martedì 5 dicembre 2017

Rassegna stampa 05 Dicembre 2017

Unione Sarda

L'alleanza nazionalista oltre il 45 per cento.
Le reazioni dei gruppi identitari.
Autonomia, la lezione ai sardi: Pe' a Corsica vince le regionali

Uno spettro s'aggira per l'Europa. Dopo i sussulti indipendentisti catalani, finiti con la fuga di Charles Puigdemont in Belgio e l'arresto degli altri ministri della Generalitat, un nuovo refolo arriva dalla Corsica. La coalizione nazionalista e autonomista, già al governo dal 2015, è stata premiata alle elezioni territoriali con il 45,36 per cento dei consensi. Per Gilles Simeoni (già sindaco di Bastia) e Jean-Guy Talamoni, leader del movimento “Pe' a Corsica” un successo straordinario. E non solo. «Credo che oggi la Corsica abbia inviato un segnale molto forte a Parigi, dicendoglielo in modo ampiamente maggioritario: vogliamo la pace, la democrazia e costruire un'isola emancipata», le prime parole di Simeoni. Ha aggiunto Talamoni: «Il risultato è notevole, di certo oltre le aspettative».

POPOLI DEL MARE Per capire meglio la portata del voto corso, basterebbe sottolineare che “La Republique en marche”, il partito di Macron, ha ottenuto l'11,26 per cento e la destra regionalista di Jean-Martin Mondoloni il 14,27. «Il segreto di questi numeri – spiega Modesto Fenu, presidente dell'associazione “Sardegna-Corsica, i popoli del mare” - è nel buon governo della cosa pubblica. Simeoni e Talamoni hanno portato avanti un progetto di sviluppo per la loro gente e il loro territorio. Mica come in Sardegna dove le politiche sono dettate da centrodestra e centrosinistra romani con i risultati che sappiamo. Ho visto e verificato la bontà delle proposte corse, il valore delle persone e il voto non poteva non premiarli».

SARDIGNA LIBERA Claudia Zuncheddu, di “Sardigna Libera”, evidenzia la bontà dell'alleanza corsa tra Simeoni e Talamoni: «Il loro è un grande esempio, dovremo muoverci anche noi in quella direzione». È che i sardi pare che non ci sentano da quell'orecchio. Gruppi, gruppetti, scissioni che negli anni hanno portato a una frammentazione esagerata dell'universo autonomista e indipendentista. Come rimediare? «Il nostro Movimento lavora, ormai da tempo, nell'ottica di riunire tutte le forze presenti. Ma in questo scenario, con l'autonomia drammaticamente fallita, lo scenario indipendentista rimane comunque minoritario, quindi nell'impossibilità di incidere sulle decisioni politiche ed economiche della nostra regione».

SOVRANITÀ “Pe' a Corsica” chiede maggiora autonomia alla Francia, il discorso separatista è stato per caso riposto nel cassetto? «Non credo - replica Zuncheddu - il disegno è sempre lo stesso. Ma oggi, per arrivare all'indipendenza, bisogna conquistare sempre più spazi di sovranità. L'indipendentismo rivoluzionario è fuori dalla storia, e i processi moderni di crescita devono essere democratici e passare attraverso il voto. Tuttavia, resto ottimista perché in Sardegna stanno nascendo comitati di cittadini con istanze identitarie, indipendentiste, autonomiste e anche, perché no?, con quei moti di ribellione comuni e necessari per le battaglie di civiltà».

BUON GOVERNO Per Christian Solinas, segretario del Partito sardo d'azione, il voto in Corsica «è la conferma che l'esercizio della buona amministrazione paga». Da noi, nella sola occasione avuta ormai tre decenni orsono, questo non è accaduto: perché? «Intanto, è giusto dirlo, il progetto corso è partito da un obiettivo di fondo condiviso a cui sono seguite le riforme graduali per puntare a una maggiore autonomia nelle scelte da operare. Da noi, questo non si è mai verificato e le conseguenze si vedono».

PETALI DI ROSE «Noi siamo disposti a stendere tappeti di petali di rose per chi si avvicina in maniera costruttiva al nostro progetto politico», spiega Franciscu Sedda, presidente del Partito dei sardi. «L'unità la si costruisce con i fatti e con i programmi. Credo che il voto corso possa essere contagioso anche per la Sardegna. Per le elezioni politiche e per quelle regionali dobbiamo prenderlo come modello. Bisogna uscire dalle logiche dell'essere contro per andare incontro, per condividere le idee e per crescere insieme. È ciò che vogliamo e che stiamo perseguendo per i diritti e l'interesse dei sardi».

