martedì 1 agosto 2017

Rassegna stampa 01 Agosto 2017

La Nuova Sardegna

Polizia: capotreno, niente molestie sessuali. Concluse le indagini sulla presunta aggressione: solo un alterco. Ora la donna presenta una denuncia.

Non ci sono state molestie sessuali ma una situazione movimentata, un alterco tra la controllora e un gruppo di migranti per la mancata emissione dei biglietti che dovevano consentire ai passeggeri di proseguire il viaggio con un altro treno. Queste le conclusioni alle quali sarebbero giunti gli investigatori della squadra mobile della questura di Sassari in merito ai fatti che si erano verificati la mattina del 15 luglio sul treno in servizio sulla tratta Porto Torres-Sassari. La controllora era poi finita al pronto soccorso dove le erano stati assegnati dieci giorni di cure.

Il rapporto - secondo indiscrezioni - sarebbe già in Procura a Sassari dopo che la polizia ha completato l'esame dei testimoni che hanno assistito allo svolgersi dei fatti. L'autorità giudiziaria avrebbe concordato con le risultanze emerse dall'attività investigativa della Mobile e dalla Polfer. Resterebbero da valutare, invece, le posizioni dei sindacalisti che per primi hanno divulgato la notizia facendo esplicito riferimento a una aggressione di tipo sessuale che - stando alle indagini - non risulta essersi mai verificata. Sulla vicenda, però, c'è da registrare un aggiornamento delle ultime ore. La controllora, infatti, ha depositato una denuncia nella quale racconta la sua versione dei fatti e ribadisce «di essere stata accerchiata, trattenuta per un braccio, spintonata ...».

E nella denuncia, la donna sottolinea anche che a un certo punto si è sentita toccare la coscia da uno dei presenti, ma di non essere in grado di affermare se si sia trattato di un gesto involontario o di una azione fatta di proposito. Di certo la donna è stata male e ha fatto ricorso alle cure dei medici. I protagonisti del faccia a faccia con la controllora erano stati tutti identificati dalla polizia nella stessa mattinata del 15 luglio, subito dopo l'episodio. La notizia aveva assunto una dimensione nazionale, anche perché rilanciata da alcuni rappresentanti sindacali che avevano fin da subito fatto riferimento a una «aggressione di tipo sessuale» che - stando agli esiti delle indagini - non ci sarebbe stata.

Sulla delicata vicenda hanno lavorato per due settimane gli investigatori della Mobile di Sassari: numerose le persone sentite, tutte concordi nel riferire di una lite sulla mancata emissione del tagliando di viaggio. C'è però una parte delle indagini ancora aperta e riguarda il ruolo svolto dagli esponenti sindacali che hanno divulgato la notizia.

di Gianni Bazzoni


Unione Sarda

Una tempesta di fuoco incenerisce mille ettari
Arbus e Gonnosfanadiga: un ustionato, via i detenuti da Is Arenas

Le fiamme alte hanno divorato boschi, querceti, macchia mediterranea,
lambito strutture ricettive e aziende agropastorali, carbonizzato
animali: da Sibiri, tra Gonnosfanadiga e Arbus, il fuoco è avanzato
inarrestabile verso la zona delle miniere e Scivu. Evacuata la colonia
penale di Is Arenas, nel cui perimetro il fuoco è entrato poco prima
di mezzanotte, con i 130 detenuti in parte scortati in spiaggia e in
parte mobilitati per cercare di salvare il bestiame. Evacuati diversi
agriturismi della zona (alcuni andati distrutti), l'ostello di Sa
Perda Marcada, il camping Sciopadruxu di Piscinas (200 ospiti). Chiusa
al traffico la Statale 126 (dal chilometro 73,300 al chilometro
80,620), bruciato un mezzo della compagnia barracellare di
Gonnosfanadiga.

