lunedì 19 giugno 2017

Rassegna stampa 19 Giugno 1917

La Nuova Sardegna

Il professore auspica il dialogo tra Letta e Renzi. E sul ritorno a Palazzo Chigi: «È impossibile» Unità a sinistra, Prodi: «Sarò il Vinavil» di Francesco Bongarrà

ROMA «Io faccio il Vinavil». Romano Prodi dice di non avere ambizioni da mediatore in un centrosinistra in cui il referendum ha inflitto «una lacerazione» con «micidiali rotture personali». Ma pur schernendosi nel suo nuovo ruolo di «predicatore», è sicuramente in campo per incollare, rimettere a posto, provare a riportare armonia in una compagine che se non si unifica «farà vincere il centrodestra».

Con una certezza: nel suo futuro un ritorno a Palazzo Chigi è semplicemente «impossibile». Parlando in tv da Lucia Annunziata il professore auspica un'Italia che «non chieda misericordia» a Bruxelles e si impegni a tagliare il proprio debito pubblico come lui fece, e anche «di 10 punti» quando fu al governo. Conferma che la legge elettorale proporzionale non gli piace perché «non dà stabilità» e quindi indebolisce il Paese che «dovrebbe invece essere forte al fianco di Francia e Germania per una Ue migliore». «Andremo a elezioni con quello che c'è? Può essere, ma che questo sia un bene no, no e no», afferma lui che preferirebbe un ritorno al maggioritario.

«Prima o poi - avverte Prodi - una legge elettorale la si dovrà fare» e questa «dovrebbe dare stabilità» consentendo alle legislature di concludersi a scadenza naturale. Ma soprattutto, il padre dell'Ulivo racconta degli incontri nella sua casa di Bologna con Matteo Renzi, Enrico Letta e Giuliano Pisapia. Incontri che, sostiene davanti alle telecamere, «sono andati bene», augurandosi «di cuore una riapertura di dialogo tra Letta e Renzi: altrimenti non si ricostruisce il Paese». Un dialogo che per Prodi deve essere riaperto da Renzi anche con la Cgil.

Per il centrosinistra il tema, a dire del Prof, non è l'unità, almeno all'inizio, ma la necessità di «trovare un programma comune perché la gente non sa dove si stia andando e le tensioni sono più personali che sul programma». «Per favore - è il suo appello - vediamo che si deve fare per mettere il Paese sulla strada giusta per più uguaglianza e sviluppo e meno disoccupazione. Poi è più facile avere un accordo, ma non ho ambizioni di fare il mediatore». L'appello dell'ex presidente della Commissione Ue piace a tanti nel Pd. E riscuote il consenso dei centristi a cominciare da Lorenzo Dellai di Centro Democratico.


Unione Sarda

Selargius, le tre priorità per i candidati
Lavoro, servizi, periferie. La sfida tra Francesco Lilliu e Gigi Concu

A una settimana dal voto, scatta la fase dei buoni propositi. Tre
priorità a testa per i due candidati sindaci di Selargius, pronti a
confrontarsi nel ballottaggio di domenica prossima. E qualche
indiscrezione sulla Giunta, in caso di vittoria.
Per ora l'unica certezza è che sarà una sfida a due. Fatta fuori dai
giochi Valeria Puddu, l'ex candidata del Movimento 5 Stelle, esclusa
al primo turno, restano in campo Francesco Lilliu, scommessa del
centrosinistra, e Gigi Concu, sostenuto dal centrodestra.
Corsa in solitaria, considerando che i pentastellati hanno deciso di
mettersi da parte. Nessun apparentamento, e l'intenzione di disertare
le urne.

LILLIU Il primo turno lo ha visto sotto di appena 289 voti rispetto al
suo avversario, ma Lilliu va avanti per la sua strada. Trentasei anni,
avvocato, leader dell'opposizione, e le idee chiare sul futuro. «Nella
composizione della Giunta seguirò i criteri della competenza e del
rinnovamento», anticipa. «Darò spazio alle figure provenienti dai vari
quartieri, anche quelli più lontani, come Su Planu e Is Corrias»,
spiega. «M'impegno a mantenere invariata la Giunta per tutti i 5 anni,
in modo da dare stabilità al Comune, contrariamente
all'amministrazione uscente, che ci ha abituato a cambi di assessori
ogni sei mesi». Infine tre priorità: «Al primo posto il lavoro:
istituiremo un sistema di sgravi fiscali alle imprese locali che si
impegnano ad assumere selargini. Ci confronteremo con l'associazione
dei commercianti per una programmazione di eventi e iniziative».
Infine il Centro Servizi: «Sarà completato - assicura -, dotato di
sportello bancario, postale e di un altro dove professionisti e
dipendenti comunali affiancheranno imprenditori e disoccupati nello
sviluppo e creazione d'impresa, anche agricola».

