mercoledì 14 giugno 2017

Rassegna stampa 15 Giugno 2017

La Nuova

Il leader del Pd boccia l'esperienza di Prodi: «Fu mandato a casa dalla sinistra» Dialogo in salita con Pisapia, che propone «un centrosinistra senza esclusioni» Renzi non vuole D'Alema «Non rifaremo l'Unione»

di Serenella Mattera

«L'ipotesi di dialogo con D'Alema è negata dalla realtà»: è lapidario Matteo Renzi. «Serve un centrosinistra largo, nessuno escluso», ribatte Giuliano Pisapia che il primo luglio terrà a battesimo «Insieme», il nuovo soggetto della sinistra. E si presenta così come un rebus di difficile soluzione, il dibattito a sinistra sulle alleanze.

«Non sto con chi vuole cancellare il Jobs act», spiega Renzi. E Mdp ricambia, chiedendo «discontinuità» rispetto al Pd renziano. Ma Pisapia - parlando alla trasmissione de La7 Dimartedì - non demorde: si può stare tutti «insieme». Magari (ma lui «non è disponibile») con Romano Prodi a far da federatore. Dopo il fallimento delle legge elettorale sul modello tedesco e alla luce della tenuta delle liste di centrosinistra alle comunali, la spinta all'unità a sinistra trova nuovo slancio. La auspica lo stesso Romano Prodi.

Ma Renzi invita alla cautela: «Prodi è stato mandato a casa due volte dalla sinistra radicale, quindi ben venga rafforzare il centrosinistra purché non si realizzi un'Unione bis da Dini a Mastella e Turigliatto che forse vince ma poi non governa». Il segretario Pd aggiorna i nomi e cognomi: impossibile stare con Massimo D'Alema e Nicola Fratoianni.

E Fratoianni ricambia: «Neanche noi ci vogliamo alleare con lui». Ma anche in Mdp emergono molti dubbi sulla possibilità di stare insieme al Pd a guida renziana. I Dem sottolineano che quello delle alleanze (e anche di eventuali primarie di coalizione) non è un tema dell'oggi.

Renzi guarda ora ai ballottaggi delle comunali, ad alto tasso di incertezza: dopo il «pareggio» del primo turno saranno, afferma, una sfida ai «rigori» con il centrodestra. Intanto ai parlamentari Pd il segretario dà indicazione di «spingere» sulle leggi da varare, dal processo penale ai vitalizi, dallo ius soli al biotestamento: niente più compromessi con Ap e Mdp. Perché la convinzione è che, salvo «improbabili» incidenti parlamentari, si voterà a fine legislatura: «Non ho mai chiesto il voto anticipato», assicura Renzi a Repubblica tv.

Unione Sarda

Le trattative per il secondo turno legate a quelle per il rimpasto
nell'esecutivo Ballottaggi e nuova Giunta, i partiti al valzer delle alleanze

I turni di ballottaggio di Selargius e Oristano, con la sfida canonica
tra centrosinistra-centrodestra, costringono i partiti a camminare sul
filo di lana. Soprattutto a Oristano perché c'è un tesoretto di voti,
degli altri candidati sconfitti, da conquistare con equilibri molto
fragili da rispettare. Ma ci sono anche molti spigoli da limare e
molte situazioni da chiarire perché, come spesso accade ai
ballottaggi, la matematica diventa opinione.

Trattative che non
possono, però, prescindere dagli altri temi che impegnano i partiti
che sul versante della Giunta regionale dovranno affrontare la
sostituzione di due assessori (Maninchedda e Deiana). Parallelamente
dovranno evitare scossoni nel rush finale per l'approvazione della
rete ospedaliera che, dopo il vertice di maggioranza di ieri mattina,
ha subìto un'ulteriore accelerazione da parte del presidente che
vorrebbe concludere il discorso in Aula entro il 31 luglio.
SUL FILO Rubricare i ballottaggi a una sfida limpida tra centrodestra
e centrosinistra trascura molte spine che i big dei partiti dovranno
affrontare.