E proprio a Gonnosfanadiga il 31enne Francesco Pinna,
titolare di un caseificio artigianale, è rimasto seriamente ustionato
mentre tentava di mettere al sicuro i suoi animali: trasferito con un
elicottero nel centro specializzato di Sassari, gli sono state
diagnosticate ustioni di secondo grado. Ustionato alle braccia anche
un altro allevatore, trasportato all'ospedale di San Gavino e poi
dimesso. Ferita lievemente una ragazza. La Forestale ritiene che il
rogo abbia preso il via alle 6 da un «abbruciamento non autorizzato»
accanto a una casa abbandonata nel bosco di Sibiri, forse opera di
bracconieri, bonificato in maniera «non adeguata».

FORZE IN CAMPO Dalle 14 a notte fonda sono stati in azione sei
elicotteri, tra cui un SuperPuma, e due Canadair. Impegnati pompieri
(almeno cinque squadre), Corpo forestale (65 uomini), Forestas (70),
Protezione civile, barracelli e volontari (40). Problemi alle linee
telefoniche e all'energia elettrica.

COSTA VERDE Panico per gli abitanti e i turisti della Costa Verde che
hanno visto il cielo oscurato da grosse colonne di fumo nero e la
fuliggine piovere sulla sabbia. L'incendio, del passo di Bidderbi e
attorno al bivio sulla 126 per Ingutorsu, si è esteso ed è avanzato
verso il mare di Scivu. Lingue di fuoco altissime su un migliaio di
ettari. Alle 21 ancora fuoco ovunque e preoccupazione per la notte. In
Prefettura, a Cagliari, era riunito un comitato di crisi. «La
situazione - spiegava a quell'ora il sindaco di Arbus, Antonello Ecca
- è drammatica: il vento non dà tregua. Si sta cercando di tenere la
zona sotto controllo e organizzare l'ospitalità degli evacuati negli
alberghi del paese».

Il presidente della protezione civile locale,
Jonathan Concas, aggiungeva che «un rogo di tali dimensioni non s'era
mai visto. Nel 2013 si era detto peggio di così non si può: si poteva.
Un inferno: fiamme ovunque. Appena spente in un posto, comparivano in
un altro: l'acqua sembrava dissetarle piuttosto che ucciderle.
Impossibili gli interventi da terra». Telefoni irraggiungibili. «Nel
primo pomeriggio - dice la titolare di un agriturismo, Michela Dessì -
abbiamo trasferito gli animali in una zona sicura ma più il tempo
passava, più il fuoco si avvicinava. So di pecore, capre e maialetti
morti nelle aziende vicine. Alla fine i telefoni si sono ammutoliti:
isolati».

GONNOSFANADIGA Animali morti, aziende e mezzi agricoli distrutti dalle
fiamme anche a Gonnosfanadiga. Nella zona di Sibiri è andata distrutta
un'area ricoperta da oliveti, sugherete, campi coltivati e con
numerose case campestri. Al confine del paese, non lontano da
Pabillonis e Guspini in località Spadula, si è formato un secondo
incendio alimentato dal vento di scirocco: in poco tempo le fiamme
sono arrivate a lambire e poi a distruggere alcune aziende agricole
tra cui quelle dell'allevatore Gianni Lixi (l'incendio ha divorato un
trattore) e di Francesco Pinna. Bruciata anche l'auto del capitano dei
barracelli, Piero Fosci, sul posto con gli uomini della compagnia.
Santina Ravì
Gigi Pittau

Migranti, flop dell'accoglienza La Sardegna è ultima in Italia
L'Anci sollecita i Comuni: in arrivo 70 nuove adesioni. Ma c'è chi si rifiuta

Parlare di flop è quasi riduttivo: fino ad ora nessuna regione in
Italia ha fatto peggio della Sardegna nel progetto Sprar,
l'accoglienza di secondo livello per i migranti, quella che prevede la
distribuzione sul territorio e una prima integrazione delle persone in
attesa dello status di rifugiato politico. Nell'Isola hanno dato la
disponibilità solo 9 Comuni su 377, in tutto 208 posti. Un profugo -
anche se nella gran parte dei casi si tratta di persone in fuga dalla
povertà e non da guerre civili - ogni ottomila abitanti. Numeri
lontanissimi da quelli di Basilicata e Molise, che complessivamente
mettono insieme circa metà della popolazione sarda e hanno accolto più
di mille persone. Il rifiuto dell'Isola aiuta a capire meglio gli
ultimi attentati contro i centri d'accoglienza o le case destinate ai
migranti.

