte le poltrone.

La formattazione dell'esecutivo era fissata per le 13 di ieri, e poco
dopo l'ufficio stampa di Palazzo Ducale ha diramato un comunicato che
spandeva ottimismo, armonia e rinnovata fiducia. Titolo: «Proseguire
in un rinnovato e rafforzato impegno nell'amministrare la città».
Peccato che nel primo tentativo di azzeramento qualcosa non abbia
funzionato: gli assessori superstiti Simone Campus, Antonio Piu,
Amalia Cherchi e Ottavio Sanna hanno rimesso nelle mani del sindaco le
proprie deleghe, ma di fatto sono rimasti ancora in carica (compensi
compresi) perché non c'è ancora un decreto che ne ufficializzi
l'uscita di scena.

Quindi il Pd si siederà attorno a un tavolo per
discutere di nuovi assetti di governo, continuità e prospettive
future, solo quando la formattazione sarà totale. E se anche verrà
impressa a fuoco questa linea di ripartenza, non è detto che il
percorso sia subito in discesa. Infatti sarà determinante stabilire un
punto fermo: da dove si ricomincia? Dal 26 maggio 2014, il giorno dopo
le elezioni amministrative che hanno sancito la schiacciante vittoria
di Nicola Sanna con un consenso quasi bulgaro? Oppure dal 26 giugno
2017, ovvero dalla situazione attuale. Perché gli scenari sono molto
diversi, e anche sul piatto della bilancia, al momento di contrattare
i ruoli da rivestire in giunta, i pesi nel partito e nella coalizione
sono cambiati eccome.

Anche il Pd sassarese è fatto di tante anime, e
ciascuna ambisce a una sua rappresentatività nell'esecutivo. Ma chi è
stato protagonista nel 2014 in questi anni non sempre è riuscito a
mantenere gli stessi numeri in consiglio comunale. E sul tavolo della
contrattazione adesso potrebbe avere meno carte da giocare. Ed ecco
quindi il primo intoppo all'upgrade della giunta Sanna 2.0.La seconda
incognita è questa: che fare degli assessori uscenti? Se il messaggio
forte ai cittadini era quello di un rinnovato patto amministrativo per
il fine mandato, è possibile riproporsi con una giunta fotocopia? Se
si è deciso di non staccare la spina a una legislatura zoppa, e di
provare questa estrema operazione di lifting: che reazione avrebbero
gli elettori nel rivedere le stesse facce? Per farle digerire ci
vorrebbe una funambolica abilità di comunicazione. Perché la
differenza tra un rimpasto, qualche rattoppo, e un azzeramento, non
bisogna essere un politologo per capirla.

A questo punto i primi
assessori che potrebbero aver imboccato una uscita di scena senza
ritorno, sono proprio quelli freschi di dimissioni: ovvero Antonio Piu
e Simone Campus. Quest'ultimo in particolare, perché ha un solo
consigliere di riferimento (Fantato) e perché la nomina era personale
del sindaco (settore Bilancio): la scelta aveva subito innescato
malumori nel partito e nella coalizione ed era stata molto
contestata.Per quanto riguarda invece Piu, il suo destino attraversa
il cambiamento di scenari. Nel 2014 è stato il candidato più votato
alle amministrative, e la corrente del consigliere regionale Salvatore
Demontis, alla quale fa riferimento, schierava nei banchi di Palazzo
Ducale quattro consiglieri.

Ora invece le truppe si sono ridotte
drasticamente, e l'unica consigliera di sostegno sarebbe la Benvenuto.
Il Pd è disposto a conservargli ancora l'ambita poltrona delle
Infrastrutture alla mobilità, e cioè a mettere nelle sue mani le
maggiori opere da realizzare a Sassari?Queste due caselle di giunta
sono solo un esempio dello sforzo di sintesi al quale sarà chiamato in
questi giorni il Pd. Formare una giunta è sempre un parto sofferto, e
questa volta i tempi sono necessariamente stretti. Il braccio di ferro
tra le correnti sarà ancora una volta inevitabile, ma dovrà essere un
confronto più rapido e indolore possibile. Un'altra guerra delle
poltrone equivarrebbe al suicidio.