E lo dovranno fare tenendo un occhio sugli equilibri
regionali dove la maggioranza di centrosinistra cerca di rinsaldare
l'alleanza con il Partito dei sardi dopo l'uscita dalla Giunta di
Maninchedda. Anche nel centrodestra, soprattutto per il ballottaggio
di Oristano, c'è molta prudenza prima di fare qualsiasi mossa perché
il banco potrebbe saltare da un momento all'altro. Per ora la
strategia adottata dai big dei partiti maggiori punta a lasciare le
prime mosse ai rappresentanti territoriali dei partiti, prima di
prendere qualsiasi decisione.

DELEGA Così, il segretario del Pd, Luigi Cucca, attende notizie per
«una prima valutazione» e non nasconde di voler coinvolgere nel
ragionamento non solo il Partito dei sardi, ma anche l'Udc. Insieme a
due liste civiche, hanno raggiunto il 17% dei voti, un bottino che fa
gola a entrambi gli schieramenti. Ma non sarà semplice governare una
situazione in cui le fratture interne sono difficili da ricomporre. Il
Pds aspetta un cenno dal Partito democratico per capire quanto margine
di trattativa ci sia, ma all'interno dello stesso schieramento ci sono
forze politiche che guardano dall'altra parte e che potrebbero fare
una sponda con il candidato del centrodestra.

IL FRENO L'eurodeputato di Forza Italia, Salvatore Cicu, si sofferma
ancora sul messaggio recapitato dalle urne delle comunali: «Il
centrodestra rinasce soltanto se riparte dalle sue radici popolari,
dalla sua tradizione moderata e dalla sua vocazione europea». Dunque,
un secco “no” ad alleanze verso «espressioni radicali o estremiste» e
un avviso sul fatto che «non possiamo parlare di ritorno al
bipolarismo». La proposta per riuscire a capitalizzare i voti di un
elettorato «ancora frammentato» è il rilancio di una «voce moderata»,
dice Cicu, «non è l'ambizione di leadership di alcuni che riporterà il
centrodestra alla vittoria».

LE PROSPETTIVE Il comitato Possibile di Cagliari approfitta del tema
“ballottaggi” per un appello all'unità della sinistra. L'obiettivo è
la costruzione di un progetto politico in grado di «restituire la
parola “sinistra” non a un semplice spazio ma a significato e valori.
Per questo progetto dovremo unirci e permettere ai cittadini di
esprimersi con il voto non su un leader o su un'alleanza». Se per
Possibile la soluzione è l'unità a sinistra, per Claudia Zuncheddu
(Sardigna libera) serve una riflessione sul mondo indipendentista.
«Partito dei sardi e Psd'Az nei vari scenari locali si sono presentati
divisi», spiega Zuncheddu. Davanti alla vittoria dei «due schieramenti
italiani», l'appello è per la nascita di «un terzo polo che
rappresenti gli interessi e la necessità di cambiamento dei sardi».

I RISCHI La delicatezza delle trattative non è legata soltanto ai
ballottaggi, perché questi sono parte di un ingranaggio molto più
complesso. La coalizione del centrosinistra deve pesare ogni mossa
perché nei prossimi giorni ci saranno dei test importanti. Il primo è
la rete ospedaliera: al vertice di maggioranza di ieri, è stata fatta
una nuova tabella di marcia dal presidente Pigliaru che chiede di
accelerare, concludere i lavori in commissione a metà luglio e a fine
mese dare il via libera in Aula. La commissione Sanità ha dato il via
libera alle linee guida sugli atti aziendali di Ats e Aziende miste,
gesto a conferma che «la maggioranza si presenta compatta nei momenti
che contano», sottolineano Pigliaru e l'assessore Luigi Arru. Il
dibattito sulla rete ospedaliera si affianca al percorso sulla legge
Urbanistica a temi più politici che riguardano i cambi in Giunta. Con
Massimo Deiana in attesa di lasciare i Trasporti e prendere servizio
all'Autorità portuale, il Pd si confronta sul sostituto.