LA VISITA Corsica vicina geograficamente ma lontana politicamente. «Siamo in ritardo - ammette Solinas - ultimamente, però, avverto un sentimento di unità che dovrebbe spingerci a ricucire il civismo della base. In un incontro a Villagrande era presente Antonia Luciani, consigliera regionale corsa, che ci ha spiegato l'idea di Simeoni e Talamoni e le ragioni dell'alleanza. Oggi vedo che molti soggetti del mondo autonomista sardo dicono di voler stare sotto una sola bandiera. Parliamone».

LE BANCHE Simone Maulu, Irs: «La Corsica ha risposto all'Europa in una visione comunitarista. Ha iniziato, come già la Catalogna, un percorso inarrestabile. Toccherà anche alla Sardegna, spero fra non molto». E Bustianu Cumpostu, Sardigna Natzione: «Con proposte politiche di carattere nazionale, i risultati arrivano. Dobbiamo trasformare il contesto in cui viviamo da dominato in dominante».

Vito Fiori

La Nuova

Lula, Lodè e Irgoli sono con Olbia, ma dovrebbero tornare con Nuoro.
Sotto esame il caso Oristano Rosatellum, sei collegi da correggere

CAGLIARI

C'è un caso Sardegna nella trattativa in corso sui collegi del
Rosatellum, la nuova legge con cui, a marzo, sarà eletto il
Parlamento. Se sul proporzionale per la Camera non ci sarebbero più
dubbi sulla suddivisione dell'isola in due, Cagliari, Carbonia e
Oristano al Sud, Sassari, Olbia e Nuoro al Nord, sui confini dei
collegi uninominali - sempre per Montecitorio - invece la discussione
è aperta nelle commissioni affari costituzionali delle due Camere.
Nuoro. Nel decreto licenziato, a fine novembre, dal Consiglio dei
ministri e che contiene la stessa mappa approvata pochi giorni prima
dagli esperti dell'Istat, alcuni Comuni del Nuorese sono stati
sparpagliati in collegi uninominali diversi da quello che fa capo al
capoluogo barbaricino, il numero 2.

Non è stata una suddivisione a
caso, ma ripresa tale e quale da quelli che erano stati i confini
disegnati nel 1993, per l'elezione del Senato. Ora la richiesta
sarebbe quella di riaccorpare questi Comuni, ad esempio Irgoli, Lodè e
Lula, oggi nel collegio di Olbia, con Nuoro. Lo spostamento non
dovrebbe modificare il numero minimo di abitanti per collegio, è
intorno ai 260mila, e «confermerebbe la continuità territoriale che
già esiste».Oristano. È questa la provincia che la commissione
dell'Istat ha smembrato più di altre. Diversi Comuni sono stati
inseriti nel collegio di Nuoro e tra questi Abbasanta e Macomerper
ricordare i più grandi.

L'ipotesi è che ritornino dentro i confini
oristanesi, ma di contro dovrebbe esserci un trasloco alla pari di
elettori, per evitare ogni possibile deroga al criterio della
popolazione residente. Una soluzione potrebbe essere che Oristano non
estenda più i confini elettorali fino a quelli della Provincia del Sud
(è l'ex Cagliari, meno la Città metropolitana) e in particolare non si
spinga a Muravera, San Vito e Villaputzu.Provincia del Sud. Le
perplessità, in questo caso, ruotano intorno alla suddivisione dei
Comuni dell'Area metropolitana cagliaritana. L'esempio più clamoroso è
questo: Selargius è nel collegio di Carbonia, mentre Monserrato, i due
centri sono pressoché attaccati, in quello di Cagliari.