LA LETTERA Proprio ieri il presidente dell'Anci Sardegna Emiliano
Deiana ha scritto a tutti i sindaci per sollecitare la presentazione
dei progetti di ospitalità. Lo Sprar (sistema di protezione per
richiedenti asilo e rifugiati) del ministero dell'Interno prevede che
in questo caso si possa far valere una clausola di salvaguardia: i
paesi che aderiranno al programma avranno la certezza di non vedere
sul proprio territorio un centro di accoglienza straordinaria (Cas),
molto più impegnativo.

Entro la fine dell'anno, al massimo all'inizio
del 2018, potrebbero aderire al sistema settanta nuovi Comuni.
Convincere gli abitanti, visti i precedenti, non sarà semplice. «Per i
sindaci è difficile far capire ai cittadini quali sono i vantaggi del
progetto, come l'attivazione della clausola di salvaguardia», ricorda
Emiliano Deiana. Certo, le regole possono essere migliorate. Sono gli
stessi operatori dell'accoglienza - come don Ettore Cannavera, molto
critico verso la prima fase dell'ospitalità - a dirlo. «La Regione
potrebbe istituire degli incentivi, assegnando più risorse a sostegno
delle povertà per le amministrazioni che ospitano migranti. Pensiamo
al Reis o ai cantieri: dovrebbe essere riconosciuto un premio ai
Comuni che aderiscono allo Sprar», propone il presidente dell'Anci
Sardegna.

A NUORO Alla lista dei nove municipi che partecipano ai progetti del
Viminale si aggiungerà presto anche Nuoro, che ha già ricevuto il via
libera per ospitare 26 migranti. Il progetto verrà finanziato dal
governo con circa 400mila euro. «Prima di formalizzare l'adesione
abbiamo organizzato incontri nelle parrocchie e in giro per la città»,
racconta il sindaco Andrea Soddu. Gli attentati? Non fanno paura:
«Possono capitare dappertutto. C'è molta ignoranza nei confronti del
fenomeno, ma il sistema Sprar serve proprio per mitigare l'impatto
delle migrazioni». Il deputato di Art.1 - Mdp Michele Piras chiede di
non sottovalutare i messaggi di violenza arrivati in vari centri
dell'Isola: «È dovere del governo e delle istituzioni porvi rimedio,
prima che a pagarne le conseguenze siano le persone. Serve vigilanza
sul territorio e un grande investimento culturale».

CHI DICE NO Tra i settanta Comuni che si preparano a presentare una
domanda al ministero dell'Interno non ci sarà Monserrato: «Nel nostro
territorio abbiamo già alcune difficoltà legate alla presenza di altre
comunità che fanno fatica o non vogliono integrarsi. I miei cittadini
subiscono da tempo la convivenza con il campo rom. Abbiamo tanti
cinesi e egiziani. Solo i senegalesi si sono integrati perfettamente.
Ma non voglio aggiungere altre micce dal punto di vista sociale, in un
paese dove tutti i giorni mi fermano per strada per chiedere un
lavoro, una casa o dieci euro per mangiare», dice il sindaco Tomaso Locci.