L'area
popolare-riformista ne rivendica l'indicazione perché Deiana è stato
espresso in quota a questa corrente, ma non tutti nel Pd sono
d'accordo. Per ora, il nome più accreditato sembra essere quello del
gallurese Carlo Careddu: un modo di “bilanciare” la mancata sede a
Olbia.
Matteo Sau

Il segretario del Pd cambia strategia: «Così possiamo arrivare al 40%»
E Renzi allarga a civiche e associazionismo

ROMA «Un Pd largo e plurale che può fare il 40%» anche con un
allargamento a «liste civiche e esperienze dell'associazionismo». Dopo
aver strizzato l'occhio a Pisapia, il segretario del Pd Renzi ieri ha
parlato di nuovo di legge elettorale. «Se ci sarà la possibilità di
individuare dei candidati, vedremo se con preferenze o collegi,
vogliamo mettere persone delle associazioni e del terzo settore nelle
liste», ha detto.

CAMBIO DI STRATEGIA Un netto cambio di strategia nel momento in cui
sulla legge elettorale i partiti si prendono una pausa di riflessione.
La rottura del patto a quattro tra Pd, FI, M5S e Lega sul modello
tedesco, almeno per ora, non sembra avere vie d'uscita, non
nell'immediato almeno. «La cosa migliore è prendersi un po' di tempo»,
ammette Matteo Renzi. Il segretario Pd rivendica il fatto di averci
provato e replica alle accuse arrivate da Giorgio Napolitano. Nessun
accordo con Berlusconi: quello «so che l'hanno fatto Bersani e Letta -
ribadisce - mentre Berlusconi ha fatto di tutto per far fallire il
referendum e non è propriamente il mio migliore amico. Io ho voluto al
tavolo FI, Grillo, la Lega e la sinistra radicale: non è un accordo
extra costituzionale. Le regole si scrivono con gli altri».
LEGGE ELETTORALE, RINVIO traducono in un rinvio dei lavori in
commissione alla Camera.

L'ufficio di presidenza decide di rinviare ogni decisione sui tempi di
lavoro alla settimana che va dal 20 al 25 giugno, quando sarà
convocata una nuova riunione, e aspetta di fatto i ballottaggi delle
amministrative per riaprire il tavolo.

FUORI CINQUESTELLE E LEGA La discussione, pur solo sull'ordine dei
lavori, riprende senza il M5S e la Lega, che prima facevano parte del
patto a quattro e ora, almeno nelle dichiarazioni dei leader, si
dicono indisponibili a trattare e disertano l'ufficio di presidenza.
Chiede sia la capigruppo a stabilire i tempi dei lavori in
commissione, definendo una nuova data per l'approdo in Aula, il
relatore dem Emanuele Fiano. Forza Italia, invece, insiste per
riprendere le fila del Tedesco: si riapra tutto dopo i ballottaggi
delle amministrative, quando i toni da campagna elettorale saranno
finiti, mantenendo i pilastri del Fianum e cercando di allargare
l'intesa anche ad altri interlocutori (magari ingolosendo i partiti
più piccoli con uno sbarramento al 4% invece che al 5), è la linea.

ORA SPINGONO I PICCOLI PARTITI Sono proprio i partiti più piccoli,
dopo aver cercato di rallentarla quando il patto a quattro era in
piedi, a premere perché la legge riprenda il suo corso, nel tentativo
di evitare che alla fine si vada a votare al Senato con lo sbarramento
all'8% previsto dal Consultellum. Sì alla pausa, ma purché sia
nell'ottica di riprendere i lavori e programmare l'ok alla legge in
prima lettura entro agosto, dicono Mdp e i centristi che annunciano la
volontà di chiedere la calendarizzazione in Aula per luglio.



Fuori dai ballottaggi l'ex guru M5s attacca «È Grillo lo sconfitto»
amministrative 2017

di Alessandro Pirina
SASSARIIl Movimento 5 stelle fuori dai giochi. Nell'isola niente
ballottaggi per i grillini, fermi a diverse lunghezze di distanza da
centrodestra e centrosinistra. Un risultato magrissimo che fa seguito
alla scelta di presentarsi in soli due comuni su 64. Il Movimento era
in corsa solo a Oristano e Selargius, mentre ad Arzachena i grillini
non erano riusciti a fare sintesi e avevano rinunciato alla lista. A
Oristano la candidata Patrizia Cadau ha superato di poco il 7 per
cento ed è arrivata ultima nella corsa verso Palazzo degli Scolopi. A
Selargius l'aspirante sindaca Valeria Puddu è andata leggermente
meglio, toccando quota 12, ma contro i due avversari di centrodestra e
centrosinistra non c'è stata partita.

