venerdì 1 dicembre 2017

Rassegna stampa 01 Dicembre 2017

Unione Sarda

CAGLIARI - POLITICA. I sardisti chiedono un incontro a Zedda: Secchi ha le ore contate «No agli strappi, ci ascolti» - Chessa nella veste di assessore e segretario Psd'Az.

«Invito il sindaco a incontrare i consiglieri e i segretari dei partiti per fare il punto». Gianni Chessa, segretario cittadino dei sardisti e assessore ai Lavori pubblici, si trova in bilico tra una posizione di lotta e una di governo e prova a spiegare le tensioni in Aula col sindaco. «Non è in discussione la sua fiducia, confermiamo quella data in campagna elettorale: è onesto e lavora bene, sono convinto che quella di un anno e mezzo fa sia stata la scelta giusta». Se questa è la posizione di chi incontra Massimo Zedda al tavolo della Giunta, è diversa la situazione di chi si siede in Consiglio.

IL NUOVO PROGETTO «Questo nuovo progetto politico che coinvolge Psd'Az, La Base e Pds sta crescendo a Cagliari e nella città metropolitana e non può essere relegato a fare da badante agli altri partiti. Serve maggiore dialogo col sindaco, che non ascolta i sei consiglieri - spiega Chessa - non ci sono strappi col sindaco e con la maggioranza: quello che è successo è un segnale, magari sbagliato, ma è sbagliato non ascoltare i consiglieri».

L'impressione è che queste tensioni dentro palazzo Bacaredda nascano altrove, con le Regionali alle porte e il grande fermento dei movimenti che puntano tutto sulla Sardegna. «Le scelte future di questo progetto riguardano i partiti, tutto si fa in funzione di altri progetti più ambiziosi - conferma l'assessore ai Lavori pubblici – la crescita non è solo per Cagliari, ma io mi occupo di questo».

TURN OVER IN GIUNTA Anche sul ruolo dei sardisti in Giunta c'è un po' di tensione all'interno dei Quattro mori con l'assessore alle Politiche sociali in bilico. «Nando Secchi è una persona onesta, ma si è accettata l'idea di fare rotazione già dall'inizio e si tratta solo di decidere i tempi - spiega Chessa - tra i tanti aspetti c'è anche una visione diversa tra i consiglieri del gruppo sulle politiche sociali». Il turn over sarebbe stato studiato a tavolino da tempo. «L'indicazione è quella di premiare chi si è impegnato in campagna elettorale e far scalare la lista, l'assessore lo può fare un consigliere eletto ma anche un esterno, come il validissimo Roberto Porrà».

L'ex esponente dei Riformatori aveva riportato il Psd'Az in Aula nel 2015 (all'opposizione di Zedda) proprio assieme a Gianni Chessa che aveva da poco lasciato l'Udc. Il primo dei non eletti nella lista sardista è però Nando Secchi, quindi se un consigliere sardista dovesse entrare in Giunta al suo posto lascerebbe spazio tra i banchi proprio all'attuale assessore alle Politiche sociali, lasciando fuori Porrà. Ma viene da chiedersi se il turn over valga solo per un assessore o anche la poltrona di Chessa sia a rischio. «Il progetto prevedeva di far girare solo quell'assessorato tra chi non era stato eletto - conclude Gianni Chessa - ma se per il mio futuro il partito o il sindaco dovessero decidere diversamente sarò pronto ad accettare tutto».

Marcello Zasso


La Nuova

Legge elettorale, soglia del 2% per i partiti
La commissione Riforme vuole introdurre uno sbarramento anche
all'interno delle coalizioni

CAGLIARI
Mai più "porte girevoli", con onorevoli che entrano ed escono, uno
dopo l'altro, a seconda di questa o quella sentenza. È accaduto con la
legge elettorale del 2014, non dovrà succedere con quella con cui fra
due anni i sardi voteranno per il Consiglio regionale. La nuova
missione della commissione riforme è questo: uno sbarramento interno
alle coalizioni. Solo i partiti alleati che lo supereranno, potranno
partecipare alla suddivisione dei seggi. Sbarramento invece
inesistente nella legge in vigore, quella già modificata con
l'inserimento della doppia preferenza di genere, e vero motivo
dell'andirivieni di consiglieri in questa legislatura, con continui
avvicendamenti - decisi dal Consiglio di Stato - sia fra i banchi
della maggioranza di centrosinistra sia dell'opposizione. Per il
presidente della commissione - Francesco Agus di Campo progressista -
«su questo punto (l'ipotesi di lavoro è una soglia intorno al 2 per
cento) l'accordo potrebbe essere trovato abbastanza in fretta, perché
nessun partito vuol vivere un'altra legislatura nell'incertezza». Sul
resto della riforma invece l'accordo appare più complicato.