CONCU Quarantanove anni, ingegnere e attuale vicesindaco, anche Concu
ha le idee chiare, e non si discostano da quelle del suo avversario.
Parte dall'esecutivo: «È mia intenzione nominare un assessore
residente a Su Planu, a cui verrà assegnata la delega al
decentramento, che gli consentirà di occuparsi dei quartieri
periferici, tra cui Su Planu e Is Corrias», annuncia. «Parliamo nel
primo caso di una realtà importante, per cui avrò un occhio di
riguardo: se verrò eletto predisporrò tutti gli atti necessari per
trasferire alcuni servizi all'interno del quartiere». Tre priorità
anche per lui: «Per prima cosa mi occuperò di far partire tutti gli
appalti programmati finalizzati al completamento dell'iter per la
messa in sicurezza degli edifici scolastici presenti nel territorio»,
assicura. «M'impegno ufficialmente a mettere in funzione il Centro
Servizi entro fine anno, un punto di partenza da cui partire per
rilanciare la zona industriale e creare occupazione. E infine
l'illuminazione pubblica: carente in alcune strade, soprattutto in via
San Martino. È un problema che risolverò in brevissimo tempo».
Sara Marci

Oristano, il duello tra Lutzu e Obinu
Oggi il confronto organizzato dall'Unione Sarda

Una sfida all'ultimo voto. Senza tregue. Per gli aspiranti sindaci
Maria Obinu, del centrosinistra, e Andrea Lutzu, centrodestra, inizia
la settimana più lunga in vista del ballottaggio di domenica prossima.
E sale l'adrenalina politica a Oristano che fra sette giorni avrà un
nuovo sindaco. In attesa del duello davanti alle urne, oggi un primo
faccia a faccia tra i due: in piazza Eleonora, alle 21, si terrà il
confronto pubblico organizzato dall'Unione Sarda.

NIENTE APPARENTAMENTI Dopo il vantaggio di Lutzu al primo turno, sarà
una partita tutta nuova e i due candidati sindaci se la giocheranno
fino in fondo. L'uno per riportare il centrodestra alla guida della
città dopo l'esperienza dell'amministrazione Tendas, l'altra proprio
per confermare il centrosinistra al governo. Entrambi hanno scelto di
continuare a correre con le squadre di partenza, senza apparentamenti
con le liste sconfitte (Capitale Oristano di Filippo Martinez, 5Stelle
con Patrizia Cadau, lista Coraggio e libertà con Anna Maria Uras e il
polo civico-indipendentista con Vincenzo Pecoraro). Nei giorni scorsi
ci sono stati incontri e ammiccamenti tra i rappresentanti dei vari
gruppi, ma alla fine non è stato chiuso alcun accordo ufficiale. E il
pacchetto-voti delle quattro liste escluse al primo turno resta libero
di andare in entrambe le direzioni. Lo sanno bene i due candidati che
in questo scampolo di campagna elettorale cercheranno di conquistare
la fiducia sia di chi ha votato per altri sia di chi invece non si è
nemmeno avvicinato alle urne.

IN CORSA «Ci rivolgiamo a tutti perché sostengano il nostro progetto e
una squadra completamente rinnovata in cui uniamo la freschezza dei
più giovani all'esperienza», ribadisce Maria Obinu, sostenuta da Pd,
Psd'Az, Psi, le liste civiche NoiOr, Oristano nel cuore e Valore
comune. Dal canto suo, il candidato di Forza Italia, Riformatori,
Fortza Paris, Fratelli d'Italia e la civica Un'altra Oristano sa che
il vantaggio dell'8 per cento (29,6 per cento contro 21,84) non basta.
«La partita è aperta - sostiene Andrea Lutzu - e stiamo continuando a
lavorare con l'impegno e l'entusiasmo che abbiamo messo finora in
questa avventura».