Un flop elettorale ammesso
sottovoce anche dagli stessi 5 stelle isolani. L'ex guru. A urlare che
si tratta di una debacle è invece Paolo Becchi, il filosofo genovese
che ha abbandonato polemicamente il Movimento, in questi giorni a
Sassari impegnato in una commissione di esame. «Grillo dice che non ha
perso? Come al solito non vuole riconoscere ed elaborare la sconfitta.
Solo così potrebbe ripartire, altrimenti sarà difficile invertire la
discesa». Per l'ex guru il declino a 5 stelle è iniziato con la morte
di Gianroberto Casaleggio. «Pancia e testa sono di solito nella stessa
persona, ma non nel Movimento, dove appartenevano a due persone
diverse, Casaleggio e Grillo. Oggi al Movimento è rimasta solo la
pancia. E la testa non può essere di certo quella di Di Maio». Becchi
non salva nessuno dei 5 stelle. «Ho scritto un libro sui comuni da
loro amministrati: non ne funziona neanche uno. O meglio l'unico era a
Parma, ma Pizzarotti non è più 5 stelle e gli elettori lo hanno
premiato». Ma per l'ex guru più di Parma a fare male a Grillo è la
debacle di Genova. «Una vittoria nella sua città, da sempre guidata
dalla sinistra, sarebbe stata ancora più importante di Roma. Tutta la
campagna era incentrata su Genova. Invece ha spaccato il Movimento in
tre e ora è lui il grande sconfitto».

E la Sardegna? «Qui il Movimento
era fortissimo, ma i suoi esponenti migliori sono andati via. Vedi
Porto Torres e Assemini. Il futuro dell'isola saranno liste civiche e
indipendentiste che potranno accogliere tutti quelli che finora
votavano per il M5s».Effetto Martinez. Quelle liste civiche che per il
senatore Roberto Cotti sono all'origine della frenata del Movimento in
Sardegna. «Il risultato non mi ha sorpreso più di tanto, è ormai
risaputo che alle comunali i 5 stelle hanno maggiori difficoltà ad
affermarsi. Ma a Oristano siamo stati penalizzati anche dalla valanga
di liste civiche presenti. In particolare quelle di Filippo Martinez,
che si è posto rispetto ai partiti tradizionali in una maniera molto
simile alla nostra. Nell'area che si contrappone ai partiti oggi c'è
molta più concorrenza. Le comunali comunque non possono essere
paragonate a elezioni di altro livello».

Sul risultato Cotti non crede
abbia influito il tentativo di accordo tra Grillo, Renzi e Berlusconi.
«Io a quel tavolo non mi ci sarei mai seduto, ma non credo che la
gente vada a votare per il sindaco pensando alle leggi elettorali».
Percentuali. Anche Mario Puddu, sindaco di Assemini, il primo grillino
a conquistare un Comune nell'isola nel 2013, ammette un po' di
delusione. «Io non amo quei politici che dicono che va sempre bene -
dice -. Avere qualche punto percentuale in più non ci sarebbe
dispiaciuto. Ma se non bisogna esaltarsi quando i sondaggi dicono che
abbiamo 5 punti in più del Pd, non dobbiamo deprimerci quando le cose
vanno meno bene. Il Movimento 5 stelle è molto forte in Sardegna come
movimento di opinione, ma non sempre si riesce a tramutare questo in
una forza alle amministrative. Nel territorio bisogna esserci».
Questione di candidati, dunque? «Non è facile dirlo. Ogni città
esprime quello che ritiene il candidato migliore».