Le proposte di legge in campo sono cinque e spesso neanche conciliabili
fra loro. Ad esempio non è ancora chiara l'intenzione se confermare,
abbassare o addirittura abolire le soglie di sbarramento per i partiti
che si presentano da soli (oggi è del 5 per cento) e quelle a carico
delle coalizioni, il 10 per cento. Secondo alcuni sarebbero troppe
alte ed è ovvio che a spingere perché siano ridotte sono soprattutto i
piccoli parti, mentre quelli più grandi vorrebbero tenerle come sono
per evitare una rischiosa parcellizzazione all'interno delle coalizioni.

«I punti in discussione sono anche altri, ad esempio il
diritto di tribuna per i candidati-presidenti sconfitti, quelli dal
secondo posto in poi, che però superano una soglia di voti - ha detto
il presidente della commissione - Ma solo fra qualche giorno capirò
fino a che punto i capigruppo vogliano spingersi nei prossimi mesi nel
confronto sulla riforma elettorale».

La Spisa, Forza Italia: «La sentenza non cambia nulla: a riscuotere le
tasse sarà sempre lo Stato»
Entrate, il centrodestra boccia l'Agenzia

CAGLIARI Altro che far festa sull'Agenzia sarda delle entrate: «La
verità è che la Sardegna mai potrà incassare le tasse direttamente e
quindi la legge, sventolata come un festone dal centrosinistra, è solo
una foglia di fico e niente più». È questa l'interpretazione del
centrodestra alla sentenza con cui la Corte costituzionale ha salvato
dalle contestazioni del governo gran parte dell' Agenzia. «Se leggiamo
con curiosità il verdetto della Consulta e poi rileggiamo con
attenzione la legge con cui è stata costituita l'agenzia Ase - ha
scritto l'ex assessore alla programmazione Giorgio La Spisa, ora
commissario a Cagliari di Forza Italia - dobbiamo prendere atto che in
sostanza nulla è cambiato.

Il ministero dell'economia, che attraverso
l'Agenzia nazionale delle entrate riscuote le tasse, continuerà a
farlo e solo dopo girerà alla Sardegna quanto le spetta, per questo
nulla è cambiato». Per i Riformatori, con Michele Cossa e Franco
Meloni «il cuore della legge era proprio la previsione che le entrate
destinate alla Sardegna dovessero affluire direttamente all'agenzia
sarda e poi riversate nelle casse della Regione. Ma la Corte ha
scritto tutt'altro. Cioè: l'Ase può certo controllare l'andamento dei
tributi mentre la raccolta dovrà rimanere comunque e ancora in mano
allo Stato. Dunque, la parte della legge lasciata in piedi dai giudici
è superflua, inutile e costerà qualche milione di preziosi soldi dei
contribuenti sardi ma la si farà per dare qualcosa al Partito dei
sardi che deve esibire un trofeo, sia pure fasullo, ai suoi elettori».

Ancora più duro il commento dell'ex governatore Ugo Cappellacci,
coordinatore regionale di Forza Italia. «La Giunta - ha scritto in un
comunicato - non sia ridicola. Continua a parlare di Agenzia delle
entrate, ma a quell'entrate ha rinunciato con lo sciagurato accordo
del 2014. Oggi Pigliaru e soci sono convinti che basti esultare,
mentre come sempre, a Roma, hanno incassato l'ennesima sconfitta». Per
poi affondare i colpi: «Pigliari e più hanno ritirato tutti i ricorsi
e permesso che i soldi dei sardi fossero preda del governo. Si sono
fatti scippare tre miliardi e mezzo e hanno ancora il coraggio di
aprire bocca».

Sono tutti commenti che il centrosinistra ha respinto
al mittente: «La vittoria - hanno detto a caldo giunta e partiti - è
stata completa». Concetto ribadito e allargato da Paolo Maninchedda,
presidente del Partito dei sardi: «La sentenza conferma quanto avevamo
detto sin dall'inizio rispetto al ricorso presentato dal governo: era
un ricorso politico, fondato sulla paura della Sardegna e non sul
diritto. E questa sentenza conferma anche le differenze fra due
modelli che continuano a confrontarsi in questa legislatura. Il
nostro, che teorizza e pratica la competizione con Roma, e quello di
gran parte del governo sardo, fondato invece sulla fiducia nel governo
italiano. Se il secondo finora ha prodotto cocenti delusioni, il
nostro ha costruito importanti risultati, come lo è la piena e
riconosciuta legittimità dell'Agenzia sarda delle entrate».