Cappeallacci: noi la vera alternativa ai burocrati di Roma e Cagliari.
Pittalis: bocciata la giunta Pigliaru
Euforia di Forza Italia: «Siamo ritornati»

CAGLIARIDue sindaci su due eletti al ballottaggio sono di Forza
Italia. Se il centrodestra ha vinto, il partito di Berlusconi ha
stravinto e subito pensa in grande seppure anche da queste parti le
divisioni interne non manchino e scegliere il candidato-presidente per
il 2019 non sarà facile. Gli appetiti sono tanti dentro Fi ma anche
fra gli altri alleati sempre più decisi nel volere le primarie per
scegliere il leader della coalizione. Per il coordinatore regionale
Ugo Cappellacci: «È stato prima di tutto un successo dei territori, di
chi mai si è arreso e non ha ammainato le bandiere». Per aggiungere:
«Il centrodestra unito è ritornato a essere una forza di
partecipazione popolare ed è sempre più la vera alternativa a un
centrosinistra grigio e burocratico a Roma e Cagliari.

La nostra è
anche l'unica alleanza in grado di proporre un progetto comune per il
rilancio della Sardegna da contrapporre a una giunta regionale tutta
teoria e zero pratica». C'è euforia dentro Forza Italia e a ribadirla
sono Pietro Pittalis e Alessandra Zedda, capogruppo e vicecapogruppo
di Fi in Consiglio regionale, ma spesso anche in contrasto con
Cappellacci. «I nostri candidati - scrivono - sono stati sostenuti da
liste composte da donne e giovani in un mix vincente di competenza,
esperienza, novità ed entusiasmo». E subito dopo l'affondo: «Il
risultato elettorale va interpretato come un forte segnale politico di
bocciatura della giunta Pigliaru e soprattutto un nuovo avviso di
sfratto dopo quello notificato a dicembre con la sconfitta nel
referendum costituzionale». Fino al colpo decisivo: «Vogliamo mettere
fine al più presto all'ormai evidentissima disastrosa gestione del
centrosinistra dal 2014 in poi». Attenzione però, scrive il
vicecapogruppo Marco Tedde, anche lui non sempre vicino a Cappellacci:

«La vittoria non deve farci cullare sugli allori. C'è ancora molto da
fare. Forza Italia e tutto il centrodestra devono recuperare
compattezza vera e ridisegnare un orizzonte politico che oggi stenta
ad avere contorni netti. Non servono alchimie, non dobbiamo abbassare
la guardia, dobbiamo prepararci per le regionali. Dobbiamo far sì che
la giunta Pigliaru per esempio non continui a maltrattare il nord
ovest della Sardegna. Ripartiamo dalle cose da fare e proponiamole fin
da ora ai sardi, perché la gara è appena cominciata». (ua)

I 5 stelle: «Alle Regionali saremo in corsa»
Nel centrosinistra Cp e Pds: senza di noi non si vince. Nel
centrodestra: lavoriamo per vincere ancora

CAGLIARINel resto del mondo c'è chi esulta, altri sono preoccupati per
aver perso e infine c'è chi va a un passo dall'annuncio ufficiale:
«Nel 2019 noi ci saremo», sono i Cinque stelle.Centrodestra. Il
commento dei Riformatori è a più voci. Per il coordinatore regionale
Pietrino Fois: «Le forze di opposizione sono pronte a rigovernare la
Sardegna e gli elettori, con le elezioni amministrative, ci chiedono
di essere pronti a rimediare al malgoverno del centrosinistra».
Secondo il consigliere regionale Michele Cossa: «I Riformatori, unico
partito sardo che mai s'è piegato alle lusinghe del Pd, sono stati
determinanti in questa straordinaria vittoria del centrodestra. Adesso
avanti con le primarie per la scelta del candidato alla presidenza
della Regione».

Per il capogruppo Attilio Dedoni «solo con le primarie
possiamo coinvolgere gli elettori in un vero movimento di popolo che
punti a liberare la Sardegna dal centrosinistra e dal giogo romano».
Poi il commento di Salvatore Deidda, portavoce regionale di Fratelli
d'Italia-An: «Il centrodestra unito ha dimostrato di poter esprimere
una nuova classe dirigente vincente ed è anche la conferma che per
governare ci vuole unità d'intenti da oggi fino alle elezioni del
2019».Centrosinistra. A parlare fra gli alleati del Pd sono solo in
due: Campo progressista col senatore Luciano Uras e il Partito dei
sardi col segretario Franciscu Sedda. Uras: «Il centrosinistra ha il
dovere di praticare l'unità. Divisioni sistematiche, presunzioni di
autosufficienza, scissioni continue e la polverizzazione della
sinistra continueranno a consegnare il Paese o al populismo
qualunquista dei 5 stelle o alla xenofobia della Lega. Da qui alle
elezioni politiche del 2018 ma anche in vista delle regionali dobbiamo
ritornare al centrosinistra del buon esempio come abbiamo saputo
costruire a Cagliari».