L'idea non piace a Devias e Muledda: «Meglio ragionare sui grandi temi
come hanno fatto i catalani» Gli indipendentisti bocciano il partito unico

SASSARIIl partito unico può attendere. Respinta l'idea di costruire un
unico soggetto politico che racchiuda le tante anime
dell'indipendentismo. Per i movimenti che portano avanti la bandiera
dei quattro mori la diversità è il senso e lo spirito del pensiero
politico. Ma chi pensa che i movimenti si vogliano condannare alla
frammentazione eterna sbaglia. Una via verso l'unità del sardismo
esiste. Ma non è il partito unico, ma un programma condiviso. Un
progetto di ampio respiro che metta insieme i punti che i diversi
movimenti vogliono portare avanti. Il Partito dei sardi si era
proposto come piattaforma per inglobare tutti. Gli altri partiti
mettono in discussione i punti fermi del Pds e rilanciano. Tagliente
il leader dei Rossomori Gesuino Muledda, che alle dichiarazioni di
vittoria e successo del partito dei sardi ribatte: «Beh se prendiamo
per buono che il Pds è stato determinante per la vittoria a Girasole è
vero - dice -.

Ma l'orizzonte credo debba essere più ampio. Né credo
che quello di Oristano si possa definire un exploit. Allearsi con
l'Udc e prendere meno voti di loro non mi pare tanto un segno di
vittoria dell'indipendentismo. Ma su alcuni punti concordo. Si deve
creare uno schieramento alternativo a centrodestra e centrosinistra.
Il momento è maturo, ma credo che ognuno si debba mettere al servizio
con generosità e non rivendicare inutili e false supremazie. Sediamoci
e discutiamo sulle idee, sulle proposte. Così come avevano fatto i
catalani negli anni 90».Anche un'altra anima dell'indipendentismo,
Pierfranco Devias, di Liberu, crede poco alla possibilità di un
partito unico. «Il partito unico non lo vuole nessuno - spiega - e
alla fine è un bene che non ci sia. Un partito unico non consentirebbe
un'espressione democratica delle diverse posizioni
dell'indipendentismo. Liberu ha una concezione autonoma
dell'indipendentismo che guarda a sinistra.

Ci sono altre sigle che
hanno una visione diversa. Altri che sono sigle insignificanti,
partiti meno numerosi di un condominio. In realtà il problema non è
quantitativo, ma qualitativo. In Catalogna ci sono tanti partiti e
tutti lavorano a un unico progetto. Non hanno fatto un grande
mucchione. Hanno trovato unità nella progettualità. Non nella
struttura, ma nel sostenere gli stessi obiettivi. Il partito dei sardi
non persegue obiettivi comuni con l'indipendentismo. Da quando è nato
tiene in piedi un governo tra i più filo italiani della storia
dell'autonomia. Nelle battaglie indipendentiste non c'è mai. Loro
fanno una costruzione di un indipendentismo che è solo una
riverniciatura dell'establishment filo-italiano. Non vanno meglio i
partiti storici che si richiamano al sardismo, dove non ci sono
accordi il voto del nazionalismo sardo non lo prendi. A Oristano il
Pds è andato con l'Udc, non mi sembra una scelta indipendentista. Se
si vuole crescere si deve avere il radicamento nel territorio e
svolgere una reale attività politica, non recuperare sottobanco vecchi
arnesi del colonialismo». (l.roj)

Con 29 voti a favore il sindaco di Paulilatino batte Cera di San
Nicolò Arcidano dichiarato ineleggibile
Gallus entra in Consiglio al posto di Cherchi

CAGLIARIDomenico Gallus è il sessantesimo consigliere regionale. Per
diciotto mesi, sarà lui a sostituire Oscar Cherchi di Forza Italia,
sospeso a marzo dopo essere stato condannato nel maxi processo in
tribunale sui fondi ai gruppi. Niente da fare invece per Emanuele
Cera: era lui il primo degli eletti per Fi nel collegio di Oristano,
ma è stato dichiarato ineleggibile dai suoi possibili e mancati
colleghi. A scrutinio segreto sono stati invece ventinove consiglieri
a dare il via libera al sindaco di Paulilatino, cioè Gallus, undici
hanno votato contro, tre gli astenuti. Di fatto in aula è passata a
maggioranza la decisione della giunta per le elezioni, presieduta da
Eugenio Lai, Mdp, sostenuta anche da un parere dell'Ufficio legale del
Consiglio. Perché Emanuele Cera, sindaco di San Nicolò Arcidano,
invece è stato bocciato?