Mafia, anche l'Isola è a rischio
L'evoluzione della criminalità organizzata. Lirio Abbate: «Adesso
utilizzano nuove strategie»
Il dibattito a Cagliari: «Le cosche contaminano ogni territorio»

Tante facce, ma un solo nome: mafia. A venticinque anni dalle stragi
di Capaci e via D'Amelio i tentacoli delle cosche organizzate non
mollano la presa sull'Italia e sulla Sardegna. Anzi, le infiltrazioni
malavitose si sono fatte negli ultimi anni più subdole e invisibili.
Ma non per questo meno preoccupanti, anche in un territorio
apparentemente tranquillo come la Sardegna.

GUARDIA ALTA Ecco perché l'appello a non abbassare la guardia è
arrivato unanime ieri pomeriggio dal convegno L'evoluzione delle
Mafie. Dallo stragismo ad oggi , organizzato a Cagliari dalla Polizia
nell'aula Maria Lai della Facoltà di Giurisprudenza. Un evento che non
poteva far incontrare nel modo migliore studenti e istituzioni. Uniti
anche nel nome di Emanuela Loi, la poliziotta di Sestu morta a Palermo
con il giudice antimafia Paolo Borsellino, immortalata in un ritratto
donato all'Ateneo cagliaritano.

I RISCHI NELL'ISOLA A ricordarla ci hanno pensato i numerosi ospiti
intervenuti all'incontro moderato dal Prorettore Pietro Ciarlo. Al
microfono, davanti a una sala gremita, si sono succeduti prima il
Questore di Cagliari, Pierluigi D'Angelo, e poi la prefetta Tiziana
Giovanna Costantino, entrambi memori della recente visita nell'Isola
della Commissione parlamentare Antimafia. «Le cosche non agiscono in
un solo territorio - ha avvertito D'Angelo - ma si espandono dove
possono, in tutti i gangli economici più redditizi. Anche in un'Isola
non ricca come la nostra, tuttavia, sono noti i legami tra traffico di
cocaina e 'ndrangheta».

Un concetto ribadito dalla Costantino: «Le sacche più deboli della
società sono anche le prime a soccombere ai poteri forti delle mafie.
Un motivo in più per contrapporre ad esse un approccio culturale sano
che parta proprio dagli studenti».

LA SOCIETÀ CIVILE Sì, perché in campo contro le nuove forme di
criminalità organizzata non ci sono solo le forze dell'ordine, ma
anche società civile e giornalisti. E tra questi, da sempre in prima
fila, c'è sicuramente il reporter del Gruppo Espresso Lirio Abbate, da
tempo sotto scorta, arrivato a Cagliari con un messaggio chiaro:
«Cambiano i tempi, le tecniche di investigazione e le strategie del
malaffare, ma non deve mutare il modo di cercare la verità. Ascoltare
il territorio e la gente che lo vive è ancora una delle armi più
efficaci che abbiamo noi giornalisti per comprendere meglio i fatti».
E le orecchie bisogna tenerle sempre tese, «perché alla Mafia non
piace fare chiasso - ha chiarito Gaetano Grasso, presidente della
Federazione Antiracket italiana - l'epoca delle stragi clamorose è
stata solo una parentesi. I clan preferiscono muoversi in silenzio,
nell'ombra, dove pensano di agire indisturbati».

LA TESTIMONIANZA Rita Borsellino, sorella di Paolo, nel suo
video-intervento ha invitato perciò a mantenere vivo il ricordo degli
eroi caduti nella lotta per la legalità. «Emanuela Loi era una di
loro. Una splendida donna che aveva tutta una vita davanti. Morta in
uno dei momenti più bui della nostra storia, da cui però è nato il
cambiamento che ci ha portato a vincere tante battaglie importanti».
Luca Mascia

L'INTERVISTA. «Così si può rilanciare il porto»
Il presidente dell'Autorità portuale rassicura i lavoratori: faremo l'Agenzia
La ricetta di Massimo Deiana contro la crisi del traffico merci

«L'agenzia per la fornitura di manodopera temporanea si farà, non
abbandoneremo neanche un lavoratore. Quanto al futuro del porto forse
è il momento di cominciare a pensare a uno sviluppo complessivo
alternativo, soprattutto sul versante del traffico merci».
Il presidente dell'Autorità portuale Massimo Deiana, in carica da
luglio, spiega la strategia per rispondere alle emergenze che stanno
togliendo il sonno agli operatori dello scalo marittimo cagliaritano,
spaventati da una crisi che pare irreversibile.
Nell'ultimo anno al porto canale si è registrato il 40% in meno di
traffico container. Di chi la colpa?