LA CAMPAGNA Una battaglia combattuta tra tour in pullman nelle
frazioni (il centrodestra) e incontri nei parchi delle borgate (il
centrosinistra). E ancora confronti con associazioni, visite ai
mercati in una frenetica caccia al voto. E, mai come stavolta, la
sfida corre anche sui social. È quasi un'altra competizione tra video,
accattivanti interviste e divertenti fuori onda: gli staff di entrambi
gli schieramenti si stanno sbizzarrendo nel mostrare i candidati sotto
luci diverse.

ULTIMO SPRINT «Sto incontrando tante persone e sto ascoltando tutti
come ho sempre fatto anche in questi cinque anni alla guida
dell'assessorato ai Servizi sociali - spiega Maria Obinu -. Con la
coalizione stiamo lavorando con grande impegno. Sono convinta che
ribaltare il risultato del primo turno non sia un'impresa
impossibile». Identica determinazione in casa del centrodestra. «Non
ci si può fermare, incontriamo i cittadini e ascoltiamo con attenzione
le loro esigenze - sostiene Andrea Lutzu -. Sarà una settimana
intensa, ho chiesto ai miei candidati di continuare la campagna
elettorale con la correttezza avuta finora: ci confrontiamo su idee e
programmi. Così alle 23 del 25 giugno ci potremo guardare allo
specchio con la coscienza a posto. Il risultato verrà di conseguenza».
IL CONFRONTO Tante idee che oggi Andrea Lutzu e Maria Obinu potranno
ribadire a tutti gli oristanesi durante il confronto organizzato
dall'Unione Sarda. L'appuntamento è alle 21 in piazza Eleonora sulle
gradinate di Palazzo degli Scolopi, sede del Comune. La serata sarà
ripresa dalle telecamere di Videolina e sarà poi trasmessa nel Tg di
domani.
Valeria Pinna

Fuga dalla politica: dilaga la “lista unica”
Sempre più difficile nell'Isola trovare persone disposte a impegnarsi
Sindaci senza opposizione in un Comune su 4

Un sindaco lo sa: il potere logora soprattutto lui. In un paese che
non arriva a mille anime ma ha valanghe di problemi, ci vuole coraggio
a impegnarsi per cinque anni. Ed è logorante anche fare opposizione.
Di solito, nell'Isola, le Comunali scatenavano la corsa alle
candidature: ma da qualche anno la tendenza è diversa. Nei centri
medio-piccoli (non solo piccolissimi) è ormai frequente vedere un solo
aspirante sindaco, e completare le liste sta diventando un'impresa.
I NUMERI L'11 giugno scorso i Comuni col candidato sindaco unico erano
21 su 64. E con i due in cui non sono state presentate liste, quelli a
democrazia traballante sono più di un terzo.

Cinque anni prima i casi
erano 7 su 64. Il fenomeno è esploso dal 2015: 46 liste uniche su 167
Comuni, contro i 21 su 176 del 2010. L'anno scorso, 20 su 99: 14 su 97
nel 2011. Risultato: oggi i sindaci che non hanno opposizione in
municipio sono quasi 100 su 377. Uno su quattro, in pratica.
L'ANALISI Meglio per loro? No: «Manca il dialogo democratico», avverte
Emiliano Deiana , sindaco di Bortigiadas e presidente dell'Anci. «Io
fui eletto la prima volta per soli 18 voti, c'era il paese spaccato.
Su una rilevante delibera urbanistica fu la minoranza, in modo
costruttivo, ad aiutarmi a migliorare la proposta iniziale».
La causa della fuga dalla politica locale, per Deiana, «è anzitutto lo
Stato che si ritrae sempre più.

Venerdì presenteremo all'assemblea dei
sindaci un dossier sui numeri di questo abbandono. Tra i tagli e i
risparmi intoccabili per via dei bilanci armonizzati, ci sono miliardi
fermi». E poi le procedure più complesse, abbinate a regole che
spostano il vero potere sulle burocrazie: «Per la gente sei il volto
riconoscibile dello Stato, ma tu non senti di incidere. Rischi
un'indagine al minimo errore, oppure attentati e intimidazioni. In
queste condizioni, uno sano di mente non si mette a fare il sindaco».
SUL FRONTE «Oggi amministrare è difficilissmo», concorda Antonella
Corongiu , appena riconfermata a Pimentel. Terzo mandato, ma per la
prima volta il paese non ha espresso una lista alternativa: «Non ne
sono contenta, anche se in parte indica che abbiamo conquistato un
certo consenso». L'affluenza al 67,8% lo conferma. Corongiu però
condivide la sensazione di abbandono di molti sindaci: «Mancano
strumenti e risorse, un Comune virtuoso come il nostro non può neppure
spendere i soldi che ha».