La proposta potrebbe essere di far rientrare Selargius nel seggio cagliaritano, ma
visto l'alto numero di residenti rischierebbe di essere svuotato fin
troppo il collegio del Sulcis, a quel punto sarebbe sottodimensionato.
Per lo stesso motivo Assemini ed Elmas, a pochi chilometri da
Cagliari, rimarranno di sicuro ancora "sotto" a Carbonia.I tempi. Sono
molto stretti. Il Capo dello Stato dovrà firmare il decreto che
disegna i collegi entro l'11 dicembre e quindi le commissioni di
Camera e Senato hanno non più di una settimana per esprimere il parere
e proporre le eventuali correzioni. È chiaro che i ritocchi non sono
soltanto tecnici: dal perimetro più o meno allargato o ristretto dei
collegi, può dipendere la vittoria di chi sarà in corsa per i sei
seggi uninominali sardi. Gli altri undici deputati sardi saranno
eletti, col proporzionale, nelle due macroaree del Nord, cinque, e del
Sud, sei.

Maninchedda: in Corsica vince un'idea autonomista

politica regionale
SASSARI
La Corsica come laboratorio per gli indipendentisti sardi. Il primo
turno delle Regionali corse segnano il trionfo dei nazionalisti. La
lista che mette insieme gli autonomisti di Gilles Simeoni e gli
indipendentisti di Jean-Guy Talamoni, ha raccolto al primo turno il
45,36 per cento. Un risultato inatteso. Nel 2015 si era fermata al
24,35 per cento. Andrà al ballottaggio contro altre tre coalizioni. La
versione corsa del partito di Macron, che ha raccolto 11,2 per cento
dei consensi, i Repubblicani, fermi al 12,7 per cento e la destra di
Jean Martin Mondolini, che ha raccolto il 14,9 per cento. In Corsica
lo sbarramento per superare il primo turno è al 7 per
cento.Osservatore interessato il segretario del Partito dei sardi,
Paolo Maninchedda, che con i nazionalisti corsi ha un rapporto
privilegiato. «Talamoni e Simeoni sono riusciti a catalizzare il voto
dei corsi con un modello che richiama da vicino quello proposto dal
Partito dei sardi - dice Maninchedda -.

La coalizione corsa ha vinto
perché ha proposto un modello che chiede il consenso non
sull'indipendenza, ma sulla costruzione passo dopo passo di un modello
autonomistico. Nello stesso tempo ha scelto il dialogo con tutti i
partiti, a favore di un sostegno della Corsica. Sono stati bocciati
gli isolazionisti, quelli che chiedevano l'indipendenza e un taglio
netto verso una repubblica Corsa. Non ci sono i tempi e le possibilità
ora per fare una cosa simile in Sardegna. Talamoni e Simeoni hanno un
programma simile a quello che il Partito dei sardi vuole proporre». Ma
tutto il mondo indipendentista guarda con attenzione al modello corso
perché parte da presupposti del tutto diversi da quello Catalano. Lo
stesso Simeoni ha dichiarato: «Vogliamo aprire un negoziato con la
Francia. Il modello catalano non è trasferibile alla Corsica». I corsi
vogliono un cambiamento della costituzione francese. Si chiede il
riconoscimento della specificità Corsa, una sorta di statuto speciale,
un passo verso una maggiore indipendenza.

Pier Franco Devias, Liberu,
commenta con entusiasmo il risultato dei Corsi. «In tutta Europa le
nazioni proibite si risvegliano e reclamano a gran voce il diritto di
decidere del loro futuro, dalla Scozia ai Paesi Baschi, dalla
Catalogna alla Corsica. È ora che anche il popolo sardo faccia sentire
la sua voce e abbandoni ogni illusione di trovare la propria salvezza
nei partiti italiani e nei loro alleati. È ora che le migliori forze
nazionali costruiscano la riscossa, per dare al nostro popolo il
diritto di decidere liberamente del proprio destino. Per questo anche
noi stiamo lavorando con entusiasmo all'interno del grande progetto
unitario per l'autodeterminazione».

Il portavoce di Sardos, Anthony
Muroni dà una lettura diversa del voto corso: «Quel fronte di governo,
premiato oggi dagli elettori in Corsica, ebbe il coraggio di fare tre
scelte di assoluta rottura: negare ogni collaborazione e alleanza con
i partiti francesi, mettere da parte gruppetti, personalismi e false
divisioni ideologiche, governare pensando al popolo e non alle
clientele e alle carriere personali. Questa è la strada che noi
indichiamo». (l.roj)

Oggi Renzi nell'isola da Thiesi a Cagliari

Il tour di Matteo Renzi (foto) fa tappa in Sardegna, ma il segretario
del Pd al posto del treno con cui sta girando l'Italia nell'isola
sceglie l'autobus. Una visita a quasi a sorpresa, di cui non si sapeva
nulla fino al pomeriggio di ieri. L'arrivo dell'ex premier è previsto
per oggi in mattinata all'aeroporto di Olbia, da dove si sposterà
immediatamente per Thiesi. Qui è atteso alle 10.30 per una visita
negli stabilimenti caseari dei Fratelli Pinna. Da Thiesi il bus di
Renzi si trasferirà a Nuoro per un breve incontro al Museo etnografico
sardo (Isre) alle 12,30.