La risposta è questa: nel 2014 non s'è
dimesso dalla carica di presidente della Saremar, l'ex compagnia
marittima controllata dalla Regione, prima che fosse depositata ad
Oristano la lista di Forza Italia per le elezioni regionali. Dunque,
sarebbe proprio quel doppio incarico, presidente della società e
candidato, ad avergli sbarrato la strada verso il seggio. Una
conclusione che lo stesso Cera ha provato più volte a contestare , «la
giunta per le elezioni non può sostituirsi a un'eventuale sentenza del
giudice ordinario», ha scritto il suo legale, ma non è stato
ascoltato, e ha commentato: «Sono amareggiato e sconcertato». Gallus è
il nono cambio in corsa dall'inizio della legislatura e nel primo
intervento ha detto: «Voterò sempre e solo secondo coscienza, senza
vincoli di coalizione e partito».

A questo punto è probabile che non
s'iscriva al gruppo di Forza Italia, con cui era candidato tre anni
fa, ma al Misto. Prima del cambio Cherchi-Gallus, l'entra ed esci dal
Consiglio ha avuto come protagonisti: Gianfranco Congiu, Pds, Antonio
Gaia e Pierfranco Zanchetta, entrambi dell'Upc, che hanno preso il
posto di Efisio Arbau, La Base, Gavino Sale, Irs, e Michele Atzara,
Idv, per decisione dei giudici amministrativi. Per lo stesso motivo
Giovanni Satta, Uds, ha sostituito Modesto Fenu, Zona Franca, con in
mezzo la parentesi di Gianni Lampis, Fdi. Anche l'Udc ha avuto la sua
staffetta: Alfonso Marras è subentrato a Gianni Tatti, dichiarato
ineleggibile. Poi ci sono state le sospensioni per la Legge
anticorruzione Severino: Antonello Peru, Fi - rientrato di recente -
per 18 mesi è stato sostituito da Giancarlo Carta. Mentre due
settimane fa Mariano Contu, Fi, e Gennaro Fuoco, Uds, sono subentrati
ad Alberto Randazzo e Mario Floris, anche loro condannati per i fondi
ai gruppi.

SELARGIUS. Conferme e sorprese nel voto del primo turno, ci si prepara
al ballottaggioIl gran ballo delle preferenze
Gessa fa il pieno, Olla esordisce col botto, Melis resta fuori

C'è un record storico nella coalizione del centrodestra, sul versante
opposto l'exploit col botto di una donna. Ma nel Consiglio del futuro,
a Selargius, manca anche un pezzo da novanta della politica locale,
fuori dopo più di trent'anni di permanenza nel Municipio di piazza
Cellarium.

TOTO SINDACO Il toto-sindaco impazza tra le vie cittadine: da una
parte il vicesindaco Gigi Concu , in testa al primo turno, dall'altra
il leader dell'opposizione in consiglio comunale Francesco Lilliu .
Sfida a due con l'incognita degli oltre diecimila astenuti e degli
elettori del Movimento 5 Stelle, esclusi dal ballottaggio ma con due
consiglieri già piazzati in Aula.

I CALCIATORI Il grande sorpasso non c'è stato,ma la differenza tra i
due calciatori in campo è di soli tre voti: la distanza che separa
Gigi Piras , il cannoniere più prolifico del Cagliari e candidato col
centrosinistra (125 preferenze), dal grillino Pierluigi Porcu , che in
curriculum ha la C1 ai tempi del Napoli di Reja e il posto sicuro in
Municipio con 122 voti conquistati. Via libera per la prossima
legislatura, insieme all'ex candidata sindaca Valeria Puddu , bocciata
al primo turno ma che comunque avrà la sua sedia tra i banchi del
Consiglio.

I RECORDMAN È Gigi Gessa , candidato con Forza Italia, il più votato
in assoluto. Anzi, a dire il vero scrive il record storico per totale
di preferenza ottenute: 454, che lo portano a battere il precedente
record detenuto da Concu. «Credo sia il riconoscimento per il mio
impegno negli ultimi cinque anni», commenta Gessa. «Sono emozionato e
anche stupito: è un risultato che va anche oltre le mie aspettative e
per cui devo ringraziare ogni mio elettore».

