venerdì 8 dicembre 2017

Rassegna stampa 08 Dicembre 2017

Unione Sarda

La sinistra sarda divisa sul Pd. Liberi e Uguali ormai forza alternativa. Lunedì vertice di maggioranza con Pigliaru. Campo progressista nell'Isola resta in piedi e vicino ai dem.

Per staccare la spina di Campo progressista in Sardegna è ancora troppo presto. Si va avanti nella speranza di portare a termine il progetto di un rinnovato centrosinistra. La resa di Giuliano Pisapia, leader scelto per guidare il progetto di Campo progressista, scuote ma non abbatte i rappresentanti sardi che cercano di riorganizzarsi. Il Partito democratico è un alleato irrinunciabile e, almeno per ora, non una casa in cui essere ospitati.

E sul pro o contro Pd si snodano i rapporti a sinistra, perché gli altri partiti (Art.1-Mdp, Sinistra italiana e Possibile) hanno dato vita al progetto di Piero Grasso, “Liberi e Uguali”, che fa dell'alternativa ai dem un punto cardine del programma. Eppure il centrosinistra in Sardegna c'è e lunedì si incontrerà alle 15.30 a Villa Devoto per il primo incontro tra il presidente Pigliaru e il parlamentari sardi e i segretari dei partiti. Si parlerà di accantonamenti e rapporti con lo Stato, tema caldo di queste ultime settimane.

IN VITA Alla fine di una giornata di telefonate e incontri, sono le parole del senatore Luciano Uras, a fotografare la situazione: «Faremo ogni tentativo nelle nostre possibilità per condividere con tutti l'impegno necessario per ricostruire l'unità dell'intero schieramento democratico avanzato». I titoli di coda ancora non ci sono, ma qualcosa per capire cosa diventa Campo progressista si dovrà fare. Lasciare tutti i rappresentanti, tra cui il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda e i consiglieri regionali, Francesco Agus e Anna Maria Busia, senza il sostegno di un partito in vista di importanti appuntamenti elettorali è troppo rischioso. Questo non significa cercare scorciatoie e dunque prima di un eventuale, quanto clamoroso, ingresso nel Pd c'è molto tempo: «Non conviene», spiega il senatore, «perché noi vogliamo dare un contributo vero e entrare nel Pd non è un fattore aggiuntivo».

LA COALIZIONE Il presidente Pigliaru chiama a raccolta i parlamentari sardi e i segretari dei partiti a Villa Devoto. Lunedì pomeriggio, il governatore insieme al suo vice, Raffaele Paci, riunirà la coalizione per discutere le prossime iniziative politiche, di Finanziaria nazionale e regionale e dei rapporti tra Stato e Regione.

ALTERNATIVA Alternativi al Partito democratico. Così si presentano i partiti che compongono il nuovo soggetto “Liberi e Uguali”, formato da Art.1-Mdp, Sinistra italiana e Possibile con Piero Grasso lanciato verso la leadership. È probabile che una parte di Campo progressista nazionale si unisca al percorso. Il deputato di Mdp, Michele Piras, ricorda i tentativi «per unire la sinistra» e ribadisce: «Non starò con chi si alleerà con il Pd che ha dato dimostrazione, ultimo caso lo ius soli, di avere politiche lontane dalla sinistra».

La porta del progetto è comunque aperta, anche se il segretario regionale di Sinistra Italiana, Antonello Licheri, avverte: «È un progetto includente e una coalizione aperta. Ma chi viene deve aver chiaro che c'è un progetto avanzato e definito che non si può modificare». L'esponente di Possibile, Thomas Castangia, pensa ai partiti che adesso fanno parte del centrosinistra in Consiglio regionale, insieme al Pd: «Quando finirà la legislatura, faremo i ragionamenti necessari».