LA REGIONE Comunque la si veda, il sistema è ancora zoppo. E spesso la
prima accoglienza è una questione di business: «Don Ettore Cannavera
dice cose che condividiamo anche noi», assicura Filippo Spanu,
«purtroppo quando c'è un'emergenza, inevitabilmente ci sono
distorsioni, che andrebbero evitate». L'assessore agli Affari generali
conosce bene le difficoltà di un modello che ieri lo ha portato a
Macomer, proprio per parlare di profughi e progetti di ospitalità, a
due giorni dall'ultimo attentato. «C'è un problema di comunicazione,
l'arrivo di queste persone viene percepito come un rischio», dice
Spanu, «ma come abbiamo già detto al governo, eventuali strutture per
l'accoglienza devono essere realizzate con l'accordo del territorio, e
porteranno più sicurezza, oltre ad altre contropartite».
Michele Ruffi

Anche in Sardegna verrà istituita un'area per agevolare le imprese. Ma
già si discute sulla sede
Niente burocrazia e sconti sulle tasse: l'economia spera nelle “zone speciali”

Burocrazia zero, corridoi doganali semplificati, protocolli per
rendere veloci le transazioni amministrative, credito d'imposta fino a
50 milioni di euro per ogni investimento: è così che funzionerà, per
le imprese, nelle Zone economiche speciali (le cosiddette Zes). Dopo
il via libera nei giorni scorsi in Senato, ieri alla Camera è iniziata
la discussione generale sul decreto legge Sud che le disciplina. Dato
che il governo ha posto la questione di fiducia, il voto definitivo
arriverà quasi sicuramente stasera. Le Regioni interessate sono
Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata, Puglia. E Sardegna.

«Sino a qualche settimana fa l'ipotesi era di limitare la creazione di
Zes solo a tre porti del Sud: Napoli, Gioia Tauro e Taranto», spiega
il senatore sardo del Pd, Silvio Lai. «Invece è prevalsa la strategia
di una rete di Zone istituite dalle Autorità portuali di sistema,
basandosi sui porti collegati alla rete transeuropea dei trasporti
(Ten-T), come Cagliari, estendendola al contempo anche agli altri
porti appartenenti alla stessa Autorità».

UNA O PIÙ AREE Ciò vuol dire che «sarà la nuova Autorità, assieme alla
Regione sarda», riprende Lai, «a scegliere sedi ed estensione delle
Zes aprendo l'opportunità anche per Porto Torres, Olbia e Oristano».
Le Zes, infatti, possono essere composte anche da aree territoriali
non adiacenti, purché con un nesso economico funzionale.
Nel caso della Sardegna, considera il deputato del Pd Francesco Sanna,
«la prima missione del piano strategico che la Regione dovrà
presentare è quella di coordinare le infrastrutture portuali presenti».

Dopo la conversione del decreto in legge il governo dovrà dettare le
linee di attuazione entro 60 giorni. A quel punto - e saremo a ottobre
- le regioni dovranno formulare una proposta di istituzione delle Zes.
Non esiste un termine da rispettare, ma, fa notare Sanna, «il credito
d'imposta in relazione agli investimenti effettuati nella Zes è
applicabile fino al 31 dicembre 2020, e siamo quasi nel 2018». Meglio
agire subito per non perdere occasioni.

In Consiglio regionale è stata anche appena presentata una mozione dei
consiglieri Pd (Salvatore Demontis primo firmatario) che impegna il
presidente della Regione a riconoscere come strategica e prioritaria
l'adozione di un progetto di istituzione della Zes in territorio sardo
e a presentare in Aula un Piano di sviluppo strategico. «Non si può
perdere tempo - dice Demontis - perché a differenza delle altre
regioni noi dobbiamo affrontare la costituzione della Zes in un
sistema di rete».

I VANTAGGI Proprio sulla «complessità dello strumento» ha incentrato
il suo intervento in un convegno a Sassari il presidente del Consiglio
regionale, Gianfranco Ganau: «Se la sede ideale è Cagliari, altre zone
possono essere coinvolte, in primis l'area portuale di Porto Torres
dove ritengo che l'attivazione vada intersecata con i vantaggi legati
al riconoscimento di area di crisi complessa e si possa partire dal
progetto di Matrica, introducendo lo strumento della Zes nell'ambito
del nuovo accordo tra Stato, Regione ed Eni, in fase di definizione».