A trentun punti di distanza c'è Omar Zaher , candidato col Pd, che si
conferma una macchina da voti: più votato della coalizione (di
centrosinistra) nelle scorse Comunali, terzo in assoluto, e questa
volta conquista la medaglia d'argento. «Frutto di un lavoro quotidiano
vissuto tra la gente, di cui ho ascoltato sempre consigli e lamentale,
che poi ho portato in Aula, cercando di dargli risposta», osserva.
«Ringrazio tutti, chi mi ha votato e chi no, sarò il portavoce di ogni
selargino».

SFIDA IN ROSA Esordio col botto per Francesca Olla , architetta:
candidata col Pd, è la donna più votata in assoluto. «Credo che il mio
successo sia frutto di uno straordinario lavoro collettivo, grazie al
quale ho potuto far conoscere alcune delle mie idee e delle
competenze, conquistando la fiducia degli elettori». E 383 voti, che
le fanno superare la presidente del Consiglio Gabriella Mameli , sotto
di sette preferenze. E poi c'è Claudia Angelo , rivelazione del
Partito dei Sardi, per lei 143 voti, più di qualche volto noto del
Municipio.

I GRANDI ESCLUSI Fa scalpore l'esclusione dall'Aula di Tonino Melis ,
ex sindaco (dal 1985 al '90 e dal '94 al '98), vicepresidente,
assessore provinciale, primo dei non eletti in Parlamento con 10 mila
voti: dopo oltre trent'anni di permanenza in Municipio è fuori dai
giochi, con 139 preferenze.
Male anche Ferruccio Sanvido : ha voltato le spalle alla maggioranza
per cercare fortuna in opposizione, vanamente. Confermato il collega
Paolo Schirru , a cui la stessa mossa è andata bene.

EX GIUNTA L'esecutivo dell'ex sindaco Gian Franco Cappai resta quasi
al completo. Rientrano Sandro Porqueddu , Cristina Contu , Fulvia
Perra . L'unica esclusa è Roberta Relli , ex assessora alla Cultura,
Sport e Spettacolo. Ma qualcosa potrebbe cambiare in caso di colpi di
scena, determinati dalle verifiche dell'Ufficio elettorale attualmente
in corso.
Sara Marci

CARBONIA. Dimissioni dopo la confessione del presidente Zonza circa i
post sessisti su Fb È tempesta tra i Cinque Stelle, Sabrina Soru lascia il Consiglio

A quasi un anno dalla storica vittoria alle amministrative, in casa
Cinque Stelle è in scena un terremoto. Con violenti scosse quasi
quotidiane di cui l'ultima 24 ore fa: le dimissioni del consigliere
comunale Sabrina Soru. E non per questioni personali, ma per
«divergenze insanabili sugli sviluppi del progetto politico».

LE CREPE Se sino a pochi giorni fa, il capogruppo M5S Manolo Cossu
sottolineava, a proposito delle dimissioni recenti dell'assessore
Emanuela Rubiu (quarto amministratore ko in 11 mesi) che il gruppo
consiliare era solido, nella tarda mattinata di ieri questa
affermazione ha iniziato a traballare. Ma già sembrava vacillare la
sera prima quando, in un rovente Consiglio comunale quasi del tutto
dedicato ai post sessisti scritti dal presidente dell'Assemblea civica
Massimiliano Zonza in una pagina Fb ricollegabile all'M5S, la mozione
di sfiducia nei suoi confronti è stata firmata senza indugi pure dai
pentastellati Mauro Careddu e Mauro Uccheddu. Emerge, insomma, un
quadro di contrasti interni laceranti (già espressi un mese fa con i
malumori dei consiglieri Elio Loi e Mauro Uccheddu)

NUOVO ADDIO Contrasti che diventano palesi nelle parole di Sabrina
Soru (peraltro fra le più severe nel condannare gli scritti sessisti):
«Come manifestato nelle scorse settimane, prendo atto delle divergenze
insanabili per un progetto che partiva da presupposti molto differenti
da quelli emersi». Poi l'affondo: «Clima senza serenità e fiducia».
L'idea di aderire (o costituire) un gruppo misto è stata scartata a
priori: «Una forzatura, non fa per me». Accuse pesanti (simili a
quelle di Emanuela Rubiu e dell'altro assessore dimissionario,
Riccardo Cireddu) cui il sindaco Paola Massidda ha deciso di non
replicare. E si è affidata a un comunicato in cui ricorda che
«dimettersi è diritto dei consiglieri». Idem Cossu. Ma parla Careddu:
«Soru è stata una collega onesta e combattente, quanto a Zonza è
chiaro che dovrà dimettersi». Spazio al primo dei non eletti: Marco
Craig.