Per Sedda «senza il Partito dei sardi il
centrosinistra non vince e a questo punto il dialogo va ripreso alla
pari».Cinque stelle. Fuori dai ballottaggi, il Movimento non ha dubbi:
«Gli elettori hanno bocciato ancora una volta Pigliaru e Renzi. Noi
nel 2019, alle regionali, ci saremo e scenderemo in campo per
sconfiggere i due poli». (ua)

Il segretario Cucca: quando ci spacchiamo perdiamo sempre
La prossima settimana prima riunione alla ricerca dell'unità
Troppe le divisioni Dem sempre meno faro della coalizione

di Umberto Aime
CAGLIARI
Stavolta chi ha perso di più il Pd o quel centrosinistra vittorioso
nelle regionali del 2014? Di sicuro e tanto gli elettori hanno preso a
schiaffi il Partito democratico, molto meno i suoi tanti alleati che
bene o male qualcosa hanno racimolato o almeno non sono crollati. Nel
doppio turno delle amministrative di fine giugno, il gruppo di
maggioranza relativa, in Consiglio regionale, pare aver pagato un
prezzo ancora più pesante della sconfitta incassata nei seggi: è
sempre meno la guida, il faro di quell'alleanza che, tre anni fa, fu
obbligatoria e inevitabile per il successo di Francesco Pigliaru nella
corsa alla presidenza della Regione.

Gli anni delle lotte intestine,
dalla segreteria Soru in poi ma anche prima, hanno lasciato ancora un
segno indelebile nella credibilità esterna del Pd e l'elezione, più o
meno unitaria, del successore Giuseppe Luigi Cucca è troppo fresca per
avere quell'effetto cicatrizzante auspicato da molti. Tant'è che, a
caldo, il quasi neo segretario s'è affrettato a dire: «Dove la
coalizione è scesa in campo unita, a Selargius, è rimasta a ruota di
chi ha vinto. Dove ci siamo divisi, dove le tensioni nella coalizione
hanno preso il sopravvento, a Oristano, siamo usciti malconci». È
vero, a confermarlo sono i tabelloni finali, ma il Pd dovrebbe
ammettere prima di tutto che, ancora una volta, s'è gettato nel pozzo
da solo. Non tanto per la scelta di questo o quel candidato-sindaco,
capace più o meno di bucare lo schermo, ma a causa del contorno
mandato in scena alla vigilia delle elezioni. In quei giorni ha
dimostrato di essere diviso sulla riorganizzazione degli ospedali
nonostante gli amorevoli e ammirevoli tentativi del governatore di
smussare gli angoli. Ha confermato che sulla legge urbanistica,
decisiva per il futuro della Sardegna, i pensieri a monte e le leggi
sono almeno due con un bel po' di differenze fra loro. Ha pasticciato
e molto sulla diatriba sassarese e intorno alla coalizione guidata dal
sindaco Nicola Sanna. Ha dimostrato, in poche parole, che il vizio del
litigio su incarichi e poltrone, qualche volta di peso ma altre da
botteguccia, non è finito. E infatti sulla sostituzione a giorni
dell'assessore ai trasporti, promosso presidente dell'Autorità
portuale regionale, s'è scatenata la solita bagarre.

Fino a tal punto
che, nel commento a caldo sulle amministrative, il
segretario-tessitore Cucca ha detto: «Io vorrei una segreteria
unitaria e la prossima settimana, nella prima direzione regionale,
sono pronto a presentarla. Ma non so se ci riuscirò: sono ancora
troppi i veti incrociati sui nomi. Se non finiscono, farò da solo,
perché a questa ritrovata e faticosa unità non voglio certo
rinunciare».

Se anche Cucca dal carattere propenso al dialogo persino
col diavolo, pare infastidito dallo strapotere delle correnti - di cui
peraltro lui stesso è frutto - vuol dire che la misura è colma. Dal
referendum costituzionale in poi, gli elettori di questa maledetta
infezione del Pd si sono accorti eccome e alla fine hanno voluto
punire, semmai di carambola, più qualche famelico notabile che l'idea
del centrosinistra in sé. Poi si sa: chi governa di solito non se la
passa mai alla grande nelle elezioni di metà o tre quarti del mandato.
Così, in quest'occasione, ad averci lasciato una parte delle penne è
anche la giunta Pigliaru nonostante il rimpasto. Cucca ha replicato:
«Però non drammatizzerei. Non credo che questa sconfitta sia un
segnale per il governo regionale. Sarebbe ingeneroso e ingiusto
cercare lì le responsabilità». Ha ragione: la giunta semmai ha altre
colpe, poche o molte ciascuno può pensarla come vuole, però è
innegabile che i veri colpevoli dell'ultimo scivolone siano tutti
dentro il palazzo.

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Federico Marini

skype: federico1970ca

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