IL CANTIERE C'è poi una parte della sinistra che ancora sta cercando di delineare i confini. Rifondazione Comunista e il Nuovo Partito comunista italiano stanno assieme nel tentativo di rendere operativa la lista Potere al popolo: «Non saremo con Grasso», spiega Giovannino Deriu (Rc), «dialoghiamo con una parte degli indipendentisti perché nel nostro programma una parte sarà sull'autodeterminazione».

Matteo Sau

Prodi: «Pisapia? Non poteva fare altro»

I saggi del centrosinistra cercano di mettere un freno alla deriva del
progetto di unità. Lo fa anche l'ex premier Romano Prodi, padre
dell'Ulivo e convinto fautore del modello della coalizione. Il
professore è sicuro che quella di Pisapia non sia una «defezione», più
che altro «aveva studiato il campo e poi ha concluso che non c'erano
le condizioni». Prodi, però, non demorde perché «il processo andrà
avanti, si tenterà di nuovo perché secondo me è un processo importante
e utile per il Paese».

Tra i pontieri c'è anche Piero Fassino: «Il
presidente Prodi accompagna con attenzione la costruzione della
coalizione». L'ex sindaco di Torino esprime «rammarico» per la scelta
di Pisapia, ma questo non cambia «la volontà di costruire una
coalizione di centrosinistra aperta, plurale e inclusiva».
Per tendere una mano agli aventiniani della sinistra, Fassino conferma
la «determinazione nel portare all'esame del Senato il testamento
biologico e lo Ius soli, entrambi già calendarizzati in Aula».

La corsa solitaria, dunque, non piace molto nemmeno in casa dem perché se
Campo progressista deve faticare per rimanere in vita, il Pd deve
difendersi da un processo di isolamento che si sta verificando in
queste ultime ore. Perso l'aggancio con Pisapia e Alfano in un'unica
soluzione, di quel centrosinistra nato con la seconda Repubblica
rimane solo il ricordo. Intanto prende piede l'ipotesi che possa
essere la presidente della Camera, Laura Boldrini, ad assumere il
ruolo abbandonato da Pisapia.
M. S.

ELEZIONI. Il sindaco di Assemini
Di Maio ha scelto: Puddu organizzerà la campagna del M5S

Lavoro, turismo e trasporti da discutere insieme ai cittadini di tutta
la Sardegna. Mario Puddu si prepara a costruire la campagna elettorale
del Movimento 5 Stelle nell'Isola, in vista della elezioni politiche.
Il candidato premier Luigi Di Maio ha scelto il sindaco di Assemini
per tracciare il percorso e organizzare la presenza sul territorio.
Più che di un'investitura, Puddu parla di «onere e anche un grande
orgoglio», ma nessuno parli di leader o ruoli particolari: «Non sono
un segretario, perché nel Movimento 5 stelle questo ruolo compete ai
cittadini». Luigi Di Maio verrà in Sardegna, non si sa ancora quando
ma una cosa è certa: «Non sarà una visita lampo, ma dedicherà alla
Sardegna qualche giorno», annuncia il pentastellato. Saranno diversi i
rappresentanti del M5S che verranno nell'Isola, impossibile sapere se
Beppe Grillo potrà essere tra questi.

I TEMI «Il lavoro è uno dei temi principali della nostra campagna
elettorale e si lega direttamente al Reddito di cittadinanza. Vorremmo
fossero sempre meno le persone ad accedere a questa risorsa, ma
purtroppo la situazione è grave». Dunque, si punta ad aumentare la
forza lavoro per rendere il reddito di cittadinanza un aspetto
marginale: «Pensiamo anche alle imprese, perché dice il falso chi ci
accusa di trascurare questo settore, anche perché sono le piccole e
medie imprese a creare lavoro». Altra questione riguarda il turismo e
naturalmente «il tema dei trasporti che per la Sardegna rappresenta
una questione vitale».