Alle 14,15 tappa a Ghilarza al Museo Casa
Gramsci, prima di ripartire per Cagliari, dove alle 16.30 al Business
center dell'aeroporto di Elmas incontrerà imprenditori, associazioni e
rappresentanti delle istituzioni. Da Cagliari poi ripartirà per la
penisola. Durante tutto il tour isolano Matteo Renzi sarà accompagnato
dal segretario regionale Giuseppe Luigi Cucca.

Il testo a Montecitorio, ma poche le risorse per le modifiche
Nodo Ape social, va recepita l'intesa tra governo e sindacati
Manovra alla Camera Si riparte dal lavoro:il nodo licenziamenti
di Silvia Gasparetto e Marianna Bertiw

ROMA
La manovra deve ancora iniziare ufficialmente il suo iter alla Camera
e già si apre un nuovo fronte lavoro. Ad andare in pressing sono
componenti della stessa maggioranza, che chiedono di rendere più
costosi i licenziamenti e che potrebbero trovare il sostegno sia del
Campo progressista di Giuliano Pisapia sia dalle opposizioni a
sinistra, compresa Mdp. Il passaggio a Montecitorio, insomma, dovrà
fare i conti non solo con le poche risorse, appena 64 milioni nel
2018, a disposizioni per le modifiche, dopo che il Senato ha
prosciugato quasi tutto il fondo per le spese indifferibili, ma anche
alle schermaglie dell'imminente campagna elettorale, che potrebbe
avere tra i temi caldi appunto il tagliando al Jobs Act ma anche le
pensioni. Sul fronte previdenziale resta intanto da completare il
lavoro di Palazzo Madama, che ha recepito solo in parte le novità del
confronto tra governo e sindacati.

All'appello manca ancora
l'ampliamento della platea, e la potenziale proroga, dell'Ape social,
legata però all'esito della ricognizione sull'anticipo pensionistico a
carico dello Stato in corso in queste ore, che dovrebbe quantificare i
fondi non spesi finora da riutilizzare per portare da 11 a 15 le
categorie di lavori gravosi che possono accedere, le stesse esonerate
dall'aumento dell'età a 67 anni. Le cifre circolate finora parlano di
150-200 milioni a disposizione, che dovrebbero servire a rafforzare
anche la cosiddetta Ape rosa, i mesi di sconto per l'uscita delle
mamme. Il pressing, portato avanti dalla commissione Lavoro di
Montecitorio, guidata da Cesare Damiano, punta soprattutto però a
rendere più costosi i licenziamenti, portando da 4 a 8 mensilità
l'indennità minima in caso di licenziamento individuale. La partita
sarà comunque tutta da giocare, visto che sul tema c'è già anche
un'altra proposta, del governo e illustrata dallo stesso consigliere
economico di Palazzo Chigi Marco Leonardi, che guarda invece ai
contratti a termine, per ridurne la durata da 36 a 24 mesi tagliando
anche i possibili rinnovi (attualmente 5).

Se questo capitolo è
squisitamente politico e non ha costi a carico dei conti pubblici,
risorse saranno invece necessarie per le altre ulteriori correzioni
alla legge di Bilancio indicate dai deputati. Per la riduzione del
superticket sono stati infatti trovati al momento solo 60 milioni di
euro, cifra giudicata insufficiente da Mdp, mentre gli stanziamenti
disponibili per le politiche familiari hanno sì permesso di rinnovare
l'assegno per i nuovi nati, ma in versione mini.Ristabilire
l'incentivo nella sua versione originale sarebbe infatti costato 185
milioni nel 2018 (fondi interamente trovati facendo ricorso a 100
milioni del Fondo famiglia e a 85 milioni del fondo spese
indifferibili) ma oltre 400 milioni nel 2019 e 2020. Per questo si è
deciso di prorogarlo solo per un anno di vita del bambino e con
assegno dimezzato a partire dal 2019, riducendo i costi
rispettivamente a 135 e 101,5 milioni.