Anche Stefania Piras , a Oniferi, ha superato bene il quorum (57,6%):
«Ma è duro trovare persone disposte a impegnarsi per cinque anni. Oggi
la gente vede i Comuni come uffici di collocamento, ma non possono
creare lavoro». La Giunta Piras ha battuto un record: è la prima
riconfermata a Oniferi. E l'opposizione, anche se non c'è in Consiglio
comunale, a volte si esprime in altri modi: «Una minoranza stimola a
fare meglio. È facile fare opposizione dai banchi del bar anziché da
quelli del Consiglio. Le liste uniche riflettono una situazione
sociale in cui manca il senso delle nostre comunità e prevalgono gli
individualismi».

ALTRI CASI Non ha questi problemi Assemini, dove di solito i candidati
fioccano, ma il sindaco Mario Puddu capisce i colleghi: «Le vacche
grasse sono finite 20 anni fa, oggi devi tappare buchi di bilancio e
buche in strada. La fuga nasce dalla disaffezione verso la politica
che non risolve i problemi». E pure una forza innovativa come il M5S,
alle ultime Comunali, è riuscita a correre solo in due centri: «Un
conto è fare l'attivista, altro è trovare i numeri per fare una
lista», ammette Puddu. «Per noi incide la scelta di andare da soli: ma
è meglio non presentarsi piuttosto che fare, pur di vincere,
agglomerati con persone che la pensano all'opposto».
Giuseppe Meloni

SASSARI. Sanna alla resa dei conti: «Il Pd deve essere chiaro»
Dopo le dimissioni dei due assessori Pinna e Spanedda

Pensieri e caldo afoso hanno reso domenica una giornata poco
piacevole. Il sindaco, Nicola Sanna, l'ha trascorsa pensando a come
salvare il suo progetto politico dopo le dimissioni degli assessori
Fabio Pinna e Monica Spanedda (altri tre li avevano preceduti).
Obiettivo, scongiurare la fine del mandato e la nomina del commissario
straordinario. Argomento più volte posto al Pd, partito «cui il
sindaco risponde, poco e qualche volta male» ironizza un consigliere
comunale della maggioranza di centro sinistra. Due gli scenari
possibili: tutti a casa e nomina del commissario straordinario anche
se qualcuno paventa che il commissario possa fare gli interessi di
qualche big del partito più che della città. Questo invita alla
cautela. L'altra ipotesi, possibile ma difficilmente attuabile,
prevede che il Pd lasci lo spazio a una giunta di larghe intese dopo
l'azzeramento delle deleghe.

IL SINDACO Paradossalmente in questa contorta vicenda Nicola Sanna
sembra avere chiare le scelte da fare: «Il Pd dovrà essere chiaro e
assumersi la responsabilità di una scelta: andare avanti o mettersi da
parte», ha dichiarato: «Dopodiché deciderò il da farsi». In un momento
di così grave difficoltà a livello nazionale e regionale, il Pd non
dovrebbe rischiare di perdere la gestione del comune di Sassari. «Chi
non mi voleva come sindaco dal primo momento (il Pd), ha continuato a
osteggiarmi ma non può permettersi di perdere tutto», dice il sindaco.
E chi ha favorito la sua elezione e l'ha sostenuta in giunta? «Lo ha
fatto per opportunismo ed ora, dimostrando scarsa resistenza alle
fatiche politiche, preferisce lasciare. Ci vedremo in consiglio
comunale».

GLI ASSESSORI È stato faticoso sapere se gli assessori dimissionari
erano due (Fabio Pinna e Monica Spanedda) o tre (Raffaella Sau, con
delega alla cultura). Per i primi è stato semplice perché avevano già
protocollato le dimissioni, per la terza non se ne veniva a capo. Ieri
sera l'interessata, finalmente rintracciata, ha smentito di essersi
dimessa: «Sto riflettendo» ha detto. Contrariamente a quanto
annunciato oggi in casa Pd non ci sarà alcuna riunione. Segnale
inequivocabile per Sanna: «Ormai sono problemi tuoi. Tu hai creato le
condizioni di ingovernabilità, ora se ci riesci risolvile» gli ha
scritto qualcuno su Fb.
Insomma, la sensazione è che l'avventura del sindaco Nicola Sanna e
della sua giunta di centro sinistra sia ormai giunta al capolinea.
Gibi Puggioni