SUL TERRITORIO La campagna elettorale sarà vissuta in luoghi pubblici,
nelle strade, nelle piazze. Il lavoro di Puddu sarà coordinato da
Ignazio Corrao, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. Ma il sindaco
di Assemini tende la mano a tutta l'esercito pentastellato in
Sardegna: «Avrò bisogno della collaborazione dei nostri deputati
uscenti, i nuovi candidati, i portavoce sindaci, consiglieri comunali,
tutti i nostri attivisti e simpatizzanti». (m. s.)

La Nuova

Elezioni, Di Maio ha scelto Puddu coordinerà l'M5s

CAGLIARILe elezioni politiche sono più vicine di quanto si pensi. O
almeno è così per i partiti: prima di Natale, dovranno decidere chi
saranno, a marzo, i candidati per la Camera e il Senato. Sono 25 i
parlamentari che la Sardegna dovrà eleggere: 17 deputati e otto
senatori.Cinque stelle. Il Movimento di Bebbe Grillo s'è portato
avanti col lavoro. Mario Puddu, sindaco di Assemini e portavoce, è
stato nominato da Luigi Di Maio, candidato premier di M5s, referente
della macchina pre elettorale in Sardegna. Sarà lui a coordinare il
complesso meccanismo delle primarie sul web, conosciute come le
Parlamentarie, con cui gli iscritti sceglieranno liste e nomi da
presentare nei collegi uninominali, sei alla Camera e tre al Senato, e
in quelli legati sistema proporzionale, due più uno. Puddu ha scritto
su Facebook: «Noi ce la stiamo mettendo tutta per cambiare questo
Paese, ma per farlo dobbiamo essere uniti».

Centrosinistra. La
spaccatura nazionale dentro Campo progressista, Pisapia verso l'addio
e Laura Boldrini in direzione Mdp, potrebbe complicare anche in
Sardegna col Pd, per presentare candidati condivisi nei collegi
uninominali. Il senatore uscente Luciano Uras ha scritto: «Dai
compagni, ricevo messaggi preoccupati. Noi confermiamo la nostra
grande stima in Giuliano Pisapia, e non smettiamo di confidare in un
suo e nostro impegno a sostegno dei valori di solidarietà che
condividiamo, e per l'unità del centrosinistra. Faremo ogni tentativo
possibile per ricostruire l'unità dell'intero schieramento democratico
avanzato». Intanto nel Pd è confermato che la segreteria nazionale
deciderà i capolista nel proporzionale, due in Sardegna, e dovrà dare
anche l'assenso sui candidati presentati dalla coalizione in quelli
uninominali.

Centrodestra. Ci saranno o no le primarie? La segretaria
di Fdi, Giorgia Meloni, ha detto che «sono una delle condizioni
preliminari per l'alleanza con Forza Italia e Lega». Ma a Berlusconi
le primarie non piacciono, perché gli toglierebbero il potere di
scegliere i candidati non solo nel proporzionale, dove ciascun partito
presenterà la propria lista, ma anche nel maggioritario, dove ci sarà
un solo portabandiera per ogni alleanza. In Sardegna, invece, le
primarie - soprattutto per i sei collegi della Camera - potrebbero
trovare il sostegno di molti. Soprattutto per ridurre, in partenza, i
molti appetiti elettorali.

Oggi appare complicato per Forza Italia
trovare un accordo sui nove nomi da condividere fra Camera e Senato
con gli alleati sicuri: Fdi, Udc e Riformatori. A destra c'è
ressa.Lista sarda. L'ipotesi lanciata dal Partito dei sardi, nel
congresso nazionale di Alghero, sembra prendere piede. Anche se il
Psd'Az, sempre in trattativa con Sgarbi, non ha ancora sciolto la
riserva, mentre il Polo dell'Autodeterminazione ha annunciato
un'importante svolta politica (sarà un'alleanza?) per i prossimi
giorni. (ua)