«In realtà il calo è stato del 28%, mentre la perdita nell'ultimo
quadriennio è stata del 5,2%. Sto citando i dati ufficiali che abbiamo
trasmesso al Ministero».

Sempre di crisi parliamo.
«Certamente, però è aumentato il traffico RoRo, cioè dei semi
rimorchi, e quello delle merci alla rinfusa».

Ma in banchina si lavora soprattutto con i container e secondo molti
esperti Cagliari ha dotazioni non adeguate: ad esempio gru obsolete e
troppo piccole per intervenire su navi sempre più grandi.
«Fosse solo quello la soluzione sarebbe semplice, basterebbe
acquistare nuove gru e adeguare le banchine. Purtroppo c'è
dell'altro».

Ce lo spieghi.
«Il porto canale è un porto di transhipment puro, che significa che
funziona come una piattaforma logistica. Le grandi navi in arrivo ad
esempio dall'Estremo Oriente scaricano i container che poi quelle più
piccole ricaricano per trasportarli ovunque nel Mediterraneo. Il
problema è che se sino a qualche anno fa queste grandi navi
trasportavano al massimo 8mila container ora sono dei mostri che
arrivano a oltre 20mila e hanno un'esigenza: approdare in un porto che
sia più vicino possibile a quello di partenza e che rappresenti
l'accesso anche via terra a un territorio vasto e quindi a un mercato
ampio. Non a caso le navi in arrivo dall'Oriente entrando da Suez
vanno al Pireo dove i cinesi hanno investito miliardi. La stessa cosa
accade per quelle che arrivano da Gibilterra, scelgono Tangeri o la
Spagna con Algeciras».

Insomma, paghiamo ancora una volta il fatto di essere un'isola?
«Soprattutto non siamo un mercato, basti pensare che solo l'1-2% delle
merci che passano da porto canale sono destinate a noi sardi».

Quindi siamo spacciati?
«No, il porto si può rilanciare, ma in questo scenario immaginare che
possa essere uno scalo di transhipment puro è una scommessa persa.
Bisogna sviluppare la nostra capacità tecnica e mantenere il massimo
appeal possibile, migliorando le gru e facendo tutto ciò che serve, ma
si devono anche avere prospettive innovative.

Ad esempio?
«Ci può aiutare molto la zona franca, perché se arriva una nave cinese
piena di forni a micronde destinati al Nord Africa che hanno necessità
di un surplus di lavorazione, con un regime doganale agevolato noi
potremmo candidarci ad aprire i container, fare l'operazione e farli
ripartire. Inoltre dobbiamo puntare di più sul traffico dei semi
rimorchi che è ancora al porto storico ma che presto trasferiremo al
porto canale dove abbiamo già spostato le merci rinfuse: in entrambi
questi settori le prospettive di crescita sono molto interessanti».

Nel frattempo però proprio per il crollo del traffico merci il
Ministero ha bloccato la nascita dell'Agenzia che avrebbe dovuto
riassorbire i 48 lavoratori della Compagnia portuale sull'orlo del
crac.
«Sì ma ha anche aggiunto che se riusciamo a costruire un percorso che
tiene conto di tutto il traffico del porto e non solo dei container,
riprenderà in considerazione l'ipotesi».

E a che punto siete?
«Ci stiamo lavorando e nell'incontro del 28 novembre abbiamo messo in
condizioni il Ministero di riconsiderare la questione, anche
autorizzando l'Autorità portuale a entrare nell'Agenzia per 36-48 mesi
con una percentuale del 30%. Siamo molto ottimisti e stiamo elaborando
una forma sostenibile dal punto di vista legale e amministrativo».

Tempi?
«Giorni, sicuramente entro l'anno. Di certo non lasceremo nessun
lavoratore portuale a piedi, ho un impegno morale con loro e manterrò
la promessa».
Massimo Ledda


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Federico Marini

skype: federico1970ca

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