La Nuova

SASSARI
Crisi a Palazzo Ducale: incontro decisivo al Pd

Oggi nella sede di via Mazzini è in ballo il futuro della giunta di Nicola Sanna
Il Piano della comunicazione ha acceso la scintilla. Non ufficiale
l'addio della Sau

di Paoletta FarinawSASSARIOggi il "redde rationem" nel Partito
Democratico da cui dipenderà il futuro della giunta di Nicola Sanna.
Nella sede di via Mazzini si metteranno le carte sul tavolo per vedere
se dopo le dimissioni dei tre assessori Fabio Pinna (che è anche
segretario cittadino del partito), Monica Spanedda e Raffaella Sau (ma
fino a ieri la responsabile della Cultura non le aveva ancora
protocollate) ci siano margini per una ricomposizione che sventi il
commissariamento di Palazzo Ducale.

Difficile capire se il clima sia
favorevole almeno a un armistizio, se non a una completa dichiarazione
di pace tra i belligeranti, considerati i travagliati mesi vissuti dal
sindaco che da marzo a oggi ha perso sei dei suoi assessori,
sostituendo solo il titolare del Bilancio, Alessio Marras, con il
consigliere Simone Campus, e che ha visto allontanarsi due consiglieri
di maggioranza della lista civica renziana "Sassari bella dentro" Dino
Ghi e Alessandro Boiano, che stanno garantendo, ma "con riserva"
l'appoggio esterno.Certo è che un peso importante nelle decisioni che
verrano prese nella giornata odierna,(in una riunione già in
calendario prima che scoppiasse il nuovo caso), lo avranno "padri
nobili" e capicorrente dei dem, dal senatore Silvio Lai, al presidente
del consiglio regionale Gianfranco Ganau, per continuare con Giacomo
Spissu e Gavino Manca, ai quali fanno riferimento gli ultimi tre
assessori dimissionari.

In particolare è attesa quale sarà la linea di
Ganau che nella precedente riunione del partito dello scorso lunedì
non era intervenuto nel dibattito ed era andato via senza commentare.
Ganau insieme con Lai, almeno a quanto si mormora da tempo all'interno
del partito, sarebbe favorevole al commissariamento. E bisognerà
vedere anche quale sarà la posizione di Spissu, che veniva dato come
più prudente sull'ipotesi di commissariamento, ma le dimissioni (pare
molto sofferte) dell'assessore all'Ambiente Fabio Pinna, che fa capo
alla sua corrente, sembrano lasciar intendere che qualcosa potrebbe
cambiare nell'atteggiamento finora tenuto. A scatenare la reazione che
ha portato alle dimissioni, ufficiali o meno, dei tre assessori, è
stata la presentazione in giunta, giovedì scorso, del Piano della
comunicazione che prevederebbe tra le figure, oltre al portavoce del
sindaco, anche un coordinatore, che dovrebbe essere nominato dallo
stesso sindaco. Per la scelta del "supervisore" girano autorevoli nomi
di giornalisti che sarebbero stati proposti al sindaco, il quale però
vorrebbe decidere in autonomia poichè lo stesso Piano della
comunicazione lo prevede.

Quando la tensione in giunta è salita, uno
degli assessori dimissionari ha chiesto la sospensione
dell'approvazione del piano in attesa della riunione odierna. Il Pd è
infatti convinto da tempo che all'esterno non appaia in modo
sufficiente il lavoro svolto dall'amministrazione per la
città.Probabilmente, però, in questi continui stop and go nel tiro al
bersaglio sul sindaco gioca l'incerto esito di un eventuale ritorno
alle urne. Tutto da dimostrare che il centrosinistra, dilaniato da
regolamenti di conti interni, personalismi, ripicche e via
continuando, possa ritornare a Palazzo Ducale con il plebiscito del
2014. E intanto starebbero nascendo aggregazioni nel centrodestra che
potrebbe approfittare di questo momento di debolezza degli avversari
se davvero il Comune verrà commissariato e si andrà a elezioni. E
scalpita anche il Movimento Cinque Stelle, che ha condotto una dura
opposizione in consiglio comunale, anche se non si sa con quali
risultati in termini di voti potrà tradursi.Intanto la città sembra
comprendere sempre meno i motivi di tanto litigare a Palazzo Ducale e
in via Mazzini. Se è vero che qualche scivolone c'è stato, in primis
la vicenda delle piste ciclabili, la giunta Sanna ha avviato numerosi
progetti o sta concludendo quelli lasciati in eredità da Gianfranco
Ganau dopo quasi dieci anni di mandato.