Pigliaru convoca i parlamentari Lunedì il vertice

CAGLIARI
Finanziaria regionale, rapporti col governo e servitù militari:
saranno questi i temi all'ordine del giorno della riunione convocata,
lunedì pomeriggio, dal governatore Francesco Pigliaru con i
parlamentari sardi, compresi quelli del centrodestra e del movimento
Cinque stelle, ma non è detto che si presentino Seppure con la legge
di stabilità nazionale quasi chiusa, la Sardegna vuole provare a fare
finalmente gioco di squadra e ottenere qualcosa in più dal governo, a
cominciare da un finanziamento straordinario per le Province sarde,
dovrebbe essere intorno ai 15 milioni, invece ora tagliate dal
ministero dell'economia. «Fare squadra è importante - ha commentato il
senatore Luciano Uras, Cp - e forse avremmo dovuto farla da molto
prima e non quando la legislatura è agli sgoccioli».

Per Uras è
«importante che alla riunione ci siano anche deputati e senatori della
minoranza, perché sui temi forti che riguardano la Sardegna dobbiamo
essere uniti». Non sarà facile: sulla qualità del confronto con lo
Stato, ad esempio, le differenze fra i poli sono nette ma una via
d'uscita va comunque trovata. Poi c'è la partita sulle servitù
militari, alla vigilia della presentazione, in Consiglio regionale,
del protocollo che Pigliaru sta per firmare con il ministero della
difesa. Sulla nuova possibile intesa, i pareri sono diversi
all'interno del centrosinistra, ma anche qui l'obiettivo è trovare una
strategia comune. Ma il Partito dei sardi, ha scritto: «Esprimeremo la
nostra posizione, solo dopo aver letto la bozza di un accordo a
tutt'oggi ancora a noi sconosciuta».


Gli Stadler acquistati dalla Regione sostituiranno le littorine
Ma per ora impiegano lo stesso tempo e non ci sono bagni
Comodi e moderni i treni del futuro tra Nuoro e Macomer

di Claudio Zoccheddu
INVIATO A MACOMER
Comfort e sicurezza. Per la velocità, invece, sarà necessario
attendere ancora. Ieri i tre nuovi treni Stadler hanno collegato Nuoro
e Macomer per la prima volta e da lunedì manderanno in pensione le
littorine, classe di ferro 1958, ormai arrivate alle soglie dei 60
anni di attività. Le differenze con le vecchie motrici è lampante, nel
bene e nel male. I nuovi treni hanno 180 posti in carrozze
climatizzate, poltrone comode, accesso garantito ai portatori di
handicap, illuminazione a led, spazio per le bici. Un altro modo di
viaggiare, insomma.

Ma c'è un aspetto in cui il vecchio supera il
moderno: le vecchie littorine avevano il bagno in carrozza, le nuove
no. Sugli Stadler mancano i wc e, per quanto si tratti di trasporto
locale e non siano previsti dalla normativa, l'assenza dei servizi
igienici è una falla enorme per un treno che impiega più di un'ora per
ogni viaggio. La velocità. C'è un fantasma del passato che non è stato
possibile esorcizzare. I fiammanti motori diesel 6 cilindri classe
"Cummins" a basse emissioni ottengono lo stesso risultato delle
vetuste automotrici progettate alla fine degli anni '40. Perché il
tempo di percorrenza della tratta è rimasto lo stesso: 1 ora e 20.

Per scendere sotto l'ora di viaggio, o perlomeno provarci, l'intera tratta
dovrà essere automatizzata per rispettare i limiti imposti dal
ministero dei Trasporti dopo l'incidente ferroviario accaduto nel 2016
in Puglia. Prima di spingere sul gas, insomma, bisognerà risolvere i
problemi di sicurezza, come gli attraversamenti incustoditi che per
ora sono affidati al buonsenso degli automobilisti e ai riflessi dei
macchinisti.Il viaggio inaugurale. L'Orient express sardo è partito da
Macomer alle 11.28, due minuti in anticipo sulla tabella di marcia. A
bordo c'era il presidente della Regione, Francesco Pigliaru,
l'assessore dei Trasporti, Carlo Careddu, l'amministratore unico di
Arst, Chicco Porcu e tutto lo stato maggiore dell'azienda sarda che
copre il trasporto pubblico locale e che gestisce cinque tratte
ferroviari a scartamento ridotto, tra cui proprio la Macomer - Nuoro.
Il nuovo treno non ha fatto bizze ma non ha nemmeno potuto scaricare
sulle rotaie tutta la sua potenza.