Resta scettica l'opposizione. Michele Cossa (Riformatori) sostiene che
«tante ricette, utili nel resto d'Europa, in Sardegna si sono spesso
rivelate inutili. Per noi la soluzione è il riconoscimento del
principio di insularità in Costituzione, di cui lo Stato dovrebbe
tenere conto in ogni provvedimento economico e fiscale». Taglia corto
il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi (FI): «Se fossimo stati una Regione
e uno Stato di persone intelligenti avremmo scritto una legge con le
Zes attivabile dove necessario, e non dove esistono porti di rilevanza
internazionale». Roberto Murgia

ALGHERO. Si torna in aula il 18 agosto per verificare i numeri
«Pensiamo alla città» L'appello di Bruno al Pd

«L'addio dell'Udc? L'ho appreso dalla stampa. Ora cercherò l'appoggio
dei partiti, perché ci sono troppe cose da portare a termine. Non
stringerò accordi con i singoli consiglieri». Il sindaco Mario Bruno,
rimasto senza maggioranza, sotto di due voti in aula, farà quello che
è in suo potere per scongiurare l'arrivo di un commissario. «In queste
settimane avvierò le trattative, ma non rimarrò a tutti i costi»,
avverte.
MESSAGGI AL PD Non è un mistero che l'interlocutore privilegiato sia
il Partito democratico, spaccato in diverse correnti. Ufficialmente i
Dem stanno chiedendo le dimissioni del primo cittadino, «per uscire da
questa palude amministrativa - dice il segretario cittadino Mario
Salis - consentendo così, responsabilmente, alla nostra comunità di
esprimersi democraticamente per la scelta di una nuova
amministrazione». Nonostante l'invito, Mario Bruno crede ancora che il
suo vecchio partito possa, invece, salvargli la poltrona.

«Il Pd dovrà valutare cose è meglio per la città, - spiega il sindaco - ci sono
profonde ferite da rimarginare, è vero, non possiamo certo fare finta
che nulla sia successo, ma dobbiamo pensare al bene della città. Un
commissario paralizzerebbe questo territorio per almeno dieci mesi».
IN AULA Nel frattempo è stata revocata la seduta di Consiglio comunale
per l'approvazione del bilancio. «Andrò in aula il 18 agosto e
verificherò i numeri. Poi agirò di conseguenza - anticipa Mario Bruno
- sapendo che avrei altri venti giorni a disposizione. Certo,
continuerò ad amministrare con lo stesso entusiasmo e la stessa
determinazione fino all'ultimo secondo».

Tante le iniziative messe in
campo e quelle ancora da realizzare. Il Piano delle opere pubbliche
conta ventisette opere già finanziate che dovrebbero partire nel 2018.
Poi ci sono gli strumenti urbanistici, che la città attende da oltre
trent'anni. «Il Piano di utilizzo dei litorali, quello del traffico, i
piani particolareggiati e di classificazione acustica sono pronti -
dice - mentre per il Piano di valorizzazione della Bonifica stiamo
sciogliendo i nodi con la Regione, a vantaggio degli agricoltori». In
settimana il Comune riceverà la delega per avviare i lavori di
riqualificazione e ristrutturazione di diciannove scuole. «La
circonvallazione, l'asilo nido di via Malta, l'elenco è nutrito -
conclude il primo cittadino - chiunque mi succederà avrà il privilegio
di tagliare molti nastri».
Caterina Fiori

La Nuova Sardegna

I detenuti fatti fuggire in spiaggia. Un allevatore trasportato al
centro ustionati Inferno di fuoco a Is Arenas Evacuato anche il carcere

di Luciano Onnis
ARBUS L'inferno di fuoco di tre estati fa, durato quasi tre giorni, si
è nuovamente materializzato ieri pomeriggio a Sibiri, località di
fitti boschi di lecci e sughere fra Arbus e Gonnosfanadiga, versante
occidentale del compendio montano del Linas, spingendosi come allora,
dopo aver saltato la strada statale 126 fino ai confini con la colonia
penale di Is Arenas, retroterra del tratto di litorale fra Scivu e
Piscinas. I 130 detenuti sono stati fatti evacuare a titolo
precauzionale e accompagnati dagli agenti di polizia penitenziaria
nella confinante spiaggia di S'acqua Durci.