Tra le possibili misure da
finanziare, e di cui si è già parlato al Senato, potrebbero rientrare
inoltre ulteriori interventi per la famiglia, agendo sui limiti di
reddito entro cui i figli restano a carico dei genitori.Rimasta fuori
dagli interventi di Palazzo Madama potrebbe rispuntare anche l'idea di
estendere agli affitti commerciali la cedolare secca, limitando magari
il campo alle botteghe del centro storico e riducendo in questo modo i
costi iniziali a circa 30 milioni di euro.


La campagna #destinazioneitalia: tappe a Olbia, Thiesi, Nuoro,
Ghilarza e Cagliari
Renzi arriva oggi in Sardegna, giornata in bus da nord a sud

Per la penultima tappa di #destinazioneitalia - l'ultima è in
programma domani in Sicilia - Matteo Renzi dovrà rinunciare al treno.
Non potrebbe fare altrimenti se davvero ha intenzione di raggiungere
tutte e quattro le località indicate nel programma della visita di
oggi in Sardegna. L'ex premier sbarcherà a Olbia e dall'aeroporto
Costa Smeralda si sposterà in auto a Thiesi (Sassari), dove alle 10.30
visiterà gli stabilimenti caseari Fratelli Pinna; alle 12.30 sarà a
Nuoro nel Museo etnografico sardo (Isre); alle 14.15 a Ghilarza
(Oristano), al Museo Casa Gramsci. Ultima tappa prima di ripartire,
alle 16.30 presso il Business Center dell'aeroporto di Cagliari Elmas.
Qui incontrerà imprenditori, associazioni e rappresentanti delle
istituzioni.

Per tutto il tour sardo l'ex presidente del Consiglio
sarà accompagnato dal segretario sardo del Pd, il senatore Giuseppe
Luigi Cucca. I dettagli del programma sono stati diffusi solo ieri in
via ufficiale, spiazzando persino la segreteria regionale. Non il
gruppo renziano sardo del Pd, che invece ha organizzato la visita.
Fino all'ultimo momento è rimasta in piedi l'ipotesi che il segretario
nazionale potesse viaggiare in pullman tra le quattro province sarde,
poi gli organizzatori hanno optato per l'auto.

NIENTE TRENO Non è passato inosservato il fatto che Renzi dovrà
rinunciare alle rotaie. «Esprimiamo il nostro rammarico e la nostra
solidarietà al segretario del Pd che si troverà costretto a rinunciare
all'amato treno a causa delle disastrose condizioni dei trasporti
interni nell'Isola», ha dichiarato ieri il capogruppo dei Riformatori
Sardi in Consiglio regionale, Attilio Dedoni. «La Sardegna è una delle
Poche regioni italiane, se non l'unica, in cui la rete ferroviaria non
consente di raggiungere tutti i capoluoghi di provincia e ora anche
Renzi, che da capo del Governo non ha avuto molto tempo per prestare
attenzione a quisquilie del genere, si trova a toccare con mano quali
siano le condizioni in cui si trovano a viaggiare i sardi».

A SINISTRA Polemiche anche tra gli stessi dem, più che altro per la
scelta delle destinazioni. «Renzi viene in Sardegna», ha scritto il
presidente dell'Anci, Emiliano Deiana su Facebook, «fa bene a
riprendere contatto con la realtà: nel Nord Sardegna visiterà una
importantissima azienda del settore lattiero-caseario». Tuttavia,
«sommessamente gli suggerisco, sempre in maniera propositiva, di
considerare che esistono anche fra le 13mila e le 15mila aziende di
pastori, allevatori e agricoltori che vivono una crisi micidiale. Il
suggerimento è che il segretario del Pd ne tenga conto. Dal Governo,
per ora, aiuti per la siccità ridicoli se non pari a zero. I bandi per
i nuovi inserimenti in agricoltura fermi al palo con centinai di
giovani che stanno per mandare tutti al diavolo per andarsene lontano.
Nella scala delle priorità io avrei messo prima quelli».
Roberto Murgia

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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