Dei 120 chilometri all'ora che
potrebbe raggiungere, la condizione della linea permette di arrivare
al massimo alla metà. Se la velocità di punta non supera i 70
chilometri all'ora, l'automotrice Stadler si fa apprezzare per la
comodità mentre il macchinista è costretto a farla fischiare a ogni
incrocio per segnalare l'arrivo del treno. Le fermate, in tutto, sono
nove: Birori, Bortigali, Silanus, Lei, Bolotana, Telti, Iscra,
Orotelli e Pratosardo. Il viaggio si conclude a Nuoro alle 12.51:
un'ora e ventitré minuti dopo la partenza. Il paesaggio. È il lato
forte di un percorso tortuoso.

I pendolari ci avranno fatto
sicuramente l'abitudine ma la tratta tra Macomer e Nuoro è una strada
ferrata ad altissimo coefficiente di spettacolarità. Le rotaie
attraversano sugherete, si affacciano sui dirupi e sono un punto
d'osservazione privilegiato sugli spazi dell'entroterra sardo. Una
delizia per i turisti a cui si aggiunge la costante sensazione di
attraversare il tempo, oltre che lo spazio. Le stazioni di campagna
sembrano uscite da un film western, senza il pericolo di dover subire
assalti alla ferrovia nello stile di Butch Cassidy e Sundance Kid. Un
fascino, quello delle stazioni abbandonate, che si trasforma in orrore
per chi è costretto a utilizzarle ogni giorno. I titoli di coda del
viaggio inaugurale sono arrivati a Nuoro, quando il treno è stato
invaso dai bambini delle elementari che saranno i primi, dopo
generazioni di studenti, a non mettere piede sulle littorine.

Renzi: no alle ammucchiate. Il Pd è in subbuglio, la minoranza chiede
la direzione Per il Professore «il processo va avanti» anche se «non tutte le
frittate riescono» «Difficile l'intesa col Pd»


Parte con una piazza vuota e un inciampo di comunicazione la campagna
elettorale del M5s all'insegna della guerra ai privilegi della
politica. Un programma di «Agorà» pubbliche che sarebbe dovuto partire
da Roma e che ha in calendario un primo gruppo di altre piazze in
tutta Italia. Come quella di Arezzo, il 15 dicembre, che sarà una
delle tappe clou di questa prima tranche del tour elettorale dei
parlamentari M5S. Nella città Toscana il M5S porterà con Luigi Di Maio
diversi parlamentari e forse anche Beppe Grillo. Ma la partenza che
avrebbe dovuto avere il maggior impatto mediatico doveva essere questa
di Roma: «Tutti in campagna elettorale vi diranno che vogliono
tagliare i vitalizi e i costi della politica ma solo il M5s ha la
credibilità per poterlo dire perché già lo fa» dice Di Maio
snocciolando i risultati delle 'restituzioni' degli stipendi e dei
risparmi realizzati dagli eletti con il Movimento.

Quasi 90 milioni di
euro risparmiati dai circa 2 mila. Il M5s non usufruirà neppure degli
stanziamenti per il finanziamento pubblico dei partiti nè «dei fondi
del due per mille» dice Di Maio uscendo da Montecitorio con un gruppo
di parlamentari destinati a fare volantinaggio tra le vie del centro.
Per essere l'esordio della campagna elettorale, l'iniziativa parte un
pò in sordina. La manifestazione M5s era stata prevista a piazza San
Silvestro con un appuntamento pubblicizzato sul blog di Beppe Grillo.
Poi è stata spostata davanti Montecitorio dove era stato allestito un
palco per il comizio: un equivoco, si sono precipitati a spiegare i 5
Stelle quando la piazza era vuota.