Altri reclusi hanno
provveduto, sempre sotto la scorta degli agenti carcerari, a mettere
al sicuro il bestiame d'allevamento presente all'interno dell'area
perimetrale dell'istituto di pena. Un allevatore è rimasto ferito
mentre tentava di spegnere il rogo ed è stato prima trasportato al
vicino ospedale di San Gavino Monreale, e poi trasferito in elicottero
al centro ustionati di SassariUna vasta porzione di territorio
interamente boscato è stata aggredita e attraversata dalle fiamme,
alte fino a 30 metri: hanno lasciato solo cenere, scheletri di piante
e alta vegetazione anneriti ma ancora ardenti, fumo denso, aria
irrespirabile e calore insostenibile.

La strada statale 126 in
prossimità del passo Bidderdi, fra Arbus e Fluminimaggiore, è stata
chiusa al traffico per sicurezza fra i chilometri 80 e 72. Un
fuoristrada della compagnia barracellare di Gonnosfanadiga, impegnato
a Sibiri, è stato investito dalle fiamme, rimanendo parzialmente
bruciato. Sul posto hanno operato tre elicotteri e squadre a terra del
Corpo forestale, vigili del fuoco, personale di Forestas e uomini
della compagnia barracellare, con i carabinieri e la polizia
municipale impegnati a fermare il traffico veicolare. È arrivato anche
un Canadair, che però è dovuto rientrare quasi subito alla base per un
problema tecnico. E non è stato sostituito nonostante il fronte del
fuoco andasse aumentando a causa del forte vento di scirocco che ha
cominciato a imperversare a metà pomeriggio. La guerra del fuoco è
proseguita con gli elicotteri e le squadre a terra fino al
sopraggiungere del buio.

Ma le fiamme erano ancora accese e in diversi
punti ancora veementi, tanto da lasciar temere che durante la notte
avrebbero ripreso vigore, senza peraltro poter essere fronteggiate
adeguatamente a terra nonostante il prodigarsi delle squadre
antincendio. Numerosi i terreni di aziende agrarie interessate dal
rogo e diversi agriturismi con i loro ospiti sono stati fatti
allontanare dalle strutture assediate dal fuoco che avanzava
velocemente e inesorabilmente.

Che quella di ieri fosse una giornata
destinata a diventare campale sul fronte degli incendi lo si era
percepito già in mattinata quando è arrivata da Cagliari la prima
avvisaglia. Alle porte della città è scoppiato un incendio nella zona
artigianale fra via della Agricoltura e viale Monastir, dove sono
bruciate alcune vecchie auto parcheggiate nel piazzale di un'officina
meccanica. Sterpaglie e un canneto rinsecchiti sono stati un'esca
formidabile per le fiamme, che hanno impegnato per alcune ore vigili
del fuoco e protezione civile. Polizia municipale, carabinieri e
Polstrada hanno chiuso tutte le strade di accesso alla zona
artigianale e in alcuni momenti anche le statali 130 e 131 investite
da una densa coltre di fumo nero. Altri incendi hanno interessato le
campagne di Pabillonis e quelle fra San Gavino e Villacidro, e in
diverse altre aree del Campidano.