IL CLIMA Assumerà la carica in un contesto ribollente, anche perché il
Movimento pare avere la consegna del silenzio su tutto. A iniziare
dalla vicenda Zonza il qualche si è preso «alcuni giorni di
riflessione». Silenzio pure dalle consigliere M5S (che per prime
avevano condannato i post chiedendo con forza che si risalisse al
colpevole) ; solo l'assessore Loredana La Barbera torna a
«stigmatizzare l'uso a volte distorto e offensivo dei social». E
l'opposizione? Per Fabio Usai e Giuseppe Casti «l'esperienza M5S è in
disfacimento totale». Lo conferma pure Ivonne Fraternale («Però Soru
avrebbe dovuto mantenere la carica in quanto eletta»), e ha dubbi
Michele Stivaletta: «Massidda prenda atto di una situazione
insostenibile». Daniela Garau lancia un appello: «Carbonia ha bisogno
di stabilità e coesione».
Andrea Scano

GLI SCONFITTI. Martinez, Uras, Pecoraro e Cadau: nessun apparentamento
«Nostri elettori liberi di votare»

Nell'orizzonte politico per adesso non si intravedono apparentamenti
ufficiali. Ma in queste ore la macchina dei partiti si è rimessa in
moto, ci sono incontri e contatti tra i vari gruppi per cercare di
recuperare più voti possibili. E si guarda con molta attenzione al
polo civico-indipendentista: il Pds potrebbe riallacciare col
centrosinistra? Chissà, di fatto in quel raggruppamento ci sono anche
Udc e Idee rinnovabili con diversi esponenti che per cinque anni hanno
fatto opposizione al governo Tendas.

«È prematuro fare queste considerazioni - commenta Vincenzo Pecoraro ,
candidato sindaco Pds - La situazione verrà valutata attentamente. Noi
abbiamo ottenuto un ottimo risultato con una coalizione messa in piedi
all'ultimo momento. Forse la strategia sarebbe potuta essere vincente
se avessimo allargato ad altri gruppi di centro. In ogni caso da
questo 17 per cento si ripartirà».

Anche il movimento civico Capitale Oristano proseguirà il percorso,
nonostante Filippo Martinez si dimetterà subito come aveva annunciato.
«Il nostro “pantito” è stato il più votato, non siamo riusciti ad
andare al ballottaggio come ci eravamo prefissati - osserva Martinez -
ma siamo soddisfatti anche perché i nostri sono tutti voti di
opinione». Possibilità di alleanze per il ballottaggio? «I nostri
elettori hanno condiviso il progetto ma sono coscienze libere di
votare chi credono - va avanti - nessuna indicazione di voto».
In sintonia anche Anna Maria Uras , candidata sindaca di Coraggio e
libertà (che si è rivelata la terza forza politica). «Un grandissimo
risultato - commenta - e vogliamo proseguire il nostro percorso».
Esclude qualsiasi possibilità di apparentamento, in particolare un
riavvicinamento al centrosinistra. «Non ci sono i presupposti - va
avanti - noi ci siamo presentati con un progetto coraggioso di
rinnovamento, chi ha creduto in noi è libero di fare valutazioni e
comportarsi di conseguenza».

I 5Stelle per la prima volta saranno rappresentati in Consiglio da
Patrizia Cadau . «Dal risultato di domenica ripartiamo - si legge in
una nota - dando appuntamento alle prossime elezioni, quando i
cittadini potranno giudicare l'operato del movimento in Comune come
forza di opposizione». Per il ballottaggio nessun accordo né
indicazioni di voto. ( v. p. )

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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