«Abbiamo semplicemente cambiato la
destinazione per quello che ne so. L'obiettivo nostro è adesso stare
tra le persone, infatti faremo volantinaggio in città per raccontare
quello che vogliamo fare» spiega Di Maio.di Serenella
MatterawROMA«Preferisco la chiarezza di dire che ognuno si presenta
con la sua linea alle ammucchiate». Il giorno dopo, Matteo Renzi dice
chiaro e tondo che lui tira dritto: andrà avanti senza Giuliano
Pisapia e senza Angelino Alfano, con «una lista centrista e una di
sinistra alleate», spiega. E rivendica la rottura con Massimo D'Alema
e Liberi e uguali: «La gente lo capisce, con tutto quello che mi hanno
detto dietro e davanti...».

Nel Pd l'atmosfera è molto tesa, la
minoranza chiede di convocare la direzione, che potrebbe riunirsi il
18, per una «riflessione».Ma ad aiutare il lavoro Dem per una
coalizione arrivano le parole di Romano Prodi, da padre nobile e
«collante»: «Il processo è importante e utile, va avanti». Prodi parla
in mattinata e osserva con amarezza il passo indietro di Pisapia: «Non
è stata una defezione, ha concluso che non era cosa» per lui, dichiara
il Professore. «Non tutte le frittate finiscono con il venir bene...»,
aggiunge. E, con quella che suona come una critica a Renzi, invita al
lavoro paziente di tessitura: è più utile un programma di 400 pagine
come quello dell'Ulivo, delle «140 lettere» di un tweet. Ora,
sottolinea l'ex premier, si dovrebbe «ricominciare daccapo».

Personalmente, afferma chi gli è vicino, non intende scendere in campo
alla testa di una lista, ma spinge il lavoro per le alleanze di
centrosinistra, anche in vista del dopo elezioni, perché si tenga uno
spiraglio aperto a una ricucitura. Forte di questo «incoraggiamento»,
Piero Fassino, dopo aver incontrato Prodi, prosegue la tessitura della
coalizione con «ulivisti» come Arturo Parisi e Giulio Santagata, un
«pisapiano» come Luigi Manconi, con Pier Ferdinando Casini, che
promuove con Beatrice Lorenzin la «gamba» centrista, oltre che con il
socialista Riccardo Nencini e Angelo Bonelli, che ha incassato il sì
dei Verdi all'alleanza. È la prova, dicono al Nazareno, che si va
avanti. Renzi auspica che aderisca anche + Europa di Emma Bonino: il Pd
presenta un emendamento alla manovra per ridurre di un quarto le firme
per presentare le liste, raccogliendo una sollecitazione che a Palazzo
Chigi Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova rivolgono anche a
Gentiloni. Solo dopo il taglio, dichiarano, diranno se si alleano. Per
coprirsi a sinistra e attrarre un pezzo di Campo progressista, il Pd
conferma anche l'impegno a portare in Aula, oltre al biotestamento, lo
ius soli: «Chi l'ha detto che non si fa?», dice il ministro Marco Minniti.

Tra i Dem c'è chi spinge perché il testo venga portato in Aula
al Senato giovedì, in un estremo tentativo di recuperare Cp, ma -
notano al Senato - i numeri non ci sono: la fiducia è insostenibile.
La minoranza Dem però non nasconde la preoccupazione e incalza
chiedendo la convocazione della direzione: «Una coalizione meno ampia
è meno forte, il Pd deve prendersi il tempo di riflettere, siamo in
una fase del tutto nuova», dice Andrea Orlando. A preoccupare i
renziani sono altri passaggi che promettono di alzare la tensione: il
prossimo annuncio di Laura Boldrini di adesione a Liberi e uguali e
l'audizione di Federico Ghizzoni su banca Etruria. Ma Renzi, guarda
già oltre, alle «cose concrete» che contrappone a temi come le
alleanze.

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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