La Nuova Sardegna

Abbandonato dall'Udc uscito dalla maggioranza il sindaco potrebberestare in sella con una pace armata nel centrosinistra. Bruno resta appeso agli umori del Pd.

di Gian Mario SiaswALGHEROPensare che l'amministrazione di Mario Bruno
sia ai titoli di coda è ingenuo. Sebbene su facebook dica apertamente
che «non siamo obbligati ad amministrare a tutti i costi», il sindaco
non intende abdicare senza aver fatto di tutto per trovare una
maggioranza che lo sostenga ancora. La scena è già vista. L'Udc esce
dalla maggioranza, come nel 2015, e Bruno ci prova col Pd. Il lavorio
coinvolge i vertici territoriali del partito e i consiglieri regionali
Luigi Lotto, Gavino Manca e Salvatore Demontis, che stanno con lui e
ritengono che la "pax democratica" algherese, prima o poi, andrà
firmata. La scena è già vista ma lo scenario è cambiato e non c'è
alternativa: l'uscita dello scudocrociato dalla maggioranza è
definitiva. Anche in vista delle prossime scadenze elettorali, il
partito deve ricollocarsi dove fisiologicamente deve stare: nel centrodestra.

La situazione impone a Mario Bruno molta determinazione e
argomenti forti. Sulla motivazione con cui persegue un obiettivo che
si prefissa, non hanno dubbi nemmeno i suoi detrattori. Quanto agli
argomenti a sua disposizione, non sono moltissimi ma ci sono. Dallo
spauracchio del commissariamento alla prospettiva futura, dalla
ricostruzione del centrosinistra cittadino al rischio di cedere
Alghero per chissà quanto tempo.

Argomenti cui è sensibile Mimmo
Pirisi, ispirato da Luigi Lotto, suo riferimento. Ma questi temi non
interessano per niente a Enrico Daga, per il quale l'amministrazione
Bruno è stata disastrosa e deve finire al più presto. Mario Bruno
prova a infilarsi in casa democratica attraverso questa crepa.
Sconvocando il consiglio e spostandolo al 18 agosto ha preso tutto il
tempo disponibile per lavorare anima e corpo al risultato: il
rendiconto di gestione va votato entro il 12 settembre, lo impone la
Regione con una diffida. Lui porterà il documento contabile in aula
dopo Ferragosto: sino a quella data lavorerà per costruire una
maggioranza. Senza, si dimetterà e avrà altri venti giorni per
convincere qualcuno che è meglio proseguire. Sinora i consiglieri di
opposizione, che numericamente sono una maggioranza, non hanno neanche
provato a darsi appuntamento da un notaio, perciò c'è margine e lo
sanno tutti. Lo sa Enrico Daga.

Dopo avergli sbarrato la strada di
candidato sindaco del centrosinistra, dopo averlo fatto litigare
malamente con il suo ex amico Raniero Selva, assoldandolo in giunta e
"soffiandolo" a via Mazzini, ora Mario Bruno prova a ridurre il peso
di Daga dentro il partito. Come? Rimpolpando il gruppo consiliare
democratico, così che la sua linea della fermezza - sposata anche
dalla segreteria di Mario Salis - diventi minoritaria. Quasi
un'impresa. Quasi, perché Mimmo Pirisi sarebbe già mezzo convinto:
anche nel chiedere le dimissioni del sindaco, il capogruppo del Pd ha
fatto dei distinguo dai quali emerge chiaramente che non la pensa
esattamente come Daga. Ma la novità vera è la discesa in campo di
Silvio Lai.Il senatore e Giacomo Spissu, leader della corrente cui fa
capo Daga, non sono persuasi dall'urgenza di chiudere in anticipo il
mandato e vorrebbero agganciare il destino di Mario Bruno a quello di
Nicola Sanna. Blindato e "commissariato" il sindaco di Sassari,
provano a immaginare uno schema simile anche ad Alghero. L'asso nella
manica è Alessandro Nasone.

In maggioranza ma critico a inizio
legislatura, all'opposizione da quando l'Upc e Gianni Cherchi sono
stati fatti fuori dal sindaco, in flirt con Tore Piana da oltre un
anno, oggi Nasone dialoga con i dirigenti del Pd. Da qui al 12
settembre, avranno molte cose da dirsi.

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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