A consegnarlo i governatori di Sardegna, Corsica e Baleari
le 3 isole chiedono il riconoscimento del loro status speciale
Il gap dell'insularità finirà sul tavolo dei grandi della terra

di Luca Rojch
CAGLIARIIl ruolo sembra quello del comodo divano, della quinta
stupefacente che fa da sfondo nelle foto ai sette grandi della terra.
Ma il G7 dei trasporti è una grande occasione anche per la Sardegna.
Al di là della vetrina mediatica, dell'occhio del mondo puntato
sull'isola, c'è un'opportunità concreta. La Sardegna punta alla sua
personale rivoluzione dei trasporti. Il governatore Francesco Pigliaru
dall'inizio del suo mandato ha affrontato con decisione uno degli
ostacoli maggiori allo sviluppo economico e sociale della Sardegna:
l'insularità. Il mare tiene in ostaggio il territorio. E da subito
Pigliaru ha cercato di far riconoscere il gap dell'insularità. Una
battaglia giocata su più fronti. Da una parte con l'Unione Europea,
che trasforma qualsiasi possibilità di sostegno al miglioramento dei
trasporti come aiuto di Stato e di fatto lo vieta. Basta ricordare la
vicenda Ryanair. Dall'altra il governo nazionale davanti a cui
Pigliaru ha rivendicato il diritto a colmare questo gap. In Sardegna
costa di più l'energia, costano di più i trasporti, costano di più le
materie prime. I sardi devono avere gli stessi diritti e le stesse
opportunità degli altri italiani. Per spiegare in estrema e brutale
sintesi il Pigliaru-pensiero.

Il riconoscimento di questo handicap
geografico è stato alla base del Patto per la Sardegna. Nel 2015 la
Regione aveva consegnato al premier Matteo Renzi il "Dossier
insularità". Lo studio misurava concretamente gli svantaggi dati dalla
condizione di insularità anche in termini di mancato sviluppo e ha
costituito la base per il Patto per la Sardegna, con il quale la
Regione ha ottenuto 3 miliardi di risorse mirate, destinate a metano,
trasporti e infrastrutture.La battaglia a tre. Ma il governatore non
si è fermato ai rapporti con Stato e Ue, ha tessuto una sottile trama
che ha unito insieme tre isole del Mediterraneo: Sardegna, Corsica e
Baleari. E insieme si presenteranno al G7.

I tre governatori avranno
l'opportunità di consegnare un documento comune che riguarda
l'insularità e la necessità che chi abita nelle isole del Mediterraneo
abbia lo stesso diritto alla mobilità degli altri cittadini europei. I
governatori non chiedono più soldi, ma la possibilità di utilizzare le
risorse che hanno in cassa per sostenere lo sviluppo dei trasporti e
abbassare i costi per i cittadini. Spesso in questi anni la Regione
non ha potuto sostenere la crescita del traffico passeggeri, la
nascita di rotte aeree, il miglioramento dei collegamenti e
l'abbassamento dei prezzi. Il motivo è sempre stato lo stesso. Le
rigide norme imposte dall'Europa. Qualsiasi forma di sovvenzione era
visto come un aiuto di Stato che alterava la libera concorrenza nel
mercato. Il ribaltamento. Pigliaru e gli altri governatori partono dal
ribaltamento di questo concetto.

Chi vive in un'isola deve avere la
possibilità di muoversi. Sostenere questo diritto non è una violazione
delle norme. Il senso dell'alleanza era stato spiegato da Pigliaru
nell'incontro di aprile con il Presidente del Parlamento europeo
Antonio Tajani. «L'accordo a tre è nato dalla necessità di dare
risposte comuni a problemi comuni utilizzando un metodo condiviso.
Uniti siamo più forti nei rapporti con i reciproci governi e possiamo
parlare all'Europa con una voce sola ogni volta che presentiamo
istanze comuni. È prioritario incidere sulla normativa europea a
cominciare dagli aiuti di stato».Ed è quello che la Regione farà al
G7.


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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